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- Santuario di Fonte Colombo (RI)
Il santuario di Fonte Colombo, il Sinai francescano, presso la città di Rieti è uno dei quattro santuari francescani (e convento) che delimitano il cosiddetto Cammino di Francesco nella Valle Santa reatina, insieme al convento di Greccio, al santuario di Santa Maria della Foresta, e al santuario di Poggio Bustone (convento di San Giacomo).
«Il Monte della Regola, monte Ranierio, è stato riempito dal Signore di divina dolcezza, consacrato al sapore mellifluo della sua presenza, in mezzo al festoso stuolo dei beati.
È divenuto un nuovo Sinai, dove, sentendolo tutti, fu data la legge. Un altro monte Carmelo, dove l'anima di Francesco si intratteneva e conversava con il Signore. Fonte Colombo è il monte che dobbiamo salire a piedi scalzi,perché è un luogo veramente santo.» |
(Anonimo Reatino, Actus Beati Francisci in Valle Reatina, II, 57-60, a c. di A. Cadderi, Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999.) |
Il santuario di Fonte Colombo si adagia su un costone del monte Rainiero, a circa 549 metri s.l.m., nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari che presidiano il monte scelto da Francesco per stilare la regola definitiva del suo Ordine, per questo detto il Sinai francescano.
Qui tutto è sacro: gli edifici e il bosco stesso, perché racchiude il Sacro Speco, la grotta naturale in cui Francesco scrisse la regola del suo Ordine.
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Santuario di Fonte Colombo | La Storia
L'insediamento francescano sorse nei pressi di un castrum molto importante dal punto di vista sociale ed economico: Sant'Elia Reatino.
Le fonti francescane riferiscono con grande abbondanza di particolari gli episodi avvenuti nel Santuario, ma non ci permettono di ricavare una datazione sicura delle strutture.
L'analisi architettonica permette di far risalire la cappella dedicata prima alla Vergine e poi alla Maddalena alla prima metà del XIII sec.
Un'importante descrizione del Santuario al tempo della presenza di Francesco è tramandata dal cosiddetto Anonimo Reatino, un francescano reatino che descrisse le vicende di Francesco probabilmente nei primi anni del XIV sec.
L'Anonimo racconta di abitazioni fatiscenti adattate da san Francesco a residenza dei frati.
I conventi, anticamente poco più di semplici rustici di pietra e legno, sono disposti come una corona sui colli che sovrastano la Piana Reatina (per questo detta anche Valle Santa Reatina) e sono tutti legati profondamente ad alcuni particolari momenti mistici della vita di Francesco d'Assisi.
Inizialmente punto di presidio dei benedettini dell'abbazia di Farfa, pare che il nome con cui è conosciuto gli sia stato attribuito dallo stesso Francesco, il quale salendo sul monte, vide nel bosco una fonte di acqua cristallina (che esiste tuttora) a cui si abbeveravano delle colombe bianche (Fons colombarum).
Due sono i momenti importanti della vita di san Francesco legati a questo luogo:
- Il primo, tra la fine del 1222 e l'inizio del 1223, fu la redazione della regola definitiva dell'ordine, detta "regola bollata" che fu definitivamente approvata da papa Onorio III il 29 novembre 1223. Dopo aver sostato in preghiera e digiunato per quaranta giorni (questo luogo è conosciuto anche come "Sinai francescano"), san Francesco dettò a frate Leone, in presenza di frate Bonizo da Bologna, esperto in diritto canonico, la regola dell'ordine, molto più breve di quella cosiddetta "non bollata" presentata al capitolo del 1221.
La stesura della regola avvenne in una grotta alle pendici del monte.
Sulla grotta, detta Sacro Speco, è stata poi costruito l'oratorio di San Michele, che racchiude la grotta e comprende una piccola cappella. - Il secondo momento della vita del santo testimoniato da questo luogo, è datato alla fine del 1225, un anno prima della morte, ed è legato al tentativo di guarire san Francesco dalla grave malattia agli occhi che aveva con tutta probabilità contratto in Egitto durante la quinta crociata e che lo rendeva quasi cieco.
Narrano i Fioretti (Cap. Diciannovesimo) che:
«Sendo una volta santo Francesco gravemente infermo degli occhi messere Ugolino, cardinale protettore dell'Ordine, per grande tenerezza ch'avea di lui, sì gli iscrisse ch'egli andasse a lui a Rieti dov'erano ottimi medici d'occhi [...]
San Francesco quindi, su sollecitazione dei confratelli e del Cardinale Ugolino Conte di Segni (futuro Papa Gregorio IX) fu convinto a sottoporsi ad una terribile operazione nella speranza di poter guarire dalla malattia. Fatto giungere appositamente a Fonte Colombo, il medico sottopose San Francesco alla cauterizzazione, utilizzando un ferro rovente, delle vene dall'orecchio al sopracciglio, credendo d'interrompere in tal modo il flusso di umori che si riversava dagli occhi del Santo.» |
(I Fioretti di San Francesco, cap. XIX) |
Narrano le fonti francescane che, di fronte all'emozione e alla fuga dei confratelli all'inizio del terribile intervento (in realtà una vera e propria tortura), san Francesco, mentre il medico scaldava il ferro, apostrofò "fratello Foco" pregandolo di mitigare la sua forza, invocandone la benevolenza e la cortesia.
E il fuoco risparmiò il santo dal dolore, con grande stupore e meraviglia del medico.
Il 6 gennaio 1519 il convento venne affidato alla custodia di Bernardino d'Asti e Stefano da Molina che vi fondarono i frati minori riformati.
Santuario di Fonte Colombo | Descrizione
Il complesso conventuale di Fonte Colombo è costituito da una piazzetta su cui si affacciano la chiesa consacrata il 19 luglio 1450 dal cardinale Nicola Cusano, vescovo di Treviri, e dedicata ai santi Francesco e Bernardino da Siena.
Più in basso si trovano il romitorio di San Francesco, dove il santo subì l'operazione agli occhi, la cappella della chiesa della Beata Vergine, detta anche della Maddalena, le cui origini risalgono al XIII secolo, il Sacro Speco, già ricordato, dove il santo redasse la regola ed ebbe la visione di Cristo che la confermava.
La chiesa grande è improntata alla semplicità, pur avendo subito molti rimaneggiamenti tra cui il rifacimento del portico ultimato nel 1940.
L'interno, a navata unica, è coperto a capriate.
Il coro ligneo risale al XVII sec.
Lungo la parete destra si trovano due pregevoli sculture lignee del Seicento.
Una raffigura la crocifissione con Francesco inginocchiato ai piedi di Cristo.
Nell'altra scultura, un altorilievo, si celebra l'episodio miracoloso della conferma della regola da parte del Signore che precedette la conferma del pontefice.
La chiesa ha subito diverse trasformazioni pur non perdendo la sua originaria impronta.
La prima trasformazione avvenne nel 1644 con il prolungamento del coro.
Successivamente furono aperte le finestre del presbiterio e, nel 1712, fu aggiunto un nuovo ambiente alla sacrestia.
Modifiche alle finestre e al rosone furono apportate nel XX sec.
Le vetrate della chiesa, opera di Duilio Cambellotti vennero donate ai francescani nel 1925 dal celebre cantante lirico Mattia Battistini.
I soggetti delle vetrate raffigurano, a partire dalla prima a destra dell'entrata: l'offerta del luogo del santuario a san Francesco; il dono del mantello da parte di Francesco alla donna di Posta; san Francesco e la visione della composizione della Regola (al centro, al di sopra del coro); l'operazione agli occhi di Francesco (a sinistra della porta di accesso); un episodio di Francesco con gli uccelli.
Sopra il portale la vetrata narra gli eventi del presepe di Greccio.
Al XVI sec. risale la parte del convento denominata fortilizio, comprendente otto camere.
Negli anni '80 del Seicento si costruì l'attuale foresteria e il dormitorio sovrastante.
Dallo spiazzo antistante il convento si accede a un sentiero che inizia con un cancello sul quale sono riportate le parole dell'Esodo: "Togliti i calzari dai piedi, poiché santa è la terra dove tu stai".
Il sentiero accoglie quattordici edicole con la Via Crucis in maiolica, opera di scuola napoletana databile al 1745.
Lungo il sentiero si trovano nell'ordine: il romitorio di San Francesco, la chiesa della Beata Vergine e il Sacro Speco.
Il cosiddetto romitorio di San Francesco è stato riscoperto nel 1947 ed è rimasto sostanzialmente immutato, tranne due modifiche del XV e XVIII sec.
Segue la chiesa della Beata Vergine, detta anche della Maddalena.
Gli storici che hanno studiato la struttura muraria dell'edificio hanno rintracciato formule che rimandano ai primi decenni del XIII sec.: l'arco dell'abside a sesto acuto poggiante su mensole quadrate e gli affreschi ospitati nel catino.
Sopra la porta della cappella di San Michele si legge un'iscrizione che ricorda la visita di papa Sisto IV nel 1476.
All'interno l'oratorio ospita sull'altare una raffigurazione in rame con san Francesco che riceve la regola dal Signore, opera del XVIII sec. dovuta al frate Emanuele da Como.