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San Donato Val di Comino (FR)
San Donato Val di Comino (FR)
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Indirizzo:
San Donato Val di Comino (FR), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

San Donato Val di Comino è uno dei borghi più belli d'Italia, un gioiello al confine con l'Abruzzo, a un paio d'ore di auto da Roma

San Donato Val di Comino è un grazioso e caratteristico borgo di montagna all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, bandiera arancione del Touring Club Italiano per ospitalità e qualità degli eventi organizzati.

I rilievi montuosi e collinari che lo circondano, quasi a proteggerlo non solo dalle escursioni climatiche, ma anche dalla penetrazione di altre culture, hanno favorito il consolidarsi di un insieme omogeneo di tradizioni, di usi e di costumi tramandati nel corso dei secoli.

L’impianto urbanistico risulta compatto e ben conservato.

A San Donato Val di Comino sono presenti interessanti percorsi storico-culturali nel centro storico e tutti i principali attrattori sono indicati da appositi pannelli di direzione e forniti di un’ottima segnaletica di informazione, coordinata e a basso impatto visivo.

Nella salita al castello e alla torre quadrata medievale che dominano il paese dall'alto ci si inoltra così in un labirinto di pietra caratterizzato da tortuose stradine, piccole piazze e caratteristici passaggi coperti che nel dialetto local sono detti spuort'.

A San Donato Val di Comino ci sono gli spuort' della peste, della provvidenza, delle origini, dell'alluvione, e anche quello di Fra' Tommaso, illustrato da due dipinti che mostravano la vita del frate cappuccino Tommaso di San Donato (1578-1648), al secolo Tommaso Ricci, nato in paese e morto in odore di santità a Napoli, dove è sepolto nel convento di Sant'Eframo Nuovo.

San Donato Val di Comino è anche il paese degli scalpellini, che hanno costruito e decorato le case e vicoli del paese, arricchendolo da splendidi portali in pietra.

Si devono al loro estro le tante chiavi di volta poste sui portali delle abitazioni del centro storico, a identificare la famiglia e il ceto sociale degli abitanti, ma anche ad allontanare gli spiriti.

Solo le famiglie più benestanti potevano permettersi di commissionare una chiave di volta ad artigiani locali che si chiamavano Tempesta, Di Bona, Fabrizio, Cardarelli, Mazzola, Cautilli, Cellucci.

Grazie agli scalpellini sandonatesi, dopo la Seconda Guerra Mondiale il paese fu ricostruito più bello di prima, con ponti in pietra e fontane.

E furono sempre loro a consentire la ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino, che da San Donato dista solo 40 chilometri.

Nel dialetto locale il paese è chiamato «Sande Renàte», come il santo patrono, con trasformazione della d intervocalica in r, secondo una tendenza abbastanza accentuata del dialetto sandonatese, o «Sandrënnàte».

Nei paesi vicini, invece, è conosciuto come «Sandënàtë».

Nel 1862 a San Donato venne aggiunta la specificazione Val di Comino, per distinguersi da altri paesi omonimi.

San Donato Val di Comino è uno dei crocevia per il passaggio dal versante laziale a quello abruzzese tramite il valico Forca d'Acero, un valico appenninico posto a 1.538 m s.l.m.

Qualche chilometro di strada in più e sarà possibile raggiungere anche Posta Fibreno e il suo lago (Riserva Naturale lacustre), Alvito, Vicalvi, Settefrati (pittoresca Valle di Canneto con il famoso, seppur manomesso, Santuario), Arpino, Aquino, Atina, Sora, Isola del Liri, Arce e Cassino dove si trova la storica Abbazia di Montecassino.

San Donato Val di Comino (FR)
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San Donato Val di Comino (FR) | Tradizioni, Eventi & Folklore

Nelle abitazioni di un tempo, gli spazi erano angusti, in un angolo il forno per cuocere il pane, il focolare dove dalla catena sotto la cappa pendeva il paiolo di rame quasi sempre pieno di patate, un tavolo, poche sedie di paglia, scranno, "l'arca" dove si conservava il pane; il tutto era illuminato fino al 1916 con lumi a petrolio, a olio e candele. Gelosamente custoditi erano l'olio e il vino, il tesoro della campagna sandonatese.

Nell'alimentazione, il pane di grano era un lusso, si mangiava pane rosso mescolato con la segale insieme a fichi di stagione, la carne compariva di rado, ma non mancavano il vino, la polenta e le verdure. Scarseggiava il sale, che veniva barattato con le uova di gallina che ognuno all'epoca aveva sotto casa, in una piccola stalla.

A Natale si festeggiava a "ciamm'llitt'" (ciambelline di varia forma fatte con farine e patate lesse) e "Cr'spelle", a Capodanno, tradizionali erano le "Cic'r'cchiata" (palline di pasta frolla coperte di miele) e (chicchi di granturco bolliti e conditi ad insalata), alla Befana (fichi secchi, noci, uova sode e castagne) e a Pasqua (ciambellone di pane bianco con nuova sode modellato a forma di bambola) e frittata. Mentre ad Agosto con i festeggiamenti patronali: "abbacchio alla brace" e Abbuoto (involtini di interiora di agnello) alla festa di San Donato e "spezzatino con le cipolle" a Santa Costanza.

La natura incontaminata, le strutture ricettive, la posizione strategica rispetto a Roma, Napoli ed i centri naturalistici della Provincia di Frosinone, fanno del paese un centro turistico del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

La posizione geografica e gli eventi storici hanno reso San Donato particolarmente ricco di storie e tradizioni, conservate e tramandate.

Vale la pena di perdersi fra le case abbellite dai mastri scalpellini sandonatesi, sui cui portoni è spesso dipinto un “mascaron” che aveva lo scopo di allontanare il monacello, ovvero il fantasma di un bambino morto, presenza temuta nel folclore meridionale.

Nei vicoli dell'antico Borgo Medievale di San Donato Val di Comino, fra i più belli d'Italia, in una magica atmosfera, si svolgono eventi animato da colori, musica, profumi ed emozioni uniche.

  • Festa di San Donato (Agosto) Le origini di questa festa si perdono nel medioevo (VIII secolo d.C.), quando il territorio era sotto il possesso del Ducato Longobardo di Spoleto.Nel 1574 l'umanista Giulio Prudentio scriveva:
    «Nel dì di San Donato poche sono le casate che non facciano apparecchi per quanti dalla Terra o forastieri vorranno andare a mangiarvi, et quello se reputa più honorato più ne accoglie.

    Pare a loro che quanto più spendono, più se li accresca d'ogni bene et di sanità: officio veramente laudabile da persone caritative, timorate de Dio et che amano il prossimo.»

    Una fiaccolata nella notte tra il 6 e il 7 di agosto, notte della vigilia, accompagna i pellegrini che faranno la lunga veglia nel santuario. Essi sfileranno tra i vicoli del centro storico, fino ad arrivare in una piazzetta sottostante il campanile del santuario; il concerto bandistico viene interrotto e con la piazza immersa nel buio, dopo aver spento le luminarie, e gremita di gente, inizia la magia, il Caput Lucis: fuochi pirotecnici vengono fatti esplodere dalla sommità del campanile, sovrastando ed illuminando il paese dall'alto.

    Oggi, come in passato, numerosi sono i pellegrini provenienti da Monte San Giovanni Campano.

    Attualmente delle antiche tradizioni è rimasto praticamente tutto immutato, come la novena, l'arrivo dei pellegrini, il giorno della vigilia, l'inno popolare, la veglia notturna, il rito della vestizione del Santo fatto dalla confraternita e la processione per i vicoli del borgo medioevale.

  • Festa di Santa Costanza festeggiata, durante l'ultima domenica di Agosto, soprattutto dai giovani e dalle zitelle (dette "cipolle") con la rievocazione in costume, giochi popolari del 1700 e 1800, la veglia notturna, e il settecentesco "Mercatino di Santa Costanza" dedicato ai cocci e alle cipolle, l'antico menù della festa riproposto in alcune locande ricostruite lungo Via Duomo, fuochi d'artificio, concerti musicali ed una solenne processione dove è portata in trionfo da 12 paggi in abito settecentesco. Nel 1756 furono portati a San Donato Val di Comino i resti di Santa Costanza, una alle prime martiri cristiane uccisa giovanissima con un colpo di spada alla gola per non aver voluto rinnegare il cristianesimo. Accolta con onori regali, la santa fu subito innalzata a compatrona della cittadina. A queste reliquie portate a San Donato Val di Comino, venne dato il nome di "Costanza" per il semplice motivo che sopra la tomba c'era l'incisione "Costanza in fidem". La cosa certa è che sono i resti di una giovane ragazza, questo è stato confermato dall'ultima perizia medico legale effettuata diversi anni fa, custodita negli archivi parrocchiali. Il culto della martire cristiana non è mai venuto meno anche se verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso risultava notevolmente affievolito. Di conseguenza, l'allora parroco don Giuseppe Siciliano, con la collaborazione della allora Pro Loco di San Donato, al tempo coordinata da Rosanna Tempesta e dal cultore di storia locale Luca Leone - decise di ripristinarlo in tutta la sua solennità.In occasione dei festeggiamenti si rinnova annualmente il gemellaggio con i fedeli di Rosciolo dei Marsi (AQ)
  • Palio de "La Lotta" l'ultimo sabato di agosto
  • Festa Contadina a settembre
  • Il Gusto Dell'autunno (Novembre)

  • Natale Insieme - da metà dicembre fino alla domenica dopo l’Epifania, si svolge una manifestazione che comprende, fra iniziative di vario genere, anche mercatini d’arte e di artigianato, fuochi d’artificio e spettacoli
  • Teatro d'estate

    Da anni, la manifestazione vede l'alternarsi di diverse compagnie nazionali. Quando le scenografie sono relativamente contenute, gli artisti si esibiscono in uno spazio contornato dalla Chiesa di Santa Maria e San Marcello e da un palazzo settecentesco, in Piazza Giustino Quadrari. Invece, quando la compagnia teatrale porta con sé una grande scenografia, gli artisti si esibiscono in Piazza Cavour, molto più ampia della precedente.

    Negli ultimi anni, si è deciso di dare maggiore spazio agli spettacoli comici. Negli anni, alla manifestazione hanno partecipato attori famosi, tra cui: Lello Arena, Enrico Brignano, Giobbe Covatta, Luigi De Filippo, Paolo Ferrari, Pippo Franco, Nino Frassica, Oreste Lionello, Anna Mazzamauro, Dado e molti altri.

  • Il Mercato Settimanale di San Donato Val di Comino (FR) si svolge in Piazza Libertà la Domenica mattina

San Donato Val di Comino (FR)
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Che cosa vedere a San Donato Val di Comino (FR) | Monumenti e luoghi d'interesse

San Donato Val di Comino (FR) | Architetture religiose

  • Santuario di San Donato Val di Comino

In principio il Santuario fu eretto come piccola Abbazia benedettina dipendente dall'Abbazia di Montecassino.

Il primo documento in cui viene nominato è del 778 d.C.; l'anno in cui il Duca di Spoleto, Ildebrando, concedeva la chiesa ed il territorio di San Donato al Monastero di San Vincenzo al Volturno.

Dell'originale "aecclesia" non ci sono tracce, in quanto numerose modificazioni e ristrutturazioni hanno portato il santuario all'aspetto attuale.

La lunghezza dell'edificio è di 26 metri, la larghezza è di 12 metri e infine la cupola è di 18 metri di altezza, è costituito da 3 navate, di cui la centrale contiene affreschi che rappresentano i momenti più significativi della vita del santo.

Su alcune note, presenti sui registri parrocchiali, si deduce che le ricche decorazioni del "Tempio" furono realizzate dagli architetti Mastroianni di Roma, Cristoforo Bozzolini e Clemente Forzaretti di Milano nel 1780 circa.

Nel 1859 vennero iniziati i lavori di costruzione del campanile adiacente, alto 17 metri, i quali vennero ultimati nel 1921.

Nel 1915 fu eseguito il restauro dall'artista Fiorini di Sora, su indicazione del canonico Luigi Ippoliti.

Recentemente è stato effettuato un restauro degli affreschi e delle decorazioni interne e della facciata frontale.

La venerazione del santo è la dimostrazione di un antico legame che univa il "Castrum Sancti Donati" con le terre di Toscana ed Umbria e che va avanti, dopo l'anno mille con donazioni feudali tra Arezzo e Capua.

Santuario di San Donato Val di Comino (FR)
Santuario di San Donato Val di Comino (FR)

  • Duomo di San Donato Val di Comino (FR)

Le origini del Duomo, dedicato a Santa Maria e San Marcello Papa, si perdono nel Medioevo quando il paese si estese a valle.

Nel Settecento la chiesa venne ampliata (la pianta diventa basilicale, la facciata viene limitata da lesene e colonne addossate ed il timpano Mistilineo sulla fascia centrale, raccordato alle ali da due volute) e impreziosita da decorazioni che evidenziano uno stile barocco sobrio ed elegante, da un artistico coro già lodato dal vescovo Colaianni nella sua visita pastorale del 1800 e da un pregiato organo a canne realizzato da Cesare Catarinozzi.

Sotto l'altare maggiore, in un'urna di vetro, è custodito il corpo di Santa Costanza, una martire delle prime persecuzioni cristiane che l'agiografia vuole uccisa con un colpo di spada alla gola.

Sepolta a Roma nelle Catacombe di San Callisto, nel 1756 i suoi resti vennero traslati nel Duomo.

Da allora, l'ultima domenica di Agosto di ogni anno, i sandonatesi festeggiano Santa Costanza con la Novena, una solenne processione, fuochi d'artificio, un mercatino dedicato ai cocci ed alle cipolle e con un particolare menù sempre a base di cipolle.

  • Convento della Santissima Concezione
Le prime notizie che citano il Convento, risalgono al XIV secolo, esso fu sovvenzionato e costruito dalla famiglia Ricci, la stessa di Fra Tommaso, frate sandonatese prossimo alla beatificazione, e ancora oggi venerato e studiato.
Con la bolla "Instaurandae regularis disciplinae", il Papa Innocenzo X, nel 1652 ordinò la sua chiusura e soltanto due anni più tardi venne riaperto e concesso ai Carmelitani della Congregazione di Mantova.

All'interno di questa struttura, vivevano sei monaci, quattro laici e due sacerdoti, che si dedicavano alle attività religiose, artigianali e ai lavori agricoli.

Avevano una proprietà che si estendeva per circa 500 ettari di terra che delimitarono attraverso la costruzione di mura di cinta, che sono tuttora visibili nei dintorni di Via Chiaie.

Con la confisca dei beni degli Enti Ecclesiastici da parte di Gioacchino Murat, nel 1808, i Carmelitani Scalzi furono costretti ad abbandonare il convento che fu venduto all'asta e acquistato dal cavalier Giovanni Tempesta.

La chiesa, le cui origini risalgono al 1300, fu dedicata alla Madonna del Carmine e a Sant'Antonio soltanto nel 1870.

Successivamente la Confraternita del santissimo Rosario acquistò la chiesa e solo più tardi divenne parrocchia.

Nel 1872, su richiesta di alcuni genitori e del sindaco di allora, Carlo Coletti, un'ala del convento fu trasformata in Scuola di Architettura.

Il convento fu concesso prima all’ordine dei frati Francescani, poi a quello dei Domenicani, infine a quello dei Carmelitani.

Nell'estate del 1878, vi soggiornò anche la Principessa Anna Carolina Bonaparte, su invito di Quintino Fabrizio, medico legale, molto noto nel Regno di Napoli.

Nella parte interna la chiesa presenta un chiostro con volta a crociera con arcate parzialmente tamponate.

  • Santuario di San Donato Vescovo e Martire
  • Chiesa di Santa Maria e San Marcello (Duomo)
  • Chiesa della Madonna del Carmine e Sant'Antonio (Convento)
  • Chiesa di San Rocco
  • Chiesa della Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù (Cappelletta)
  • Chiesa della Madonna di Pompei (Contrada Serola)
  • Chiesa della Madonna del Divino Amore

San Donato Val di Comino (FR)
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San Donato Val di Comino (FR) | Architetture civili

  • Porta Orologio (Porta a Greco)

La Porta Orologio fu costruita nel XV secolo, spostando l'accesso alla cittadella fortificata "Castrum", verso il basso.

A destra della porta principale, ancora oggi è possibile notare la primitiva porta, costruita intorno al seicento.

Insieme alla Porta del Colle, la sua funzione principale è quella di rispondere alle esigenze di difesa dell'abitato.

Dal Medioevo in poi, c'è stato un incremento demografico tale che le nuove abitazioni venivano edificate lungo le mura preesistenti, case costruite in modo tale da poter formare un'altra cinta muraria, come gli anelli annuali degli alberi.

Infatti, il borgo medievale non è costituito da vere mura di difesa.

Gli spazi collettivi erano racchiusi e controllati da case che venivano costruite con una disposizione a schiera, l'una addossata all'altra e costituivano un efficace mezzo di protezione contro scorrerie e malviventi.
Ancora oggi, nonostante le modificazioni avvenute nei secoli, è possibile individuare le cerchia murarie che compongono il nucleo originario del paese.

Infine, sotto la Porta Orologio, sono presenti tre croci, scolpite nella pietra, che vengono attribuite a tre briganti che vennero impiccati nel XVI secolo dal Capitano Antino Tocco.

Costui, aveva una milizia formata soprattutto da sandonatesi che:

''maneggiavano bene l'armi, et sono coraggiosi, et combattono volentieri con questi tristi, quando s'incontrano con loro havendo con essi particolare odio, et inimicitia, per haver qualche volta li banditi ammazzati de la genti di San Donato''.

  • Arco di San Donato (Porta a Levante)
Questa porta, permetteva l'accesso diretto al "Castrum", per le genti che provenivano dall'Abruzzo, tramite il valico Forca d'Acero e per coloro che ritornavano dal lavoro.

Questa è stata costruita rivolta verso Nord-Nord Est aprendosi su Via Pedicata, avendo così un controllo della località "Sbarra", "dogana" prima dell'accesso al nucleo abitato.

L'arco ha una struttura a sesto acuto, costruzione tipica del Tardo gotico, non può che derivare dall'influenza dei Cantelmo che in quel periodo risiedevano in queste terre.

Ancora oggi sono visibili le sedi in pietra dove venivano inseriti i perni utilizzati per aprire e chiudere la porta.

Nel dialetto sandonatese questo posto, facente parte l'arco, viene chiamato "Glie Ammarieglie", ed è una zona molto apprezzata dai cittadini per svariati motivi: è un luogo "culto", perché in questo luogo il santo patrono, si "affaccia" per dare la benedizione al paese ed offre un punto panoramico per effettuare fotografie dall'alto al paese.

  • Arco dei Francesi
Il passato ci ha lasciato numerosi racconti sulla "Rua" come il vicolo che ospitava la guarnigione dell'esercito francese che nel 1799 controllava l'ingresso al paese.

L'abate Carlo Coletti nel 1800 scriveva: "Li perfidi francesi in poco tempo occuparono la fortezza e tutto il Regno; dove arrivavano piantavano un albero che chiamavano della Libertà con coccarda francese dà capo. Nel primo anno fecero delle imposizioni di miglioria alla Città di San Donato Val di Comino. Terre, principi e danarosi, con contribuzioni di grani, vini ed ogni altro commestibile e con ciò cominciò l'Anarchia che sembrava una Babilonia…e per l'orrore della morte, chi fuggiva in un luogo chi in un altro e questo paese si era ripieno di forestieri che fuggivano le straggi e la morte.
Finalmente arrivarono gli eserciti Moscoviti, Turchi, Inglesi, tutti a favore del nostro Re, ed uniti con le masse paesane, li discacciarono da questo Regno…ora li nostri hanno liberata Roma, la Romagna e tutta l'Italia, e godiamo la quiete e pace che il Signore ce la conservi".

Durante l'invasione, il comandante francese insieme ai suoi soldati, decise di occupare il santuario di San Donato per trasformarlo in una caserma.
Non prendendo in considerazione i divieti dell'abate Coletti, l'ufficiale entrò lo stesso nel santuario con a seguito i suoi soldati.
Per questo, venne colpito dal male epilettico, detto anche "male di San Donato" e cadde in ginocchio davanti alla statua del santo.
Ripresosi, riconobbe il peccato commesso, e in gran fretta decise di lasciare il Santuario assieme ai suoi militari, rendendo i dovuti onori al santo.

  • Arco delle origini
Il vicolo, con le sue travi in legno, resta ancora oggi uno dei più suggestivi dell'intero centro storico.
Le immagini presenti sotto l'arco sono dedicate alla fondazione dell'antica cittadina.
Un trittico, dipinto sul legno dall'artista locale Luciano Tocci, illustra le origini "altomedioevali" del borgo: dalla primitiva "ecclesia", al possesso longobardo del duca Ildebrando di Spoleto, fino al duecentesco "Castrum Sancti Donati" dei conti d'Aquino.

A sovrastare le immagini, che raffigurano la costruzione del borgo, c'è l'immagine di San Donato d'Arezzo, il patrono del paese, Vescovo e Martire durante le prime persecuzioni cristiane (IV secolo).

Il passaggio coperto è stato restaurato nel 1998.

  • Palazzo Tata-Perrelli
Palazzo Rufo (oggi Tata-Perrelli) è un'interessante traccia asburgica nel mezzogiorno d'Italia.
L'entrata principale si presenta con un'aquila bicipite, realizzata dagli scalpellini sandonatesi.

Le origini della sua costruzione risalgono agli anni di governo austriaco nel Regno di Napoli (1714-1734).
La fine del ramo spagnolo degli Asburgo, dopo la morte di Carlo II determinò la successione al trono di Spagna di Filippo V, un Borbone francese.

Fatti che sfociarono in un attacco da parte degli austriaci e nella conquista di Milano e Napoli.

Il centro di San Donato, fu investito da un cambiamento politico, tanto che si decise di costruire un edificio che consentisse lo svolgimento delle funzioni militari ed amministrative del nuovo governo.

A seguito della riconquista borbonico-spagnola della città partenopea (1734), il palazzo divenne intendenza borbonica. Nel 1860, con l'arrivo dell'esercito garibaldino, l'edificio fu circondato e preso d'assedio e vennero arrestati il notaio Domenico Rufo (funzionario del Regno) e suo fratello don Gaetano, che a causa degli acciacchi della vecchiaia, fu portato in prigione su una sedia.
All'interno del palazzo, oltre all'architettura classica, si può ancora notare la cella in cui venivano incarcerati i prigionieri.

San Donato Val di Comino (FR) 5
San Donato Val di Comino (FR)

San Donato Val di Comino (FR) | Architetture militari

  • Torre medievale dei D'Aquino

La torre, di dimensioni 5.40x5.40x12 di altezza, è isolata dalle restanti abitazioni e si erge nel punto più alto del borgo.

Eretta su uno sperone roccioso, essa permette una visuale di buona parte della Valle di Comino e del territorio circostante.

Non esistono accessi all'interno della torre dal piano terra, l'ipotesi di un accesso, posto ad un'altezza di circa 7 metri, sembra confermata dalla presenza a quel livello dello stipite destro dell'apertura inserito nello stesso cantonale e dalla discontinuità del muro con rattoppo effettuato successivamente.

La collocazione, la mole e la posizione dei punti di osservazione ne fanno un organismo autonomo utile per controllare il valico di Forca d'Acero, offrendo anche, in passato, una sicura difesa agli occupanti.

La torre di San Donato, edificata ed orientata in base alla declinazione del sole, come una bussola, indica i quattro punti cardinali, la collocazione dell'Abbazia di Montecassino e la posizione della nostra stella nel giorno degli Equinozi e dei Solstizi.

  • Le mura poligonali di San Fedele
Si ritiene che le mura siano i resti della cinta muraria di Cominium, importante città sannita distrutta dai Romani nel 293 a.C.

Il nome della contrada in principio doveva essere, prendendo spunto dal suo nome dialettale (Sante Fele), “Sancte Felix” (San Felice), ma è stato ribattezzato erroneamente con l’attuale nome di “San Fedele”.

  • La Roccia dei Tedeschi

La Roccia dei Tedeschi, (1214 metri) uno spuntone che si staglia dai lati di Monte Pizzuto (la montagna che si erge al di sopra di San Donato), era una postazione militare utilizzata dall'esercito tedesco in ritirata, in previsione di una sconfitta maturata sul fronte di Cassino, interessato dalla Linea Gustav.

Con lo sbarco ad Anzio e la caduta del Fronte di Cassino, le truppe tedesche cominciarono la ritirata verso Roma, utilizzando la Via Casilina.
I tedeschi lasciarono il paese e si ritirano verso l'Abruzzo.

Dopo qualche giorno giunsero a San Donato i pochi soldati neozelandesi del reggimento Essex sopravvissuti alla battaglia di Cassino.

Il luogo può essere raggiunto attraverso un sentiero realizzato dal CAI.

  • Le miniere di ferro di San Donato Val di Comino

Nel 1774 sulle montagne della Valle di Comino venne individuata una grande quantità di materie prime.

In quegli anni, alle pendici del massiccio del Monte Meta, fu rinvenuto materiale roccioso ricco di ossido di ferro, in seguito a degli scavi effettuati.

Nel 1852, Re Ferdinando II di Borbone, potenziò la ricerca mineraria, per poter colmare i bisogni di materie prime e metalli nei suoi stabilimenti di artiglieria.

Nella primavera del 1852, una commissione di tecnici, rinvenne nelle montagne grandi quantità di limonite (sesquiossido di ferro) e di bauxite.

Una volta che veniva estratto, il materiale veniva portato a Capolavalle, l'attuale Piazza Carlo Coletti, grazie a dei cestoni che venivano trasportati da quadrupedi.

Anche le donne partecipavano al trasporto dei minerali, portavano la limonite in testa o sulle spalle dentro cesti di vimini.

Non appena il materiale giungeva in piazza, veniva pesato e pagato agli operai e successivamente veniva trasportato alla "ferriera" di Atina dove veniva lavorato.

Le materie prime vennero estratte fino al 1860.

In seguito all'Unità d'Italia, sia le miniere, che la "ferriera" di Atina, vennero definitivamente abbandonate.

  • La Pietra di San Bernardino o "Pietra dello scandalo"

Fin da tempi antichi era abitudine per ogni cittadino che vantasse un credito, di provare a recuperarlo grazie ad una persona, pagata per tormentare il debitore, per ricordargli di restituire il dovuto.

A metà di Via maggiore, vicino all'ingresso di Via Rua, è collocata una pietra, detta di "San Bernardino" o "pietra dello scandalo", dove il debitore insolvente sedeva per alcune ore a seconda della quantità di denaro da restituire.

San Donato Val di Comino (FR)
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  • Vicolo Marozzi
Il Vicolo Marozzi, prende il nome da una delle prime famiglie che popolarono San Donato, proveniente da Sant'Urbano, "civitas cominense" dell'alto medioevo che sorgeva a metà tra la signoria di Alvito e San Donato.

In questi vicoli è predominante l'architettura medievale: ogni passaggio è collegato con altri passaggi da piccoli porticati, e da scalette ripide.

La forma tortuosa ed angusta del vicolo è data da due motivi: il primo, è per dare riparo alle abitazione, spezzando così impeto del vento gelido, il secondo, la costituzione delle abitazioni, l'une addossate alle altre, offriva miglior protezione contro assedi all'interno delle mura del castello.

Grazie alle strade strette e labirintiche, gli aggressori venivano facilmente colpiti da oggetti contundenti o da acqua bollente che gli abitanti gettavano dalle proprie abitazioni.

  • Cannesse

Cannesse è l'agglomerato più antico, che componeva il primo nucleo di case sorte attorno alla Rocca e al Santuario.

Cannesse risale all'epoca dell'incastellamento, quando i “nuovi” cittadini cominciarono a costruire le proprie abitazioni a ridosso del "Castrum", lungo i percorsi principali, mulattiere e tratturi, (il toponimo deriva da case-annesse) creando così un organismo compatto, il borgo medievale.

La morfologia del posto, a forma di ciambellone, dà il senso di un posto isolato, chiuso in se stesso e quindi ci fa capire anche la vita che vi si conduceva e delle possibilità difensive, che venivano applicate sfruttando la composizione del luogo.

Lo sviluppo del borgo è più accentuato verso Ovest per vari fattori: orografico, perché il pendio è meno ripido rispetto al Vallone Forca d'Acero; climatico, perché è più riparato dai venti freddi che spirano dal Nord e per la presenza di tratturi.

Buona parte di questo vicolo, passa esternamente al paese e conduce ad una primitiva Porta Castello, rivolta a Maestro in direzione del centro abitato di Alvito.

  • Piazza Giustino Quadrari, anticamente chiamata Piazza Tolosa

Il largario adiacente al Duomo, chiamato anticamente Piazza Tolosa, fu intitolato del sindaco Cav. Carlo Coletti allo studioso Giustino Quadrari due anni dopo la sua morte (1871).

Giustino era molto vicino alla Corte Borbonica di Ferdinando II, un suo estimatore, ebbe cariche molto importanti: fu Presidente della Reale Biblioteca Borbonica, Professore di Storia dei Concili (Storia delle Religioni) all'Università di Napoli e Membro del Consiglio Generale della Pubblica Istruzione.

Dotato di un'intelligenza molto curiosa ed acuta, di tenace memoria, era un grande studioso ed esperto di archeologia sacra, papirologia e paleografia, inoltre fu anche l'interprete dei “papiri ercolanensi”.

Il Quadrari fu molto legato alla Corte Borbonica e, alla morte di Ferdinando II (1859), ne lesse l'"elogio funebre" (edita poi a Napoli nel 1859) nelle esequie celebrate all'Università al Gesù Vecchio.

Il tema era “Viginti anni et novem annis regnavit, et fecit rectum coram Domino”.

Nel 1861, grazie al Regno d'Italia, Giustino Quadrari lascia la sconfitta Napoli per ritornare nel suo paese natio, San Donato Val di Comino.

Durante la sua permanenza a Napoli, si interessò anche di far restaurare e di rimettere a nuovo la sua antica casa paterna in Piazza Tolosa, ora Piazza Giustino Quadrari.

Essa è situata nelle adiacenze della Chiesa di Santa Maria e Marcello.

Il palazzo venne edificato e restaurato dalle brave ed oneste maestranze sandonatesi, in stile settecentesco di scuola vanvitelliana, su progetto di un architetto napoletano e si presenta, ancora oggi, come un gran bel palazzo signorile.

All'interno, lungo la parete dello scalone, si trovano epigrafi di epoca romana rinvenute nel territorio di San Donato, le quali, hanno destato molto interesse per gli studiosi come il Solin ed il Mommsen, che durante la sua visita del 1876 le registrò nel suo famoso ed importante C.I.L. (Catalogo Iscrizioni Latine).

  • La Meridiana di San Donato Val di Comino

Realizzata a Napoli nel 1891 su un disegno donato al comune di San Donato dall'Ing. Gaetano Musilli.

Fu costruita con una colata di piombo fuso su marmo, posta a dominare l'antica "Capolavalle", oggi Piazza Carlo Coletti.

Le ore indicate, vanno dalle 7:30 antimeridiane alle 4:30 pomeridiane ed ognuna di esse è divisa da intervalli di cinque minuti primi. L'ora locale viene definita dall'ombra dell'asta posta centralmente (chiamata anche "stilo").

Oltre ad indicare il tempo, la meridiana:

  • con le "linee diurne" o di "declinazione" può fornire la traiettoria del motodiurno apparente del sole in base al periodo dell'anno, quali gli equinozi e i solstizi, mediante l'ombra definita dalla piastrina rotonda forata posta sullo "stilo";
  • con la forma di un 8 allungato, (forma geometrica definita "lemniscata"), dà il tempo medio del mezzodì di Roma che è differente da quello di San Donato;
  • con le ore indicate alle estremità delle linee diurne, ci permette di avere il levare e il tramonto del sole in riferimento alle date delle singole linee.

Infine, un'ulteriore informazione, a completare questa magnifica meridiana, è fornita dai dati geografici di San Donato (latitudine nord 41°42'; longitudine est rispetto al meridiano di Roma 21') che sono impressi sul marmo.

Stele commemorativa dedicata alle vittime dell'Olocausto

Stele commemorativa ideata e progettata da Giuliano Tullio, professore e scenografo Rai, in occasione della Giornata della Memoria del 2013 con l'intento e lo spirito di voler ricordare il dramma vissuto dalla Comunità ebraica.

Il progettista ha rappresentato graficamente la tragedia dell'Olocausto incidendo dei tagli e dei profondi solchi intersecati dal filo spinato che stanno a significare le profonde ferite inferte in quel drammatico momento storico.

Alla cerimonia di inaugurazione, avvenuta il 6 aprile 2013, hanno partecipato le Autorità, la Comunità sandonatese e alcuni membri della Comunità ebraica di Roma.

Lapide commemorativa dedicata alle vittime dell'Olocausto, disegnata e progettata dallo scenografo prof. Giuliano Tullio.

San Donato Val di Comino (FR) | Aree naturali

Tante le attività che qui si possono praticare all'aria aperta, dall'escursionismo allo sci, dall'arrampicata al volo libero, dato che qui in Val di Comino correnti favorevoli consentono di lanciarsi con parapendio e deltaplano dodici mesi all'anno. Tante faggete (Forca d'Acero), e animali liberi popolano il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise: orsi marsicani e lupi, cervi e camosci.

San Donato Val di Comino (FR)
San Donato Val di Comino (FR)

San Donato Val di Comino (FR) | La Storia

Secondo alcune fonti, da tempo variamente discusse, le sue origini sono da ricollegarsi alla storia di Cominium, un avamposto sannita, distrutto nel 293 a.C. dagli eserciti di Roma, che sarebbe stato ubicato nella Valle di Comino, in particolare nel territorio contrassegnato oggi dai comuni di Alvito, Vicalvi e, appunto, San Donato Val di Comino.

Qui l'edificazione di un primo santuario dedicato al culto di San Donato appare coeva, o comunque di poco successiva, al 304, anno del martirio dell'allora vescovo di Arezzo.

Il territorio cominese appartenne, in seguito, ai Longobardi, nell'ambito della cosiddetta Langobardia Minor.

Secondo gli Scrittori di cose italiche, il primo documento noto che registra la presenza del toponimo di San Donato Val di Comino (Ecclesiam Sancti Donati in territorio Cumino) risale al 778, anno della cessione fattane da Ildebrando, duca di Spoleto, al Monastero di San Vincenzo al Volturno.

Le vicende successive sono legate agli esiti della battaglia del Garigliano del 915, da cui iniziò la migrazione delle popolazioni del Beneventano, del Cassinate e da Itri che cercavano rifugio nella protetta valle del Liri, dirigendosi verso i monti al confine tra Lazio e Abruzzo.

Il flusso migratorio diede vita così ai primi borghi della valle di comino tra i quali, quello più popolato, tanto da essere definito "civitas" e "oppidum", il borgo di S. Urbano, posto all'estrema parte settentrionale della valle tra l'attuale territorio di Alvito e San Donato.

La disgregazione di questo borgo portò, intorno al 1200, una parte dei suoi abitanti a stabilizzarsi attorno alla primitiva chiesa di San Donato, realizzando l'incastellamento, l'edificazione delle mura che provvedessero alla difesa del nucleo.

San Donato Val di Comino fu legato all'Abruzzo in termini economici (la transumanza) e politici, poiché fu posseduto dalle famiglie dei D'Aquino, Cantelmo e Cardona.

Fino al 1807 il borgo conobbe un notevole sviluppo economico e demografico, arrivando a superare i 5000 abitanti, annettendo inoltre l'abitato di Gallinaro.

Dopo l'Unità d'Italia, San Donato Val di Comino fu coinvolto nel brigantaggio postunitario, e nel 1915 fu anch'esso colpito dal terremoto di Avezzano.

Così iniziò un forte spopolamento del borgo, durante il fenomeno dell'emigrazione.

Nel 1927 con regio decreto, Benito Mussolini creò la Provincia di Frosinone, inserendovi San Donato.

Malgrado i buoni propositi del boom economico, San Donato Val di Comino non recuperò mai più le 5000 unità, e nel 1984 fu colpita da un grave terremoto con epicentro proprio nel comune, che danneggiò il centro e anche i comuni abruzzesi di Pescasseroli, Barrea e Alfedena.

Tuttavia negli anni '90 grazie alla valorizzazione culturale della Val di Comino, San Donato Val di Comino ha concentrato positivamente la sua attività economica sul turismo.

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