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Contact Information
Indirizzo:
Viale Vaticano 00120 Città del Vaticano Vaticano, Roma, Roma Città
Descrizione:

Musei Vaticani | L'unica guida completa e gratuita con tutti i dettagli e i segreti!

I Musei Vaticani sono il gigantesco polo museale della Città del Vaticano, in Roma.

Puoi metterci poche ore o giorni interi per visitare tutti i Musei Vaticani con attenzione...

I Musei Vaticani sono tra i pochi musei al mondo dove non può bastare una sola visita, perchè ogni qualvolta torni, trovi sempre qualcosa che sorprende.

Musei Vaticani - Scala Elicoidale
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Musei Vaticani | Storia

Fondati da papa Giulio II nel XVI secolo, i Musei Vaticani occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere e sono una delle raccolte d'arte più grandi del mondo, dal momento che espongono l'enorme collezione di opere d'arte accumulata nei secoli dai papi: la Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello sono parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso.

Benché i Musei Vaticani si trovino interamente in territorio vaticano, il loro ingresso si trova in territorio italiano, in viale Vaticano 6 a Roma.

I Musei Vaticani hanno un'affluenza media annua di circa sei milioni e mezzo di visitatori da tutto il mondo.

I Musei Vaticani furono fondati da papa Giulio II nel 1506 e aperti al pubblico nel 1771 per volere di papa Clemente XIV.

La scultura che gettò le basi per la costruzione del museo fu il cosiddetto Gruppo del Laocoonte: essa raffigura Laocoonte, il sacerdote che secondo la mitologia greca tentò di convincere i Troiani a non accettare il cavallo di legno che i Greci sembravano aver donato loro.

La statua fu trovata il 14 gennaio 1506 in un vigneto nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Papa Giulio II mandò Giuliano da Sangallo e Michelangelo Buonarroti, che lavoravano al Vaticano, ad esaminare la scoperta, e su loro consiglio acquistò subito la scultura dal proprietario della vigna.

Un mese dopo l'opera, che rappresenta Laocoonte e i suoi figli stretti tra le spire di un serpente marino, fu esposta al pubblico in Vaticano.

Un clamoroso caso si ebbe nel maggio del 1938, quando Adolf Hitler, capo della Germania nazista, arrivò a Roma, ospite del re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini.

Papa Pio XI non lo volle ricevere, e per evitare ciò si trasferì eccezionalmente, per qualche giorno, nella villa di Castel Gandolfo.

Inoltre, caso senza precedenti, stabilì che il museo e la basilica fossero chiusi a ogni visitatore durante il breve periodo della visita del Führer.

In tal modo il capo tedesco non sarebbe potuto entrare in territorio vaticano nemmeno accedendo ai Musei Vaticani.

All'inizio dell'anno santo del 2000 è stata approntato un nuovo ingresso ai Musei Vaticani, ricavato nelle mura vaticane, subito a sinistra - muro disposto a 90 gradi - del vecchio ingresso, risalente al 1932.

Un passaggio è stato destinato all'ingresso, e l'altro all'uscita dei visitatori.

Un apposito articolo del Trattato del 1929 stabilisce che la Santa Sede non può alienare i beni contenuti nei Musei Vaticani, può regolare le date e gli orari d'ingresso ma è tenuta a consentire la visita ai turisti e agli studiosi; si tratta quindi di una sorta di servitù internazionale.

I musei Vaticani sono chiusi in alcune date festive (1º gennaio, 6 gennaio, 11 febbraio, 19 marzo, Pasqua e Lunedì dell'Angelo, 1º maggio, 29 giugno, 15 agosto, 1º novembre, 8 dicembre, 25 dicembre, 26 dicembre).

I Musei Vaticani sono chiusi la domenica, a eccezione dell'ultima domenica del mese (purché non coincida con le precedenti festività).

Nell'ottobre del 2006 i musei Vaticani hanno celebrato il proprio cinquecentesimo anniversario aprendo permanentemente al pubblico gli scavi archeologici di una necropoli che si trovano sul Colle Vaticano.

 

Musei Vaticani

I Musei Vaticani, giustamente chiamati al plurale, sono in realtà un insieme di musei e collezioni.

Attualmente comprendono: i Musei Vaticani e gli ambienti visitabili dei palazzi Vaticani.

Pinacoteca Musei Vaticani
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Musei Vaticani | Pinacoteca vaticana:

La collezione della Pinacoteca dei Musei Vaticani fu dapprima ospitata nell'Appartamento Borgia, finché papa Pio XI ordinò che fosse costruito un palazzo ad essa dedicato.

Il 27 ottobre del 1932 veniva inaugurata la nuova Pinacoteca Vaticana nell'edificio espressamente costruito dall'architetto Luca Beltrami per volere e secondo le direttive di Pio XI.

Esso sorse in una parte dell'ottocentesco Giardino Quadrato, isolato e circondato completamente da viali, in un luogo ritenuto adatto ad assicurare le migliori condizioni di luce in rapporto sia alla corretta conservazione delle opere sia alla loro ottimale valorizzazione estetica.

Veniva così risolta l'annosa questione dell'esposizione delle pitture, spostate di continuo nell'ambito dei Palazzi Apostolici in mancanza di una sede adeguata alla sua importanza.

Una prima raccolta di soli 118 pregevoli dipinti fu creata da papa Pio VI intorno al 1790: essa ebbe breve durata dal momento che, a seguito del Trattato di Tolentino (1797), alcuni dei maggiori capolavori furono trasferiti a Parigi.

L'idea di una Pinacoteca, intesa in senso moderno come esposizione aperta al pubblico, nacque solo nel 1817 dopo la caduta di Napoleone e la conseguente restituzione allo Stato della Chiesa di gran parte delle opere di sua appartenenza, secondo le direttive del Congresso di Vienna.

La collezione si è continuata ad accrescere nel corso degli anni attraverso donazioni e acquisizioni fino a raggiungere l'attuale nucleo di circa 460 dipinti, disposti nelle diciotto sale in base a criteri di cronologia e scuola, dai cosiddetti Primitivi (XII-XIII secolo) al XIX secolo.

La raccolta annovera alcuni capolavori dei maggiori artisti della storia della pittura italiana, da Giotto al Beato Angelico, da Melozzo da Forlì al Perugino e a Raffaello, da Leonardo a Tiziano, a Veronese, a Caravaggio e a Crespi.

Il museo contiene opere di pittori come Giotto, Leonardo, Raffaello e Caravaggio.

 

Musei Vaticani | Collezione d'arte contemporanea:

Musei Vaticani - Collezione Arte Contemporanea
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Musei Vaticani | Museo Pio Clementino:

Musei Vaticani Museo Pio Clementino
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Papa Clemente XIV fondò il museo vaticano Pio-Clementino ai Musei Vaticani nel 1771, e originariamente fu adibito alla raccolta di opere antiche e rinascimentali.

Il museo e la sua collezione furono ampliati dal successore papa Pio VI.

Il nucleo originario delle collezioni pontificie di scultura classica risale al "Cortile delle Statue" (oggi Cortile Ottagono) di Papa Giulio II (1503-1513).

Nella seconda metà del XVIII secolo, le collezioni pontificie vennero incrementate sia attraverso scavi nel territorio romano e laziale, sia attraverso acquisizioni da collezionisti o da antiquari.

Per influsso del pensiero illuministico esse si trasformarono in un museo pubblico in senso moderno con il compito di tutelare le opere d'arte antica e di promuoverne lo studio e la conoscenza.

Denominato Pio Clementino dal nome dei suoi fondatori, Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) e Pio VI Braschi (1775-1799), il museo era costituito da sale di esposizione, ottenute adattando edifici preesistenti e costruendone di nuovi, sia all'interno, sia nelle adiacenze del rinascimentale Palazzetto del Belvedere di Innocenzo VIII.

Qui trovarono posto sculture antiche, spesso ampiamente integrate dai restauratori dell'epoca.

Le architetture neoclassiche furono realizzate sotto la direzione di Alessandro Dori, Michelangelo Simonetti, Giuseppe Camporese, e impreziosite dall'opera di un folto gruppo di pittori e decoratori.

Con il Trattato di Tolentino (1797) lo Stato della Chiesa fu costretto a cedere alla Francia di Napoleone i principali capolavori del Museo, che vennero infatti trasferiti a Parigi.

Più tardi, a seguito del Congresso di Vienna (1815) e grazie all'impegno diplomatico di Antonio Canova, la maggior parte delle opere venne recuperata.

Oggi il museo ospita antiche sculture greche e romane.

Musei Vaticani | Museo Etnologico Anima Mundi

Musei Vaticani | Museo Etnologico Anima Mundi
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Il Museo missionario-etnologico ai Musei Vaticani, fondato da Pio XI nel 1925, accoglie opere, in prevalenza di carattere religioso, provenienti da tutte le parti del mondo; è composto soprattutto da doni fatti al papa.

Nel 1925 Pio XI organizzò un grande evento: l’Esposizione Vaticana, attraverso cui poter far conoscere le tradizioni culturali, artistiche e spirituali di tutti i popoli.

Il grande successo dell’Esposizione, che mostrò a oltre un milione di visitatori più di 100.000 oggetti e opere d’arte provenienti da tutto il mondo, convinse il Pontefice a trasformare l’evento temporaneo in una esposizione permanente.

Nacque così il Museo Missionario Etnologico, che fu ospitato nel palazzo Laterano fino al suo trasferimento, avvenuto agli inizi degli anni Settanta, nella sede attuale all’interno dei Musei Vaticani.

Il primo direttore del Museo fu padre Wilhelm Schmidt, il più noto etnologo cattolico del XX secolo.

Fu lui a guidare la commissione che scelse, tra le 100.000 opere inviate per l’Esposizione, le 40.000 che rimasero come dono fatto dai popoli del mondo ai Pontefici.

A questo nucleo originario furono aggiunte alcune preziose opere fino ad allora custodite nel Museo Borgiano di Propaganda Fide, testimonianza dell’incontro del mondo Occidentale con le altre culture a partire dal XVI secolo.

Quel Museo raccolse parte della collezione del Cardinale Stefano Borgia (1731-1804), appassionato cultore di “curiosità esotiche”.

Tra queste, alcune opere precolombiane inviate in dono a Papa Innocenzo XII nel 1692, data con la quale si fa iniziare la storia del Museo Etnologico Vaticano.

Attualmente oltre 80.000 oggetti ed opere d’arte sono custoditi dal Museo Etnologico.

La collezione è molto diversificata: si va dalle migliaia di reperti preistorici provenienti da tutto il mondo e risalenti a oltre due milioni di anni fa, fino ai doni elargiti all’attuale Pontefice; dalle testimonianze delle grandi tradizioni spirituali asiatiche, a quelle delle civiltà precolombiane e dell’Islam; dalle produzioni dei popoli africani a quelle degli abitanti dell’Oceania e dell’Australia, passando per quelli delle popolazioni indigene d’America.

Per la particolarità della collezione etnologica costituita da materiale polimaterico i manufatti esposti sono soggetti a rotazione per la salvaguardia e la conservazione. Video

Musei Vaticani | Museo Gregoriano Egizio

Musei Vaticani | Museo Gregoriano Egizio
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Fondato per iniziativa di Papa Gregorio XVI nel 1839, il Museo Gregoriano Egizio si articola in nove sale dei Musei Vaticani, con un ampio emiciclo che si apre verso la terrazza del “Nicchione della Pigna”, nel quale trovano posto alcune sculture.

Le sale, ricavate dall’ex appartamento di ritiro di Pio IV, nel palazzetto di Belvedere di Innocenzo VIII, furono curate nel loro primo allestimento dal barnabita Padre Luigi Ungarelli, eminente egittologo dell’epoca, discepolo di Ippolito Rosellini.

Del primitivo allestimento restano ancora oggi visibili, in alcune sale, diversi elementi architettonici e decorazioni parietali d’ispirazione esotica che dovevano richiamare l’ambiente nilotico.

La collezione è particolarmente interessante per il suo rapporto con il territorio, ricca di materiale dell’Egitto romano e della Roma egittizzante.

Molti monumenti del nucleo più antico arrivarono infatti nell’Urbe per volontà imperiale, con lo scopo di abbellire edifici, santuari e ville, come il gruppo statuario dagli Horti Sallustiani, oggi esposto nella sala dell’Emiciclo.

Numerose sono anche le opere egizie di manifattura romana, che testimoniano di un momento importante della storia della cultura faraonica, come è il caso dei reperti provenienti da quello splendido scenario che fu la Villa di Adriano a Tivoli.

Le ultime tre sale del percorso sono dedicate a reperti dal Vicino Oriente Antico, che andarono ad arricchire la collezione dagli anni ’70.

Il materiale esposto comprende papiri, mummie, un libro dei morti e la collezione Grassi.

Musei Vaticani | Museo Pio Cristiano

Musei Vaticani sarcofago Museo Pio Cristiano
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Venne fondato nel 1854 da Pio IX nel Palazzo del Laterano e destinato ad accogliere le testimonianze della comunità cristiana dei primi secoli: alcune opere furono prelevate dalla preesistente raccolta del Museo Sacro o Cristiano, fondato da Benedetto XIV nella Biblioteca Apostolica Vaticana (1756), altre invece provenivano da chiese e da diversi luoghi di Roma, dov’erano spesso utilizzate quali ornamenti o fontane (i sarcofagi).

Proprio in quegli anni, inoltre, numerosi reperti, specie scultorei ed epigrafici, venivano dissepolti dalle catacombe romane, scavate dalla neonata Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (1852): parte di essi veniva trasferita al Museo Pio Cristiano ai Musei Vaticani  quando – per motivi di sicurezza, di conservazione o di “visibilità” – il luogo di ritrovamento non era ritenuto idoneo a custodirli.

Proprio il criterio di esposizione delle opere impegnò non poco il padre gesuita Giuseppe Marchi e il grande archeologo Giovanni Battista de Rossi, allora poco più che trentenne.

Le opere infatti – quasi interamente sarcofagi con figurazioni cristiane dal III al V secolo – furono disposte nella grande galleria del Palazzo seguendo un’organica divisione in gruppi simili di temi iconografici o scene bibliche, in una scansione prettamente tematica, dettata da una precisa volontà didattica e catechetica, che cercava tuttavia di salvaguardare almeno in parte lo svolgersi cronologico dei temi.

Parallelamente il giovane de Rossi si dedicava all’allestimento, alle pareti della loggia, di un aggiornatissimo Lapidario cristiano, con le centinaia di iscrizioni, per lo più sepolcrali, suddivise per temi o per luoghi di provenienza.

Nel 1963, per volontà di papa Giovanni XXIII, il Museo Pio Cristiano – insieme al Gregoriano Profano e al Museo Missionario Etnologico – fu trasferito dal Laterano al Vaticano, nel nuovo edificio che tuttora lo contiene, terminato poi da Paolo VI; qui venne riallestito da Enrico Josi, cercando di mantenere l’organizzazione precedente (sia pure rivista con criteri espositivi moderni), e nuovamente inaugurato nel 1970.

Ospita soprattutto opere di arte paleocristiana.

Tra i reperti troviamo vasi, sarcofagi, bronzi e la collezione Guglielmi.

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Musei Vaticani | Museo Gregoriano Profano

Musei Vaticani Museo Gregoriano Profano
Musei Vaticani Museo Gregoriano Profano

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Musei Vaticani | Padiglione delle Carrozze

Musei Vaticani - Padiglione delle Carrozze
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Musei Vaticani | Biblioteca Apostolica Vaticana

Musei Vaticani Biblioteca Apostolica Vaticana - Salone Sistino
Musei Vaticani Biblioteca Apostolica Vaticana - Salone Sistino

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Musei della Biblioteca Apostolica Vaticana costituiscono una delle più complesse, articolate ed estese sezioni dei Musei Vaticani, a cui sono passati di competenza dal 1º ottobre 1999.

Le sale che oggi ospitano i musei erano la sede, fino a papa Leone XIII, della Biblioteca Apostolica Vaticana e delle sue varie collezioni.

I musei della biblioteca sono costituiti da una serie di raccolte che si sono formate nel corso dei secoli: monete, cammei, vetri e suppellettili catacombali, intagli antichi, gemme, cristalli, bronzi, smalti, avori, ecc.; con Pio X le collezioni di pittura sono state trasferite alla Pinacoteca vaticana; nel corso del XX secolo è poi invalso l'uso di destinare ai musei della biblioteca i doni offerti ai papi da sovrani e capi di Stato.

Clicca QUI per accedere alle collezioni digitalizzate della Biblioteca Apostolica Vaticana: manoscritti, incunaboli, materiali archivistici e inventariali nonché materiali grafici, monete e medaglie, materiali a stampa (progetti speciali) attualmente disponibili.

Clicca QUI per il Catalogo Online della BAV: Documenti di archivio, Manoscritti, Monete e Medaglie, Stampati, Cataloghi speciali (Incunaboli, Materiali grafici e oggetti d'arte) e Catalogo generale.

 

Musei Vaticani | Museo Cristiano

Musei Vaticani | Palazzi Vaticani - Le Gallerie, Le Cappelle, Le Stanze o Sale

Musei Vaticani | Galleria detta "Braccio Nuovo"

Statua del Nilo - Musei Vaticani- Braccio Nuovo del Museo Chiaramonti
Statua del Nilo - Musei Vaticani- Braccio Nuovo del Museo Chiaramonti

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Musei Vaticani | Galleria dei Candelabri detta anche Galleria degli Arazzi

Musei Vaticani Galleria dei Candelabri detta anche Galleria degli Arazzi
Musei Vaticani - Galleria dei Candelabri detta anche "Galleria degli Arazzi"

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La Galleria dei Candelabri, detta anche Galleria degli Arazzi, fa parte dei Musei Vaticani e venne allestita nel 1838 con la serie degli arazzi della Scuola Nuova, così chiamata per distinguerli da quelli della Scuola Vecchia, esposti nella Pinacoteca Vaticana e tessuti al tempo di Leone X (1513-1521) nella manifattura di Pieter van Aelst a Bruxelles su cartoni di Raffaello.

Gli arazzi della Scuola Nuova furono eseguiti della stessa manifattura, ma su disegni degli allievi di Raffaello ed al tempo di Clemente VII (1523-1534).

Essi furono esposti per la prima volta nel 1531 nella Cappella Sistina.

L'itinerario museale presenta due serie di arazzi, databili dal XVI al XVII secolo.

Di particolare interesse storico-artistico:

  • Arazzi con Storie del Vangelo (XVI secolo), di manifattura fiamminga di Pieter van Aelst, eseguiti su disegni degli allievi di Raffaello Sanzio, tra cui spiccano:
    • Adorazione dei pastori
    • Presentazione di Gesù al Tempio
    • Strage degli innocenti con paesaggio
    • Strage degli innocenti con il Pantheon
    • Cena in Emmaus
    • Apparizione di Gesù a santa Maria Maddalena
    • Resurrezione di Gesù Cristo
  • Arazzi con Storie della vita di papa Urbano VIII (XVII secolo), eseguiti della manifattura Barberini di Roma, che venne fondata nel 1627 dal cardinale Francesco Barberini, nipote del Pontefice, e fu chiusa nel 1683, subito dopo la morte del prelato (1679). Tra questi si notano:
    • Vincenzo Maffeo Barberini si laurea all'Università di Pisa.
    • Vincenzo Maffeo Barberini regola le acque del Lago Trasimeno.
    • Vincenzo Maffeo Barberini creato cardinale da papa Paolo V.
    • Vincenzo Maffeo Barberini eletto papa col nome di Urbano VIII.
    • La contessa Matilde dona i suoi possedimenti alla Santa Sede.
    • Papa Urbano VIII riceve l'omaggio delle nazioni.
    • Papa Urbano VIII conclude la pace nei paesi ecclesiastici.
    • Papa Urbano VIII approva il progetto del Forte Urbano.
    • Papa Urbano VIII consacra la Basilica di San Pietro.
    • Papa Urbano VIII preserva Roma dalla peste e dalla carestia.

Musei Vaticani | Galleria delle Carte Geografiche

Musei Vaticani - Galleria delle Carte Geografiche
Musei Vaticani - Galleria delle Carte Geografiche

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La Galleria delle carte geografiche è situata nei palazzi Vaticani ed è oggi inclusa nel perimetro dei Musei Vaticani.

La galleria è posta lungo l'itinerario che conduce alla Cappella Sistina; è un'eccezionale rappresentazione cartografica delle regioni d'Italia, realizzata tra il 1580 e il 1585.

Costituisce in tal modo una testimonianza preziosa delle cognizioni geografiche e dello stato dei luoghi in quell'epoca.

Il documento è ragguardevole anche perché nella reggia papale del tempo viene già affermata l'unità geografica e spirituale dell'Italia intera.

È un corridoio di 120 metri di lunghezza e sei di larghezza, sulle cui pareti sono raffigurate quaranta carte delle varie regioni d'Italia, ciascuna con le mappe delle principali città, e si conclude con le vedute dei principali porti italiani del Cinquecento: Civitavecchia, Genova, Ancona e Venezia.

Ogni mappa di regione è accompagnata sul soffitto dalle rappresentazioni dei principali eventi religiosi avvenuti in essa.

Fu papa Gregorio XIII ad ordinare la costruzione della galleria, e l'opera fu diretta dal matematico, geografo e amico del papa Ignazio Danti, domenicano, che si occupò della sua realizzazione tra il 1581 e il 1583.

Percorrere la galleria è, secondo le intenzioni di Ignazio Danti, come viaggiare lungo gli Appennini e affacciarsi sulla costa adriatica, verso est, e tirrenica, verso ovest. I

nfatti così sono distribuite sulle due pareti le mappe regionali e le vedute dei porti che completano la galleria: verso destra quelle adriatiche e verso sinistra quelle tirreniche.

Gli artisti che vi lavorarono furono Girolamo Muziano, Cesare Nebbia, i due fratelli fiamminghi Matthijs Bril e Paul Bril, Giovanni Antonio Vanosino da Varese e Antonio Danti che la decorarono e affrescarono tra 1580 e il 1585, seguendo le indicazioni di Ignazio Danti, originario di Perugia.

La volta è dipinta da Antonio Tempesta di Firenze e da altri.

La Galleria vaticana delle Carte Geografiche ha un interesse artistico, geografico ma anche simbolico: l'insieme di tutte le carte rappresentate è testimonianza di una unità d'Italia anche spirituale, oltre che geografica.

Si deve notare che la convenzione moderna e arbitraria di situare il nord nella parte alta della mappa non fosse valido nel Cinquecento, per cui alcune mappe appaiono al visitatore di oggi come se fossero capovolte.

La galleria è lunga 120 metri e comprende le seguenti carte, sulle quali è spesso rappresentata la pianta della città più importante:

  • tre carte per la Puglia:
    • Sallentina Hydrunti Terra (Terra d'Otranto salentina), comprendente gran parte della regione;
    • Apulia (Puglia), raffigurante la Capitanata e anche i contermini Molise e territorio beneventano; contiene una rappresentazione della battaglia di Canne;
    • Tremitae (Tremiti).
  • una carta per l'Abruzzo:
    • Aprutium (Abruzzo), con rappresentazione della città dell'Aquila.
  • tre carte per le Marche:
    • Picenum (Piceno), le attuali province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, con rappresentazione della città di Macerata;
    • Anconitanus Ager (Territorio anconetano), con pianta di Loreto (Ancona è rappresentata a parte, al termine della galleria);
    • Urbini Ducatus (Ducato di Urbino), rappresentante anche qualche territorio limitrofo, con piante della capitale e di Pesaro; è anche rappresentata la battaglia del Metauro.
    • Ferrariae Ducatus e particolare dell'assedio della Mirandola di papa Giulio II
  • quattro carte per l'Emilia-Romagna:
    • Flaminia, ovvero la Romagna, con pianta di Rimini e rappresentazione del passaggio del Rubicone (Iacta est alea) e della battaglia di Ravenna;
    • Ferrariae Ducatus (Ducato di Ferrara), con pianta della capitale e di Comacchio (la mappa raffigura anche il celebre assedio della Mirandola di papa Giulio II del 1510-1511);
    • Bononiensis Ditio (Signoria bolognese), con pianta e panorama del capoluogo;
    • Placentiae et Parmae Ducatus (Ducato di Piacenza e Parma), con carte delle due capitali; raffigurate anche le battaglie della Trebbia e di Fornovo.
  • Sicilia, rappresentata con il nord verso il basso.
  • quattro carte per il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia (le quattro regioni non sono distinte, in quanto nel Cinquecento i domini veneziani comprendevano vaste aree lombarde, giuliane e friulane):
    • Mantuae Ducatus (Ducato di Mantova), con pianta della capitale e rappresentazione di Attila fermato da Leone Magno;
    • Forum Iulii (Friuli), ovvero gli attuali Friuli e Venezia Giulia (Istria compresa);
    • Transpadana Venetorum Ditio (Dominio dei Veneziani nella Transpadana), ovvero lo Stato di Terraferma della Repubblica di Venezia (dall'Adda alle Lagune) e il vicino principato vescovile di Trento, con piante di Vicenza e di Padova (Venezia è rappresentata a parte al termine della galleria);
    • Mediolanensis Ducatus (Ducato milanese), raffigurante anche i contermini baliaggi cisalpini della Confederazione; sono presenti una pianta di Milano, la raffigurazione delle battaglie del Ticino e di Pavia e della resa di Desiderio a Carlo Magno nel 774.
  • una carta per il Piemonte:
    • Pedemontium et Monsferratum (Piemonte e Monferrato), con pianta di Torino.
  • una carta per la Liguria:
    • Liguria (Genova è rappresentata a parte, al termine della galleria).
  • due carte per la Toscana:
    • Etruria, con pianta di Firenze e di San Miniato;
    • Ilva (Elba), con pianta di Portoferraio.
  • due carte per l'Umbria:
    • Perusinus ac Tifernas (Territorio perugino e tifernate), con pianta di Perugia e raffigurazione della battaglia del Trasimeno;
    • Umbria, con pianta di Spoleto.
Italia antica
  • due carte per il Lazio:
    • Tuscia Suburbicaria, ovvero il Patrimonio di San Pietro in Tuscia, con pianta di Viterbo e di Orvieto;
    • Latium et Sabina (Lazio e Sabina), con pianta di Roma.
  • due carte per la Campania:
    • Campania, ovvero il territorio indicato fino all'età contemporanea con tale termine (molto più piccolo dell'attuale regione); sono presenti una pianta di Napoli e la rappresentazione della battaglia del Garigliano del 915;
    • Principatus Salerni (Principato di Salerno), con pianta del Santuario di Montevergine.
  • una carta per la Basilicata:
    • Lucania.
  • due carte per la Calabria:
    • Calabria Citerior (Calabria Citeriore);
    • Calabria Ulterior (Calabria Ulteriore).
  • una carta per la Sicilia:
    • Sicilia, con piante di Palermo, Siracusa e Messina.
  • una carta per la Sardegna:
    • Sardinia.
  • una carta per la Corsica:
    • Corsica.
  • una carta per Malta:
    • Malta, con pianta de La Valletta e rappresentazione dell'assedio di questa nel 1565.

Inoltre sono presenti anche le raffigurazioni di due territori situati al di fuori della regione geografica italiana, ovvero una carta del Territorio di Avignone (Avenionensis Ditio et Venaisinus Comitatus), con pianta del capoluogo, in quanto allora questa città transalpina era possesso pontificio, e una di Corfù, con vicino una raffigurazione della battaglia di Lepanto.

Carte generali e vedute dei porti

Dopo la serie delle carte regionali, come mappe d'unione si trovano quasi al termine del percorso due carte geografiche generali:
  • Italia antiqua (Italia antica), con l'iscrizione Commendatur Italia locorum salubritate, coeli temperie, soli ubertate
  • Italia nova (Italia moderna), con l'iscrizione Italia artium studiorumque plena semper est habita

A completare mirabilmente la serie delle carte geografiche ci sono le vedute prospettiche dei principali porti italiani del Cinquecento, di gran valore artistico e anche testimonianze fondamentali dell'aspetto di quelle città nel Rinascimento: VeneziaAnconaGenova e Civitavecchia.

Dipinti del soffitto

Sul soffitto sono rappresentati episodi miracolosi, posti in corrispondenza della regione italiana in cui sono avvenuti.

In questo modo l'Italia intera è vista come la terra in cui la Provvidenza divina, in ogni sua parte, ha diffuso la propria grazia.

Musei Vaticani | Cappella Sistina

Musei Vaticani - Cappella Sistina
Musei Vaticani - Cappella Sistina

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Musei Vaticani | Cappella Niccolina

Musei Vaticani Cappella Niccolina
Musei Vaticani Cappella Niccolina

Situata nel cuore del Palazzo Apostolico, a due passi dalle Logge di Raffaello e dagli spazi dove si sarebbe sviluppato in seguito l’Appartamento di Giulio II e Leone X, la Cappella Niccolina deve il suo nome a papa Niccolò V (Tommaso Parentucelli, 1447-1455), che ne ordinò la costruzione in corrispondenza degli ultimi due piani della torre fatta costruire da Innocenzo III (1198-1216), ovvero dal quarto pontefice di questo nome (1243-1254), a protezione di un preesistente nucleo palaziale.

La sontuosa decorazione della Cappella – che due pagamenti del febbraio-marzo 1448 assegnano al domenicano Fra Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico (c.1395-1455) – è una delle opere capitali del Quattrocento italiano ed è probabilmente il vertice di quello che è stato definito l’«Umanesimo cristiano» del pittore fiorentino.

Gli affreschi che ne rivestono l’interno hanno inizio sulla parete a destra dell’altare, verso le camere secrete del papa, e si svolgono in due ordini sovrapposti lungo l’intero perimetro dell’ambiente, fino a concludersi sulla parete opposta, verso la camera paramenti superior, dove aveva sede la Guardia dei Lanzi.

Vi sono illustrati episodi della vita dei Santi Stefano e Lorenzo, espressi in parallelo secondo la legge retorica delle corrispondenze, a partire dalle rispettive consacrazioni diaconali fino alla generosa testimonianza  di fede, culminata nel martirio.

Il soffitto, spartito in quattro vele dai costoloni della volta, è dominato dalla raffigurazione dei Quattro Evangelisti, la cui autorità – su cui riposano i fondamenti della dottrina cristiana – viene simbolicamente trasmessa agli otto Dottori della Chiesa, rappresentati entro nicchie sugli arconi che incorniciano la pareti.

Se numerose, nelle architetture e nelle pose, appaiono le citazioni desunte dall’antico, ormai pienamente rinascimentale è la forza morale che sprigiona dalla varia umanità degli affreschi, eroica e dignitosa come i protagonisti della storia classica.

Musei Vaticani | Cappella di Urbano VIII

Musei Vaticani | Cappella di Urbano VIII
Musei Vaticani | Cappella di Urbano VIII

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La cappella nasce nel 1631 quando gli architetti pontifici, su richiesta di papa Urbano VIII Barberini, destinarono a funzioni liturgiche una cameretta di 5 metri per 4,40, coprendola di una volta lunettata e decorandola con ricchi ornati di stucco dorato.

Posta nell’angolo sud-ovest della Torre Borgia, contigua alla Stanza dell’Incendio di Borgo, il piccolo ambiente diveniva la cappella privata “dell’appartamento vecchio” corrispondente alle Stanze decorate da Raffaello e utilizzate dai pontefici per quasi tutto il Cinquecento come dimora pontificia.

Gli affreschi raffigurano Storie della Passione di Cristo.

Nelle lunette compaiono la Flagellazione, l’Incoronazione di spine, l’Incontro di Cristo con la Veronica, mentre sulla volta, il riquadro centrale con Cristo nell’orto è circondato da angioletti con strumenti della Passione.

La decorazione pittorica fu affidata al pittore fiorentino Alessandro Vaiani che iniziò il lavoro poco prima di morire, probabilmente assistito dalla figlia Anna Maria.

La pala d’altare ad affresco raffigurante una Pietà con la Madonna, San Giovanni, Santa Maria Maddalena e Nicodemo fu, invece, realizzata qualche anno dopo, nel 1635, da Pietro da Cortona.

Non si sa quale fosse l’aspetto originario delle pareti oggi decorate da corami (provenienti dal Palazzo Apostolico Vaticano e montati in cappella probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento).

Prezioso elemento decorativo di dimore ricche e nobili, i corami erano una sorta di antiche carte da parati in cuoio costituite da pelli di capra, montone o vitello appositamente trattate con elementi vegetali ed in seguito rivestite da una lamina d’argento o di stagno.

Il singolare aspetto dorato che caratterizza tali manufatti si otteneva stendendo sull’intera superficie vernici a base di olio di lino e resine miste ad aloe o zafferano, dal colore giallognolo, che sfruttava in trasparenza la luminosità della lamina metallica, simulando così l’effetto dell’oro.

Musei Vaticani | Cappella di San Pietro Martire

Musei Vaticani | Cappella di San Pietro Martire
Musei Vaticani | Cappella di San Pietro Martire

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Musei Vaticani | Sala dell'Immaccolata

Musei Vaticani Sala dell'Immaccolata
Musei Vaticani Sala dell'Immaccolata

Musei Vaticani | Sala delle Nozze Aldobrandine

Musei Vaticani Sala delle Nozze Aldobrandine

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Musei Vaticani | Sala dei Chiaroscuri

Musei Vaticani | Sala dei Chiaroscuri
Musei Vaticani | Sala dei Chiaroscuri

La Sala è collocata nell’antico nucleo medievale del Palazzo Apostolico.

L’ampio ambiente un tempo ospitava i cubicolarii, ossia gli addetti alla sorveglianza del cubiculum cioè la camera da letto del pontefice, e i palafrenieri, cui spettava il compito di trasportare a spalla la sedia gestatoria del papa.

La stanza, inoltre, nel Cinquecento era usata per i concistori segreti ossia le solenni adunanze del pontefice con i cardinali. Anticamente essa era anche detta del “Pappagallo” probabilmente per l’antica usanza di ospitare al suo interno il simpatico volatile.

L’attuale aspetto dell’ambiente risale al secolo XVI.

Il soffitto ligneo a cassettoni dorati realizzato nel Cinquecento su disegno di Raffaello mostra all’interno dei lacunari le imprese e le armi del committente papa Leone X Medici (1513-1521).

Le pareti sono decorate da un’architettura dipinta con finte colonne che sorreggono un architrave sopra il quale corre un fregio decorato da girali vegetali e coppie di putti.

Tra le colonne, una serie di edicole dipinte ospita la serie degli Apostoli e Santi.

Sui piedistalli sottostanti, finti rilievi marmorei ricordano il martirio dei personaggi sopra rappresentati, mentre in alto compaiono le personificazioni delle Virtù.

La serie degli Apostoli e Santi fu realizzata nel 1517-1518 da Raffaello per papa Leone X.

Molto danneggiata alla metà del Cinquecento (1560), fu completamente ridipinta dai fratelli pittori Federico e Taddeo Zuccari.

Numerose tracce della decorazione originaria rimangono in corrispondenza delle figure di S.Giovanni EvangelistaS. Lorenzo e S. Matteo, contrassegnate da graffiti con gli anni 1518,1519,1540,1541.

Musei Vaticani | Stanze di Raffaello

Musei Vaticani | Stanza di Raffaello
Musei Vaticani | una delle quattro stanza di Raffaello

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Musei Vaticani | Loggie di Raffaello

Musei Vaticani - Loggie di Raffaello - battaglia di Ostia
Musei Vaticani - Loggie di Raffaello - battaglia di Ostia

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La Loggia di Raffaello è un ambiente del secondo piano del Palazzo Apostolico, nella Città del Vaticano, confinante con le Stanze e facente parte del complesso delle Logge.

È celebre per un ciclo di affreschi della scuola di Raffaello riproducenti decorazioni con storie bibliche e grottesche, databile tra la fine del 1517 o il 1518 e il 1519.

Una seconda loggia già affrescata da Raffaello e aiuti è la cosiddetta Prima Loggia, al piano nobile (completamente ridipinta da Alessandro Mantovani nella seconda metà dell'Ottocento); una terza è la Loggetta del cardinal Bibbiena, al terzo piano. Le tre logge, affacciate sul Cortile di San Damaso, formano il complesso delle Logge di Raffaello o Logge Vaticane.

La facciata del palazzo di Niccolò III sul Cortile di san Damaso venne sistemata da Bramante sotto Giulio II e continuata, dal punto di vista della sovrintendenza ai lavori architettonici, da Raffaello stesso al tempo di Leone X.

Il papa mediceo poi, confermando il favore verso Raffaello e i suoi allievi, affidò loro anche la decorazione a stucco e affresco che doveva ispirarsi alla Domus Aurea, di cui era stato già dato uno straordinario saggio di rievocazione archeologica nella Stufetta del cardinal Bibbiena (1516), al terzo piano del Palazzo.

Raffaello dovette limitarsi a ideare la decorazione in generale, sovrintendere ai lavori e fornire, non sempre, i disegni per le "storiette".

Vasari elencò tra i partecipanti all'impresa Giovanni da Udine, capo-decoratore, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Tommaso Vincidor da Bologna, Vincenzo Tamagni, Perin del Vaga, Pellegrino da Modena, Polidoro da Caravaggio "e molti altri pittori".

A Giovanni da Udine e Perin del Vaga sono concordemente riferite quasi tutte le grottesche; il primo dovette occuparsi anche degli stucchi, che secondo Vasari condusse con la tecnica del "vero stucco antico", da lui "riscoperta", che prevedeva l'uso di polvere "del più bianco marmo che si trovasse" con "calcina di travertino bianco".

Per quanto riguarda la datazione della decorazione, appare inaccettabile come data di avvio dei lavori il 1513, che si legge sotto una Vittoria in stucco a sinistra della finestra nella dodicesima arcata: si tratta piuttosto di un ricordo dell'anno di elezione di Leone X.

La decorazione dovette aver inizio tra la fine del 1517 e il 1518 ed essere conclusa a tempo di record nei primi mesi del 1519: l'11 giugno è infatti registrato un ordine di pagamento a favore di "garzoni che hanno dipinto la Loggia"; inoltre due lettere in quell'anno, una di Marcantonio Michiel a un corrispondente veneziano (4 maggio) e una di Baldassare Castiglione a Isabella Gonzaga (16 giugno), annunciano il compimento dei lavori.

La tipologia aperta della Loggia fece soffrire gli affreschi per effetto delle intemperie, finché nella seconda metà dell'Ottocento non si decise di chiuderla con vetrate.

Numerosi sono i restauri che si susseguirono nei secoli, che compromisero ulteriormente la freschezza dell'originale, visibile tra l'altro nei pilastri dell'arco di fondo, dove nel 1952 vennero riscoperte delle grottesche originali protette da una parete di chiusura fatta costruire al tempo di Paolo III, appena venti-trent'anni dopo il compimento.

Secondo Antonio Paolucci, storico dell'arte e direttore dei Musei Vaticani, «Raffaello è senza dubbio il più grande pittore del secondo millennio, e la Loggia è la sua più importante eredità».

Della loggia esiste una riproduzione fedele nel Palazzo d'Inverno del Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo voluto dalla zarina Caterina II di Russia.

La Loggia corre lungo lungo tutto il lato est, per una lunghezza di circa 65 metri, ed è larga circa quattro.

È divisa in tredici piccole campate coperte da volta a padiglione.

Tutti i pilastri e le pareti del lato chiuso hanno una decorazione a stucco e affresco con grottesche, con figure legate soprattutto a temi mitologici; alcune riproducono invece opere d'arte famose, come il Torso del Belvedere, il San Giorgio di Donatello e il Giona del Lorenzetto nella Cappella Chigi, forse scolpito su disegno dallo stesso Raffaello; altre ancora sono legate ad avvenimenti contemporanei del papa e della sua corte: Leone X che impartisce la benedizione a un prelato sotto le Logge, l'Elefante Annone, ecc.

In basso corre uno zoccolo dipinto a monocromo, che riprende temi biblici, che secondo Vasari sono da riferire tutti a Perin del Vaga.

Sotto ciascuna volta si trovano quattro "storie" a fresco contornate da cornici a stucco di forma varia (esagonale, rettangolare o centinate), mentre agli angoli si trovano grottesche o decorazioni architettoniche; al centro delle volte si trovano stemmi: in quella centrale l'emblema di papa Leone X con le chiavi di san Pietro, in tutte le altre vittorie o genietti col gioco, dall'insegna personale di Giovanni de' Medici prima di divenire papa.

Le prime dodici volticelle hanno storie del Vecchio Testamento, l'ultima del Nuovo: la ricchezza di scene ha fatto chiamare il complesso anche la "Bibbia di Raffaello".

La prima volticella è decorata con quattro Storie della Genesi entro cornici esagonali: Creazione della luceSeparazione dalla terra dalle acqueCreazione del sole e della luna e Creazione degli animali.

Il reticolato con figure di angioletti è attribuito da Fischer alla mano di Raffaello, mentre le Storie sono generalmente riferite al Penni su disegno di Giulio Romano, anche se si sono fatti i nomi di Giovanni da Udine per gli animali (tra cui compaiono un elefante e un rinoceronte, esotici doni dei sultani mediorientali alle corti italiane) e di Polidoro da Caravaggio per i paesaggi. Gamba assegna la scena della Separazione dalla terra dalle acque a Raffaello, che avrebbe voluto fissare il "la" per tutta la decorazione.

Evidenti, in queste scene, sono i riferimenti alle Storie della Genesi di Michelangelo.

La seconda volta presenta le Storie di Adamo ed Eva di forma rettangolare: Creazione di EvaPeccato originaleCacciata dal Paradiso terrestre e Lavoro dei progenitori (molto danneggiata).

La tendenza prevalente è di riferirle al Penni coadiuvato da Giulio Romano.

Anche in questo caso sono evidenti i debiti michelangioleschi, mentre la scena della Cacciata appare modellata piuttosto fedelmente dalla scena analoga di Masaccio nella Cappella Brancacci.

Il monocromo sul basamento è andato perduto, ma dalle riproduzioni eseguite dal Bartoli si evince che vi erano rappresentati Caino e Abele inginocchiati davanti agli altari, l'Eterno che si rivolge ad Abele e Caino che uccide Abele.

La terza volta mostra le Storie di Noé di forma rettangolare: Costruzione dell'arcaDiluvio universaleUscita dall'arca (molto danneggiato) e Sacrificio di Noè.

Anche queste scene sono attribuite prevalentemente al Penni, con un possibile intervento più consistente di Giulio Romano nel Diluvio.

Nello zoccolo si vede l'Arcobaleno dopo il Diluvio.

La quarta volticella contiene le Storie di Abramo e Loth, di forma centinata, variamente attribuite a Giovan Francesco Penni, Giulio Romano o Perin del Vaga.

Le storie sono: Abramo e Melchisedech, la Promessa di Dio, l'Incontro con gli angeli e la Fuga da Sodoma.

Nel basamento si trova il Sacrificio di Isacco a monocromo, che Cavalcaselle riferì a un'idea di Raffaello stesso.

Le Storie di Isacco occupano la quinta volticella, eseguite forse da Penni su disegno di Giulio Romano, ma alcuni attribuiscono a quest'ultimo l'intera prima storia, mentre altri ipotizzano anche un intervento di Perin del Vaga.

Le storie, di forma rettangolare, sono: Dio che appare a IsaccoIsacco e Rebecca spiati da AbimelechBenedizione di Giacobbe e Primogenitura di Esaù.

Nella scena a monocromo è riprodotto di nuovo il Sacrificio di Isacco, molto probabilmente un errore delle maestranze che replicarono lo stesso cartone.

La sesta volta è dedicata alle Storie di Giacobbe, che condividono le stesse oscillazioni attributive delle precedenti; i paesaggi sono stati riferiti a Giovanni da Udine.

Le storie, di forma rettangolare, sono il Sogno di Giacobbe, l'Incontro con Rachele, il Patto con Labano e l'Andata a Canaan.

Il monocromo sullo zoccolo mostra la Lotta di Giuseppe con l'Angelo.

Sull'ottava volta vi sono le Storie di Mosè, di forma rettangolare: Mosè salvato dalle acque, il Roveto ardente, il Passaggio dal Mar Rosso e il Prodigio dell'acqua fatta scaturire da una rupe.

Le prime due scene e la quarta sono di solito riferite a Giulio Romano, mentre la terza è di più discorde attribuzione, forse del Romano o di Perin del Vaga.

La scena a monocromo mostra la Caduta della manna.

La successiva nona volta è decorata dalle Storie di Mosè e Giosuè, di forma rettangolare, forse di Raffaellino del Colle o frutto della collaborazione Romano/Penni.

Mostrano: la Consegna delle Tavole della Legge, l'Adorazione del vitello d'oro, la Colonna di fumo e la Presentazione della Legge agli ebrei.

Nello zoccolo il monocromo forse raffigurante Giosuè che arringa gli Israeliti.

Per la decima volta vennero scelte le Storie di Giosuè, di forma centinata, con il Passaggio del Giordano, la Caduta di GericoGiosuè che arresta il sole e la luna e la Divisione della terra promessa.

Vasari assegnò la prima e la terza storia a Perin del Vaga, attribuzione poi estesa solitamente anche alle altre. Della terza scena esisteva nell'Ottocento il cartone, che Passavant vide in casa Gaddi a Firenze.

Non è presente un monocromo per la porta che conduce alla Sala dei Palafrenieri; nonostante ciò Bartoli, in una serie di incisioni, vi collocò due figure erette e due corridoi ai lati di una porta, forse una sua invenzione, o forse una rappresentazione del perduto monocromo della campata successiva.

Nell'undicesima volticella si trovano le Storie di Davide, con la Consacrazione, lo Scontro con Golia, il Trionfo sugli Assiri e la Toeletta di Betsabea, tutte riferite a Perin del Vaga su disegno di Giulio Romano o Giovan Francesco Penni.

Non si conosce la decorazione del perduto monocromo nello zoccolo.

La dodicesima volta è dedicata alle Storie di SalomoneConsacrazione del reGiudizioIncontro con la regina di Saba e la Costruzione del Tempio di Gerusalemme.

Generalmente sono riferite a Perin del Vaga.

Il monocromo del basamento mostra Betsabea dinanzi a Davide.

La tredicesima e ultima volticella contiene le Storie di Cristo, tutte riferite da Vasari a Perin del Vaga, attribuzione accettata dalla maggior parte degli studiosi successivi.

Filippino invece fece il nome di Tommaso Vincidor, in base a raffronti tra la Natività e l'arazzo della seconda serie vaticana dello stesso soggetto.

Le quattro scene neotestamentarie raffigurate sono: la Natività, l'Adorazione dei Magi, il Battesimo e l'Ultima cena, tutte a forma esagonale.

Nel monocromo, che conclude l'intero ciclo della Loggia, si trova la Resurrezione.

 

Musei Vaticani | Appartamento Borgia

Musei Vaticani -Appartamento Borgia - sala del credo o sala dei santi
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Musei Vaticani | Lapidario Profano (ex Lapidario Lateranense)

Musei Vaticani Lapidario Profano (ex Lateranense)
Musei Vaticani Lapidario Profano (ex Lateranense)

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Inaugurato nel 1981, il Lapidario è il frutto di un lavoro di riordinamento successivo al trasferimento in Vaticano della raccolta ubicata, fino al 1963, nel Palazzo del Laterano; qui papa Gregorio XVI (1831-1846) aveva istituito un Museo di Antichità e le iscrizioni erano state ripartite in tre lapidari: Profano, Giudaico, Cristiano.

Le iscrizioni sono suddivise in due gruppi principali, in base al luogo di provenienza: “Iscrizioni extraurbane o municipali” (ulteriormente suddiviso per città: Ostia, Falerii Novi, Veio, Ferentino, Preneste, Tivoli, Tusculum, ecc., antichi centri ubicati nell’attuale Lazio) e “Iscrizioni di Roma”.

Questo secondo nucleo, più numeroso, è a sua volta distribuito per contenuto testuale (divinità, imperatori, senatori e cavalieri, personale subalterno dei magistrati, sacerdoti, calendari, militari, professioni e mestieri, ecc.), per contesti archeologici (ad esempio per tombe, come quella degli schiavi e liberti della famiglia senatoria dei Volusii Saturnini), quindi per aree extraurbane (vigne Cremaschi, Ammendola, ecc.); seguono le rimanenti iscrizioni sepolcrali di varia provenienza; si aggiungono inoltre tabulae lusoriae (tavole da gioco marmoree), piccoli cippi, cinerari, altari, iscrizioni greche, lastre iscritte su ambedue le facce, frammenti inediti.

Le iscrizioni di cava e i pesi, già nel Lapidario, sono attualmente collocati (con le condutture di piombo) presso il Mosaico Maggiore.

La collezione originaria, che comprendeva circa 3430 iscrizioni, di cui solo circa 860 interamente trascrivibili e più di 2000 frammentarie, ha conosciuto incrementi successivi.

Si segnala l’allestimento di 78 cippi e are (prima custoditi nei magazzini) nella cosiddetta “area esterna”, situata all’aperto vicino al Mosaico Minore.

Attualmente è esposta al pubblico solo parte del gruppo delle “Iscrizioni municipali”: quella relativa a Falerii Novi, a centri non identificabili, a Veio (parzialmente).

Musei Vaticani | Arte medievale

Musei Vaticani - Giotto di Bondone e aiuti, Trittico Stefaneschi (1320-1325)
Musei Vaticani - Giotto di Bondone e aiuti, Trittico Stefaneschi (1320-1325)

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  • Evangeliario di Lorsch
  • Giotto, Polittico Stefaneschi
  • Gentile da Fabriano
    • Annunciazione
    • Scomparti della predella del Polittico Quaratesi

Musei Vaticani | Arte rinascimentale, barocca e rococò

Musei Vaticani San Girolamo di Leonardo da Vinci

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  • Caravaggio, Deposizione
  • Giotto, Polittico Stefaneschi
  • Beato Angelico
    • Predella della Pala di Perugia
    • Stimmate di san Francesco
  • Filippo Lippi, Incoronazione Marsuppini
  • Ercole de' Roberti, Storie di san Vincenzo Ferrer
  • Melozzo da Forlì
    • Sisto IV nomina il Platina prefetto della biblioteca Vaticana
    • Angeli musicanti
  • Perugino
    • Resurrezione di San Francesco al Prato
    • Pala dei Decemviri
  • Giovanni Bellini, Pietà di Pesaro
  • Leonardo da Vinci, San Girolamo
  • Michelangelo, Crocifissione di san Pietro
  • Raffaello
    • Trasfigurazione
    • Madonna di Foligno
    • Pala degli Oddi
    • Fede, Speranza e Carità
  • Da Raffaello, Arazzi della Cappella Sistina
  • Correggio, parti del Trittico dell'Umanità
  • Nicolas Poussin, Martirio di sant'Erasmo

Musei Vaticani | Arte moderna e contemporanea

Musei Vaticani Perseo trionfante di Antonio Canova

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  • Henri Matisse,
  • Salvador Dalí,
  • Antonio Canova, Perseo trionfante
  • Felice Mina, medaglia Papa Giovanni XXIII

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