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Amatrice è uno dei borghi più belli d'Italia, famoso nel mondo per la sua tradizione gastronomica
Visitare Amatrice significa fare un’esperienza unica ed irripetibile, che permette di vivere a contatto con la natura e di “nutrire” l’anima e il corpo.
Situata in un'area altamente sismica, è stata più volte devastata dai terremoti, l'ultimo dei quali nel 2016 ha completamente distrutto la parte antica.
Attualmente, e con grandi ritardi, Amatrice è oggi in via di ricostruzione e merita sicuramente una gita alla prima occasione...
Conoscere Amatrice significa poter gustare il celebre piatto famoso in tutto il mondo, l’Amatriciana qui ancora preparata secondo la ricetta tradizionale, ma anche godere delle bellezze paesaggistiche di un territorio che è il naturale ingresso laziale al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e scoprire le sue cento chiese, ognuna delle quali racconta una storia fatta di fede e tradizioni.
Amatrice rappresenta il luogo ideale per chi vuole trascorrere le proprie vacanze o un momento di relax a contatto con la natura e la buona cucina.
Ogni anno, nell'ultimo fine settimana di agosto, si tiene la sagra degli spaghetti all'amatriciana, una festa gastronomica che si tiene dal 1966 e costituisce una delle principali attrazioni turistiche pur non avendo origini tradizionali.
Ad Amatrice a marzo si tengono il Palio dei Somarie la Corsa degli Asini; ogni asino prende il nome di un sindaco, secondo una tradizione che rimanda alla cultura popolare; all'ultimo asino che arriva viene assegnato il Campanaccio del Palio.
Si assiste anche alla sfilata di 500 figuranti in costume e all'elezione della "Dama delle Dame".
Eletto recentemente "Borgo del Respiro", insieme alle vicine Paganico Sabino, Cittareale e Leonessa, un riconoscimento ottenuto per la sua qualità dell’aria e del turismo in quanto meta di villeggianti alla ricerca di un clima ristoratore e della tranquillità di un paese dove stress e smog sono parole sconosciute e si respira aria pura di montagna.
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Riscopriamo Amatrice
Amatrice è appartenuta storicamente all'Abruzzo sotto i regni di Sicilia, di Napoli, delle Due Sicilie e d'Italia, restando inclusa di volta in volta nel Giustizierato d'Abruzzo (1265-1273), nell'Abruzzo Ulteriore (1273-1806), nell'Abruzzo Ulteriore II (1806-1860) e nella provincia dell'Aquila (1860-1927), dal 1806 al 1926 fu parte del distretto e poi del circondario di Cittaducale.
Sede del polo agroalimentare del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, fa parte della comunità montana del Velino e dal 2015 del club dei borghi più belli d'Italia.
Amatrice è situata al centro di una conca verdeggiante, incastonata a sua volta in un'area al confine tra quattro regioni italiane: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, in una zona strategica di passaggio tra versante adriatico e quello tirrenico, nell'alto bacino idrografico del fiume Tronto.
Il territorio di Amatrice si articola in un altopiano centrale con un'altitudine compresa tra i 900 e i 1 000 metri, ospitante il lago di Scandarello, un bacino artificiale ottenuto mediante lo sbarramento del rio Scandarello nel 1924, e circondato da rilievi che sul lato orientale superano i 2 400 metri, in corrispondenza della dorsale principale dei Monti della Laga, e sul lato occidentale raggiungono i 1900 m con il Monte Pozzoni.
Nel comune di Amatrice è inclusa la cima del Monte Gorzano (2458 m), la vetta più alta del Lazio, mentre sulla stessa linea spartiacque si ergono anche le cime di Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo tutte sopra i 2400 m di quota.
A differenza di diversi altri gruppi appenninici, la catena della Laga non è costituita di calcari, bensì di rocce poco permeabili, quali arenarie e marne, meglio note come molasse che rendono molto limitata l'infiltrazione delle acque piovane nel sottosuolo. Ciò permette l'esistenza di un gran numero di sorgenti perenni, distribuite sin quasi sulle vette, che alimentano la circolazione superficiale.
Questo territorio, quindi, a differenza delle altre montagne dell'Appennino centrale, si presenta verdeggiante e ricco d'acqua durante tutto l'anno.
Salendo dalla conca verso le cime, si abbandonano i coltivi e i boschi prevalentemente formati di cerro, castagno e pioppo, per entrare poi nelle caratteristiche faggete di montagna.
Il bosco si spinge così sino a circa 1 800 metri di quota, per lasciare quindi lo spazio alla prateria d'altitudine che, all'inizio dell'estate, subisce l'effetto del fenomeno della fioritura.
In questo contesto assumono particolare rilievo i numerosi fossi che scendono verso valle con un continuo susseguirsi di salti di roccia.
Questi, nella fascia d'altitudine compresa tra 1 300 metri e 1 600 metri di altitudine, formano cascate con dislivelli anche di 70-80 metri che, spettacolari in primavera per la portata d'acqua dovuta al disgelo, assumono toni suggestivi in inverno per l'abbondante ghiaccio che le riveste.
Amatrice | Terremoto del 2016 e del 2017
Il 24 agosto 2016 Amatrice è stata devastata da un terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter, prodottosi alle 3:36 nell'area reatina con epicentro nella vicina Accumoli; proprio Amatrice ha pagato il maggior tributo di vite umane all'evento: sulle 300 vittime totali, 235 sono morte nel suo territorio, che ha visto distrutta la gran parte degli edifici pubblici e privati.
Il 18 gennaio 2017 una serie di quattro nuove scosse con epicentro nei vicini comuni di Montereale (5.1), Capitignano (5.5) e Pizzoli (5.4 e 5.0) ha colpito il comune, provocando nuovi crolli alle strutture già lesionate dai precedenti sismi e abbattendo quanto rimaneva del campanile della chiesa di Sant'Agostino.
Cosa vedere ad Amatrice | Monumenti e luoghi d'interesse
Centro storico
Nel tessuto urbano di Amatrice spiccavano la snella Torre civica risalente al XIII secolo e le severe torri campanarie della chiesa di Sant'Agostino, caratterizzata da un bellissimo portale tardo gotico e dalla presenza di pregevoli affreschi quali l'Annunciazione e la Madonna con Bambino e Angeli, e della chiesa di Sant'Emidio, risalenti al quattrocento.
Degne di nota sono pure la chiesa di San Francesco della seconda metà del Trecento caratterizzata da un portale gotico di marmo e contenente nell'abside affreschi del XV secolo, e quella di Santa Maria di Porta Ferrata.
Architetture religiose nelle frazioni
- La gotica chiesa di San Martino, che si trova nella frazione di San Martino, conserva una Via Crucis dell'illustratore francese Dubercelle.
- Il santuario dell'Icona Passatora o chiesa di Santa Maria delle Grazie (ovvero, immagine posta sulla strada di passaggio) si trova in località Ferrazza; deve il suo nome all'immagine votiva della Madonna delle Grazie. Contiene numerosi affreschi del tardo Quattrocento e del primissimo Cinquecento realizzati in massima parte dallo stesso artista che ha affrescato la chiesa di Sant'Agostino e dal pittore amatriciano Dionisio Cappelli.
- Il Santuario della Madonna di Filetta, di impianto romanico, che si trova nella frazione di Filetta. La venerata Immagine di Maria Santissima di Filetta, compatrona di Amatrice, è invece custodita nella chiesa di San Francesco.
- Il santuario della Madonna delle Grazie, del XV secolo, nella frazione Varoni. Eretto santuario diocesano, vi si venera l'immagine della Madonna delle Grazie.
- La chiesa di Sant'Antonio, che si trova nella frazione di Cornillo Nuovo.
- Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, cappella che si trova all'interno del convento delle suore benedettine di carità in frazione Scai.
- L'Oratorio di Santa Maria di Loreto, che si trova nella frazione di Rio.
Aree naturali
- Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
- Parco in miniatura, un giardino della conoscenza, dove sono riprodotti in scala i monumenti, gli animali e l'intero territorio del parco nazionale.
- Parco naturalistico Oasi di Orie Terme, sito al km 35+500 della Strada Statale 260 Picente, a 5 km da Amatrice.
Musei
- Museo Civico di arte sacra Nicola Filotesio ospitato nella chiesa di Sant'Emidio.
- Museo permanente arte contemporanea ospitato presso la "Ex Scuola Elementare" di Preta.
- Museo delle arti e tradizioni popolari, sito a Configno a circa 5 km da Amatrice lungo la Strada Statale 260 Picente.
Amatrice | Piatti della tradizione culinaria
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Amatriciana
Amatrice è famosa per il sugo all'amatriciana, che ha reso impropriamente celebre la cucina romana nel mondo e con il quale si condiscono spaghetti, vermicelli o bucatini.
Pochi sanno però che si potrebbe dire che l'originale condimento è la gricia che poi si è evoluta nell'attuale amatriciana.
Per chiarirci, bisogna sapere che originariamente il sugo veniva preparato dai pastori con gli ingredienti a loro disposizione sulle montagne quando seguivano al pascolo le loro greggi.
Gli ingredienti erano: guanciale a cubetti o fettine sottilissime, pecorino e spaghetti, piatto che veniva tradizionalmente chiamato "unto e cacio".
Successivamente nel XVIII secolo la ricetta fu ingentilita con l'aggiunta di pomodoro e pochissimo olio d'oliva.
La diffusione su scala nazionale si ebbe nell'Ottocento quando molti amatriciani emigrarono a Roma a causa della crisi della pastorizia e trovarono occupazione nel campo della ristorazione facendo conoscere il piatto tipico dei loro avi: l'amatriciana.
Il primo storico ristorante amatriciano fu inaugurato a Roma nel 1860 da Luigi Sagnotti con il nome de Il Passetto, così chiamato poiché attraverso il ristorante si poteva passare dal vicolo del passetto a piazza Navona.
Alla conoscenza su scala nazionale della ricetta dell'"amatriciana" contribuì anche l'attore Aldo Fabrizi che ne parlò spesso durante le sue trasmissioni radiofoniche e televisive.
Ancora oggi nei menù dei ristoranti si trovano le due ricette: la tradizionale detta comunemente anche gricia e quella con la salsa di pomodoro.
In molti ristoranti si trova una ricetta errata che fa uso di pancetta (al posto del guanciale), cipolla e olio d'oliva.
Amatrice tuttavia deve la sua gloria gastronomica ad una tradizione antica; tanto profonda era questa tradizione, che Amatrice divenne la città dei cuochi dei Papi.
Elemento fondante della sua scuola erano e sono le qualità degli ingredienti primari: la carne di primissimo livello, grazie ai pascoli abbondanti dei Monti della Laga, i formaggi conseguenti e l'acqua, di cui è ricco il territorio amatriciano.
Lo storico Hotel Roma di Amatrice, considerato il "tempio" dell'amatriciana autentica, era uno dei simboli della città, ma è stato distrutto dal terremoto del 2016.
Gnocchi ricci
Gli gnocchi ricci sono un'altra specialità tipica di Amatrice, ma molto meno nota rispetto l'amatriciana.
Sono gnocchi realizzati con acqua, farina e uova, a cui viene dato il caratteristico riccio schiacciandoli con le dita.
Tipici della cittadina e poco conosciuti nelle frazioni, sono stati tramandati di generazione in generazione e vengono considerati il piatto più antico della gastronomia amatriciana.
Amatrice | La storia
Reperti archeologici dimostrano che la conca d'Amatrice fu abitata dall'uomo sin dall'età preistorica.
La vicinanza al tracciato dell'antica via Salaria favorì lo sviluppo di insediamenti nel territorio amatriciano già in epoca preromana.
All'epoca romana risalgono i resti di edifici e tombe rinvenute in diverse zone del territorio, noto per gli scrittori romani come Summa Villarum, termine con il quale si identificava per esteso tutta l'area attualmente occupata dal comune di Amatrice.
Nel 568 i Longobardi invasero l'Italia e costituirono il Ducato di Spoleto suddividendolo in Comitati e Gastaldati e il territorio dell'odierna Amatrice passò sotto il Comitato di Ascoli.
Nel Regesto di Farfa sono ricordati, per il periodo che va dalla metà dell'VIII secolo agli inizi del XII, i nomi di molte località e villaggi dell'attuale comune e, tra essi, nel 1012, anche quello di Matrice, ricordato ancora nel 1037 nel diploma con cui l'imperatore Corrado II conferma al vescovo di Ascoli i suoi possedimenti.
In realtà il nome di Matrice compare in età ancora anteriore, durante la metà del X secolo nel 940, in un documento della chiesa teramana come confine in una concessione di beni, confermando già in quel periodo come la località fosse già punto di riferimento e di preminenza rispetto alle altre ville del territorio summatino.
Passata per un breve periodo durante il secolo XIII sotto il dominio di Norcia insieme al resto delle terre Summatine e da questa restituita al vescovo di Ascoli intorno al 1255, contribuì all'edificazione della rocca di Arquata per difendere Ascoli dalle mire espansionistiche degli Svevi sotto il cui dominio cadde intorno al 1265, al tempo del re Manfredi di Sicilia, entrando a far parte del Regno di Sicilia e, in seguito, del Regno di Napoli (Giustizierato d'Abruzzo, poi Abruzzo Ulteriore).
La città non volle sottostare al dominio angioino e anzi, più volte, si ribellò apertamente, aspirando all'indipendenza e parteggiando per la parte ascolana.
Nel 1271 e nel 1274 Carlo I d'Angiò inviò degli eserciti per debellare la resistenza degli amatriciani e ridurre la città all'obbedienza.
Contemporaneamente si assiste alla scomparsa dei baroni e alla formazione, con a capo Amatrice, dell'Universitas, cioè del comune in territorio liberamente organizzato, relativamente autonomo dal potere centrale, che si governa tramite un parlamento.
In questo periodo Amatrice assomma sotto la sua giurisdizione tutti i castelli appartenenti al comitato di Rieti, sulla sinistra del Tronto, e quelli del territorio sommatino.
L'influenza della città si estende su un territorio che va da Campotosto sino ai confini di Cittareale, ma anche su molti castelli e villaggi sul versante teramano.
Amatrice partecipò alle crociate e da questo trarrebbe origine la croce che brilla sullo stemma comunale.
Nei secoli XIV e XV Amatrice è in continua lotta con le città e i castelli circostanti, per questioni di confine e di prestigio. Sono rimasti famosi i conflitti con Norcia, Arquata e L'Aquila.
Tradizionale alleata di Amatrice fu la città di Ascoli.
Gli amatriciani presero parte, a fianco delle milizie comandate da Andrea Fortebraccio, conte di Montone, al lungo assedio dell'Aquila e alla battaglia finale del giugno 1424, che segnò la sconfitta di Braccio morto sul campo.
Amatrice, durante i conflitti tra angioini e aragonesi per il possesso del Regno di Napoli, sostenne tenacemente i secondi, anche durante la guerra.
Il sovrano aragonese Ferdinando, sedata la rivolta dei Baroni nel 1485, nell'anno seguente ricompensò Amatrice, concedendole il privilegio di battere moneta con il motto Fidelis Amatrix.
Tuttavia nel febbraio 1529, dopo un'eroica resistenza, venne riconquistata e messa a ferro e fuoco da Filiberto di Chalons, generale di Carlo V.
Per punire la ribellione, Carlo V nel 1538 diede lo Stato di Amatrice in feudo ad un suo capitano, Alessandro Vitelli.
Amatrice veniva così a perdere il suo stato di universitas demaniale durata oltre due secoli.
Successivamente Amatrice, tra il 1582 e il 1692, per matrimonio di Beatrice Vitelli nipote di Alessandro, visse sotto il dominio degli Orsini di Mentana del ramo di Bracciano, nel 1693 dopo la morte di Alessandro, primo e ultimo principe Orsini di Amatrice, riconosciuto reo dell'uxoricidio, avvenuto nel 1648 in Amatrice, della moglie Anna Maria figlia di Gaspare Caffarelli duca di Assergi, scontandone una trentennale prigionia in Castel Sant'Angelo a Roma, fu acquisita come feudo nuovo, contro le pretese degli Orsini di Gravina, per 28.000 ducati da Vittoria Montefeltro della Rovere, nipote di Livia Della Rovere e pronipote di Isabella Vitelli sorella di Beatrice e vedova del granduca Ferdinando II de' Medici di Firenze, che la conservarono fino al 1737.
Nel 1735 Carlo di Borbone nuovo re di Napoli, come erede di Elisabetta Farnese, rinunciò alla sovranità sul ducato di Parma e Piacenza e sul Granducato di Toscana, trattenendo tutti gli altri beni che appartenevano alle case Farnese e Medici che andarono a costituire gli Stati mediceo farnesiani di Abruzzo come patrimonio personale del sovrano, tra i quali era compresa anche Amatrice, che nel 1759 passarono in eredità a suo figlio Ferdinando.
Nel 1639 Amatrice e le ville summatine furono gravemente danneggiate dal terribile terremoto dei giorni 7, 14 e 17 ottobre (terremoto di Amatrice del 1639).
Cadde buona parte del palazzo degli Orsini, come pure la maggior parte delle case e delle chiese.
Si stima che morirono più di ottomila persone.
Altri terremoti avvennero nel 1672, nel 1703 e nel 1730.
Sul finire del XVIII secolo e per tutto il secolo successivo, il territorio amatriciano, come buona parte dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli, fu interessato dal fenomeno del brigantaggio.
Il brigantaggio divenne a sfondo politico e sociale e fortemente si ampliò nell'intero aquilano dal 1861 quando avvenne l'annessione del Regno delle Due Sicilie da parte del Regno di Sardegna con a capo Vittorio Emanuele II.
In epoca Napoleonica, con la proclamazione della Repubblica Napoletana (23 gennaio 1799), il generale Championnet con un decreto del 9 febbraio 1799, divise il territorio in 11 Dipartimenti.
Amatrice costituiva uno dei 16 Cantoni del Dipartimento della Pescara, con capoluogo L'Aquila.
Tornata sotto il Regno di Napoli, fu inclusa nell'Abruzzo Ulteriore II (circondario di Cittaducale).
Nell'ottobre 1826 ci fu una violenta alluvione del fiume Tronto in cui perirono numerosi abitanti di San Lorenzo.
Negli ultimi decenni che precedettero l'unità d'Italia, molti amatriciani presero parte attiva ai vari moti rivoluzionari (1814, 1820, 1831, 1848, 1860); tra tutti spicca la figura dell'insigne patriota Pier Silvestro Leopardi.
Con l'unità d'Italia Amatrice fu inserita nell'Abruzzo aquilano, e solo nel 1927, con la creazione della provincia di Rieti, la città entrò a far parte del Lazio.