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Abbazia di Farfa
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Indirizzo:
Via di Porta Montopoli, 02032 Fara in Sabina RI Fara in Sabina (RI), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

L'Abbazia di Farfa è stata la più famosa e potente Abbazia Feudale d'Italia sin dal VII secolo d.C. e si trova a solo un'ora da Roma, a Castelnuovo di Farfa in provincia di Rieti.

L'Abbazia di Santa Maria di Farfa - comunemente chiamata Abbazia di Farfa - è un monastero della congregazione benedettina cassinese, che prende il nome dall'omonimo fiume (il Farfarus di Ovidio) che scorre poco lontano e che ha dato il nome anche al borgo adiacente all'abbazia.

L'Abbazia di Farfa si trova nel territorio del comune di Fara in Sabina, nel reatino, vicino la Riserva naturale di Nazzano Tevere - Farfa.

Intorno l'abbazia, sorge il suggestivo Borgo di Farfa, con case a schiera di eguale altezza, oggi abitato da poche decine di persone.

Un tempo queste casette, durante le grandi fiere di Aprile e Settembre, venivano affittate dai monaci ai commercianti più facoltosi che ivi convenivano.

Nel borgo di Farfa sono presenti caratteristici negozietti per lo più artigianali e con prodotti tipici.

Nella splendida cornice dell’Abbazia Benedettina di Santa Maria in Farfa (RI), si svolge ogni prima Domenica del mese dall’alba al tramonto, l’ormai consueto appuntamento con il mercatino di Antiquariato, Artigianato, Modernariato e Collezionismo Vintage, con stand espositivi riservati a professionisti del settore, ma anche a hobbysti che intendono promuovere e valorizzare le proprie creazioni.

Abbazia di Farfa

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Abbazia di Farfa | La storia

L'abbazia crebbe in importanza e considerazione e ricevette elargizioni, privilegi, esenzioni, da parte di imperatori e papi e diventò così una vera potenza interposta fra il patrimonio di Pietro ed il Ducato di Spoleto.

Farfa era un'abbazia imperiale, svincolata dal controllo pontificio, ma vicinissima alla Santa Sede, tant'è vero che il suo abate era a capo di una diocesi suburbicaria (quella attualmente confluita nella sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto ne è solo una parte, visto che in origine essa seguiva l'orografia appenninica fino a lambire i territori del primo nucleo territoriale pontificio, quello che Liutprando ricavò dal "corridoio bizantino" con la donazione di Sutri).

Nel momento più alto della sua potenza l'Abbazia di Farfa controllava 683 tra chiese e monasteri, 132 castelli o piazzeforti, 6 città fortificate, per un totale di più di 300 villaggi, 16 fortezze, 7 porti, 7 saline, 14 ville, 82 mulini ed un gran numero di laghi, pascoli e terreni.

Si diceva che l'abate di Farfa potesse far ombra alla potenza del papa, ma in realtà il suo potere era quello di un vero e proprio legato imperiale incaricato della difesa del Lazio e della rappresentanza degli interessi imperiali presso la Santa Sede.

Uomini colti, degni e devoti, si succedettero alla direzione dell'abbazia, come ad esempio l'abate Sicardo, parente di Carlo Magno.

L'abbazia di Santa Maria di Farfa fu fondata tra 560 e 570 da Lorenzo Siro vescovo di Forum Novum (Vescovio).

Questo primo monastero fu devastato in seguito dalle guerre gotiche.

In epoca longobarda nel VII secolo il monachesimo irlandese si diffuse in tutta Italia, la fondazione dell'abbazia di San Colombano di Bobbio e di Farfa dai monaci della Gallia nell'ultimo ventennio del VII secolo, preannunciò una rinascita della grande tradizione monastica in Italia.

La Constructio Monasterii Farfensis racconta che il monaco franco savoiardo Tommaso di Moriana in pellegrinaggio a Gerusalemme, mentre era in preghiera davanti al Santo Sepolcro, la Vergine Maria in una visione lo avvertì di tornare in Italia e restaurare Farfa, e al duca di Spoleto Faroaldo II, che aveva avuto la stessa visione, fu comandato di aiutare questo lavoro.

Tommaso divenne quindi il primo abate di Farfa e diede luogo alla rifondazione della comunità monastica secondo la regola mista di san Colombano e san Benedetto, fino alla riforma generale benedettina di Benedetto d'Aniane.

Legata a Farfa e all'abate Tommaso anche la fondazione dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno e dell'abbazia di San Salvatore Maggiore.

Tommaso morì nel 720 e per più di un secolo gli abati che governarono l'abbazia reale e poi imperiale di Farfa furono franchi.

Carlo Magno stesso, poche settimane prima di essere incoronato in san Pietro il 25 dicembre 800, visitò l'abbazia e vi sostò.

Durante il regno di Carlo Magno, l'abbazia ebbe il massimo sviluppo edilizio, che ne modificò così tanto la struttura originale che solo di recente è stato possibile ricostruirla.

In pochi decenni divenne uno dei centri più conosciuti e prestigiosi dell'Europa medievale.

Per comprendere l'importanza economica di Farfa basti pensare che nel terzo decennio del IX secolo, sotto l'abate Ingoaldo, essa possedeva una nave commerciale esentata dai dazi dei porti dell'impero carolingio.

Passato il pericolo il capitolo tornò a Farfa sotto la guida di Ratfredo che, divenuto Abate, nel 913 completò la chiesa.

Con la decadenza dell'Impero carolingio, nel periodo degli Ottoni la fedeltà imperiale del capitolo abbaziale - che intanto aveva abbracciato la riforma cluniacense - si tradusse in filo-germanesimo, che proseguì lungo tutto il periodo della lotta per le investiture.

Il monaco Gregorio di Catino per suffragare i diritti dei suoi monaci, ha curato la Regesto di Farfa, o Liber Gemniagraphus sive Cleronomialis Ecclesiae Farfensis composta da 1.324 documenti, tutti molto importanti per la storia della società italiana dell'XI secolo.

Nel 1103 Gregorio ha scritto il Largitorium o Liber Notarius sive emphiteuticus, un lungo elenco di tutte le concessioni, o sovvenzioni, fatta dal monastero ai suoi inquilini.

Dopo aver raccolto tutte queste informazioni dettagliate, si mise al lavoro su una storia del monastero, la Chronicon Farfense; e quando aveva 70 anni, al fine di agevolare riferimento alle sue opere precedenti, ha compilato una sorta di indice che ha stile "Liber Floriger Chartarum cenobii Farfensis".

Gregorio già nell'XI secolo, scrisse la storia con precisione, ed una grande ricchezza di informazioni.

I monaci di Farfa avevano proprietà di 683 chiese o comunità monastiche; due città (Civitavecchia e Alatri); 132 castelli; 16 fortezze; 7 porti; 8 miniere; 14 villaggi; 82 mulini; 315 borghi.

Tutto questo patrimonio è stato un ostacolo alla vita religiosa ancora una volta tra il 1119 e il 1125.

Farfa fu turbata dalle rivalità tra l'abate Guido e il monaco Berard che miravano ad essere abate.

Durante la lotta per le investiture, Farfa era sul lato ghibellino.

I monaci emisero un orthodoxa Defensio imperialis a sostegno del partito ghibellino.

La collezione di testi canonici contenuti nel Regesto sembra omettere volutamente qualsiasi menzione dei testi canonici dei papi riformatori dell'undicesimo secolo ma, nel 1268, la vittoria dei papi su Corradino di Svevia fece porre fine alla regola germanica in Italia.

Sotto la direzione del cardinale Alessandro Farnese, il monastero è entrato nella Congregazione Cassinese nel 1547.

Nel corso dei due secoli successivi, nonostante alcuni restauri e nuove costruzioni, Farfa ha perso ogni importanza.

Nel 1861 parte dei beni sono stati venduti a privati cittadini.

Il conte Giuseppe Volpi ha donato proprietà e alcuni terreni al monastero.

Nel 1920 un gruppo di monaci inviati da Alfredo Ildefonso Schuster, poi abate dell'Abbazia di San Paolo Fuori le Mura a Roma (attaccato alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura), ha dato una nuova vita all'Abbazia di Farfa.

Nel 1928 Farfa è stata dichiarata monumento nazionale.

Abbazia di Farfa | Le incursioni saracene

La penetrazione dei Saraceni - dopo sette anni di resistenza delle milizie agli ordini del capitolo del monastero - indusse l'abate Pietro I ad abbandonare Farfa; l'abbazia fu presa e incendiata.

Uno dei tre gruppi di monaci fuggiaschi trovò riparo a Roma.

Restò traccia della presenza dei monaci nell'insula francese di Roma: nei pressi della chiesa di San Luigi dei Francesi e nei luoghi che avevano ospitato le Terme di Nerone furono ritrovate - durante i lavori di restauro dei sotterranei di palazzo Madama, ad opera dell'amministrazione del Senato alla fine degli anni ottanta del XX secolo - tracce di un cimitero appartenente al capitolo degli abati di Farfa.

Abbazia di FarfaAbbazia di Farfa

Abbazia di Farfa | Descrizione

Abbazia di Farfa | La chiesa abbaziale

La chiesa abbaziale è situata al centro del complesso.

Essa è di tipo basilicale, con pianta a croce latina e tre navate.

La facciata è a salienti e presenta, al centro un portale con cornice marmorea e sormontato da una lunetta dipinta ad affresco raffigurante la Madonna col Bambino che viene incoronata da due angeli tra i santi Benedetto e Scolastica.

Nella facciata, che termina in alto con un semplice frontone triangolare, si aprono tre rosoni, uno in corrispondenza di ciascuna navata interna, dei quali il centrale è più grande.

L'interno della chiesa, pur mantenendo la struttura originaria, è in stile barocco, con le navate divise da due file di archi a tutto sesto poggianti su colonne marmoree ioniche.

La controfacciata è interamente dipinta con il Giudizio Universale di Dirck Barendsz (1561).

Oltre la crociera, in asse con la navata centrale, vi è la profonda abside poligonale, con gli stalli lignei barocchi del coro dei monaci.

L'altare maggiore è sormontato dal pregevole ciborio che presenta, sulla cuspide, il bassorilievo dell'Assunzione di Maria. L'organo a canne della chiesa, situato dietro la trifora della parete fondale dell'abside, con consolle mobile indipendente nel presbiterio, è stato costruito dalla ditta organaria Pedrini nel 1947.

A trasmissione elettro-pneumatica, ha dodici registri suddivisi tra le due tastiere, di 58 note ciascuna, e la pedaliera concavo-radiale di 30.

Abbazia di Farfa - Giudizio Universale di Dirck Barendsz (1561)
Abbazia di Farfa - Giudizio Universale di Dirck Barendsz (1561)

Abbazia di Farfa | Il monastero

All'interno del monastero, che si articola attorno al chiostro, sono esposti molti pezzi di struttura medievale.

E fra questi una lapide relativa all'Abate Sicardo (IX secolo), ritrovata- nel 1959- nella chiesa dove all'epoca era stata riutilizzata.

Alla base della torre abbaziale sono stati rinvenuti degli affreschi medievali.

È annessa all'abbazia la biblioteca statale dove si possono trovare molti volumi (inclusi manoscritti, codici ecc.) che in tempi difficili non andarono in altre sedi.

L'artista Emanuele Luzzati in una sala del museo monastico ha installato un'esposizione con 12 scene e diversi riferimenti agli antichi scritti del monaco Gregorio da Catino.

La visita all'Abbazia si può completare chiedendo di essere accompagnati al Chiostrino Longobardo (con una bifora romanica del XIII sec.). e al Chiostro grande risalente alla seconda metà del XVII secolo, dove sono raccolte sculture ed epigrafi romane; da qui, per un portale a punte di diamante si passa nell'attuale biblioteca dotata di oltre 45.000 volumi, dove si trovano alcuni pregevoli codici.

Non possiamo lasciare questo luogo benedettino senza ricordare l'antica biblioteca e il suo prestigioso Scriptorium.

Della prima possiamo dire con certezza che nel periodo di massimo splendore (fine Xl sec.) fu una delle biblioteche più ricche d'Europa; del secondo che ebbe la capacità di creare una scrittura, sotto il governo dell'Abate Ugo I, che assunse una caratteristica propria distinguendosi da tutte le altre minuscole del tempo: la Minuscola Romana nello Scriptorium Pharfense diventa la Romanesca Farfense che troverà gloria nelle opere di Gregorio da Catino (1062 -1133), autore di fondamentale importanza per la storia italiana ed europea del Medio Evo. Da visitare anche i locali del nuovo Museo, in corso di allestimento, siti al piano terreno.

Nella Sezione Arcaica fanno bella mostra i materiali archeologici appartenenti ai popoli che vivevano nell'antica Sabina (molto più grande dell'attuale) provenienti dalla vicina località di Colle del Forno.

Testimonianza eccezionale di questa cultura italica, per troppo tempo ignorata e tutt'oggi poco conosciuta, è il Cippo di Cures, unico esemplare di epigrafia sabina su pietra della fine VI sec. a.C.

Il prezioso reperto, non ancora completamente interpretato, fu rinvenuto nel marzo del 1982 nell'alveo del torrente Farfa.

Nella sezione medievale si evidenziano tra l'altro, un cofanetto in avorio di scuola amalfitana della seconda metà dell'XI secolo, una tela del primo Cinquecento rappresentante la Vergine col Bambino e un Angelo e due tavole opistografe di fine Quattrocento rappresentanti S. Lorenzo Siro e S. Benedetto e S. Tommaso di Morienna e San Placido di uno scolaro di Antoniazzo Romano.

Abbazia di Farfa | Curiosità

  • L'antico patrimonio feudale dell'Abbazia

L’Abbazia nel Medioevo si fregiava delle insegne imperiali e praticamente tutti i suoi Abati provenivano dalle terre dell’Imperatore; si chiamavano Walderpert, Mauroald, Ingoald…

Secondo il Muratori, l’Abbazia arrivò a possedere 683 chiese e cenobi, le città di Centumcellae (Civitavecchia) ed Alatri, 5 castaldati, 132 castelli, 16 fortezze, 7 porti, 7 saline, 14 ville, 82 mulini ed un gran numero di laghi, pascoli e terreni; inoltre aveva una propria possente milizia.

Questo splendore è documentato dalla raccolta del Museo Medioevale presso l’Abbazia.

  • Documenti veramente preziosi

Nella Biblioteca dell’Abbazia sono custoditi antichissimi manoscritti miniati e preziosi incunaboli, testimoni di questo “scriptorium” che contribuì notevolmente a conservare la cultura occidentale sei secoli più bui.

Qui era anche il Chronicon Pharphense (ora custodito a Roma) che riferisce come San Lorenzo Siro dovette liberare la Valle Acuzia uccidendo (non si sa come) un grande drago che evidentemente aveva un alito molto pestifero (…in quondam puteo loci qui dicitur Acutianus….immanis draco habitaret).

  • Una preziosa cassetta

L’Abbazia conserva un prezioso cofanetto eburneo del secolo XI, con intarsi che illustrano la nascita di un laboratorio per l’avorio in Costa di Amalfi.

Dedicato alla Vergine dal committente (certo Mauro Comite di Amalfi, che vi fece incidere anche il nome dei suoi sei figli) è annoverato fra le principali opere d’arte del Medioevo Mediterraneo (è stata esposto, nei primi mesi del 2008, a Salerno, nella rassegna “Enigmi degli avori medioevali ”.

  • La prima Commedia Musicale

Il giovane Monsignor Giulio Rospigliosi (divenuto Papa col nome di Clemente IX) nel 1639 scrisse e rappresentò qui un’operetta musicale intitolata ‘Chi soffre speri, ovvero la Fiera di Farfa’ a cui contribuì Salvator Rosa sia come musicista che come attore comico.

  • Una misteriosa fonte di energia

Secondo quanto riferisce Umberto Cordier nella Guida ai Luoghi Misteriosi d’Italia, la colonna posteriore sinistra del ciborio che copre l’altare maggiore dell’Abbazia di Farfa darebbe, al contatto, una inspiegabile sensazione di scossa elettrica.

  • Ancora oggi, dopo secoli, qui si possono fare acquisti di prodotti a km0 

Presso l’Erboristeria dell’Abbazia sono in vendita molti prodotti come miele, olio di oliva, liquori certosini, cioccolata e creme...

Nel borghetto esterno c’è produzione e vendita di prodotti artigianali, ceramiche, tessuti realizzati a mano e piccolo antiquariato, attività ereditata dalla antica tradizione commerciale di questo luogo: la FIERA DI FARFA era infatti una delle più importanti di tutto il Medioevo.

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