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Cinecittà Studios: gli Studi di Cinecittà sono un complesso di studi cinematografici di Roma, sono gli studi cinematografici più grandi d’Europa e sono i secondi al mondo dopo quelli di Hollywood.
A Cinecittà hanno lavorato molti registi e attori italiani famosi come Federico Fellini, Ettore Scola, Sergio Leone, Luchino Visconti, Anna Magnani, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Pier Paolo Pasolini ma anche registi e attori stranieri, tra i quali Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.
Negli studi nei Cinecittà Studios sono stati girati oltre 3000 film, 90 dei quali hanno ricevuto una candidatura all'Oscar, vinta da 51 pellicole.
Nel luglio 2017 gli Studi di Cinecittà sono ritornati sotto il controllo pubblico gestiti e coordinati da Istituto Luce Cinecittà, azienda pubblica, totalmente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, che ne cura l'ampliamento e la valorizzazione.
Cinecittà Studios | La nascita
Nel 1936 Roncoroni acquistò ben 600 000 mq lungo la via Tuscolana.
I lavori ebbero inizio il 30 gennaio 1936 con la posa della prima pietra e dopo soli quindici mesi, il 28 aprile 1937, Mussolini e Giacomo Paulucci di Calboli inaugurarono Cinecittà, un complesso composto da 73 edifici, tra cui 21 teatri di posa, centrali elettriche, uffici della direzione su progetto dell'architetto Gino Peressutti.
Per l'edificazione dei nuovi stabilimenti si utilizzarono operai della vecchia Cines, che poi rimasero nelle squadre di scena, nonché tecnici e ingegneri (che diedero origine al primo film sonoro italiano La canzone dell'amore, di Gennaro Righelli) che fecero scuola a Cinecittà insieme ai grandi direttori della fotografia, sempre provenienti dalla Cines.
Per raggiungere gli stabilimenti c'era solo la via Tuscolana, al tempo molto stretta, e i dipendenti andavano a piedi o in bicicletta, ma nel dopoguerra fu istituita una linea di autobus che fermava davanti agli studi, come si può vedere da una scena del film Bellissima.
Negli anni cinquanta fu costruita una linea di tram della STEFER che si distaccava dalla tranvia dei Castelli Romani e portava fino a Piazzale di Cinecittà.
Successivamente nel febbraio 1980 ci fu l'inaugurazione della Linea A della metropolitana di Roma che prevedeva una fermata proprio davanti allo stabilimento (Cinecittà).
Alla testa di Cinecittà, fin dalla sua fondazione, ci fu proprio Carlo Roncoroni (amico personale di Luigi Freddi) fino al giorno della sua morte nel 1938.
Dopo la morte di Roncoroni, Cinecittà, in deficit di bilancio, venne rilevata dallo Stato.
Cinecittà Studios nel Dopoguerra: Hollywood sul Tevere
Dopo la guerra l'attività di produzione riprese molto lentamente e solo nel 1947 venne girato nei suoi studi il primo film del dopoguerra: Cuore di Duilio Coletti.
Nel 1948 arrivò il primo film americano, Il principe delle volpi della 20th Century Fox e successivamente negli anni cinquanta avvenne l'esplosione di Cinecittà, anche grazie all'allora sottosegretario dell'Industria e del Commercio Giulio Andreotti, con le produzioni americane: nel 1951 venne girato Quo vadis? di Mervyn LeRoy e nel 1959 Ben Hur di William Wyler, tutti film del genere peplum e soprannominati "sandaloni" dalla manovalanza locale.
Tale boom ebbe origine dalla competitività economica degli studi romani, ribattezzati popolarmente "Hollywood sul Tevere", complice anche un'apposita legge che non consentiva ai produttori stranieri di esportare i guadagni realizzati in Italia, obbligandoli di fatto a reinvestire in loco.
Cinecittà divenne in quegli anni un mitico Eldorado sognato dalle concorrenti per Miss Italia, questo fenomeno venne rappresentato in Bellissima di Luchino Visconti e in Roma di Federico Fellini.
L'industria cinematografica ebbe in quegli anni una discreta rilevanza economica per la città, generando un ampio indotto legato sia alle produzioni che alla commercializzazione dei film.
Dalla fine degli anni sessanta, con la crescita della televisione, la fine delle produzioni colossal di carattere storico e la parallela crisi dell'industria cinematografica italiana, Cinecittà perse gradualmente il primato tecnico e produttivo che aveva avuto.
Cinecittà Studios | Storia recente
Nel 1978 l'Istituto Luce a Piazza Cinecittà venne ceduto al Comune di Roma e adibito a sede amministrativa dell'allora X Circoscrizione (oggi Municipio VII).
Nel 1982 divenne presidente di Cinecittà Antonio Manca, che successivamente sarà a capo dell'Istituto Luce ricoprendo il ruolo di direttore generale dal 1985 al 1990.
Un anno dopo, a ridosso del Centro sperimentale di cinematografia, dei capannoni adibiti a magazzino vennero devastati da un incendio, per il quale i Vigili del Fuoco lavorarono più di 24 ore.
Andarono in fumo un numero imprecisato di costumi e di materiale di scena, un patrimonio storico e artistico insostituibile.
Negli ultimi anni i teatri di Cinecittà Studios hanno ospitato i set di alcune grosse produzioni americane come Black Stallion di Carroll Ballard (1977), Il padrino - Parte III di Francis Ford Coppola (1990), Daylight - Trappola nel tunnel di Rob Cohen (1996), Il paziente inglese di Anthony Minghella (1996), Gangs of New York di Martin Scorsese, Le avventure acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson, La passione di Cristo di Mel Gibson e la serie televisiva Rome (2005-2007).
Nel 2008 Cinecittà è stata messa a disposizione per le riprese del secondo episodio della 30ª stagione della serie di fantascienza britannica Doctor Who, ambientato nell'epoca di Pompei.
Nel complesso, protetta e poco in mostra, dal 2000 era presente la "casa", dove fin dalla prima edizione, vennero "rinchiusi" i concorrenti dell'edizione italiana del reality show Grande Fratello, poi distrutta da un incendio nella notte tra il 13 e 14 dicembre 2013 e successivamente ricostruita per la nuova stagione del format televisivo.
Nel 2015 gli studi ospitano tra le altre due grandi produzioni internazionali per il remake di Ben-Hur e Zoolander 2, raggiungendo il record di fatturato ed il ritorno all'utile dopo le imposte.
Nel 2018 una parte del set della serie Rome è stata danneggiata da un grosso incendio.
Nel dicembre 2019, presso gli studi è stato aperto il MIAC Museo Italiano Audiovisivo e Cinema.
Cinecittà Studios | Strutture e servizi
Cinecittà Studios è un complesso imponente di edifici e strutture dislocato su una superficie di 400.000 m² (40 ha) a circa 9 km dal centro di Roma e fa parte di una delle più grandi comunità di produzione del mondo, seconda solo a Hollywood.
Conta di 21 teatri di posa di dimensione variabili da un minimo di 15 per 30 metri fino ai 40 per 80 metri del Teatro 5.
Tutti i teatri di posa sono acusticamente insonorizzati, dotati di climatizzazione, impianti elettrici e di illuminazione, graticci, passerelle, carriponte e botole impermeabili per gli effetti scenici.
Ciascun teatro dispone di una serie di locali di servizio: camerini, uffici, sale trucco, attrezzerie, magazzini.
Fanno parte del complesso anche un backlot di 10 ettari e una piscina all'aperto di 7000 mq, profonda 2 m per un volume complessivo d'acqua di 13.500 metri cubi e sormontata da un fondale blue back largo 80 m ed alto 20.
Sono inoltre disponibili strutture tecniche per la post produzione cinematografica e televisiva (laboratori di sviluppo, stampa e restauro della pellicola cinematografica, laboratori di post produzione digitale, laboratori di post produzione audio, ecc.) e laboratori per l'allestimento delle strutture sceniche (falegnameria, carpenteria, laboratorio di scultura, laboratorio di pittura artistica, ecc.).
Il tutto completato dai servizi più vari: sale per proiezioni cinematografiche e conferenze, servizio di sicurezza per le celebrità, mensa, ristorante, parchi, bar, parcheggi.
Nel 2019 a Cinecittà nasce il MIAC Museo Italiano Audiovisivo e Cinema.
Il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema ti aspetta negli studi di Cinecittà.
Con esperienze immersive, installazioni interattive e approfondimenti, vedrai in modo nuovo l’immenso patrimonio audiovisivo italiano e rivivrai le storie che ami fuori dai soliti schermi.
Dove dormire vicino a Cinecittà Studios
MIAC - Museo Italiano Audiovisivo e Cinema
Un approccio immersivo ed emozionale che si sviluppa per aree tematiche, un racconto multimediale e interattivo che procede in maniera trasversale, un viaggio nella crescita del nostro Paese, dove da molti secoli l’immagine è al centro dello sviluppo culturale e sociale.
Un luogo per ritrovare o scoprire il nostro immaginario collettivo, dove i visitatori possono conoscere e vivere la storia e l’evoluzione dell’arte più potente nata oltre un secolo fa, l’Audiovisivo.
Il museo sorge su un’area di oltre milleseicento metri quadri, nell’edificio un tempo sede del Laboratorio di Sviluppo e Stampa: un luogo dove nei decenni, in milioni di metri di pellicole e pizze, è passata buona parte della storia del cinema italiano.
Quello che il MIAC racconterà e farà vivere al pubblico è il percorso del patrimonio audiovisivo italiano dalle origini del Cinema, ai filmati che hanno costituito i grandi archivi del nostro paese fino all’arrivo della Televisione e alla nascita e allo sviluppo della nuova immagine digitale.
Un patrimonio visto nelle sue relazioni con la Storia, con la nostra vita sociale e culturale e i mutamenti del linguaggio visivo lungo il XX e XXI secolo.
Alla base del Museo Italiano Audiovisivo e Cinema centinaia di film e filmati d’archivio (degli immensi fondi dell’Istituto Luce e delle Teche Rai, e degli archivi partner), documenti, fotografie, interviste, sigle, backstage, grafiche, radio.
Un patrimonio materiale e immateriale di civiltà visiva lungo centoventi anni, reso immersivo ed emozionale grazie a installazioni interattive, videoarte, linguaggi transmediali, che sollecitano i sensi e le percezioni del visitatore.
Il criterio di selezione dei contenuti non punta alla completezza ed esaustività della storia dei media ma punta, invece, a restituire l’energia e la ricchezza di un patrimonio che ha posto l’Italia ai vertici della produzione audiovisuale.
Il museo Italiano Audiovisivo e Cinema nasce come struttura in divenire, capace di crescere modificandosi nel tempo, che ospiterà anche mostre temporanee, installazioni, proiezioni, incontri.
Il MIAC ospita, inoltre, una bibliomediateca per approfondire ricerche nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce, una sala cinema per proiezioni, uno spazio conferenze, lo Spazio Lettura Tullio Kezich, che vivrà della biblioteca personale del grande critico cinematografico, con un fondo librario di oltre cinquemila volumi consegnati al MIAC da Alessandra Levantesi Kezich.
Complementare al MIAC, una serie di attività di formazione rivolte ai giovani, declinate in formato Erasmus con scambi e residenze internazionali, svolta in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e altre istituzioni di settore.
E nell’ambito del Museo c'è anche un Laboratorio di Conservazione e Restauro, specializzato nel restauro analogico della pellicola.
Voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il MIAC è realizzato da Istituto Luce-Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione con Cineteca di Bologna, AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca del Friuli, Mediaset, con il Patrocinio di SIAE. La cura del MIAC è affidata a Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko. L’allestimento è ideato, progettato e curato da NONE collective.
MIAC - Museo Italiano Audiovisivo e Cinema | Percorso espositivo
Il percorso del MIAC si sviluppa in 12 ambienti principali, ognuno dei quali esplora un tema, dal rapporto con il potere all’incanto dei paesaggi, dal ruolo della lingua alle colonne sonore.
Ad accogliere i visitatori è una parete di oltre trenta metri con la “Timeline”, un graffito animato per scoprire date ed eventi fondanti dell’audiovisivo in Italia.
Il mitico Tavolo interattivo, il rullo originale di oltre 40 metri che per decenni ha trasportato in queste sale le pellicole per le lavorazioni, fa invece oggi fa viaggiare i pensieri scritti dai visitatori su schermi luminosi.
Tra gli altri ambienti, la sala Attori e Attrici, con un mosaico di sequenze e primi piani di volti famosi racchiusi in tre spettacolari cornici formate da 100 lampadine, la Sala Storia e infine Caleidoscopio, una sala ricoperta di specchi, priva di riferimenti dimensionali, in cui scie luminose dialogano con una colonna video al centro.
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