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- Castel di Tora (RI)
Castel di Tora è una delle meraviglie del Lazio immersa in un suggestivo scenario di boschi, gole, torrenti e laghi. A circa un'ora da Roma, è considerato uno tra i Borghi più belli d’Italia, luogo del cuore FAI.
Allungato sulle rive del lago artificiale del Turano, Castel di Tora gode di un panorama affascinante, tra i più belli della regione, circondato da fitti boschi della sui quali domina il Monte Navegna.
Il paesaggio è pressoché incontaminato e bellissimo, ricco dei profumi di ginestre e timo, con l’aria pura da respirare profondamente, i colori dei secolari castagneti e dell’acqua blu che riempiono gli occhi, il volo delle poiane da ammirare.
Il centro storico arrampicato su un’altura e dominato da un antico castello è rimasto pressoché invariato, così come l’architettura prevalente, fatta di case in pietra a vista, con coperture in legno e tetti con tegole di laterizio, secondo tipologie tipiche dell’architettura rurale medievale.
Nel borgo regna un’atmosfera fiabesca: antichi portali, caratteristiche viuzze con archi, scalinate, passaggi, grotte e cantine scavate nella roccia, resti di colonne romane, fregi e iscrizioni latine sui muri perimetrali della chiesa, il campanile dove crescono la violacciocca e la mentuccia, la piazzetta belvedere, romantica, sul lago, la torre pentagonale, unica conservata delle mura medievali.
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Castel di Tora (RI)
Collegata da un fragile istmo, sulla piccola penisola protesa nel lago, c’è Antuni, un borgo fantasma, riscoperto e tornato visitabile dopo la distruzione, per errore, nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Tra gli edifici recuperati al di là di un archetto c’è il Palazzo del Drago, del XV secolo, che vantava tantissime sale e ben 365 finestre, e l’eremo di San Salvatore, scenografico, su una parete a picco sul lago.
Il fascino e l’incanto di Castel di Tora – di sera un presepio sull’acqua – ha un valore aggiunto nella cucina tradizionale, che vale la pena fermarsi ad assaggiare: oltre al ‘fagiolo a pisello’, coltivato solo qui, bianco, rotondo, delicatissimo e con la buccia quasi inesistente, sono ottimi i formaggi pecorini e vaccini, la ricotta di pecora perfetta per i ravioli; e poi i cereali, i tartufi, i funghi porcini per finire con la specialità del pesce di lago.
Le tradizioni alimentari sono così sentite che due sagre celebrano la polenta e gli strigliozzi: il polentone, nella prima domenica di Quaresima, è una polenta cotta in un enorme calderone e condita con sugo magro di baccalà, aringhe, tonno e alici; e gli strigliozzi, un tipo di maccherone fatto a mano, celebrati nell’ultima domenica di settembre.
Una terza festa, attesissima, ‘Mangiando sotto le stelle’, unisce la naturale bellezza del luogo alla gastronomia.
La sera del 17 agosto il meglio della gastronomia reatina delizia il palato con salsicce, pizze fritte, arrosticini, la paranza con filetto di pesce persico pesce di lago, specialità tipica del Turano.
E se il cielo è limpido la volata celeste priva di inquinamento luminoso è uno spettacolo imperdibile, emozionante e romantico insieme.
Castel di Tora sino al 1864 era Castel Vecchio (Castrum Vetus) e gli abitanti si chiamano ancora "castelvecchiesi".
A 607 metri d’altezza sulla sponda nord-orientale del lago del Turano, Castel di Tora sembra guardare in giù verso le acque del lago.
Il paese si presenta in una sua suggestiva veste medievale che rimanda al passato più lontano del borgo, un passato che Castel di Tora (nome assunto solo nel 1864, abbandonando quello di Castelvecchio) ha condiviso per secoli con la vicina comunità di Colle di Tora, anch’essa fino a quell’anno denominata “Collepiccolo”.
Il richiamarsi a Tora intende ricordare l’antica città della Sabina dalla grande fama, ma dall’incerta collocazione.
Dopo un periodo di sottomissione all’abbazia di Farfa, nel Xlll secolo Castelvecchio conobbe la signoria dei Brancaleoni di Romanea che era estesa anche su Collepiccolo e Antuni.
Passarono circa due secoli e agli inizi del ‘400 i nuovi signori di Castelvecchio erano gli Orsini.
Nel 1634 Maharbale Orsini vendette Castelvecchio e Collepiccolo ai Borghese, ma se Collepiccolo rimase a questa famiglia fino all’età moderna, Castelvecchio passò, per un gioco di successioni, ai Barberini.
E fu proprio un membro di questo casato, Francesco, a fregiarsi per primo, agli inizi dell’800 del titolo di Duca di Castelvecchio.
La metà del secolo XIX – segnata da un’epidemia di tifo vide uno stato di crescente tensione fra le due comunità di Castelvecchio e Collepiccolo, con richieste da parte di quest’ultimo centro, più piccolo e meno popolato, di poter raggiungere l’autonomia amministrativa.
Anche dopo il confluire della zona del Turano nell’Italia unita, Castel di Tora conservò il suo “primato” municipale, rimanendo capoluogo del comune che comprendeva oltre a Colle di Tora, Monte di Tora e Antuni ed era parte del Mandamento di Rocca Sinibalda e della provincia di Perugia.
Così come Colle di Tora anche Castel di Tora fu profondamente segnato dalla nascita del lago artificiale del Turano, che comportò una lunga serie di espropri di fondi agricoli e durature modifiche all’economia locale, con un imponente esodo della popolazione e delle più giovani forze attive.
Di fronte Castel di Tora si ergeva Antuni - oggi città fantasma
Dal ponte che attraversa il Lago del Turano, di fronte al centro storico di Castel di Tora, il paesaggio è sovrastato a destra da un brullo monte a forma conica che si specchia nel Lago, dal quale è quasi completamente circondato.
Sulla cima di questo monte si trova il piccolo Borgo di Antuni, fiorente dall’anno mille fino alle distruzioni dell’ultima guerra che ne provocarono il completo abbandono lasciandolo per quasi mezzo secolo come una vera e propria "città fantasma" a poco più di un'ora da Roma.
Negli anni recenti si sono intrapresi restauri, inquadrati in un importante progetto di recupero.
Castrum Antoni (che venne poi chiamato Antuni) e Castelvecchio (che dopo l’Unità d’Italia - per il problema delle omonimie - cambiò nome in Castel di Tora) sorsero intorno all’anno mille per il fenomeno (comune a tutti i borghi del centro Italia) dell’incastellamento degli abitati per difesa dalle incursioni saracene e per il migliore controllo dei passi strategici.
Questo era infatti luogo di passaggio obbligato dal territorio abruzzese alla piana reatina; il Lago artificiale del Turano a quei tempi non c’era, essendo stato creato con la diga e la centrale idroelettrica nel 1939.
Da antichi documenti risulta che nel 1092 l’ABBAZIA FEUDALE DI FARFA venne in possesso di Castelvecchio e di Castrum Antoni, avuti in dono dai Guidoneschi, signori della zona di origine longobarda.
Successivamente il luogo passò ai Brancaleoni e poi molte famiglie si succedettero nella sua proprietà (Cesarini, Mattei, Lante, Gentili).
Nell’800 il Borgo di Antuni fu dei Principi del Drago finchè nel 1992 passò in proprietà al Comune di Castel di Tora.
Intanto, nel 1944, il borgo era stato bombardato dagli aerei alleati.
Si dice che questo avvenne per errore, essendo il sottostante ponte il vero obiettivo (si tenga presente che per questi presunti errori, dovuti all'altissima quota da cui erano sganciate le bombe, fu distrutta inutilmente mezza Italia).
Nelle vicinanze del lago artificiale del Turano, Castel di Tora e la riserva naturale del Monte Navegna troviamo Percile e i suoi laghetti, Orvinio (RI), le incantevoli grotte di Pietrasecca, Collalto Sabino, Fara In Sabina e l'Abbazia di Farfa, Poggio Mirteto e una serie di incredibili paesaggi naturali
I danni furono gravissimi e la popolazione finì con l’abbandonare definitivamente il luogo che divenne una vera e propria "città fantasma".
Antuni | Castel di Tora (RI)
Dagli anni ’50 Antuni divenne completamente disabitato, e da lì per quattro decadi cadde vittima dell’incuria.
Fu ai primi degli anni novanta che il Comune di Castel di Tora favorì l’insediamento di una comunità - Incontro (Don Pierino Gelmini) nel semidistrutto Palazzo Del Drago, oggetto poi di un notevole restauro (che, però, ne ha mutato i connotati).
Antuni si presenta arroccata sulla cima del monte-penisola del Lago artificiale del Turano, sovrastata dal poderoso palazzo baronale, conserva i resti delle antiche case e di una cappella; in parte sono ancora visibili le opere di fortificazione medievali dai cui spalti si gode un panorama ineguagliabile su tutta l’area circostante ed in particolare sul Lago e sulle Gole del Turano.
Nel futuro di Antuni è prevista una rinascita del borgo basata su progetti di turismo culturale-sociale; ma forse questo luogo (che sarà – inoltre - raggiungibile con una comoda strada) perderà gran parte del suo solitario e misterioso fascino (come avvenuto per altri luoghi, snaturati dall’entusiasmo di restauratori ed amministratori assegnatari di più o meno consistenti finanziamenti ministeriali o europei).
Parte delle antiche mura, del Palazzo del Drago e di diversi edifici storici sono stati recuperati e oggi si possono visitare (esternamente). Sono ben visibili ancora pozzi antichi, piazze, giardini e persino un labirinto. Addentrandosi per circa un chilometro a partire da Antuni si giunge inoltre al suggestivo Eremo di San Salvatore, che con la sua posizione domina incontrastato il lago: si trova su uno sperone roccioso a picco sulle acque.
Come specifica Camminando con, associazione che si occupa di organizzare le visite al borgo fantasma, occorre percorrere 1,5 chilometri in salita, su strada sterrata, per raggiungere Antuni, e altrettanti per arrivare all’eremo. Non un’impresa certo, ma è un’escursione che si consiglia di fare solo a persone in buona forma fisica (il dislivello è di 130 metri).
Nelle vicinanze del Lago del Turano e dei borghi di borghi di Antuni e Castel di Tora si segnalano, oltre al Lago del Salto (nei cui pressi si trova la rocca di Petrella Salto, testimone del parricidio di Beatrice Cenci), il Castello di Rocca Sinibalda e l'ex Abbazia di San Salvatore Maggiore (Concerviano); non tanto lontana è Rieti (Quartiere Medioevale e resti romani) che è l'epicentro della Valle Santa Reatina (famosi Santuari-Conventi Francescani).
Da scoprire è la Riserva Naturale del Monte Navegna e del Monte Cervia.
In questa, nonostante non sia molto estesa, si possono ammirare ambienti veramente selvaggi.
Questi sono costituiti da canaloni, boschi di faggio, praterie in quota, gole incise come la spettacolare Vallone dell’Obito, torrenti e una ricca e preziosa fauna e flora.