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Il Palatino è uno dei sette colli di Roma, situato tra il Velabro e il Foro Romano è una delle parti più antiche della città!
Il sito del Palatino è ora un grande museo all'aperto, parte del parco archeologico del Colosseo - può essere visitato durante il giorno.
L'ingresso si trova in via di San Gregorio (ingresso a pagamento), oppure si può salire sul Palatino entrando nel Foro Romano (ingresso a pagamento) e poi salendo per il Clivo Palatino, a destra dell'Arco di Tito.
Ingresso al Palatino in Via di San Gregorio 30, roma
(orario estivo 10:30 - 18:15)
Metro: Linea B fermata Colosseo
Bus: n. 51, 75, 81, 85, 87, 118
Tram: n. 3
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Palatino | Leggende e periodo arcaico
La leggenda vuole che Roma ebbe le sue origini sul Palatino. In effetti, scavi recenti hanno mostrato che delle popolazioni vi abitavano già nel 1000 a.C. circa.
Si trattava di un villaggio di pochi ettari, circondato da paludi, dal quale era possibile controllare il corso del Tevere.
Da questo primo agglomerato urbano si formò la cosiddetta "Roma quadrata", così chiamata dalla forma approssimativamente romboidale della sommità del colle su cui si trovava.
Il Palatino, ed il suo abitato (probabilmente abitato dai Siculi nelle sue fasi iniziali), rimasero centrali nel successivo sviluppo della città, tanto che le sue due cime, il Palatium ed il Cermalus, rientravano negli originari sette monti del Septimontium.
Nell'Eneide e in altre fonti si narra di come sul Palatino vivessero Greci immigrati dall'Arcadia, comandati da Evandro e suo figlio Pallante: vennero in contatto con questi "Arcadi" Ercole e poi Enea.
Non si sa come queste leggende siano nate, però è un dato effettivo che nel pantheon arcaico esistano le divinità minorenni di Evandro e Pallante.
Può darsi che questa zona fosse frequentata in tempi remoti da mercanti e marinai greci, o prima della colonizzazione della Magna Grecia, come confermano anche alcune scoperte archeologiche del XX secolo.
Secondo la mitologia romana, il Palatino (più precisamente il pendio paludoso che collegava il Palatino al Campidoglio, chiamato Velabro) fu il luogo dove Romolo e Remo vennero trovati dalla Lupa che li tenne in vita allattandoli nella "Grotta del Lupercale", forse recentemente localizzata.
Secondo questa leggenda, il pastore Faustolo trovò gli infanti e, assieme a sua moglie Acca Larentia, allevò i bambini.
Quando Romolo, ormai adulto, decise di fondare una nuova città, scelse questo luogo (si veda Fondazione di Roma per un resoconto più dettagliato del mito).
La casa Romuli effettivamente era una capanna ricostruita e restaurata più volte, situata nell'angolo nord-ovest della collina, dove poi sorse la casa di Augusto.
Scavi del 1946 hanno effettivamente trovato in questo sito resti di capanne dell'età del Ferro, confermando appieno la tradizione leggendaria.
Il nome del colle aveva la stessa radice di quello della dea Pales, alla quale era dedicata l'antichissima tradizione della festa delle Palilia o Parilia, che si tenevano il 21 aprile e che coincidevano col giorno della fondazione della città.
Per altri studiosi la derivazione del nome Palatino si ricava da Palus, poiché molte costruzioni di quegli antichi popoli erano fatte su palafitte, ma la derivazione più logica è quella dalla radice Pala, ossia altura.
Aveva sede qui anche la festa dei Lupercalia, legata alla mitica Lupa: partendo dalla grotta del Lupercale, ai piedi del Palatino, una processione di sacerdoti-lupi vestiti di pelli caprine si dirigeva verso il Tevere e poi faceva il giro del colle frustando chiunque venisse a loro tiro soprattutto le donne: era un rito di fecondità.
La leggenda dei mitici gemelli allattati dalla lupa ci è pervenuta in redazioni ben più tarde di queste tradizioni, a partire da Tacito.
Gli imperatori romani costruirono i loro palazzi sul Palatino.
Le rovine dei palazzi di Augusto, Tiberio e Domiziano sono ancora visibili.
Lo stesso termine palazzo deriva dal Palatium latino, a sua volta derivante da Palatino.
Augusto acquistò la casa dell'oratore Ortensio, situata accanto alla cosiddetta "casa di Romolo" ancora esistente, secondo la tradizione, nel 31 a.C., la ampliò con l'acquisto di case vicine e vi dimorò senza tuttavia farne un palazzo vero e proprio.
Una parte della residenza era riservata alla moglie Livia, la cosiddetta "Casa di Livia". Attualmente le due residenze sono aperte al pubblico a giorni alterni.
Nell'ambito della residenza, Augusto edificò il tempio di Apollo Palatino, con un ampio portico e biblioteche.
Palatino | Epoca repubblicana
In epoca repubblicana il Palatino fu sede di vari culti.
In particolare era importante quello della Magna Mater (Cibele), introdotto dall'Asia Minore al tempo della seconda guerra punica, e quelli di Apollo e Vesta, i cui santuari vennero fondati da Augusto nella propria casa (tempio della Magna Mater, tempio di Apollo Palatino, tempio di Vesta).
In epoca repubblicana il colle divenne la sede delle abitazioni della classe dirigente romana.
Vi abitarono infatti:
- Marco Valerio Massimo, console nel 505 a.C.
- Gneo Ottavio, console nel 165 a.C.
- Tiberio Sempronio Gracco, padre dei due famosi tribuni della plebe
- Marco Fulvio Flacco, console nel 125 a.C.
- Marco Livio Druso, tribuno della plebe nel 91 a.C.
- Cicerone e suo fratello Quinto
- Tito Annio Milone, amico di Cicerone e uccisore di Publio Clodio Pulcro, che pure viveva sul colle
- Quinto Ortensio Ortalo, oratore, la cui casa fu poi acquistata da Augusto
- Marco Antonio, il triumviro
- Tiberio Claudio Nerone, padre di Tiberio
Tra le tante case repubblicane sono stati trovati resti sotto la Domus Flavia, tra i quali spiccano la Casa dei Grifi e l'Aula Isiaca, decorate da importanti affreschi.
Palatino | Periodo imperiale
L'avvenimento fondamentale per la storia del colle fu il fatto che Augusto, che qui era nato, lo scelse come residenza, acquistando prima la casa di Ortensio e poi ampliando la proprietà con altre abitazioni vicine: la Casa di Augusto si trovava sull'angolo sud-occidentale della collina.
Da allora divenne naturale per gli altri imperatori risiedere sul Palatino.
Sorsero da allora, uno dopo l'altro, i palazzi imperiali di Tiberio (Domus Tiberiana, ampliata da Caligola), di Nerone (la Domus Transitoria e una parte della Domus Aurea), dei Flavi (Domus Flavia e Domus Augustana) e di Settimio Severo (Domus Severiana e Settizonio).
Alla fine dell'età imperiale la collina era ormai un unico susseguirsi di edifici imperiali e giardini, che formava un unico grande complesso ad uso degli imperatori.
Da allora la parola Palatium iniziò a indicare il "palazzo" per eccellenza, prima inteso come residenza imperiale e poi come nome comune, presente in tutte le lingue europee.
Tra l'anno 375 e il 379 d.C. le spoglie mortali di san Cesario di Terracina furono traslate, con l'assistenza di papa Damaso intro Romanum Palatium, in optimo loco, imperiali cubicolo, ossia nella Domus Augustana di Roma sul colle Palatino - nel sito di Villa Mills, distrutta.
All'interno di questo palazzo imperiale venne eretto un oratorio in onore del martire chiamato “San Cesareo in Palatio”.
Esso fu il primo luogo di culto cristiano, regolarmente ed ufficialmente costituito sul Palatino: fu il segno palese della consacrazione cristiana del palazzo imperiale perché sostituì il larario domestico degli imperatori pagani ed ebbe vero e proprio carattere di cappella palatina.
In esso si esponevano le immagini che i nuovi imperatori eletti a Bisanzio mandavano a Roma, come ad altre città principali dell'impero.
Palatino | Epoca medievale e moderna
Dal XVI secolo il colle fu proprietà della famiglia Farnese e fu occupato dagli Horti Palatini Farnesiorum, o Giardini, tuttora in parte conservati al di sopra dei resti della Domus Tiberiana.
Gli scavi archeologici intensivi della zona iniziarono nel XVIII secolo e culminarono alla fine del XIX secolo, dopo la proclamazione di Roma capitale del Regno d'Italia.
Le scoperte sono continuate per tutto il XX secolo, come la Casa di Augusto e XXI, come il recentissimo rinvenimento di un ambiente sotterraneo, forse il Lupercale.
Resta completamente da scavare il palazzo di Tiberio, sotto i giardini farnesiani.
Alla sommità del colle, tra la Domus Flavia e la Domus Augustana, fin dal Cinquecento si era installata una villa Stati Mattei, acquistata poi, attorno al 1830, dallo scozzese Charles Mills che ne aveva fatto un incredibile villino neogotico; a fine Ottocento sulla villa fu costruito un convento, che fu però demolito a partire dal 1928, per far luogo agli scavi.
Nella parte superstite della costruzione è stato allocato l'Antiquarium del Palatino (Museo Palatino), che espone materiali relativi al Palatino dalle origini all'età repubblicana (piano terreno) e al Palatino in età imperiale (primo piano).
Palatino | Horti Farnesiani
Il Palatino in età repubblicana era luogo di residenze lussuose tra i giardini e in seguito vi furono costruite le splendide dimore degli imperatori.
Poi per un millennio vi fu l’abbandono finché, nella prima metà del Cinquecento, il cardinale Alessandro Farnese scelse quel colle per realizzare, tra le rovine parzialmente coperte dalla vegetazione, un giardino di delizie, senza palazzi ma solo con uno strepitoso belvedere tra due uccelliere.
Un vero orto botanico, dove fu introdotta per la prima volta la gaggia, denominata Acacia farnesiana, giunta dall’America insieme ad agavi e fichi d’india.
E oggi, inerpicandosi tra i maestosi resti del Foro Romano, si conquista un giardino inaspettato, recentemente ricostruito, articolato su tre terrazzamenti, al centro dell’area archeologica più vasta ed importante del mondo, con la vista sul sottostante Tevere che scorre lento e placido.
Passeggiando in quest’area sul Palatino, si possono osservare una gran quantità di uccelli, dal gheppio, che volteggia in aria alla ricerca di prede, alla taccola che ci segnala la propria presenza con i caratteristici schiocchi, dal passero solitario, dai colori bluastri del piumaggio, al comune merlo e all’invadente gabbiano reale, che qui nidifica utilizzando le sommità degli edifici e delle rovine.
A questi si aggiungono tanti altri passeriformi, dai più comuni, come la passera d’Italia e il pettirosso, ai meno conosciuti ai più, come il codirosso spazzacamino e il pigliamosche.
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Museo Palatino - Antiquarium
Il primo Antiquarium del Palatino fu creato nella seconda metà del XIX secolo da Pietro Rosa, al piano terra di un edificio costruito dai Farnese: Villa Mills.
Esso ospitava delle sculture messe in luce durante gli scavi effettuati per conto di Napoleone III.
Nel 1882, l'edificio fu demolito da Rodolfo Lanciani per permettere il collegamento fra l'area archeologica del Foro Romano e quella del Palatino.
In questo frangente, le collezioni furono trasferite al Museo delle Terme di Diocleziano, dopo essere state catalogate da Gherardo Ghirardini.
Negli anni trenta del XIX secolo, su iniziativa dell'archeologo Alfonso Bartoli, direttore degli scavi sul Palatino e scopritore di numerosi oggetti sul sito della Domus Augustana, fu creata una nuova sede, usando le parti rimanenti della demolita Villa Mills.
Bartoli riuscì a riportare sul Palatino una parte delle sculture da qui provenienti che si trovavano al Museo delle Terme, divenuto nel frattempo Museo Nazionale Romano, e le espose in un edificio costruito a partire dal 1868 per le suore della Visitazione sopra le strutture appartenenti all'antico palazzo imperiale di Diocleziano, laddove si raccordavano la Domus Flavia e la Domus Augustana.
Le raccolte furono nuovamente spostate durante la seconda guerra mondiale per ragioni di sicurezza, divenendo poi l'oggetto di un nuovo conflitto d'attribuzione tra l'Antiquarium del Palatino e il Museo Nazionale Romano. Quest'ultimo voleva mantenere al suo interno le opere più belle. Il Ministero dell'Istruzione, proprietario di entrambe le istituzioni, diede ragione al Museo Nazionale Romano, motivando la scelta con il fatto che i visitatori del Palatino si interessano innanzi tutto ai luoghi e, solamente in maniera molto secondaria, al museo che vi è ospitato.
L'Antiquarium pertanto ora espone esclusivamente materiali legati in maniera diretta alla storia del Palatino. La riorganizzazione del Museo Nazionale romano, in seguito alla legge del 1981 sul patrimonio archeologico di Roma, porta al ritorno all'Antiquarium delle sculture che sono state ritrovate. Il museo è stato interamente riorganizzato sotto l'egida della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma per presentare un panorama dei gusti artistici imperiali, da Augusto fino alla Tarda Antichità.
Dal 2016 l'Antiquarium pertiene al neo-istituito Parco archeologico del Colosseo.
L'edificio comprende due piani, ciascuno composto da quattro stanze. Il piano terra è dedicato al Palatino dalle origini all'epoca repubblicana, mentre il primo piano è dedicato alle opere di epoca imperiale.