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Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Statua di Augusto ritrovata nella Villa di Livia
Affreschi della Villa di Livia esposti al Palazzo Massimo - Museo nazionale romano
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Indirizzo:
via di Villa di Livia, 187 - 00188 Roma RM Flaminio, Roma, Roma Città
Descrizione:

La villa di Livia a Prima Porta è un sito archeologico di Roma, che corrisponde all'antica villa di Livia Drusilla, moglie dell'imperatore Augusto.

I resti della Villa di Livia, moglie di Ottaviano Augusto Cesare, emergono per la prima volta nel 1863 in un angolo incontaminato lungo l'antica via Flaminia al confine del Parco di Veio, appena fuori il G.R.A. di Roma.

Denominata dalle fonti antiche Ad gallinas albas, in ricordo di uno straordinario evento occorso a Livia mentre si recava nei suoi possedimenti, narrato da Plinio con queste parole:

…a Livia Drusilla…un’aquila lasciò cadere dall'alto in grembo…una gallina di straordinario candore, che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche.

Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente.

Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline;

e ne nacque prodigiosamente un boschetto.

(Plin. nat. XV, 136-137).

Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici

La villa di Livia è citata, oltre che da Plinio, anche da Svetonio e Cassio Dione.

Nei secoli si è diffusa questa leggenda poetica circa la sua fondazione, secondo la quale un'aquila avrebbe fatto cadere sul ventre di Livia una gallina con un rametto di alloro nel becco.

Consigliata dagli aruspici ella allevò la prole del volatile e piantò il rametto generando un bosco, dal quale gli imperatori coglievano i ramoscelli da tenere in mano durante le battaglie.

Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici

Villa di Livia | Gli scavi archeologici

La Villa di Livia presenta al suo interno pareti dipinte a giardino con una tecnica pittorica superiore a quella di tanti dipinti pompeiani.

La maggior parte delle piccole scene che ornavano le pareti dipinte sono realizzate con la tecnica cosiddetta compendiaria, cioè riassuntiva.

Questi giardini affrescati avevano lo scopo di riportare gli spettatori ad un paesaggio sereno e soleggiato, anziché cupo come la giornata che si presentava.

La precisa collocazione topografica e gli imponenti muri di sostruzione della basis villae, da sempre in vista, hanno esposto il complesso a ripetute spoliazione dalla fine dell’Impero in poi.

Nel 1863, alcune fortunate, ma non adeguatamente documentate esplorazioni, hanno portato al rinvenimento, dapprima della famosa statua di Augusto loricato, ora ai Musei Vaticani, e subito dopo di una grande sala, da interpretarsi probabilmente come triclinio estivo, coperta da volta a botte con decorazioni in stucco, dalle note pitture di giardino.

La statua di Augusto loricato esposta ai Musei Vaticani - ritrovata nella Villa di Livia a Prima Porta - Roma
La statua di Augusto loricato esposta ai Musei Vaticani - ritrovata nella Villa di Livia a Prima Porta - Roma

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Ipotesi colori della statua di Augusto loricato ritrovata nella Villa di Livia a Prima Porta
Ipotesi colori della statua di Augusto loricato ritrovata nella Villa di Livia a Prima Porta

Sito della Villa di Livia

Nel 1944 un ordigno danneggiò la sala sotterranea, usata anche dai militari come bivacco.

Nel dopoguerra si decise di staccare le preziose pitture (1951) a scopo conservativo e trasferite al Museo Nazionale Romano e ora esposte a Palazzo Massimo alle Terme.

Solo nel 1973 la villa di Livia venne finalmente espropriata ai privati proprietari, creando un parco pubblico.Grazie alle ricerche archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma, è stato possibile scoprire buona parte delle strutture antiche, e nel 1982 si è iniziato il restauro delle strutture superstiti.

Varcare la soglia della Villa di Livia immette negli ambienti privati dove sono ancora visibili le camere da letto, cubicula, di Livia e dell’imperatore, l’atrio e un piccolo giardino interno, e la zona di rappresentanza, costituita da grandi ambienti che si affacciano sul peristilio.

Tutto il complesso di Villa di Livia aveva le pareti affrescate e i pavimenti a mosaico e in opus sectile.

Una grande terrazza porticata con giardino, probabilmente il lauretum ricordato dalle fonti, ornava il lato orientale della residenza imperiale, da cui si poteva ammirare il Tevere.

Recenti indagini hanno rivelato diverse fasi dopo quella di epoca giulio-claudia: una degli inizi dell’età flavia, testimoniata dalla presenza di ben due piscinæ calidæ e una natatio, e una successiva, del periodo severiano, caratterizzata da una radicale ristrutturazione.

Dalla fine dell’Impero la Villa di Livia è stata oggetto di ripetute spoliazioni.

Di recente gli affreschi, maggior motivo di attrazione del sito, sono stati riprodotti in fedeli pannelli posti sul sito originario.

Nell’Antiquarium, posto presso l’attuale ingresso dell’area archeologica, sono esposti i reperti più significativi rinvenuti nel sito.

Affreschi della Villa di Livia esposti al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo
Affreschi della Villa di Livia esposti al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo

Come raggiungere il sito della Villa di Livia a Roma:

Treno urbano Ferrovie Roma Nord - fermata Prima Porta
Contatti06 33 626826 - - 06 39967702
Per garantire una migliore gestione del flusso di visitatori, nel caso di gruppi superiori alle 10 persone si consiglia di scrivere preventivamente all'indirizzo email: [email protected]

Villa di Livia - Gli scavi archeologici
Villa di Livia - Gli scavi archeologici

Chi è Livia Drusilla?

Livia Drusilla Claudia (in latino: Livia Drusilla ClaudiaRoma, 30 gennaio 58 a.C. – Roma, 28 settembre 29 d.C.), anche conosciuta semplicemente come Livia e dopo il 14 come Giulia Augusta, è stata una nobildonna romana, moglie dell'imperatore romano Augusto e Augusta dell'Impero.

Livia Drusilla fu la madre di Tiberio e di Druso maggiore, nonna di Germanico e Claudio, nonché bisnonna di Caligola e trisavola di Nerone.

Livia Drusilla fu divinizzata dal nipote Claudio.

Statua di Livia Drusilla, la Diva Augusta esposta ai Musei Vaticani
Statua di Livia Drusilla, la Diva Augusta esposta ai Musei Vaticani

Livia Drusilla | Biografia di una delle donne più importanti della Storia

Livia era figlia di Marco Livio Druso Claudiano e della moglie Alfidia, a sua volta figlia del magistrato italico Marco Aufidio Lurcone.

Il diminutivo "Drusilla" suggerisce che fosse la seconda figlia della coppia.

All'età di sedici anni, nel 42 a.C., sposò il cugino patrizio Tiberio Claudio Nerone, il quale combatteva assieme a Claudiano nel partito dei congiurati, comandato da Gaio Cassio Longino e da Marco Giunio Bruto, il quale era in lotta contro Ottaviano e Marco Antonio.

Quando l'esercito dei congiurati fu sconfitto nella battaglia di Filippi (42 a.C.), Claudiano seguì l'esempio di Cassio e di Bruto e si suicidò, mentre il marito di Livia continuò a combattere contro Ottaviano, passando dalla parte di Marco e Lucio Antonio.

Nel 40 a.C. la famiglia di Livia fu costretta ad abbandonare l'Italia peninsulare, per evitare la proscrizione dichiarata da Ottaviano, e raggiunse prima la Sicilia, sotto il controllo di Sesto Pompeo, e poi la Grecia.

Quando fu decretata una amnistia generale dei proscritti, Livia tornò a Roma, dove conobbe Ottaviano nel 39 a.C.

All'epoca del loro incontro, Livia aveva già avuto dal marito il primo figlio, Tiberio, ed era incinta di Druso.

Malgrado questo, e nonostante Livia fosse sposata a Tiberio Claudio Nerone, e Ottaviano a Scribonia, il futuro primo imperatore decise di divorziare, nello stesso giorno in cui la moglie dava alla luce la loro figlia Giulia, e convinse (od obbligò) Nerone a fare lo stesso con Livia.

Druso nacque il 14 gennaio 38 a.C., mentre Livia e Ottaviano si sposarono tre giorni dopo: al matrimonio era presente Tiberio Claudio Nerone, il quale presentò la sposa come avrebbe fatto un padre.

Sebbene sia stata tramandata la storia che Ottaviano si innamorò immediatamente non appena incontrò Livia e volle quindi fortemente sposarla, in realtà è plausibile che il loro rapido matrimonio fosse suggerito da convenienze politiche: a Ottaviano faceva comodo il sostegno della gens patrizia dei Claudii; allo stesso tempo, i compromessi Claudii Nerones necessitavano del sostegno del promettente Ottaviano per sopravvivere politicamente.

Malgrado il loro matrimonio fosse quindi dovuto a considerazioni politiche, Livia e Ottaviano rimasero sposati per 52 anni (fino alla morte di Augusto nel 14 d.C.), a dispetto del fatto che non ebbero figli propri; inoltre Livia venne tenuta in grande considerazione dal marito, presso il quale presentava petizioni e che consigliava nelle sue politiche.

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L'imperatrice Livia

Dopo la morte di Marco Antonio (31 a.C.), Ottaviano non ebbe più rivali, divenendo il padrone incontrastato di Roma e iniziando la transizione dalla Repubblica all'Impero.

Livia fu sempre al fianco del marito, formando insieme il modello per le famiglie romane.

Malgrado la loro ricchezza e il loro potere, Ottaviano (noto come Augusto dal 27 a.C.) e Livia continuarono a vivere modestamente nella loro casa sul Palatino.

Livia, modello per le matrone romane, non indossava gioielli costosi né vestiti sgargianti, si prendeva cura personalmente della casa e del marito, cucendogli persino i vestiti, e fu sempre leale e premurosa verso di lui, malgrado le voci sulle avventure galanti di Augusto.

Già nel 35 a.C. Ottaviano le aveva concesso l'inusitato onore di gestire le sue finanze personali, dedicandole anche una statua in pubblico.

Livia aveva anche il proprio circolo di clientes, e utilizzò la propria influenza per mettere i propri protetti nei posti pubblici, tra cui il futuro imperatore Galba e il nonno del futuro imperatore Otone.

La coppia non ebbe figli propri, quindi Giulia maggiore, la figlia di Ottaviano e Scribonia, era l'unica erede di Augusto.

Livia mise in atto una politica volta a garantire ai propri figli, avuti da Nerone, un futuro politico.

Alcune voci, riportate da Cassio Dione Cocceiano, insinuarono che vi fosse Livia dietro la morte di Marco Claudio Marcello, il nipote favorito di Augusto, morto nel 23 a.C.

Vero è che uno a uno i figli di Giulia maggiore e di Marco Vipsanio Agrippa morirono tutti: prima Lucio, poi Gaio Cesare, entrambi adottati da Augusto, morirono di morte naturale; infine Agrippa Postumo, anch'egli adottato da Augusto, venne incarcerato e ucciso.

Dei figli di Livia, invece, Druso sposò Antonia minore, la nipote preferita di Augusto, e intraprese una brillante carriera militare.

Nell'11 a.C. Tiberio sposò Giulia maggiore, la figlia di Augusto che aveva già sposato il collaboratore del padre, Marco Vipsanio Agrippa; Tiberio venne infine adottato dall'imperatore nel 4, divenendone l'erede.

Tacito e Cassio Dione affermano che Livia non fosse estranea a questi decessi, mentre Svetonio non riporta alcuna notizia nella sua Vita dei dodici Cesari, sebbene questa fosse stata compilata basandosi su documenti ufficiali.

In difesa di Livia va ricordato che Tacito e Cassio Dione riferiscono anche l'improbabile accusa nei suoi confronti di aver assassinato Augusto.

Il testamento di Augusto, morto nel 14, conteneva il provvedimento di adozione di Livia.

Questo atto inusuale, che la rendeva figlia del proprio marito, aveva lo scopo di permettere a Livia di entrare a far parte in pieno diritto della gens patrizia dei Iulii.

Il testamento, oltre a garantirle un terzo del patrimonio di Augusto (gli altri due terzi andarono a Tiberio), le riconosceva il titolo di "Augusta".

Sfruttando la sua notevole popolarità, contribuì all'elezione di Tiberio al rango di imperatore.

Per un certo periodo, Livia, ora nota col nome ufficiale di Giulia Augusta, andò d'accordo col figlio imperatore: Tiberio fece passare nel 20 una legge che equiparava al tradimento la diffamazione nei confronti della madre, cui garantì nel 24 un posto a teatro tra le Vergini vestali.

Questa situazione fece sì che Livia divenisse molto potente, fino a far scagionare la sua amica Urgulantia Plancina, sospettata dell'assassinio di Germanico.

Nel 22 giunse ad erigere una statua ad Augusto nella cui dedica il suo nome veniva prima di quello di Tiberio.

Statua di Livia Drusilla, la Diva Augusta, e del figlio Tiberio, esposte al Museo Archeologico Nazionale di Spagna - Madrid
Statua di Livia Drusilla, la Diva Augusta, e del figlio Tiberio, esposte al Museo Archeologico Nazionale di Spagna - Madrid

Livia, la Diva Augusta, esercitava a Roma un potere non ufficiale, ma molto reale.

Alla fine, Tiberio divenne risentito per lo status politico di sua madre.

Di conseguenza i rapporti tra madre e figlio deteriorarono, in quanto Tiberio divenne sospettoso del potere della madre, ma soprattutto del fatto che Livia gli ricordasse di essere divenuto imperatore per suo merito.
Tra gli altri atti, mise il veto alla decisione del Senato di conferire a Livia il titolo di Mater Patriae, "Madre della Patria".
Pare anche che Tiberio si ritirò a Capri proprio per allontanarsi dall'influenza della madre.

Nel 22 Livia si ammalò: il figlio la raggiunse da Capri per starle vicino; quando però nel 29 si ammalò nuovamente, Tiberio rimase a Capri.

Il corpo di Livia venne seppellito con parecchi giorni di ritardo, e solo quando lo stato di decomposizione rese l'atto non più procrastinabile, perché si attendeva l'arrivo di Tiberio.

L'orazione funebre fu pronunciata dal pronipote Caligola, che, dopo la caduta in disgrazia della madre Agrippina maggiore, aveva vissuto con l'Augusta.

Come per lasciare insoddisfatti i desideri della madre, Tiberio non volle divinizzarla, come era invece successo per Augusto.

Mise il proprio veto a tutti i titoli che il Senato aveva intenzione di conferirle dopo la morte, e giunse persino ad annullare il testamento di Livia.

Fu poi Claudio, nel 42, a divinizzare la propria nonna.

La Diva Augusta ("Divina Augusta") veniva onorata in occasione dei giochi pubblici da un carro trainato da elefanti che portava la sua immagine; nel tempio di Augusto le venne dedicata una statua; corse di carri vennero indette in suo onore, mentre le donne dovevano nominarla nei loro giuramenti.

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