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Indirizzo:
Norcia (PG), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Norcia, città natale di San Benedetto e della gemella Santa Scolastica, è un caratteristico borgo di rara bellezza a due ore e mezza da Roma, famoso anche per la sua tradizione gastronomica.

A Norcia si trova il tartufo nero pregiato, la lenticchia di Castelluccio di Norcia e qui i maestri norcini producono tra i migliori prosciutti, insaccati e lavorati del maiale del mondo.

Non distante da Accumoli, Amatrice e Cittareale, appena fuori il confine del Lazio, Norcia è un luogo fuori dal tempo che resta nell’anima del visitatore.

Il borgo è premiato con la bandiera arancione del Touring Club Italiano, marchio di qualità turistico-ambientale assegnata alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità, ed è uno strumento di valorizzazione del territorio.

Norcia è un luogo speciale, per chi ci è nato, per chi ci vive ma anche per chi ci viene solo in gita o in vacanza.

Non a caso le mura di cinta del borgo disegnano un’evocativa forma a cuore.

Norcia è una città piccola, raccolta, accompagnata da un dedalo di minuscole frazioni e circondata da un paesaggio dolce e rilassante, tipico dell’Umbria.

Adagiata come una regina su un altopiano carico di storia e di tradizioni nella Valnerina, ai piedi dei Monti Sibillini, Norcia è un paese genuino ed elegante da visitare.

Paese di Santi e di norcini, di cultura elevata e di tradizioni contadine, di storia e di leggende.

Norcia offre a chi la ama la possibilità di godere di rilassanti itinerari naturali, di interessanti percorsi storici e artistici, di gustose tappe culinarie.

Piazza San Benedetto - Norcia (PG)
Piazza San Benedetto - Norcia (PG)

Dove dormire a Norcia (PG) e dintorni



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Che cosa vedere a Norcia | Monumenti e luoghi d'interesse

Gran parte del centro storico di Norcia, chiuso al pubblico nella fase di emergenza post sisma, è oggi nuovamente visitabile.

Il patrimonio artistico della cittadina nursina, seppur ancora cospicuo ed interessante, risente tuttavia dei tanti eventi sismici spesso catastrofici, che nel corso dei secoli hanno inferto ferite gravissime, distruggendo monumenti importanti e tracce di un passato remoto che risale all'epoca pre-romana.

Sono del resto caratteristici, in gran parte del centro storico, gli edifici bassi e con i muri perimetrali a scarpa, testimonianza delle normative che furono adottate nella legislazione pontificia "ad hoc" dopo il sisma del 1859, ove si raccomandavano costruzioni a baracca.

Il fulcro artistico-monumentale della città ruota certamente intorno alla sua piazza centrale dove, con una organizzazione di sapore rinascimentale si concentrano gli edifici simbolo della identità nursina, ma anche all'esterno della cinta muraria sono numerosi i monumenti di un certo interesse artistico

Lo scorcio più suggestivo è senza dubbio quello di piazza San Benedetto, il cuore della nostra città.

Nel mezzo la statua del santo patrono, intorno i monumenti più rappresentativi, ovvero la Basilica di San Benedetto, di cui il terremoto ha lasciato in piedi soltanto la facciata, il Palazzo del Comune e la Castellina.

Accanto a quest’ultima si scorge il profilo ormai mozzato della bellissima Cattedrale di Santa Maria Argentea.

Ad oggi, purtroppo, nessuna di queste bellezze è visitabile. Nonostante ciò, la piazza emana ancora un fascino particolare, reso ancora più speciale dai segni della sofferenza.

Da piazza San Benedetto si dirama poi Corso Sertorio, la via principale, lungo la quale si affacciano moltissimi negozi, alcuni dei quali hanno riaperto recentemente.

Il resto della città è un dedalo di vicoli pittoreschi, nei quali è bello perdersi, passeggiando senza meta. Di tanto in tanto si vede spuntare il profilo di una delle numerose chiese che impreziosiscono Norcia.

Purtroppo, dopo il 30 ottobre 2016, a tutte è toccata la stessa sorte, ovvero essere gravemente danneggiate e quindi attualmente non è possibile entrarvi, tra cui: San Francesco (sede della biblioteca comunale) con il suo bellissimo chiostro, la Madonna dell’Addolorata, San Giovanni, Santa Rita, Sant’Agostino.

Molto piacevole è anche passeggiare esternamente, intorno alle mura, lungo tutto il perimetro (non molto lungo), per ammirare le caratteristiche sette porte che segnano l’accesso in città.

Norcia, però, non è solo il centro storico, ma vive anche di tante bellezze artistiche e architettoniche sparse nel territorio circostante, magari custodite gelosamente in una delle sue 25 frazioni.

Un patrimonio che il sisma ha gravemente danneggiato, come nel caso della chiesa San Salvatore a Campi, rasa al suolo dal sisma.

Ma, se si ha tempo, è comunque bello e suggestivo fare un giro di questi minuscoli borghi, arrampicati sulle montagne, feriti ma non sconfitti.

Luoghi di pace dove il tempo sembra essersi fermato.

Norcia vista dal Monte Patino
Norcia vista dal Monte Patino

Norcia | Architetture religiose

Basilica di San Benedetto

La basilica di San Benedetto la cui costruzione originale, con la splendida facciata gotica, il rosone e i fregi dei 4 evangelisti risale al XII secolo.

La tradizione vuole che sia stata costruita sui resti della casa natale del santo ma più probabilmente nello stesso luogo sorgeva una basilica di epoca romana andata successivamente distrutta.

Lo storico edificio è crollato, ad eccezione della facciata, dell’abside e del transetto, a seguito del sisma del 30 ottobre 2016.

Cattedrale di Santa Maria Argentea

La cattedrale di Santa Maria Argentea, edificata sul sito occupato da una pieve demolita nel 1554 per far posto alla Castellina, di cui rimane il portale rimontato sul fianco sinistro, ospita alcune opere di autori fiamminghi e un trittico murario del XVI secolo di Francesco Sparapane.

Il sisma del 30 ottobre 2016 fa crollare il tetto e parte della facciata della cattedrale.

Chiesa di Santa Scolastica

La chiesa di Santa Scolastica risalante al 580, fortemente restaurata nel corso dei secoli, ora è inclusa nel cimitero comunale con la funzione di cappella cimiteriale

Convento di Santa Maria di Montesanto

Nei pressi della frazione di San Pellegrino sorge il convento di Santa Maria di Montesanto, un edificio del XIV secolo eretto dai frati Clareni e affidato via via nel corso dei secoli a diversi ordini religiosi, sino all'inizio del secolo scorso, da quando giace abbandonato.

Il convento, in pessimo stato di conservazione, possiede un pregevole chiostro interno, una chiesa attigua con alcune tele del XVII secolo ed una statua lignea di Madonna col Bambino risalente al XIV secolo, oggetto di particolare devozione da parte della popolazione.

Madonna della Neve

A 12 km dal centro abitato, nei pressi della frazione di Savelli, sono visibili i ruderi consolidati e restaurati, unitamente ai superstiti affreschi, della Madonna della Neve, una elegante costruzione a pianta ottagonale, edificata su disegni del Bramante, andata pressoché distrutta nel corso del sisma del 1979.

Altre chiese

  • Altro esempio di facciata gotica che ricalca la struttura della abbazia patronale è rappresentato dalla chiesa di Sant'Agostino, del XIV secolo
  • La chiesa della Madonna Bianca, nei pressi della località denominata Forca d'Ancarano, è una costruzione pregevole risalente al XV secolo
  • In località Campi risulta molto interessante la chiesa parrocchiale di Sant'Andrea, all'interno del centro abitato con la sua architettura originale e funzionale e il suggestivo loggiato aereo di pianta triangolare che la caratterizza
  • Sempre nei pressi della frazione di Campi è presente la chiesa di San Salvatore con i due rosoni e i due portali di epoche diverse, crollata a seguito del sisma del 30 ottobre 2016

Norcia | Architetture civili

  • il Portico delle Misure, un mercato dei cereali al coperto, con le misure di capacità in pietra ancora intatte nonostante il crollo del porticato a seguito del sisma del 30 ottobre 2016. Il porticato fu edificato a ridosso della basilica nel 1570.
  • Il Palazzo Comunale, edificio risalente al XIV secolo, ampiamente ristrutturato nel XIX secolo a causa dei danneggiamenti riportati negli eventi sismici precedenti
  • Il monumento a San Benedetto da Norcia eseguito da Francesco Prinzi in occasione del XIV centenario della nascita del santo.
  • Più decentrato rispetto alla Piazza San Benedetto, ma sempre di notevole interesse artistico, è il complesso Monumentale di San Francesco la cui costruzione risale al XIV secolo e che ospita oggi l'archivio comunale e la biblioteca civica.
  • Il Tempietto, la costruzione storica più originale e meglio conservata di Norcia, opera del 1354 del nursino Vanni della Tuccia. Nel Medioevo era chiamata Maìna, questa edicola in pietra, severamente classicheggiante nella struttura, cui si contrappone un'anticlassica decorazione scultorea simile a un'oreficeria longobarda, costituita da motivi zoomorfi, fitomorfi, antropomorfi, geometrici, simbolici, esoterici. Quasi sicuramente alloggiava una statua ora scomparsa. Le decorazioni esterne sembrano incoerenti e misteriose ma hanno un senso ed un preciso scopo se interpretate come il "catalogo" dei motivi che lo sculture professionale Vanni della Tuccia offriva ai suoi Clienti.
  • Nei pressi della Porta Ascolana il Criptoportico ospita alcuni reperti archeologici rinvenuti in zone diverse della città ed appartenenti principalmente alla civiltà sabina.
  • La scoperta di necropoli ellenistiche soprattutto nel piano di Santa Scolastica, nelle vicinanze del Caseificio, ha portato all'arricchimento del Museo Diocesano in cui sono confluiti pregevoli corredi tombali databili tra fine IV e I secolo a.C. La necropoli è tuttora in fase di scavo e ripristino ed è fruibile solo parzialmente.

Piana Santa Scolastica - Norcia (PG) Umbria
Piana Santa Scolastica - Norcia (PG) Umbria

Norcia | Architetture militari

  • La Castellina, Rocca di Giulio III, residenza fortificata sede della prefettura e dei governatori pontifici, edificata nel 1554 su disegno del Vignola.

La Castellina - Rocca di Giulio III - Norcia (PG)
La Castellina - Rocca di Giulio III - Norcia (PG)

Norcia | Aree Naturali

I boschi che circondano la valle intorno Norcia sono popolati dal capriolo, dal gatto selvatico, dallo scoiattolo e dal cinghiale.

Nelle faggete di alta montagna sono segnalati alcuni piccoli branchi di lupo appenninico, che vivono però in difficile equilibrio con la presenza umana legata soprattutto alla pastorizia, ampiamente praticata nella zona.

Rara ma presente l'aquila reale, mentre sono relativamente frequenti le specie del falco pellegrino, del picchio rosso e del picchio muraiolo.

Agli amanti della natura Norcia regala l’opportunità di vivere giorni di vera immersione nella bellezza e nella pace.

La piana di Santa Scolastica, l’altopiano di Castelluccio (e la sua caratteristica fioritura delle lenticchie), le colline e le montagne che li circondano offrono molteplici sentieri che possono essere percorsi a piedi, in bicicletta (mountain bike), a dorso di mulo o di cavallo oppure in sella ad un roboante quod.

Monti Sibillini, custoditi dal Parco Nazionale, regalano angoli di vero paradiso a tutti coloro che desiderano dedicarsi al trekking, alla conquista di vette massicce.

Castelluccio di Norcia (PG)
Castelluccio di Norcia (PG)

Poco oltre Castelluccio di Norcia (a pochi kilometri in linea d'aria da Norcia, appena dopo il confine con le Marche), a quasi 2000 metri di altezza sul Monte Vettore, nelle acque del Lago di Pilato, un piccolo bacino lacustre dal livello variabile alimentato dallo scioglimento nevoso, vive un'antica specie endemica di crostaceo: il Chirocefalo del Marchesoni.

Anche rimanendo nei dintorni di Norcia, senza riprendere la macchina, è possibile godersi rigeneranti passeggiate, magari andando alla scoperta della zona delle Marcite, ricca di acqua e di vegetazione, oppure risalendo il corso del fiume Torbidone, scomparso per quasi 40 anni e riaffiorato ai piedi di Norcia dopo il terremoto del 30 ottobre.

Attualmente la Casa del Parco di Norcia è chiusa, ma sul sito del Parco Nazionale dei Monti Sibillini è possibile trovare tutte le informazioni necessarie per organizzare le proprie escursioni.

Norcia è anche il luogo ideale per sperimentare le forti emozioni che sanno regalare alcuni sport da pratica in mezzo alla natura.

Nella frazione di Serravalle, dove scorre il fiume Corno, è possibile praticare rafting, con discese adatte a tutte le età. La piana di Castelluccio, invece, è rinomata per i voli in parapendio o deltaplano.

Lago di Pilato vicino Norcia (PG)
Lago di Pilato vicino Norcia (PG)

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Norcia | Tradizioni & Folklore

Accanto alle Celebrazioni Benedettine e alla Mostra Mercato del Tartufo Nero, il calendario degli appuntamenti nursini si arricchisce di numerose altre proposte, dettate dalla tradizione e dal folklore popolare.

All’inizio dell’anno, una delle manifestazioni più vivaci e colorate è senza dubbio quella delle “Pasquarelle”, i canti in dialetto nursino a suon di organetti, tamburelli e triangoli, attraverso i quali i “Pasquarellari”, andando di casa in casa, annunciano la nascita del Messia.

La tradizione della Pasquarella, che a Norcia si rinnova ogni anno con la composizione di nuovi testi legati all’attualità, rimanda alla tradizione religiosa dell’Epifania, ossia allo svelamento di Cristo alle genti, grazie ai Magi d’Oriente che recano doni al Bambino Gesù.

Nelle pasquarelle sono presenti temi religiosi natalizi ed epifanici, narrati con ingenuità e grande fede.

Profonda religiosità e devozione caratterizzano anche la festa del 17 gennaio di Sant’Antonio Abate.

L’intercessione del Santo sulle fatiche, la laboriosità del contadino, la benedizione del bestiame, del sale e del grano, sono gli aspetti portanti di questa festa che, dopo la celebrazione della Santa Messa presso il Monastero delle monache benedettine, vede riuniti tutti i pastori della città per la sfilata degli animali e l’asta delle agnelle.

In passato veniva organizzato un pranzo aperto a tutti, soprattutto ai poveri, a chi era di passaggio e a chi non aveva la possibilità di assaggiare la carne se non in quella circostanza.

Un’altra ricorrenza, comune di quasi tutti i paesi dell’Umbria, e in particolare di quelli dell’Italia centro meridionale, rappresenta il momento culminante delle iniziative religiose della Settimana Santa: la Processione del Cristo morto.

A Norcia, questa sacra rappresentazione è una delle più solenni e austere di tutta la Valnerina e ogni anno richiama migliaia di turisti, forte è la suggestione che scaturisce in chi assiste, credente e non.

Originariamente la processione aveva il suo punto aggregante nella chiesa della Madonna degli Angeli.

Qui si radunavano le confraternite e da qui prendeva le mosse la liturgia che, accompagnata da possenti cori, scortava per le vie della città la statua del Cristo morto.

Negli ultimi venti anni, invece, la processione si è arricchita di proposte di forte incisività e di quella profonda e partecipata drammaticità che impressiona chiunque ha la fortuna di assistere di persona.

Oltre quattrocento figuranti in costumi storici romani ed ebraici, il corteo delle pie donne vestite di nero, i penitenti con le catene ai piedi, la turba al seguito di Gesù nel percorso verso il Calvario, 15 cavalli, i simboli della Passione, le martorelle e i tamburi: tutto crea un’atmosfera di profonda mestizia e drammaticità.

Nello scenario delle mura di cinta, intorno alle quali si snoda l’imponente processione, vengono allestiti undici quadri viventi che rievocano alcuni momenti della passione di Cristo (i trenta denari, Gesù nell’orto degli ulivi, Pilato, la disperazione di Giuda, la prima e la seconda caduta, l’incontro con la Veronica, la crocifissione ed infine la deposizione).

Come in pochissime altre località italiane, non si lascia corrodere dal tempo, ma ogni anno si rinnova con crescente entusiasmo, anche l’antica usanza del Piantamaggio o “albero di Maggio”, una delle più folcloristiche tra quelle presenti nel calendario delle manifestazioni che animano la città di Norcia e tutto il suo comprensorio, in particolare la Valle Castoriana, la suggestiva valle che dalla Forca di Ancarano scende fino a Preci.

La cerimonia risale a tempi remotissimi e, nel corso degli anni, ha assunto diversi significati.

Prima che cristiana, la festa fu sicuramente pagana, per celebrare i riti di maggio, della fertilità e della primavera.

La sera del 30 aprile, alcuni volontari piantano un albero, a sostituzione del “maggio” vecchio, generalmente un pioppo rubato nelle vicinanze, rivaleggiando nella scelta del più imponente in lunghezza.

Una volta spogliato della sua corteccia (simbolo di purezza e fertilità), con l’aggiunta di un ramo frondoso (simbolo dello sbocciare dell’amore) e della bandiera italiana (simbolo patriottico) nella parte culminante, l’albero viene piantato nella piazzetta del paese.

La serata è vissuta come un momento di allegria e di grande convivialità.

Una festa in onore della natura e della sua bellezza cromatica è invece quella che nel mese di giugno, a seconda dell’andamento climatico della stagione e al prolungarsi dell’inverno, viene celebrata a Castelluccio di Norcia, a oltre 1400 metri di altitudine.

La festa è ben conosciuta come “fiorita” o “fioritura”, uno spettacolo unico nel suo genere, in uno scenario altrettanto particolare: il maestoso e sconfinato Pian Grande.

Un’esplosione di colori, di tante e delicate specie floristiche (asfodeli, violette, garofanini, narcisi, tulipani selvatici, ranuncoli, papaveri, …), in mille variazioni cromatiche, fa della fiorita una delle manifestazioni naturali più attese da videoamatori, botanici e naturalisti.

La festa a Castelluccio rappresenta anche un’occasione per trascorrere una giornata a stretto contatto con la natura, per effettuare escursioni e passeggiate a cavallo, per organizzare picnic e assistere a emozionanti dimostrazioni di volo libero con parapendio e deltaplano.

Tra le altre ricorrenze dell’anno, il calendario nursino annovera, da luglio a settembre, le numerose e variegate proposte dell’Estate Nursina, una rassegna ricreativa destinata ad animare la città con balli, esibizioni musicali, sagre paesane, concerti, spettacoli teatrali, incontri letterari, escursioni organizzate, rievocazioni storiche e intrattenimenti per bambini.

L’anno si chiude generalmente con le iniziative di Norcia città del Natale, inaugurate all’inizio di dicembre (9), dalla tradizione del “Faoni” o “Festa delle Campane”.

La festa è un appuntamento di rito nel calendario delle manifestazioni invernali del nursino, forte nel suo significato e nel suo fascino.

Gruppi di volontari affezionati alla tradizione si preparano ogni anno per la sera del 9 dicembre, quando tutta la città e le limitrofe frazioni si illuminano al bagliore di maestose pire di ginepro accese, grandi e suggestivi falò animati dagli stornelli di immancabili organetti e dall’allegria spensierata di persone intorno a qualche inebriante bicchiere di vin brulé, dolci e buon cibo cotto alla brace.

L’organizzazione della serata è stata sempre impegnativa e il suo tramandarsi di generazione in generazione è frutto esclusivo della volontà di alcuni gruppi di persone che pur di rivivere momenti cari ai loro genitori e ai loro nonni sacrificano molto del loro tempo per la buona riuscita della serata.

La serata del 9 dicembre è stata da sempre una festa per tutti, una grande festa in attesa della mezzanotte, ora in cui tutte le campane della città si muovono ad annunciare il passaggio della Santa casa della Madonna di Loreto.

Di fatto, il senso della tradizione, per gli abitanti di Norcia e la consuetudine cattolica, sta proprio qui.

I fuochi vengono accesi per ricordare ed illuminare il cammino degli angeli che, nel lontano 9 dicembre 1291, essendo la Palestina occupata dagli infedeli, portarono in salvo la casa della Vergine, traslandola miracolosamente fino ad un bosco di lauri, oggi Loreto.

Ma quali altri riti si intreccino intorno a questo omaggio affettuoso non è facile dirlo.

Ci sono elementi atavici: si va verso i giorni più corti dell’anno e bisogna scongiurare che il buio abbia il sopravvento sulla luce, la notte sul giorno, il gelo sul caldo. Ma c’è anche dell’arcano.

Il fuoco non sempre distrugge, purifica anche.

E infine elementi spirituali.

Il fuoco è il simbolo dell’amore che scende, su Maria e sugli Apostoli nel cenacolo, trasformando i discepoli in predicatori coraggiosi e capaci di farsi intendere da persone provenienti da vari paesi. Simboli e riti, forze della natura e buona volontà, tutto si esalta in questa notte della terra nursina.

Prosciutto DOP di Norcia - Nero Norcia
Prosciutto DOP di Norcia - Nero Norcia

Norcia | La Storia

Norcia pre-romana

Tracce di insediamenti umani nella valle risalgono al Neolitico, mentre è testimoniata con certezza una presenza umana continuativa a partire dall'VIII secolo a.C.

La fondazione della città risale probabilmente al V secolo a.C. per opera dei Sabini, che a Norcia, nella zona oggi identificata con il toponimo di Capolaterra, collocano l'avamposto più settentrionale del territorio da essi controllato.

Probabilmente il nome Norcia deve essere posto in relazione con il nome etrusco Northia della dea Fortuna venerata dagli etruschi.

Norcia | La conquista romana

La città è conquistata dai Romani all'inizio del III secolo a.C., ottiene la cittadinanza romana nel 268 a.C., venendo aggregata alla tribù Quirina, ed è alleata di Roma nella guerra contro Cartagine.

Diviene nel II secolo a.C. prima Prefettura e quindi Municipio nella IV Regione Sabina. Nella guerra civile che vede Ottaviano contrapposto a Marco Antonio Norcia si allea con quest'ultimo e ne condivide la sorte all'indomani della sconfitta patita ad opera del futuro primo imperatore. Publio Virgilio Marone cita Norcia nel VII libro dell'Eneide come patria di Ufente, alleato del re Turno contro i troiani.

Con l'ascesa al potere dell'imperatore di origini sabine Vespasiano, nella seconda metà del I secolo d.C., Norcia, diviene la romana Nursia Valeria.

La sua fama in questo periodo è legata ai prodotti della campagna, alla rigidità del clima (che le valse l'epiteto virgiliano di frigida), e a quella dei suoi figli più illustri (Nursina duritia), con il generale repubblicano Sertorio in prima fila e la madre dell'imperatore Vespasiano, Vespasia Polla.

Nel 250, la città ospita il vescovo folignate san Feliciano che la converte al Cristianesimo e diventa sede di un'importante diocesi già a partire dal IV secolo.

Festa di Santa Rita - Norcia (PG)
Festa di Santa Rita - Norcia (PG)

Norcia | Alto Medioevo

Con la decadenza dell'Impero Romano d'Occidente e le invasioni che ne conseguono ad opera delle popolazioni barbariche, Norcia viene a più riprese saccheggiata e devastata prima dai Goti e quindi dai Longobardi che nel 572 la sottomettono e l'assoggettano poi al Ducato Longobardo di Spoleto.

Proprio in questo periodo, alla fine del V secolo, Norcia vede la nascita del suo cittadino più illustre, San Benedetto fondatore del monachesimo occidentale.

Al crollare dell’impero romano, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre ed altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, San Benedetto e i suoi monaci portarono il progetto cristiano a tutte le popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia.

Lo fecero attraverso la croce (la legge di Cristo), che diede consistenza e sviluppo agli ordinamenti della vita pubblica e privata, attraverso la preghiera liturgica e rituale, che cementò l’unità spirituale dell’Europa, col libro (ossia la cultura) e con l’aratro (la fatica e la coltivazione dei campi), riuscendo a trasformare terre deserte ed inselvatichite in campi fertilissimi (emblematico l’esempio offerto dalle “marcite” di Norcia, prati perennemente irrigui grazie all’opera di canalizzazione apportata dai monaci benedettini nel V secolo).

Verso il 572, i Longobardi insediatisi a Spoleto distrussero Norcia, che si manteneva ancora romana.

Persa in seguito la funzione di centro egemone della montagna la città venne sottomessa al guastaldato di Ponte.

Nonostante la sua collocazione in una regione montuosa e non facilmente accessibile la cittadina umbra subisce ripetuti attacchi da parte di pirati Saraceni all'inizio del IX secolo.

Durante l'Alto Medioevo Norcia attraversa un periodo di profonda depressione e decadenza economica che la vedono quasi soccombere sotto il peso di un elevatissimo tasso di emigrazione e di un alto indice di mortalità, tanto che nell'890 la città viene abbandonata dalla popolazione.
All'inizio del IX secolo un colonia di Franchi si stabilisce nella pianura nursina, a quel tempo pressoché completamente spopolata.
L'agricoltura autarchica di sopravvivenza caratteristica di questo periodo storico determina lo sviluppo dell'allevamento del maiale la cui carne, lavorata e rivenduta ai centri urbani vicini, diviene un importante mezzo di sostentamento e di scambio per i contadini della zona, altrimenti privi di altre risorse fondamentali.

In questo periodo altomedievale, prima del disboscamento della montagna dovuto all’autarchia agraria dei piccoli comuni, i coloni nursini utilizzavano la ghianda per il pascolo e l’allevamento di mandrie suine.

Gli agricoltori si erano quindi specializzati nell’anatomia, mattazione, castrazione, cura di accessi dei suini, per vendere poi i prodotti salati alle città vicine.

Fu il loro mestiere a formare a Preci il terreno adatto per apprendere con facilità dai monaci benedettini dell’abbazia di Sant’Eutizio collegati con la scuola salernitana, l’anatomia del corpo umano e le operazioni di litotomia ed erniotomia della nota “Scuola Chirurgica”, prima come empirici, poi come professionisti.

La chirurgia fino allora praticata esclusivamente dai religiosi, infatti, a seguito del Concilio Lateranense del 1215, cominciò ad essere esercitata dagli abitanti della zona.

Circa una trentina di famiglie di Norcia e Preci si tramandarono così l’arte salutare e chirurgica, perfezionando via via le tecniche operatorie, grazie anche all’ausilio di nuovi strumenti da loro stessi inventati.

La loro fama ben presto varcò i confini della penisola e approdò in varie corti europee.

Norcia | Medioevo

Nel corso di tutto il Medioevo Norcia è città guelfa subordinata al dominio papale ma riesce comunque a costituirsi in libero comune all'inizio del XII secolo e a vivere un periodo di relativa floridezza economica.

Particolarmente interessante e meritevole di citazione è il connubio che si instaura in questo periodo tra la città e la abbazia benedettina di Sant'Eutizio, collocata nel territorio della odierna Preci.

Connubio che tra l'altro dà luogo alla nascita della cosiddetta Schola Chirurgica nella quale le conoscenze anatomiche dei monaci si fondono con le conoscenze empiriche e le pratiche chirurgiche che gli allevatori nursini sono in grado di svolgere con successo sui suini.

La scuola chirurgica nursina viene riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa che autorizza un esiguo gruppo di persone, provenienti da alcune famiglie locali, a eseguire interventi chirurgici fino ad ora esclusivamente praticati da religiosi.

Tra il 1200 e il 1300 Norcia è impegnata in continui conflitti con la vicina Accumoli e con Amatrice e Arquata del Tronto per il possesso della Rocca, alleate di Ascoli, che nel 1255 portano Norcia a stipulare il trattato di cessione dei territori di Arquata del Tronto, Accumoli, Tufo, Rocchetta e Capodacqua ad Ascoli.

All'inizio del 1300, Norcia consolida la sua influenza economica e il suo prestigio politico che la vedono, insieme con Visso, ricoprire il ruolo di principale centro urbano nella regione montuosa che la circonda.

Vengono costruite delle mura di difesa, ma la vicinanza della potente Spoleto la costringe ad una conflittualità costante che alla fine mina irreparabilmente le prospettive di sviluppo e di potere politico.

Nel 1354 è definitivamente assoggettata alla Chiesa, ma già nel dicembre del 1328 a causa di un catastrofico terremoto che distrugge la maggior parte degli edifici pubblici e privati provocando circa 5000 vittime, Norcia subisce un colpo di grazia definitivo alle sue ambizioni territoriali.

Nel 1438 Norcia fu costretta a sottoscrivere presso Capodacqua dei capitoli ad essa sfavorevoli con Francesco Sforza in cambio della sua protezione con la perdita del castello di Cerreto che venne solo temporaneamente recuperata nel 1442 con l'aiuto di Niccolò Piccinino dopo che lo Sforza aveva perso il favore del papa Eugenio IV.

Negli anni successivi cessato il dominio dello Sforza la città, soprattutto durante i pontificati di Niccolò V e di Paolo II quando nella vicenda vi si trovano coinvolti Everso II degli Anguillara e i comuni limitrofi, fu traviata dalle lotte tra le fazioni guelfa e ghibellina con messa al bando di alcuni suoi cittadini e scomunica per alcuni di loro.

Norcia | Il Rinascimento

Nel tardo Rinascimento, i pontefici assegnano a Norcia la sede di una prefettura pontificia con giurisdizione su gran parte dei territori montuosi circostanti, posti da una parte e dall'altra del versante appenninico, consolidano a scopo difensivo la cinta muraria che a tutt'oggi cinge, pressoché intatta, l'antico centro abitato ed erigono, su disegno del Vignola, la fortezza detta "La Castellina" che con il suo stile sobrio ma elegante, domina la piazza centrale della città dedicata a san Benedetto.

Nel corso del XVII secolo Norcia, fortemente vincolata a Roma da una forte dipendenza politica ed amministrativa, vive un interessante periodo di vivacità artistica e culturale, come riflesso allo splendore barocco che le corti papali inaugurarono sulle rive del Tevere in quel periodo infatti si intensificano gli scambi culturali con altre città della penisola e alcuni artisti di fama giungono a Norcia per dipingervi alcune opere.

Il 1600 conobbe, per la prima metà, un notevole rinnovamento edilizio ed artistico.

Basti pensare che, agli inizi del secolo, Norcia, divisa in 5 parrocchie, annoverava 3 conventi maschili dentro le mura e 4 fuori dalle mura, 6 monasteri di monache, 4 ospedali, 8 confraternite con altrettanti oratori, un'accademia letteraria, 10 collegi delle arti, un teatro, 8 osterie con alloggio, circa 100 chiese nel distretto! Ci fu inoltre un marcato risveglio artistico-culturale: fiorirono buone scuole pubbliche, un teatro, un’attività musicale, un’accademia letteraria e tanto interesse per il passato.

Norcia | Era moderna

Nel corso del XVIII secolo la città è nuovamente sconvolta da una serie di terremoti catastrofici che ne sconvolgono l'assetto urbanistico.

La ricostruzione che si rende necessaria cancella in gran parte la personalità medioevale della cittadina umbra e imposta la struttura tipicamente ottocentesca che è oggi visibile in gran parte del centro storico.

Norcia, fortemente e tradizionalmente filo-papale, respinge dapprima in armi un tentativo di instaurare nella zona un governo filo-francese nel 1798, ma viene successivamente inclusa nella Repubblica che sotto il dominio napoleonico (1809), controlla Italia centrale sino alla Restaurazione, che ristabilisce il potere pontificio sulla regione (1820).

Il 1859 è teatro di un nuovo devastante terremoto che, secondo quanto riportato dal sito ufficiale del comune di Norcia, distrugge 600 edifici sui 676 esistenti.
L'amministrazione pontificia impone da quel momento delle rigide norme che proibiscono di elevare nella città edifici oltre i tre piani di altezza e prescrivono l'impiego di particolari materiali da costruzione.

Nel 1860, all'indomani dei plebisciti di annessione, Norcia si unisce al nuovo Regno d'Italia ma con l'avvento del XX secolo la città vive uno dei momenti economici più difficili.

L'agricoltura tradizionale non riesce a sostenere la concorrenza delle agricolture intensive già preindustriali e le campagne vivono nuovamente un periodo di forte emigrazione in diverse direzioni: verso gli Stati Uniti dove, tra Pennsylvania e Ohio, si stabiliscono colonie numerose di Nursini e soprattutto verso Roma dove gli esperti artigiani nell'arte della lavorazione del maiale impiantano e gestiscono numerose attività commerciali nel settore, il cui nome, norcineria, è fortemente evocativo.

Il fenomeno migratorio prosegue per gran parte del secolo e porta ad un progressivo spopolamento delle campagne e delle piccole frazioni che circondano la cittadina, mentre sul posto arriva la corrente elettrica e viene istituito il primo servizio pubblico italiano di automobili a vapore. .

Negli ultimi mesi del II conflitto mondiale, tra la fine del 1943 e l'estate del 1944, la cittadina nursina, unitamente ad altre località limitrofe e al territorio montuoso che la circonda, diviene teatro di aspri combattimenti che contrappongono le truppe tedesche di occupazione alla Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci", l'unità partigiana operante nella zona.

L'ennesimo terremoto (1979), che provoca il crollo di alcune cavità sotto l'area cittadina facendo sprofondare numerose case sotto il loro peso, sconvolge ulteriormente il territorio e causa seri danni a tutto il patrimonio artistico e alla gran parte degli edifici privati, ma il piano di risanamento e di ricostruzione che prende il via negli anni successivi e si protrae per tutti gli anni ottanta, seppur tra polemiche politiche violentissime e denunce alla magistratura per casi di corruzione e clientelismo, porta ad una rinascita economica della zona, con l'avvio di una piccola attività industriale, l'abbandono della attività agricola di sussistenza e soprattutto con la promozione turistica alberghiera che diventa preponderante nel bilancio economico della cittadina.

Norcia | Terremoto del 2016

Norcia è stata danneggiata dai terremoti del 24 agosto e del 26 ottobre 2016: quest'ultimo ha fatto crollare gran parte della chiesa di San Salvatore.

Il 30 ottobre 2016 una scossa di magnitudo 6.5, alle 07:41 del mattino, ha provocato il crollo della navata centrale e del campanile settecentesco della Basilica di San Benedetto.

Sono inoltre crollati i tetti della Concattedrale di Santa Maria Argentea e delle chiese di San Francesco e di Sant’Agostino.

Il Santuario della Madonna Addolorata con il suo campanile e porzioni delle mura medievali sono stati totalmente rasi al suolo.

Il sisma ha danneggiato lievemente il Palazzo Comunale e la Castellina.

Terremoto a Norcia del 2016
Terremoto a Norcia del 2016

San Benedetto da Norcia

Il figlio più illustre dell’antica città di Norcia è certamente San Benedetto, una delle figure più radiose del culto cristiano e della civiltà, che qui nacque nell’anno 480 con la sorella gemella Santa Scolastica.

In età adolescenziale lasciò la sua città natale per andare a studiare a Roma. L’impero romano era crollato 18 anni prima con la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo.

Contemporaneo di Teodorico, Benedetto ne vide fallire nel sangue l’ambizioso progetto di una pacifica convivenza con i Goti e i Romani; poté assistere agli orrori della terribile guerra fra i Goti e i Bizantini per il predominio dell’Italia (535-553), guerra che lasciò desolato e spopolato il Paese tra stragi e pestilenze, e conobbe le pesanti interferenze dell’imperatore bizantino Giustiniano in materia religiosa, con la conseguente umiliazione dell’autorità papale.

La creazione della regola benedettina (famoso il motto “Ora et Labora” che racchiude lo stile di vita dei monaci benedettini impegnati nel servizio di Dio attraverso la preghiera e fedeli al lavoro come momento di generosa solidarietà con l’uomo che faticosamente realizza se stesso riconoscendo nel creato la provvidenza di Dio) e la fondazione, dai parte dei monaci seguaci di San Benedetto, di numerosi monasteri in Italia ed in Europa, portarono ad un lungo e fruttuoso processo di evangelizzazione dei popoli barbarici, traghettando per secoli l’Europa intera attraverso i periodi più bui della sua storia.

Questa capillare opera di edificazione e conversione compiuta dal Santo di Norcia spiega quindi il titolo attribuitogli nel 1964 dal Papa Paolo VI di “Patrono Principale d’Europa”. Fu infatti nei monasteri benedettini che si formò lo spirito nuovo e la struttura dell’antico continente.

Statua in piazza San Benedetto da Norcia (PG)
Statua in piazza San Benedetto da Norcia (PG)

San Benedetto da Norcia | LA REGOLA

S. Benedetto occupa un posto unico nella storia del monachesimo occidentale, soprattutto per la composizione della Regola.

Essa consta di un prologo e di 73 capitoli e rappresenta la sintesi più matura delle esperienze monastiche precedenti.

Dopo un primo momento di coesistenza con altre legislazioni monastiche, la Regola di Benedetto finì per prevalere e per essere adottata in tutti i monasteri in forza della sua intrinseca validità e per volere di Carlo Magno.

Dal prologo all’ultimo capitolo, San Benedetto istruisce ed esorta i monaci ma, soprattutto, li ama.

Lo stile è calmo e sereno, come un discorso familiare fin dalle prime parole: “Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro e tendi l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri l’ammonimento del padre affettuoso ed eseguiscilo con impegno”.

Il monastero è scuola del servizio del Signore, ma una scuola nella quale, dice il santo, “speriamo di non stabilire nulla di aspro e gravoso”.

Per comprendere meglio la vita dei monaci, offriamo una raccolta di alcuni brevi passi tratti dalla Regola.

San Benedetto da Norcia | L’ABATE

“Quando, dunque, qualcuno assume il titolo di Abate, deve esercitare il suo governo sui propri discepoli con duplice insegnamento, mostrando cioè tutto ciò che è buono e santo più con i fatti che con le parole; di conseguenza, ai discepoli in grado di intenderli deve spiegare verbalmente i comandamenti di Dio; mentre a quelli duri di cuore e piuttosto semplici, è con l’esempio del suo agire che deve insegnare i precetti del Signore … Non faccia l’Abate distinzioni di persone in monastero”. (Cap . 2)

“Ogni volta che in monastero si deve trattare qualche affare di particolare importanza, l’Abate convochi tutta la comunità e sia lui stesso ad esporre la questione in esame.

Ascoltato il consiglio dei monaci, ci ripensi su e decida nel senso da lui ritenuto migliore.

La ragione per cui s’è detto di convocare tutti a consiglio è che spesso il Signore rivela ad uno più giovane la decisione migliore”. (Cap. 3)

San Benedetto da Norcia | LA PREGHIERA E IL LAVORO - Ora et Labora!

“Seguendo l’esempio del profeta che dice: “Ti ho lodato sette volte al giorno”, raggiungeremo questo sacro numero di sette se adempiremo quanto c’impone il nostro servizio alle Lodi, a Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta”. (Cap. 16)

“L’ozio è nemico dell’anima; è per questo che i fratelli devono, in determinate ore, dedicarsi al lavoro manuale, in altre invece, alla lettura dei libri contenenti la parola di Dio.

Di conseguenza, entrambe le occupazioni vanno a nostro avviso così distribuite nel tempo loro proprio: la mattina i monaci, uscendo dall’Ufficio di Prima, attendono ai lavori necessari fin verso le dieci; da quest’ora fino a quando celebreranno Sesta si dedichino alla lettura.

Dopo la celebrazione di Sesta, il pranzo e poi il riposo a letto in perfetto silenzio; nel caso che uno voglia continuare la lettura per suo conto, lo faccia in modo da non dare fastidio a nessuno.

Non la si celebri con un po’ di anticipo verso le 14 e 30; poi si torni al proprio lavoro fino a Vespro.

Se poi le particolari esigenze del luogo o la povertà costringeranno i fratelli a raccogliere personalmente i frutti della terra, non se la prendano, perché allora sono davvero monaci se vivono del lavoro delle proprio mani come gli apostoli”. (Cap. 48)

San Benedetto da Norcia | ASPETTI DI VITA QUOTIDIANA

“A nostro avviso, per il pasto quotidiano, da prendersi a mezzogiorno o alle quindici, sono sufficienti in tutti i mesi dell’anno, in considerazione degli acciacchi di questo o di quel monaco, due vivande cotte, perché chi per caso non può mangiare una, si rifocilli con l’altra … se sarà possibile avere frutta o legumi freschi, se ne aggiunga anche un terzo … l’astinenza dalla carne di quadrupedi deve essere osservata assolutamente da tutti, tranne che dai malati assolutamente privi di forze”. (Cap. 39)

“… nei luoghi a clima temperato possono ad ogni monaco bastare una cocolla (di panno di lana pelosa d’inverno, liscio o consumato dal lungo uso d’estate) e una tunica, uno scapolare per il lavoro e, ai piedi, calze e scarpe … come arredamento del letto bastino un pagliericcio, una coperta leggera, una pesante ed un cuscino”. (Cap. 55)

“Se possibile, vi sia un unico dormitorio; se impossibile, per il gran numero, dormano in gruppi di dieci o di venti, sotto la vigilanza dei decani, in un locale dove resti sempre acceso un lume fino al mattino.

Dormano vestiti, con al fianco una cintura o una corda ma senza coltello, perché non abbiano a ferirsi durante il sonno. Così i monaci siano sempre pronti, perché appena dato il segnale si levino e si affrettino senza indugio all’Opera di Dio…”. (Cap. 22)

San Benedetto da Norcia | OSPITALITÀ

“Non appena dunque l’ospite si annunzia gli vadano incontro i superiori ed i fratelli con tutte le premure che lo spirito di carità comporta … con particolare attenzione e riguardo siano accolti specialmente i poveri ed i pellegrini, perché è proprio in loro che si accoglie ancor di più il Cristo; ché la soggezione che i ricchi incutono, ce li fa da sola onorare”. (Cap. 53)

San Benedetto da Norcia | ATTENZIONE AI PIÙ DEBOLI

“L’assistenza che si deve prestare ai malati deve venire prima ed al di sopra di ogni altra cosa, sicché in loro si serva davvero il Cristo. … I fratelli malati abbiano un locale a loro riservato ed un infermiere timorato di Dio, attento e premuroso … ai ma lati del tutto debilitati sia anche concesso di mangiare carne perché riacquistino le forze”. (Cap. 36)

“Per quanto l’uomo sia portato naturalmente ad essere tenero di cuore verso queste due età, cioè a dire, i vecchi ed i fanciulli, tuttavia provveda loro anche l’autorità della regola.

Nei loro riguardi si tenga sempre conto della debolezza “delle forze e non si applichino mai le restrizioni alimentari previste dalla regola ma, con amorevole comprensione, si consenta loro di prendere i pasti prima dell’ora fissata per la refezione”. (Cap. 37)

Cammino di San Benedetto da Norcia -Cascia - Monteleone di Spoleto - Leonessa - Poggio Bustone - Rieti - Rocca Sinibalda - Castel di Tora - Orvinio - Mandela - Vicovaro - Subiaco - Trevi nel Lazio - Collepardo - Casamari - Arpino - Roccasecca - Montecassino
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