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Via Francigena
Via Francigena - Riserva Naturale Dell'Insugherata
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Indirizzo:
Via Paolo Emilio Castagnola 00135 Roma RM Roma, Roma Città
Descrizione:

La Via Francigena, Francisca o Romea, non era propriamente una via, quanto piuttosto un fascio di percorsi che portavano fino a Roma e alla Terra Santa

La Via Francigena è un sistema viario con molte alternative, detti anche vie romee, che dall'Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d'imbarco per la Terra santa, meta di pellegrini e di crociati.

Via Francigena
Via Francigena

Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell'apostolo Pietro, era nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela.

Per questo l'Italia era percorsa continuamente da pellegrini d'ogni parte d'Europa.

Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì s'imbarcavano per la Terra Santa.

I pellegrini provenienti soprattutto dalla terra dei Franchi, in età post carolingia cominciarono a valicare le Alpi ed entrare in Italia.

I primi documenti d'archivio che citano l'esistenza della Via Francigena, risalgono al IX secolo e si riferiscono a un tratto di strada nell'agro di Chiusi, in provincia di Siena: il nome Via Francigena è attestato per la prima volta nell'Actum Clusio, una pergamena risalente all'876 conservata nell'Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata.

A sud di Roma la "via Francigena" è attestata per la prima volta a Troia, sulla via Appia Traiana, nel Privilegium Baiulorum Imperialium del 1024.

Mentre al X secolo risale la prima descrizione del percorso: si tratta della relazione che il vescovo Sigerico fece del percorso di ritorno del pellegrinaggio che fece da Roma, alla quale era giunto per essere ricevuto dal Pontefice e ottenere il pallium, per poi ritornare a Canterbury, su quella che già dal XII verrà largamente chiamata Via Francigena.

Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione europea in epoca medioevale, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi.

Con l'itinerario primitivo, dal X al XII secolo, si entrava in territorio italico dal colle del Gran San Bernardo, da dove si scendeva in Valle d'Aosta e poi a Ivrea, quindi a Vercelli.

Nel corso del XII divenne prevalente l'altro percorso, quello che entrava in Italia dalla Val di Susa attraverso il Colle del Moncenisio (talvolta transitando anche dal Colle del Monginevro).

Spiega lo studioso Renato Stopani che «sebbene usato anche anteriormente come alternativa al Gran San Bernardo, il passo del Moncenisio nel corso del XII secolo fu sempre più transitato da uomini e merci che procedevano in direzione delle grandi fiere della Champagne, dove la presenza dei mercanti italiani si faceva sempre più consistente.

La sua scelta come punto di attraversamento dell'area alpina era perciò frequente all'epoca di Filippo Augusto, tanto che nell'area prealpina la vera strada di Francia era considerata quella che collegava al Moncenisio».

La via prese quindi a far parte di quella vasta rete di strade e percorsi che segnava l'Europa di pellegrinaggio e che univa tutti i maggiori luoghi di spiritualità del tempo.

La presenza di questi percorsi, con la grande quantità di persone provenienti da culture anche molto diverse tra loro, ha permesso un eccezionale passaggio di segni, emblemi, culture e linguaggi dell'Occidente Cristiano.

Ancora oggi sono rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che ha strutturato profondamente le forme insediative e le tradizioni dei luoghi attraversati.

Un passaggio continuo che ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politica dell'Europa moderna; è nota la frase del poeta Goethe secondo cui la coscienza d'Europa è nata sulle vie di pellegrinaggio.

A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata "Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa", assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

Via Francigena
Via Francigena

La via Francigena oggi

Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta, del Cammino di Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un simile percorso di pellegrinaggio, la via Francigena.

Com'era successo per il cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in parte sotto l'asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del Medioevo e dell'età romana.

L'interesse, dapprima limitato agli studiosi, poi estesosi a molti che, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, desideravano arrivare a Roma a piedi e poi a Gerusalemme (utilizzando le rotte navali pugliesi), ha fatto nascere una rete di "amanti della Francigena" che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e percorsi.

Ove possibile, si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate.

Puoi trovare tutte le mappe e i percorsi al link: https://www.viefrancigene.org/it/mappe/

Tra le regioni italiane, il Lazio è stato molto attivo: a partire dal 2016 ha investito sulla Francigena in termini di risorse e di promozione turistica, riattivando una serie di percorsi che hanno come fulcro Roma: in particolare, sul tratto a nord proveniente dalla Toscana, e quello a sud sulla direttrice Prenestina che attraversa Palestrina, entra nella Valle del Sacco e dopo Anagni si ricongiunge alla via Latina per dirigersi a Benevento, dove incontra l'altra direttrice, la via Appia.

Anche in provincia di Lucca sono state effettuate molte opere per recuperare l'antico tratto della Via Francigena, che giungeva proprio nella città di Lucca, una delle mete di passaggio ma anche di arrivo di molti pellegrini.

È inoltre cresciuta la necessità di avere strutture idonee per l'accoglienza dei pellegrini lungo l'intero tracciato.

In tal senso molte parrocchie ed istituzioni religiose ospitano i pellegrini muniti di credenziali, diretti verso Roma.

In anni recenti, la Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia gestisce diverse strutture di accoglienza sulla via Francigena, una in Toscana a Radicofani: l'ospedale di San Pietro e Giacomo, e una a Roma: l'Ospedale della Provvidenza di San Giacomo e di San Benedetto Labre.

Quest'ultimo si trova al Testaccio, nel centro storico di Roma, a metà strada tra la Basilica di San Pietro e quella di San Paolo.

Grazie alla collaborazione tra la Confraternita di San Jacopo di Compostella e le Figlie della Divina Provvidenza, è nata quindi la possibilità di dare alloggio a coloro che, dotati di credenziali, giungono a Roma secondo i canoni del vero pellegrinaggio.

Il nome non deve trarre in inganno: l’hospitia (dal latino “hospes”, cioè ospite), non era un luogo di cura, ma un’opera di misericordia simile ai monasteri, dove le persone trovavano asilo in ampie sale con più giacigli e un altare dove poter pregare.

Si trattava di ospizi gestiti gratuitamente e a scopo assistenziale da ordini religiosi come i Gerosolimitani, i Templari e i frati dell’Ordine di Tau; solo in un secondo tempo a queste strutture modeste si affiancarono locande e costruzioni equiparabili ai nostri alberghi, di cui nè usufruivano soprattutto ricchi mercanti, banchieri ed ecclesiastici di passaggio.

Importante è anche un certo interesse mediatico, come una serie radiofonica di Rai Radio Tre dedicata alla Francigena, poi documentari e la pubblicazione di alcune guide che stanno avvicinando un numero di persone sempre crescente, le quali, per motivi religiosi o meno, attraversano l'antico percorso.

Le istituzioni stanno lavorando in accordo con il Ministero dei Beni Culturali per mettere a sistema l'enorme patrimonio diffuso sulla penisola, le tradizioni e le feste popolari, l'enogastronomia.

Oltre alla messa in sicurezza del tracciato, sarà necessario affrontare il problema del reperimento, lungo il percorso, di strutture ricettive a buon prezzo, dislocate a distanze regolari tra le tappe, così come sarà necessario stipulare accordi e convenzioni per servizi e assistenza.

Nell'agosto 2013, la regione Emilia-Romagna, modificando le norme sull'utilizzo dei sentieri, ha permesso il passaggio sul tratto emiliano di motocicli e quad.

Nel 2017 anche la regione Campania ha dato vita al distretto turistico Viaticus con l'obiettivo precipuo di incrementare lo sviluppo del turismo religioso.

Infine la regione Puglia ha elaborato un articolato "Piano di valorizzazione della via Francigena del Sud".

Sempre nel 2017 le sette regioni italiane interessate dal tracciato hanno firmato un protocollo d'intesa per candidare l'itinerario a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO

Via Francigena - Riserva Naturale dell'Insugherata
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Percorso della Via Francigena

L'Italia meridionale

Da Roma il percorso seguiva per un lungo tratto la via Appia o la parallela via Latina fino a Benevento.

Da tale città s'imboccava la via Traiana (o via Appia Traiana) risalendo l'Appennino campano fino al valico di San Vito ove sorgeva il castello di Crepacuore, una fortezza tenuta dai cavalieri Gerosolimitani al fine di garantire la sicurezza ai pellegrini lungo il tratto appenninico.

La via giungeva quindi a Troia, nell'alta pianura del Tavoliere delle Puglie, da cui era possibile recarsi al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano o, in alternativa, si poteva proseguire lungo la stessa via Appia Traiana verso Bari, Brindisi e Otranto, i principali porti d'imbarco per la Terra santa.

Varianti
Gli ostacoli naturali che pellegrini e viandanti dovevano superare erano il canale della Manica, le Alpi e gli Appennini oltre che il fiume Po. Così come per valicare le Alpi le alternative erano almeno due (il valico del colle del Moncenisio e quello del Colle del Gran San Bernardo), anche nell'attraversare gli Appennini, i pellegrini si trovavano di fronte a diverse possibilità.

Da Ivrea a Santhià, Sigerico nel 990, percorse la via diretta "romana" a sud del lago di Viverone, variante Via Francigena (molto gradita e con segnaletica) proposta da AIVF (dal 2007) e dagli Amici della VF di Santhià.

La variante AIVF (2013), attraversato il Parco regionale Montemarcello-Magra, raggiunge l'antica Luni e Avenza e prosegue, da Massa sulla "via romana" per raggiungere Pietrasanta.

Nel tratto di Via Francigena che portava dalla Pianura padana alla Toscana, si registravano diverse "varianti" di percorso che sfruttavano i vari valichi risalendo la val Trebbia e passando per Bobbio (via degli Abati), oppure la val di Taro o ancora altre valli minori.

Dalla val di Taro una deviazione per la Lunigiana e la Garfagnana permetteva di raggiungere direttamente Lucca evitando il passaggio costiero sulla via Aurelia, variante considerata più sicura nei momenti di crisi o guerre, poiché si snodava lungo strade secondarie meno esposte e sorvegliate da una fitta rete di castelli e monasteri.

Attualmente il tratto della "variante Francigena di Garfagnana" chiamata oggi Via del Volto Santo è percorribile su antichi sentieri e mulattiere, con numerosi ponti medioevali per l'attraversamento del fiume Serchio e dei suoi affluenti.

Anche se non ancora segnalato e non attrezzato con una rete di strutture dedicate per l'accoglienza ai pellegrini (in conventi, parrocchie, ecc.) questo percorso attraversa un territorio dove l'ospitalità diffusa è garantita da una fitta rete di agriturismi, bed and breakfast, botteghe di paese, piccoli bar e ristoranti, tutto ciò rende il percorso sufficientemente attrezzato per un gradevole transito di pellegrini o trekker.

Studi recenti hanno messo in evidenza la Via Francesca della Sambuca, variante che seguiva il corso del Reno fino a Porretta Terme e andava a Pistoia, passando dall'antico castello di Sambuca Pistoiese e dal Passo della Collina.

Altre varianti usate consistevano, una volta raggiunta Piacenza, nel percorrere la via Emilia per oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra.

A testimonianza di questo percorso, si può ad esempio ricordare che la consuetudine del passaggio di pellegrini provenienti dall'Irlanda e dalla Scozia ha dato origine, già nell'alto medio evo, alla chiesa forlivese, oggi scomparsa, di San Pietro in Scotto o in Scottis.

La variante forlivese consentiva ancora la scelta di raggiungere l'alta valle del Tevere e di seguire poi il fiume fino a Roma, senza rischiare di smarrire la strada, oppure di dirigersi verso Arezzo.

Ne parla, ad esempio, Matthew Paris nel suo Iter de Londinio in Terram Sanctam.

Più a sud, dopo la morte di San Francesco e la sua elevazione agli altari, molti pellegrini deviavano dall'antico percorso per visitare Assisi.

In sintesi, si sono rinvenute una serie notevole di varianti alternative lungo la penisola, che più o meno collegate (attraverso i cosiddetti "diverticoli") alla Via Francigena, collegavano il nord e sud Europa prendendo anch'esse anticamente il nome di Vie romee o Francesche.

Via Francigena
Via Francigena

L'Italia centrale

Da Luni, costeggiando le Alpi Apuane, si raggiungeva Pietrasanta e si scendeva a Lucca.

Lucca era una delle mete principali della Via Francigena, grazie soprattutto al Volto Santo ed alle reliquie di importanti santi, quali San Regolo e San Frediano (proprio riguardo a questo santo, di origini irlandesi, molti furono i pellegrini provenienti dal Nord Europa per venerarne le reliquie).

Da Lucca si proseguiva per Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano (Aqua Nigra) e Fucecchio (Arne Blanca), dove si trovava un ponte sull'Arno.

Superato l'Arno, la prima tappa era San Genesio (San Miniato), da dove si cominciava a risalire la Val d'Elsa, anticamente passando per il crinale (attraverso San Gimignano e Colle di Val d'Elsa), dal XII secolo lungo il fondovalle (per Castelfiorentino, Certaldo e Poggibonsi), per poi giungere a Siena.

Siena dovette proprio alla sua posizione sulla via Francigena lo sviluppo urbanistico e demografico, nonché finanziario, che visse nel Basso Medioevo.

Da Siena la strada seguiva la valle dell'Arbia fino a San Quirico d'Orcia da dove risaliva la Val d'Orcia.

Di qui si scollinava in val di Paglia e si scendeva fino ad Acquapendente. Tuttavia, a partire dal XII secolo la val di Paglia si dimostrò poco sicura ed i viandanti preferivano salire fino alla Rocca di Radicofani.

Da Acquapendente si seguiva l'itinerario della antica via Cassia attraverso Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla e Sutri (o in alternativa Ronciglione lungo la via Cassia Cimina), la valle di Baccano e quindi, deviando sulla via Trionfale nei pressi della Storta, giungere a Roma vedendo la basilica di San Pietro dall'altura di Monte Mario (chiamato appunto per questo Mons Gaudii, il monte della gioia).

Il Monte Bardone
A Borgo San Donnino (l'odierna Fidenza) si lasciava la via Emilia e si risaliva la Val di Taro, passando per Fornovo e poi Cassio o Berceto.

Il valico dell'Appennino avveniva attraverso il Passo della Cisa, che allora si chiamava Monte Bardone.

Questo nome derivava dall'espressione latina Mons Langobardorum ("monte dei Longobardi") poiché i Longobardi, per andare dalla loro capitale Pavia al Marchesato di Tuscia, utilizzavano questo valico, che più tardi si sarebbe chiamato "la Cisa".

Dal Monte Bardone si scendeva in Lunigiana, attraversando Pontremoli, Aulla, Santo Stefano Magra, Sarzana e raggiungendo infine Luni.

Tra Sarzana e Luni, nei pressi dell'antico ospitale di San Lazzaro, si congiungeva con la via di Spagna, che portava i pellegrini spagnoli a Roma e quelli italiani a Santiago de Compostela salpando dall'antico porto di San Maurizio sul fiume Magra.

Il passaggio del Po

Da Vercelli in poi gli itinerari si riunivano: passavano per Robbio, Mortara e Pavia.

Il passaggio del Po in barca fra Corte Sant'Andrea, alla confluenza tra i fiumi Po e Lambro, e Calendasco, presso Piacenza, è riconosciuto come Transitus Padi, fin dal 1994, dal Consiglio d'Europa e dal 2009 anche da due Ministeri italiani.

In realtà sono attestati vari porti fluviali di Piacenza, ma soprattutto le numerose modifiche del percorso del Po impediscono di individuare il punto in cui i pellegrini attraversavano il fiume.

Da Piacenza si proseguiva lungo la via Emilia per Fiorenzuola d'Arda e Borgo San Donnino.

Il passaggio delle Alpi: Moncenisio e Gran San Bernardo

I due principali valichi alpini utilizzati dai romei erano il colle del Gran San Bernardo e il Colle del Moncenisio.

La strada del Gran San Bernardo cominciava dal lago di Ginevra, da Losanna o da Vevey, risaliva il Rodano, entrando nel Vallese, faceva tappa alla grande abbazia di Saint-Maurice d'Agaune, poi lasciava la valle del Rodano per la Val d'Entremont, ed arrivava al Passo.

Di qui scendeva la Valle del Gran San Bernardo fino ad Aosta e poi la Valle d'Aosta fino a Ivrea e quindi Vercelli.

La strada del Moncenisio si staccava già nella Champagne e si dirigeva verso Beaune, da dove scendeva la valle della Saona fino a Lione.

Poi proseguiva per Chambéry, risaliva la Valle dell'Arc fino al Colle del Moncenisio, dove sin dall'825 è documentato l'Ospizio del Moncenisio, un punto tappa ad peregrinorum receptionem.

Di lì la Via, conservata ancora oggi per ampi tratti, scendeva a Novalesa, dove oltre all'Abbazia del 726, nel borgo antico è visibile parte di una locanda medioevale detta Casa degli affreschi per le sue decorazioni.

Significativamente, presenta in facciata affreschi con gli stemmi delle regioni europee di provenienza e di destinazione degli avventori che attraversavano il valico del Moncenisio.

Si proseguiva poi verso Susa, dove si trovava la congiunzione con l'itinerario del Colle del Monginevro, di collegamento con la Francia del Sud e il Cammino di Santiago.

Quindi, percorrendo tutta la Valle di Susa, passando dalla Sacra di San Michele ed infine per l'abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, raggiungeva Torino e poi Chivasso e Vercelli, oppure costeggiava il Po lungo l'antico Itinerarium Burdigalense, fino a Pavia.

Politicamente, i due valichi erano controllati su entrambi i versanti dai conti di Savoia, che oltre alla terra d'origine, governavano anche sulla Val di Susa, la Valle d'Aosta ed il Basso Vallese.

E il dominio sui passi alpini era la ragione della loro potenza. Fino al Duecento il valico del Gran San Bernardo era più usato.

Nel corso di quel secolo si affermò il percorso del Moncenisio, soprattutto per chi proveniva dalla Francia.

Fino alle Alpi

L'asse centrale, quello seguito da Sigerico, corrispondeva alla "via di Fiandra" (route de la Flandre), la via commerciale che collegava le regioni più ricche dell'Europa tardomedievale: l'Italia e le Fiandre, passando per la Champagne, dove si tenevano le omonime fiere internazionali.

Dalle Fiandre attraversava l'Artois (Arras), la Champagne (Reims), la Franca Contea (Besançon), valicava il Giura al Colle di Jougne, per arrivare a Losanna.

Gli Inglesi s'inserivano ad Arras, provenendo da Londra (Matthew Paris) e da Canterbury (Sigerico), e attraversavano la Manica fra Dover e Calais.

A oriente c'era un altro importante "corridoio", quello rappresentato dalla Valle del Reno: Nikulás da Munkaþverá riferisce che i pellegrini prendevano il bordone a Utrecht o Deventer e poi proseguivano facendo tappa nelle città commerciali di Colonia, Magonza, Spira, Worms, Strasburgo, Basilea, infine, abbandonato il Reno, continuavano per Soletta, Avenches e Vevey.

Gli Scandinavi e i Tedeschi del Nord provenivano da Stade e arrivavano al Reno a Duisburg (Annales Stadenses) o a Magonza (Nikulás).

La variante occidentale era quella che partiva da Parigi, e a Troyes si immetteva nella "via di Fiandra".

"Francigena" significa proprio "che nasce dalla Francia".

Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC

Itinerari attestati:
L'itinerario di Sigerico

La relazione di viaggio dettagliata più antica risale al 990 ed è compiuta da Sigerico, arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il Pallio dalle mani di Papa Giovanni XV.

L'arcivescovo inglese tenne un diario in latino, oggi conservato al British Museum.

In esso descrisse le 79 tappe del suo itinerario da Roma verso Canterbury.

La descrizione del percorso è molto precisa per ciò che riguarda i punti di sosta (mansiones).

Le informazioni contenute nella cronaca di Sigerico sono molto utili per ipotizzare quale fosse, a cavallo tra il X e l'XI secolo, il tracciato originario della Francigena, tra Canterbury e Roma, parte integrante di una rete di tracciati che collegavano le regioni della Francia all'Italia.

Delle settantanove località di sosta menzionate nell'itinerario originale, si segnalano:

Roma, Sutri, San Valentino presso Viterbo, San Flaviano a Montefiascone, Santa Cristina a Bolsena, Acquapendente, San Quirico d'Orcia, Siena, Colle di Val d'Elsa, San Gimignano, San Genesio, il ponte sull'Arno presso Fucecchio, Porcari, Lucca, Camaiore, Luni, Sarzana, Santo Stefano Magra, Aulla, Pontremoli, Berceto, Borgo San Donnino, Fiorenzuola d'Arda, Piacenza, Tromello, Vercelli, Santhià, Ivrea, Aosta, Bourg-Saint-Pierre, Orsières, Saint-Maurice d'Agaune, Vevey, Losanna, Orbe, Yverdon, Pontarlier, Besançon, Cussey-sur-l'Ognon, Seveux, Grenant, Humes, Blessonville, Bar-sur-Aube, Donnement, Fontaine, Châlons-sur-Marne, Reims, Corbeny, Laon, Duin, Arras, Bruay-la-Buissière, Terouanne, Sombre.

Non sono menzionate le tappe sulla Manica e in Inghilterra.

Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, perlopiù a piedi, tutti i 1 600 chilometri del tragitto.

La percorrenza media di viaggio fu quindi di 20 km circa al giorno.

Antichissima Città di Sutri
Antichissima Città di Sutri

L'itinerario di Nikulás da Munkaþverá

Un'altra testimonianza di pellegrinaggio sulla Via Francigena è quella risalente al XII secolo dell'abate islandese Nikulás da Munkaþverá.

Di questo autore si sa ben poco ed anche il nome è incerto: Nikulás Bergsson o Bergþórsson.

Era un monaco benedettino e nel 1154 ritornò in Islanda da un pellegrinaggio in Terra Santa, mentre nel 1155 fu consacrato abate del monastero di Munkaþverá (circa 15 km a sud di Akureyri), fondato in quell'anno dal vescovo Björn Gilsson della Diocesi di Hólar. Qui egli rimase fino alla morte, avvenuta intorno agli anni 1159-60.

Il resoconto del suo pellegrinaggio dall'Islanda in Terra Santa è contenuto nel Leiðarvísir (Itinerarium), scritto in norreno.

Il viaggio si colloca cronologicamente tra il 1152 ed il 1153, mentre la scrittura dell'Itinerarium avvenne fra il 1154, anno del rientro in Islanda, ed il 1160, anno indicato dalle fonti come quello della sua morte.

Il viaggio inizia dall'Islanda, attraversa un tratto di mare verso la Norvegia fino alle coste della Danimarca; passa quindi in Germania occidentale (contrariamente a Sigerico che attraversa la Francia) e, risalendo il corso superiore del Reno, passa per la Svizzera e l'Italia.

La parte italiana non differisce sensibilmente da quella di Sigerico nella parte toscana verso Roma, ma poi prosegue sull'Appia Traiana per l'imbarco dai porti pugliesi.

Dopo l'Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che, toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e della Grecia, conduce fino all'Asia minore, in Turchia e poi a Gerusalemme.

Vengono fornite dettagliate descrizioni di strade, luoghi, chiese e monumenti d'interesse religioso (e non solo), attraversate da viaggiatori e pellegrini scandinavi che si recavano in Terra Santa.

Si legge che ad Utrecht (Paesi Bassi), "gli uomini prendono il bordone e la bisaccia e la benedizione per il pellegrinaggio a Roma".

Sono menzionate, fra le altre, le città di Magonza, Strasburgo, Basilea, Solothurn e Vevey (sul lago Lemano).

Nikulás incontra franchi, fiamminghi, inglesi, tedeschi e scandinavi diretti a Roma.

Nikulás si immise sulla via Francigena a Vevey, sul lago di Ginevra, dove convergevano le vie provenienti da tutto il Nordeuropa e quindi dove s'incontravano franchi, fiamminghi, inglesi, tedeschi e scandinavi.

Di lì proseguì per Saint-Maurice d'Agaune, Bourg-Saint-Pierre, l'Ospizio del Gran San Bernardo, Etroubles, Aosta, Pont-Saint-Martin, Ivrea, Vercelli, Pavia, Piacenza, Borgo San Donnino, Borgo Taro, Pontremoli, Luni (dove arrivavano da San Lazzaro anche i pellegrini spagnoli), Lucca, Altopascio, San Genesio, Siena, San Quirico d'Orcia, Acquapendente, Santa Cristina a Bolsena, San Flaviano a Montefiascone, Viterbo, Sutri, Roma.

Centro storico di Rieti visto da Colle San Mauro
Centro storico di Rieti visto da Colle San Mauro

L'itinerario di Matthew Paris

L'Iter de Londino in Terram Sanctam fu scritto in francese dal benedettino inglese Matteo Paris come guida per i pellegrini nel 1273; ora si trova alla British Library.

Il percorso indicato inizia da Londra, prosegue nei sobborghi di Newgate, Cripplegate, Bishopsgate, Westminster, e poi attraversa Rochester, Canterbury, Dover, Wissant, Montreuil-sur-Mer, Saint-Riquier, Poix, Beauvais, Beaumont-sur-Oise, Parigi, Provins, Nogent, Troyes, Bar-sur-Seine, Châtillon-sur-Seine, Beaune, Chalon-sur-Saône, Mâcon, Lione, La Tour du Pin, Chambéry, Montmélian, Aiguebelle, Termignon.

Passato il Moncenisio passava dalla Novalesa, Susa, Avigliana, Alpignano, Torino, Chivasso, Vercelli, Mortara, Pavia, Piacenza, Fiorenzuola d'Arda, Borgo San Donnino.

Qui venivano proposti due percorsi: quello classico attraversava la Cisa per Luni, Lucca, Siena, San Quirico d'Orcia, Montefiascone, Viterbo, Sutri, Roma, mentre il percorso alternativo toccava invece Parma, Reggio nell'Emilia, Modena, Bologna, Imola, Faenza, Forlì, bagno di Romagna, passava l'Appenino al Passo di Serra e continuava per Arezzo, Perugia, Foligno, Spoleto, Rieti, Roma.

Civita Castellana (VT)
Civita Castellana (VT)

L'itinerario di Oddone di Rigaud

Eudes (Oddone) Rigaud era un francescano, professore di teologia all'Università di Parigi, che nel 1247 fu nominato arcivescovo di Rouen.

Nel 1253 partì con un seguito per andare in pellegrinaggio a Roma: di tale viaggio è rimasta testimonianza nel Regestum visitationum, diario delle visite pastorali del presule.

All'andata Oddone, partendo da Rouen, passò per Auffay, Notre-Dame-d'Aliermont, Foucarmont, Poix, Montdidier, Noyon, Compiègne, Senlis, Chambly, Pontoise, Parigi, Saint-Maur-des-Fossés, Courquetaine, Rampillon, Le-Paraclet, Troyes, Bar-sur-Seine, Châtillon-sur-Seine, Laperrière-sur-Saône, Saint-Seine, Digione, Auxonne, Dole, Salins-les-Bains, Boujailles, Pontarlier, Cossonay, Losanna, Villeneuve, Sion, Loèche-les-Bains, Briga, Diveria, Domodossola, Pallanza, Gallarate, Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Castelmassa, Ferrara, San Giorgio di Piano, Bologna, Imola, Cesena, Rimini, Fano, Cagli, Gubbio, Assisi, Perugia, Todi, Narni, Civita Castellana, Roma.

Al ritorno fece un percorso diverso, passando da Sutri, Viterbo, Montefiascone, Acquapendente, Radicofani, San Quirico d'Orcia, Siena, Poggibonsi, Pisa, Lucca, Sarzana, Passo del Bracco, Sestri Levante, Recco, Genova, Arenzano, Savona, Carretto, Cortemilia, Asti, Torino, Sant'Ambrogio di Torino, Susa, Termignon, Saint-Michel-de-Maurienne, Aiguebelle, Chambéry, La Tour-du-Pin, Sant'Antonio di Vienne, Vienne, Lione, L'Arbresle, Thizy, Marcigny, Pierrefitte-sur-Loire, Decize, Nevers, Cosne-sur-Loire, Gien, Lorris, Cepoy, Nemours, Melun, Villeneuve-Saint-Georges, Parigi, Senlis, Compiègne, Noyon, La Neuville-Roy, Beauvais, Gisors, Le-Petit-Nojan-sur-Andelle per arrivare a Rouen.

Lago di Bolsena
Lago di Bolsena

La Via Sacra Langobardorum

Negli anni novanta del secolo XIX è nata, per ragioni turistiche più che storiche, la denominazione Via Sacra Langobardorum (in italiano: via Sacra dei Longobardi) per indicare il percorso di pellegrinaggio che partiva da Mont-Saint-Michel in Francia, passava, a metà strada dalla Sacra di San Michele in provincia di Torino, fondata da nobili in pellegrinaggio, e giungeva al Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, percorso che richiama essenzialmente quello della Via Francigena.

Un'errata campagna d'informazione turistico-culturale ha comportato che nell'immaginario collettivo si creasse l'idea che questa sia una via di pellegrinaggio staccata dalla Via Francigena, mentre non esiste alcuna documentazione storica che cita il nome di Via Sacra Langobardorum, dizione divenuta tuttavia ormai comune per indicare l'itinerario geo-culturale compreso tra Mont Saint-Michel, la Sacra di San Michele e San Michele del Gargano.

Dalla Toscana la via Francigena entra nel Lazio partendo da Acquapendente.

In caso qualcuno volesse provare una delle tappe più vicine a Roma, vi consigliamo di partire da li.

tappa #1 da Acquapendente a Bolsena

  • Acquapendente, Chiesa del Santo Sepolcro
  • Bolsena, Basilica di Santa Cristina
  • Lunghezza del percorso: km 22,1
  • Tempo di percorrenza: 5.30 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Duomo di Orvieto
Duomo di Orvieto

Itinerario: da Orvieto a Bolsena

La prima tappa laziale della Francigena segnalata nel “diario di viaggio” dell’Arcivescovo di Canterbury, è Acquapendente, dove si trova il sacello a imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Da lì il percorso tocca Bolsena, nota per il miracolo di santa Rosa, Capranica, Sutri, Campagnano e Formello, per giungere a Roma- attraverso le tappe successive – varcando Monte Mario, l’antico Mons Gaudii, nome che probabilmente richiamava la gioia dei pellegrini giunti ormai al cospetto della Città Eterna dopo il loro interminabile e pericoloso cammino.

Lungo comode strade sterrate, ci si dirige verso Acquapendente per giungere, dopo un tratto in pianura, a San Lorenzo Nuovo: ora il Lago di Bolsena si mostra in tutta la sua bellezza.

L’affascinante borgo medioevale nei pressi del lago appare particolarmente imponente con la rocca dei Monaldeschi che domina l’abitato.

I vicoli tortuosi si snodano tra case antiche, dove il tempo sembra essersi fermato.

Montefiascone (VT)
Montefiascone (VT)

tappa #2

  • Bolsena, Basilica di Santa Cristina
  • Montefiascone, Rocca dei Papi
  • Lunghezza del percorso: km 17,7
  • Tempo di percorrenza: 4.30 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Itinerario: da Bolsena a Montefiascone

Il percorso si fa coinvolgente e invita a far proprio lo spirito del viandante.

Si sale verso i monti Volsini, tra boschi, guadi e viste magnifiche del lago.

Il basolato romano emerge inaspettato tra la vegetazione e accompagna gli escursionisti per lunghi tratti, come a voler ricordare antiche genti italiche che nei secoli hanno camminato lungo la Via Francigena.

La  dà il benvenuto al termine della salita.

Il paese, bellissimo, si impone su tutto il paesaggio circostante.

Dal belvedere sotto la rocca lo sguardo spazia dal lago a gran parte della provincia di Viterbo, fino all’Umbria e al Monte Amiata; talvolta, nelle giornate di tramontana, si può avere la fortuna di vedere anche il mare.

Montefiascone - Fiera del Vino - Gara delle botti
Montefiascone - Fiera del Vino - Gara delle botti

tappa #3

  • Montefiascone, Rocca dei Papi
  • Viterbo, Piazza del Plebiscito
  • Lunghezza del percorso: km 17,8
  • Tempo di percorrenza: 4.30 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Da Montefiascone si scende verso la valle di Viterbo percorrendo l’antico lastricato che si sviluppa tra boschi di querce secolari e uliveti, dove i grandi spazi della campagna si aprono fino alla Maremma.

Le acque termali del Bagnaccio rappresentano uno speciale sollievo per i pellegrini affaticati.

La turrita Viterbo, la città dei Papi, da sempre tappa fondamentale della Via Francigena, presenta la seicentesca Porta Fiorentina con i suoi tre archi.

Le vie di pietra, le fontane antiche, i palazzi nobili e lo straordinario quartiere medievale di San Pellegrino consentono di scoprire una città ancora poco conosciuta.

Viterbo - Duomo di San Lorenzo
Viterbo - Duomo di San Lorenzo

tappa #4

  • Viterbo, Piazza del Plebiscito
  • Vetralla, Duomo
  • Lunghezza del percorso: km 16,9
  • Tempo di percorrenza: 4.15 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Lasciata la bella Viterbo il percorso prosegue seguendo le antiche vie cave di origine etrusca, sorprendenti strade scavate nel tufo.

Le sacre vie del popolo del mistero, entrano nel cuore della terra per emergere improvvisamente alla luce e negli spazi di una campagna inviolata.

Vetralla, paese di tufo, snodo di antichi percorsi e circondata dai boschi dei Monti Cimini indica che siamo nella giusta direzione.

Il cammino conduce poi verso altri boschi ombrosi e noccioleti a non finire. Le querce di Orlando, dalla grande ombra ristoratrice, prendono il nome dal paladino delle epiche gesta.

I mausolei romani e i ruderi di templi medioevali narrano le storie dei popoli che un tempo vivevano qui. Capranica, con l’antico “ospitale”, luogo di cura e ristoro per i viandanti, è l’ideale per una sosta presso le sorgenti di acqua minerale che sgorgano perenni presso la Via Cassia.

Ed infine l’antichissima città di Sutri, la bellissima città etrusca, con il suo mirabile anfiteatro scolpito nel tufo e le tombe romane, gli splendidi monumenti, la silenziosa ospitalità delle suore, accoglie chi cammina con un’atmosfera d’altri tempi.

Vetralla (VT)
Vetralla (VT)

tappa #5

  • Vetralla, Duomo
  • Sutri, Anfiteatro romano
  • Lunghezza del percorso: km 23,6
  • Tempo di percorrenza: 6 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Anfiteatro romano di Sutri
Anfiteatro romano di Sutri

tappa #6

  • Sutri, Anfiteatro romano
  • Campagnano di Roma, Chiesa del Gonfalone

Lunghezza del percorso: km 23,8
Tempo di percorrenza: 6 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Costeggiando i Monti Sabatini, il Lago di Bracciano ammicca da lontano e la verde Tuscia lascia il posto alla campagna Romana.

Il paese di Monterosi si erge sulle valli, un forno-caffè lungo la via principale offre sconti ai pellegrini che si ristorano con i prodotti locali.

Campagnano, ridente cittadina agricola e solare attende dal colle da cui si intuisce la vicinanza con Roma.

Siamo ancora in campagna, ma il respiro della città eterna inizia a farsi sentire.

 

tappa #7

  • Campagnano di Roma, Chiesa del Gonfalone
  • La Storta, Chiesa Parrocchiale
  • Lunghezza del percorso: km 22,4
  • Tempo di percorrenza: 6 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Superando abbazie secolari ed ancora boschi e guadi il pellegrino viene messo continuamente alla prova anche nel tratto finale del cammino.

Isola Farnese, vero centro Etrusco sopravvissuto nel tempo, emerge dopo l’ennesimo guado.

Ed eccoci arrivati a “La Storta”, la porta di Roma presso la quale fino a pochi anni fa era possibile avventurarsi lungo la trafficata Via Trionfale o, più saggiamente, prendere il treno fino alla stazione di San Pietro e percorrere a piedi l’ultimo tratto che conduce alla Città del Vaticano.

Oggi il tratto romano della Via Francigena subisce una variazione: si è deciso di far coincidere l’ultima porzione della Via Francigena con il sentiero che attraversa la Riserva dell’Insugherata e Monte Mario.

Il tratto ora comprende i 13,7 chilometri della Riserva Naturale dell'Insugherata e i successivi 4,9 chilometri di Monte Mario.

La nuova via storica attraverserà dunque delle aree verdi, che includeranno anche il Parco di Veio.

La nuova apertura della Via Francigena verrà percorsa sia dai fedeli che dai turisti che sceglieranno un viaggio a contatto con la natura, sia dagli appassionati delle camminate e dei viaggi a piedi.

 

tappa #8

  • La Storta, Chiesa Parrocchiale
  • Roma, Piazza San Pietro
  • Lunghezza del percorso: km 17,2
  • Tempo di percorrenza: 4.20 ore

Vie Francigene: descrizione tappa

Termina il nostro viaggio lungo la Francigena, però è importante ricordare che non per tutti i pellegrini Roma rappresentava la meta finale del viaggio.

Dalla capitale della cristianità occidentale molti proseguivano il cammino verso sud-est, diretti, attraverso molteplici percorsi, alla Terra Santa.

Questo fascio di cammini che si intrecciano seguendo l’orografia del territorio e i punti deboli dei valichi appenninici, viene oggi identificato come Via Francigena del Sud, la prima parte del viaggio che, dalle tombe di San Pietro e San Paolo, conduce ai punti d’imbarco verso il Santo Sepolcro di Cristo in Terrasanta.

In realtà le direttrici sono due: una è quella della Via Prenestina – Via Latina, che attraversa la Provincia di Roma e di Frosinone sino ai confini col Molise.

L’altra invece è la direttrice Appia che scende dai Castelli Romani nella Provincia di Latina, passa per l’antica città portuale di Terracina (dove già una parte dei pellegrini sceglievano la rotta marittima verso Gerusalemme) e giunge al fiume Garigliano, ai confini con la Campania.

Due tappe particolarmente belle attraversano le dolci campagne dei Castelli Romani e i colli della Ciociaria:

Francigena del Sud: da Castel Gandolfo a Velletri

Francigena del Sud: da Anagni a Veroli

Anagni
Anagni

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