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Collepardo (FR)
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Indirizzo:
Piazza L. Liberatori, 03010 Collepardo FR Collepardo (FR), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Collepardo, a poco più di un'ora da Roma, è un tipico borgo medievale in un territorio ricco di affascinanti grotte e cavità carsiche

La pittoresca Collepardo, in provincia di Frosinone, si stende su uno sperone dei monti Ernici in un territorio ricco di grotte e cavità carsiche.

Il borgo medievale di Collepardo, con i suoi vicoli e le case in pietra, cresce tutto intorno al palazzo comunale e alla chiesa del Santissimo Salvatore e regala dei preziosi scorci di paesaggio.

Tutto intorno un bellissimo panorama e i resti dell'antica cinta muraria con tre porte e sei torri.

All'interno l'antica Rocca dei Colonna con un notevole portale del 1606.

Uniche sono le sue bellezze, tra cui: le Grotte dei Bambocci, con stalagmiti a forma di volti fanciulleschi; la grandiosa voragine del Pozzo d'Antullo; la Certosa di Trisulti; il Monastero di San Domenico; il Santuario delle Cese e il Ponte dei Santi.

Oltre all'aspetto storico-culturale Collepardo offre possibilità di visita dal punto di vista ambientale grazie ai numerosi percorsi escursionistici disponibili nel territorio.

Grazie all'antica tradizione di paese delle Erbe oggi Collepardo è sede di uno dei pochi orti botanici dell'Appennino ("Flora Ernica"), di un museo botanico e di un interessante e attualissimo corso di erboristeria e botanica pratica, introduttivo al riconoscimento ed uso delle piante officinali, organizzato annualmente nel piccolo centro.

Il borgo di Collepardo è premiato con la bandiera arancione del Touring Club Italiano, marchio di qualità turistico-ambientale assegnata alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità, ed è uno strumento di valorizzazione del territorio.

Collepardo (FR)
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Collepardo | La Leggenda

Secondo lo storico tedesco Giustino Febrònio (pseudonimo di Johann Nikolaus von Hontheim), il centauro Chirone, precursore della scienza erboristica, aveva nel territorio di Collepardo il suo "Orto del Centauro".

Collepardo | Tradizioni e folclore

  • Infiorata del Corpus Domini, giugno;
  • A luglio si aprono le cantine e organizzano gite nei boschi ed eventi in piazza
  • Festa patronale del Santissimo Salvatore, 6 agosto;
  • Festa Madonna del Sacchetto, seconda metà di agosto.
  • dal 1977 si organizza ad Agosto la famosa Sagra delle Fettuccine (fatte a mano) in cui si svolge  la tradizionale "Gara dei mangiatori di fettuccine", nella quale i concorrenti, con le braccia legate dietro la schiena, si sfidano a chi riesce a mangiare più velocemente un intero piatto di fettuccine, usando solo ... la bocca!

Collepardo | Cucina

  • La Pigna, tipico dolce pasqualizio;
  • La Copèta, tipico dolce natalizio.

Collepardo - Pozzo di Antullo(FR)
Collepardo - Pozzo di Antullo(FR)

Collepardo | Curiosità sul nome della città

Secondo l'ipotesi più diffusa, il nome Collepardo trarrebbe origine dalla presenza nel territorio di gatti selvatici o linci, detti gattopardi: a ciò si ispira lo stemma comunale raffigurante un felino nell'atto di dissetarsi con l'acqua di un torrente.

Ma esistono altre teorie riguardo all'origine del toponimo:

  • una di queste ne rintraccia l'origine nell'ipotetico nome del primo comandante dell'antica colonia di Goti stanziata nella zona;
  • secondo un'altra il nome verrebbe dal latino Collis arduis (collina impervia) attraverso un'ipotetica forma intermedia Collis pardis;
  • infine, uno studioso locale, monsignor Giuseppe Capone, ha formulato un'ulteriore ipotesi per la quale il nome deriverebbe da pardes (parco o giardino): Collepardo significherebbe quindi "colle giardino".

Collepardo (FR) Certosa di Trisulti
Collepardo (FR) Certosa di Trisulti

Cosa vedere a Collepardo | Monumenti e luoghi d'interesse

  • Certosa di Trisulti

La Certosa di Trisulti è immersa nel verde di secolari foreste di querce e si affaccia dall'alto della cosiddetta Selva d'Ecio, dove nasce il fiume Cosa (Capofiume), alle falde del Monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine e a 6 km a nord-est del centro abitato.

Edificata intorno all'anno mille in pietra ernica, quando San Domenico da Foligno, monaco benedettino, fondò in questo posto di selvaggia bellezza e solitudine, già luogo di eremitaggi, come ci testimonia la vicina mistica grotta della Madonna delle Cese, incavata nella montagna e costruita sotto un’alta rupe, un monastero dedicato a S. Benedetto.

Il celebre e maestoso monastero di Collepardo, riconosciuto monumento nazionale dal 1879, contiene esempi ancora visibili di archi gotici che vennero ricoperti quando il gotico fu bandito dalla Chiesa cattolica.

In essa si trovano affreschi e la famosa grafica della "Testa anatomica" di Filippo Balbi realizzata nel 1854, raffigurante un viso composto da uomini in miniatura, che venne inviata all'Esposizione universale di Parigi del 1855; la chiesa di San Bartolomeo con gli affreschi del Balbi e il grande scranno in legno scolpito della Schola Cantorum.

Il cenobio è un complesso organico di edifici, viali e giardini in un breve piazzale che si affaccia su una voragine boscosa.

Su questo piazzale troviamo l’antica Foresteria in stile romanico-gotico, detta “Palazzo di Innocenzo III”, che infatti qui amava soggiornare, ed è oggi sede dell’importante biblioteca che vanta oltre 36.000 volumi.

Di fronte sorge la chiesa abbaziale dedicata a S. Bartolomeo.

Rimaneggiata nel corso dei secoli, è di stile settecentesco, con facciata neoclassica.

L’interno ad una navata è divisa da un’iconostasi in due parti, quella dei conversi e quella dei Padri, secondo la peculiare caratteristica della chiesa certosina; in ambedue notevoli sono i cori in legno.

Alle pareti si possono ammirare i dipinti di Filippo Balbi, mentre la volta a botte è decorata con affreschi di Giuseppe Caci.

Mirabili sono i due chiostri.

Il più piccolo racchiude il cimitero certosino, a sinistra del quale si apre la sala capitolare (con pavimento ad intarsio sul fondo di noce scuro), sulle cui pareti si ammirano otto quadri sulla Maddalena, probabilmente opera del Caci.

Il grande chiostro, del 1700, invece, si trova su un piano più basso rispetto a quello della chiesa, ed è di stile Rinascimentale.

Un’attenzione particolare va anche rivolta alla sagrestia, notevole per i suoi mobili in noce di scuola certosina e per gli affreschi realizzati nella volta che rappresentano la vita della Vergine.

Gioiello della Certosa è la Farmacia, sistemata in una palazzina con antistante giardino caratterizzato da siepi di bosso, modellate in forme curiose dai stessi frati, un tempo orto botanico.

Essa fu realizzata nel secolo XVIII, ma da sempre i monaci della Certosa hanno raccolto sulle montagne circostanti erbe con cui preparare medicamenti, unguenti, droghe che riponevano in vasi di terracotta maiolicata.

Questi si possono ancora ammirare ben allineati in una delle due deliziose salette.
Ancora oggi permane la produzione di liquori tradizionali.

Le sale della farmacia sono arredate con mobili settecenteschi e belle scaffalature in legno, sulle quali appaiono in bella mostra scatole di faggio e vasi in vetro e ceramica.

Singolare è la decorazione pittorica, soprattutto del cosiddetto, salottino del Balbi, il salotto d’attesa che ha preso il nome del principale decoratore dell’intero complesso, il pittore napoletano Filippo Balbi, che fra il 1857 e il 1865 soggiornò a lungo nella Certosa per rifugiarsi dall’assedio borbonico ed eseguì numerosi dipinti.

L’attenzione del visitatore è però attirata dalle volte a crociera della sala principale della spezieria, decorata sul finire del Settecento da Giacomo Manco in stile pompeiano, in ossequio alla moda esplosa dopo i primi ritrovamenti di pitture in Pompei ed Ercolano.

Infine, sempre nella Farmacia, si può ammirare un suggestivo dipinto del Balbi, a grandezza naturale, raffigurante Frà Benedetto Ricciardi, direttore della Farmacia fino al 1863 anno della sua morte.

La certosa dei trisulti di Collepardo era la residenza estiva di papa Innocenzo III, e per suo volere fu gestita dai certosini di San Brunone (o San Bruno), poi sostituiti nel 1947 dai cistercensi.

Nel febbraio del 2018  la Certosa, dopo che i Cistercensi di Casamari l’avevano lasciata per carenza di vocazioni, era stata data in gestione alla Dignitatis Humanae Institute un istituto di destra collegato a Steve Bannon, capo stratega di Donald Trump e del sovranismo mondiale.

L’assegnazione era risultata tuttavia viziata da alcuni requisiti falsamente prodotti, come evidenziato dal Consiglio di Stato e da una inchiesta della Procura di Frosinone. Il ministero della Cultura ha quindi revocato la concessione e a nulla sono valsi due anni e mezzo di ricorsi e controricorsi presentati dall’associazione.

Attualmente la Certosa non è aperta al pubblico: Infoline 0775-47024

Chiesa di San Bartolomeo - Collepardo (FR) Certosa di Trisulti
Chiesa di San Bartolomeo - Collepardo (FR) Certosa di Trisulti

La Certosa di Trisulti fa parte dei percorsi:
- della Via Benedicti;
- del Cammino di San Benedetto;
- di altri sentieri.

Nel territorio di Collepardo troviamo inoltre:

  • Chiesa del Santissimo Salvatore

La chiesa parrocchiale, dedicata al Santissimo Salvatore, patrono del paese, fu costruita nelle forme attuali a metà del XV secolo per volere di papa Martino V Colonna; notizie di una chiesa con questo nome si hanno tuttavia fin dal 1252.

Nella costruzione del tempio furono impiegati anche materiali provenienti dalla Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma che aveva riportato gravi danni nel corso di due incendi ed era sottoposta a restauro: tra le parti provenienti dalla basilica romana si segnalano in particolare il portale principale, con iscrizione dedicatoria, e un'acquasantiera a sinistra dell'ingresso.

La chiesa è ripartita in tre navate, coperte da volte a botte e un presbiterio con volta a crociera.

  • Chiesa della consolazione e adiacente chiesa di San Rocco
  • Chiesa della Ss. Trinità
  • Santuario della Madonna delle Cese, meta di pellegrinaggio, in seguito a un'apparizione mariana avvenuta, secondo la tradizione, nel VI secolo;
  • Monastero detto "di San Domenico" (resti);
  • Monastero dedicato a San Nicola (resti);
  • Ponte dei Santi.

Collepardo | Architetture civili

  • Palazzo Comunale;
  • Palazzo "La Rocca";
  • Palazzo "Monsignore";
  • Monumento ai Caduti collepardesi della Prima Guerra Mondiale 1915-18.

Collepardo | Architetture militari

  • Resti della cinta muraria medievale e torri
  • Portali del centro storico dal '600 all'800
  • Rocca dei Colonna, risalente al XIV secolo, abbellita dallo splendido portale dei Tolomei (1606). I Tolomei erano una ricchissima famiglia di mercanti di Siena i cui esponenti furono più volte esiliati a causa di contrasti politici,  originando numerose linee collaterali e rami al di fuori da Siena.
    In particolare il “ramo romano” della famiglia, arrivato nella capitale a seguito della chiamata di Innocenzo VI a capo del Senato Romano di Raimondo Tolomei (di cui ancora oggi si conserva lo stemma nell'Aula Consiliare del Palazzo Senatorio di Roma).
    La famiglia nel  1503 acquistò dai Colonna i territori dei liberi comuni di Collepardo, Guarcino, Vico nel Lazio fino alle alture di Anticoli e Fiuggi.

Collepardo | Aree naturali

  • Grotte di Collepardo

Anticamente note come Grotte dei Bambocci, sono state originate da quell'insieme di fenomeni carsici presenti nel comune di Collepardo legati all'erosione sotterranea del suolo da parte dell'acqua.

In seguito il loro nome cambiò in "Grotte Regina Margherita" dalla visita che la sovrana vi compì nel 1904 e Collepardo dedicò queste grotte alla prima regina d'Italia.

Grotte dei Bambocci - Collepardo (FR)
Grotte dei Bambocci - Collepardo (FR)

  • Pozzo d'Antullo

È una grande voragine carsica, con una profondità massima di 80 m e con una circonferenza di 300 m, sulla cui origine sono fiorite molte leggende popolari.

Il pozzo d'Antullo in realtà è originato dal crollo dell'estesa volta di una enorme grotta legata ai fenomeni di carsismo della zona, che si ritrovano anche nelle vicine Grotte Regina Margherita.

Collepardo - Pozzo di Antullo(FR)
Collepardo - Pozzo di Antullo(FR)

Collepardo | La Storia

Resti di antichi tracciati, muri di contenimento, segnalano che anticamente il territorio di Collepardo venne scelto per la sua morfologia naturale per essere attraversato da una importante via di comunicazione, edificata dagli Ernici che valicasse l'Appennino per collegare le loro città sparse tra il Lazio e l'Abruzzo.

Dato che che confinavano con i Volsci a sud e con gli Equi ed i Marsi a nord, la scelta cadde probabilmente in questa zona per la presenza dell'importante fiume Cosa, all'epoca molto più abbondante di acque tanto da chiamarsi "Acquosa".

Il fiume Cosa (o Acquosa) ha sempre avuto una notevole importanza nella storia del luogo sin dai tempi dei primi insediamenti umani sulle sue sponde in epoca protostorica e volsca testimoniati dal ritrovamento, a partire dagli anni '60 del secolo scorso, di alcuni nuclei di necropoli lungo tutto il tratto del fiume e di resti di abitati del VII - VI secolo a.C.

Il fiume Cosa ha continuato ad essere determinante per la vita delle popolazioni locali in quanto con le sue polle sorgentizie ha costituito per lunghi secoli l'unica possibilità di approvvigionamento dell'acqua per uso domestico, per le colture e per l'allevamento.

Sulle sponde del fiume erano già presenti nel Medioevo alcuni mulini per la macinazione dei cereali.

Il bacino idrografico del fiume Cosa confluiva nel fiume Sacco, praticamente mettendo in connessione tra loro tutti i diversi centri ernici.

Inoltre, le sorgenti del Cosa si trovavano assai vicine ai valichi appennini per l'Abruzzo e il primo tratto del fiume correva in una lunga valle il cui passaggio in essa permetteva di evitare percorsi montani assai più accidentati, tratti ripidi, impraticabili per gran parte del traffico commerciale, arrivando al confine molto più celermente.

La via che ne seguì fu una via di massima importanza strategica, economica e militare, anche se la larghezza, come tutte le strade antiche, era di solo qualche metro.

Questa strada passava accanto o vicino al fiume Cosa o a mezzacosta sui fianchi montani per evitare gole strette nel fondovalle ed è ipotizzabile che lunghi tratti di fiume furono utilizzati al posto della strada o resi navigabili con dighe e sbarramenti usando delle barche a fondo piatto.

Nelle Grotte di Collepardo si sono trovate testimonianze di vari stazionamenti umani in epoche differenti e reperti pagani del culto misterico solare del Mitraismo, segno che la grotta era uno dei santuari che di solito anticamente venivano aperti su vie maggiori per i pellegrini e viandanti che lì passavano.

Questa strada fu incrociata in età romana con la consolare via Prenestina; da questo punto si era collegati anche con Roma e viceversa si svoltava verso Collepardo, Trisulti raggiungendo l'antico Sannio.

Nell'antichità, come in seguito nel Medioevo, la strada era la protagonista su cui si basava tutta l'economia di allora, il commercio avveniva tra i popoli toccati da essa ed era vitale difenderla dal brigantaggio, attrezzarla con alberghi, osterie, poste, torri e castelli, zone di mercato; sulla strada si potevano vendere i prodotti lavorati e coltivati, guadagnare dando ristoro e asilo ai viandanti, ai pellegrini e ai loro carri ed animali.

Anche i templi lungo la strada ricevevano l'obolo dei passeggeri.

Sopra le sorgenti del fiume Cosa venne eretto nel XII secolo, dalla potente famiglia Colonna, il Castello di Trisulti, sito dov'è oggi l'omonima Certosa.

Un avamposto negli interessi dei Colonna, eretto nel medioevo a difesa dell'importante via di comunicazione; sicuramente i Colonna imponevano un pedaggio e il controllo sulle truppe e delle merci che lì transitavano.

Se il castrum di Trisulti fu eretto a scopo strategico-militare, Collepardo invece, molto tempo prima, fu fondato come un Emporio da una comunità organizzata tra i monti, un centro rurale per sfruttare la strada per i commerci dei suoi prodotti agricoli, la sua viabilità e il fiume anche per il suo fabbisogno d'acqua.

Il sito dell'antico Collepardo non era il presente; un primo stanziamento va ricercato nella zona di Trisulti e poi nell'impervia "Civita" ed infine in quello attuale.

Nel nome Civita si può ipotizzare che nel periodo romano, Collepardo fu eletto a "Civitas", un insediamento urbano non organizzato come città.

La fondazione del paese odierno però va fatta risalire probabilmente alla prima metà del VI secolo, con lo stanziamento di una comunità di pastori per volere di Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, nella zona dove più tardi sorgerà il castello di Trisulti (si ritiene infondata la fondazione del paese da parte di cittadini della vicina Alatri qui rifugiatisi per sfuggire alle devastazioni di Totila).

Si può supporre però che Alatri abbia inviato, per metterle al sicuro da razzie, mandrie, merci, contadini e pastori ad accrescere un agglomerato preesistente su una collina impervia ed inespugnabile in accordo con la popolazione locale; ciò recava lavoro alla comunità come guardiani di greggi; questo toponimo probabilmente non ebbe subito mura di cinta e si proteggeva dalle intrusioni con il suo difficile accesso naturale o con la forte difesa dei suoi abitanti; da qui forse il nome di "colle-pardo" o colle selvaggio.

Ma forse, più verosimilmente, il termine selvaggio non era riferito solo alla natura aspra del sito, ma anche alla bellicosità della sua gente.

Nell'antico stemma di Collepardo oggi troviamo un gattopardo vicino ad un fiume e questo simbolismo, in pratica, è la sintesi della realtà storica del paese.

Il gattopardo araldico, che significa "La vigilanza, il coraggio e l'irruenza" vuole alludere allo stato continuo di allerta dalle invasioni in cui viveva anticamente la comunità della collina sopra il fiume, il rispondere agli attacchi con coraggio ed irruenza, per difendere la sua sopravvivenza medesima e i suoi commerci; in alto nello stemma vi sono tre stelle, di cui quella centrale una cometa, quasi certamente allude alla Civitas collepardese; le altre due stelle probabilmente indicano altre contrade, forse centri di origine o originati sempre nel tradizionale saggio governo e nello spirito combattivo collepardese, quello di riuscire a vivere in una terra bella ma assai inospitale e perigliosa sulla lunga valle del fiume Cosa.

Da quel primo insediamento, come già detto, gli abitanti si spostarono prima ad Adragone, o Atricone, luogo oggi noto come Civita e tuttora abitato, e poi, tra il IX e il X secolo, nel periodo dell'incastellamento, nel sito attuale: il borgo venne difeso da mura e torri che, in forme rimaneggiate più volte, sono sopravvissute fino ad oggi.

Collepardo fu più volte soggetta alle iniziative espansionistiche della città di Alatri; l'elezione di papa Martino V Colonna significò l'inizio del dominio della famiglia del pontefice sul paese (1422): i Colonna erano già stati proprietari del suddetto castello di Trisulti, poi da loro stessi distrutto nel 1300. Continuarono tuttavia le controversie con Alatri, per la determinazione dei confini.

Nel XVI secolo il governo di Collepardo passò di fatto ad un ramo dei Tolomei di Siena, che si imparentarono con una famiglia locale, i Lattanzi.

Nel corso degli ultimi secoli, i cambiamenti economici hanno influenzato e modificato la dimensione economica ed infrastrutturale del territorio: le nuove strade portarono ad abbandonare completamente l'antica via di comunicazione con l'Abruzzo.

Di conseguenza, anche diversi centri limitrofi, ormai fuori dai nuovi percorsi stradali, si spopolarono.

Collepardo rimase seppur relativamente e limitatamente isolato rispetto alle principali vie di comunicazione del resto della provincia.

Cammino di San Benedetto da Norcia -Cascia - Monteleone di Spoleto - Leonessa - Poggio Bustone - Rieti - Rocca Sinibalda - Castel di Tora - Orvinio - Mandela - Vicovaro - Subiaco - Trevi nel Lazio - Collepardo - Casamari - Arpino - Roccasecca - Montecassino
Cammino di San Benedetto da Norcia - Cascia - Monteleone di Spoleto - Leonessa - Poggio Bustone - Rieti - Rocca Sinibalda - Castel di Tora - Orvinio - Mandela - Vicovaro - Subiaco - Trevi nel Lazio - Collepardo - Casamari - Arpino - Roccasecca - Montecassino

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