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Alvito (FR)
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Indirizzo:
Via Gallia, 13, 03041 Alvito FR Alvito (FR), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Alvito è un caratteristico borgo medievale abbarbicato sul Monte Morrone a 500 metri s.l.m. in provincia di Frosinone.

Alvito è un paesino da cartolina, con una caratteristica pianta a ferro di cavallo, alla cui sommità svettano i resti dell'antico maniero.

Il centro storico di Alvito è caratterizzato da piazzette e da vicoli molto stretti, per lo più a scalinata, che consentono di superare i salti di quota delle pendici del colle su cui è costruito il borgo.

Alvito si trova nella valle di Comino, fa parte del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e della comunità montana Valle di Comino.

Le prime testimonianze della presenza di un paese (Civitas Sancti Urbani) risalgono al 967, mentre la fondazione del primo nucleo insediativo di "Alvito", il cui nome sembra derivare da mons Albetum (monte Albeto), posto alle sue basi, rimonta all'anno 1096.

Nei secoli successivi lo sviluppo demografico ed economico della zona superiore della città (l'attuale frazione Castello) portò alla nascita di altri centri delle vicinanze, tuttora esistenti.

Nel corso del XIII secolo la signoria di Alvito passò sotto il dominio della potente famiglia dei conti d'Aquino, e dalla fine del Trecento venne posta sotto il governo della famiglia Cantelmo, trasformandosi all'inizio del XV secolo in Contea.

A Restaino Cantelmo si deve, nel 1350 la ricostruzione del castello, distrutto nell'anno precedente dal terremoto dell'Appennino.

Nel corso del Cinquecento, dopo essere passata al condottiero Pietro Navarro, la Contea di Alvito entrò nel dominio della famiglia Folch de Cardona, in particolare di Raimondo, viceré di Napoli, e dei suoi figli Ferrante e Antonio.

Con questi ultimi, tuttavia, attraversò un periodo di generale degrado.

Dal 1595 Alvito e buona parte della Valle di Comino diventano feudo della famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, che reggerà le sorti del ducato sino alla fine del XVIII secolo.

I Gallio abbellisco il paese, ad esempio costruendo il palazzo ducale (Palazzo Gallio) e aprendo, nel 1666, Via Gallia (oggi Corso Gallio), la strada principale, e ne vivacizzano la vita culturale.

L'epopea di questa dinastia e la storia del feudo fino ai primordi dell'età barocca si riflesse anche nella letteratura, con la pubblicazione della Descrittione del Ducato di Alvito, opera del 1633 attribuita allo scrittore immaginario Giovanni Paolo Mattia Castrucci, voluta dai Gallio e ristampata con lezioni diverse nel 1686 e nel 1863.

Nel corso del XIX secolo, la cittadina registra, in linea con la storia europea, la crescita della borghesia e la modificazione del tessuto urbanistico.

Da un lato vede la costruzione di edifici signorili sul corso principale (come ad esempio i palazzi Graziani e Sipari eretti, rispettivamente, nel 1841 e nel 1858), che decretano la spinta economico-sociale nella parte "bassa" del centro, dall'altro vi è l'acquisizione dei segni di una vita civile propri dello spirito borghese, con la costruzione di nuove arterie stradali (in particolare il collegamento Alvito-Castello, terminato nel 1914) e l'istituzione di servizi primari (Ospedale, Pretura, Liceo, Scuola d'agricoltura).

Nella seconda metà dell'Ottocento, si registra in Alvito e in tutta la Valle di Comino un'impennata dell'economia, fondata prevalentemente sull'agricoltura, ma anche, accanto allo stagionale migrazione di buona parte della popolazione bracciantile nella campagna romana, i primi fenomeni di emigrazione.

In particolare, i flussi migratori sono registrati, alla fine del XIX secolo, sia verso l'Europa balcanica, in particolare Turchia e Bulgaria, sia verso le Americhe, con destinazioni principali Brasile e Stati Uniti.

Nello stesso periodo, si verificano anche episodi di tratte minorali verso l'Europa continentale, e in particolare in Francia, dove molti bambini alvitani vengono portati a lavorare nelle vetrerie.

Dall'inizio del Novecento i flussi interessano, prevalentemente, gli Stati Uniti d'America.

Nel 1919, su iniziativa di Vincenzo Mazzenga, vi fu istituita la prima colonia agricola di Terra di Lavoro, per gli orfani dei contadini periti nella prima guerra mondiale, che rimase attiva sino alla metà degli anni trenta.

Durante la seconda guerra mondiale, nonostante la vicinanza con il fronte di Cassino e la presenza di un comando tedesco, Alvito fu risparmiata dagli attacchi aerei.

Tuttavia, presso la località Fontanelle fu giustiziato l'11 maggio 1944 il partigiano abruzzese Giuseppe Testa, decorato della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Nel corso del Novecento, il centro cominese è stato più volte colpito da eventi sismici, i principali dei quali registratisi nel 1901, nel 1915 e nel 1984, che comunque non ne hanno intaccato il patrimonio storico-artistico.

A causa della mai cessata emigrazione, indotta prevalentemente dall'assenza di lavoro, così come avviene in altre piccole realtà meridionali, e nonostante il territorio ricada nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Alvito subisce da tempo un costante spopolamento.

Qualche chilometro di strada in più e sarà possibile raggiungere anche Posta Fibreno e il suo lago (Riserva Naturale lacustre), San Donato Val di Comino, Vicalvi, Settefrati (pittoresca Valle di Canneto con il famoso, seppur manomesso, Santuario), Arpino, Aquino, Atina, Sora, Isola del Liri, Arce e Cassino dove si trova la storica Abbazia di Montecassino.

Borgo medievale di Alvito (FR)
Borgo medievale di Alvito (FR)

Dove dormire ad Alvito (FR) e dintorni



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Alvito | Manifestazioni

  • Festa patronale di San Valerio Martire il sabato dopo la Pentecoste;
  • Festa di San Rocco (15-16 agosto);
  • Feste patronali nelle contrade: Santa Maria del Campo (ultima domenica di agosto), Sant'Onofrio (seconda domenica di settembre), Santa Mesia Elia (quarta domenica di settembre).
  • "Agosto Alvitano" con sagra de "l' pan'a moll'", tornei sportivi, rassegna cinematografica, cabaret, mostre di arte, pittura e ricami curate da maestri locali, rappresentazioni teatrali di argomento e di lingua dialettali, curate dalla locale Filodrammatica "Gabriele D'Annunzio", concerti e danze.
  • Sagra de "Il Farro" a dicembre;
  • A febbraio il Carnevale delle contrade con sfilata di carri allegorici.

Alvito | Usi e costumi

  • " Premio Letterario Val di Comino" a cura del Centro Studi in ottobre;
  • "Castello Reggae" nella frazione Castello a fine estate
  • "Agosto Alvitano"
  • Lavorazioni della ceramica e del ferro battuto, ricami.

Alvito | Gastronomia

  • Pan'a moll' (pane casereccio raffermo con verdure, legumi e cotiche di maiale),
  • sagne con fagioli,
  • polenta con spuntature di maiale,
  • le caciate (panzerotti ripieni di ricotta, canditi e cioccolato),
  • a Natale il tradizionale e tipico torrone di pasta reale.

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Cosa vedere ad Alvito | Monumenti e Luoghi di interesse

Castello Cantelmo - Alvito (FR)
Castello Cantelmo - Alvito (FR)

Alvito | Architetture religiose

  • Insigne Collegiata di San Simeone Profeta;
  • Convento di San Nicola (XVI sec.)
  • Chiesa di San Giovanni Evangelista
  • Chiesa di Santa Teresa
  • Chiesa di Santa Maria Assunta (con le spoglie di Santa Mesia Elia martire, patrono del Castello)
  • Chiesa di Santa Maria del Campo
  • Chiesa di San Rocco
  • Chiesa della Santissima Trinità (Peschio)
  • Convento dei Cappuccini

Alvito |Architetture civili

Borgo medievale di Alvito (FR)
Borgo medievale di Alvito (FR)

Alvito | La Valle 

Dal basso verso l'alto (dalla Valle al Castello), si hanno numerosi esempi di architetture civili, che risalgono al periodo dal Seicento all'Ottocento.
Tranne il caso di Palazzo Elvino (XVI sec.), la più antica fra le dimore private, che si trova nel rione detto "Ospedale", gli altri palazzi d'interesse storico-artistico si trovano concentrati nelle due arterie stradali principali del paese, Corso Gallio e Corso Silvio Castrucci.
In particolare, lungo il primo corso, si susseguono i seguenti palazzi:
  • Palazzo Ducale (fine XVI-inizio XVII sec.). Eretto dalla famiglia Gallio, duchi di Alvito dall'inizio del Seicento alla fine del Settecento, i lavori di costruzione iniziarono nel 1596, sotto il cardinale Tolomeo Gallio, e terminarono intorno al 1633, con Francesco I Gallio. Acquistato all'asta nel 1839 da un gruppo di alvitani, fu donato alla cittadinanza. Da allora è, infatti, la sede del Municipio.
  • Palazzo Graziani (XIX sec.). Eretto dalla famiglia Graziani, originaria di Villetta Barrea, fu costruito nel 1841, da Marco Graziani. Il figlio, Achille, lo arricchì di importanti collezioni archeologiche, tanto che nella prima metà del XX secolo vi fu aperto un museo. È di proprietà privata.
  • Palazzo Sipari (XIX sec.). Eretto dalla famiglia Sipari, originaria di Pescasseroli, fu costruito nel 1858, in occasione del matrimonio tra Carmelo Sipari e Cristina Cappelli. Vi è nato Erminio Sipari e vi è stato ospitato, tra gli altri, Benedetto Croce, figlio di Luisa Sipari, a sua volta sorella del proprietario Carmelo. È di proprietà privata.
  • Villa Mazzenga (XIX sec.). Eretta dalla famiglia Mazzenga alla fine dell'Ottocento, inglobando parte della settecentesca dimora Simeoni, la villa è appartenuta a Vincenzo Mazzenga. Circondata da un ampio giardino, che si sviluppa fuori Porta Jacobelli, è di proprietà comunale.

Lungo il secondo corso, che rappresenta anche la strada che dal centro porta al Castello, o prospiciente ad essa, si trovano nell'ordine:

  • Palazzo Castrucci (XIX sec.);
  • Palazzo Rosati (XVII sec.), con accesso da "Strada Maggiore";
  • Palazzo Santoro (XIX sec.)
  • Palazzo Ferrante (XVIII sec.l)

Alvito | Il Peschio

  • Palazzo Panicali (XVII sec.)

Alvito | Piana

  • Villa di Collebuono (XVII sec.), località Collebiono

Alvito | Architetture militari

  • Castello Cantelmo
  • Ruderi della Torre Palombara (appartenuta a Mario Equicola)

Alvito | Aree naturali

  • Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
  • Fossa Majura, una dolina carsica, profonda 100 metri, dal diametro di 1 chilometro nella sua sommità.

Alvito | Castello Cantelmo (fine XI sec.)

Il Castello Cantelmo di Alvito è un'antica fortezza posta sulla cima di un colle sovrastante la piana d'Alvito, che si sviluppa in direzione nord-est sud-ovest, dove è pure l'abitato di Castello, frazione intramoenia di Alvito e centro di fondazione dell'attuale città, uno dei primitivi abitati sorti dopo il disfacimento della benedettina Civita di Sant'Urbano. Dagli anni novanta è di proprietà del Comune di Alvito, che sta provvedendo a ricostruirlo nelle parti andate, col tempo, distrutte, e a riconsolidare quanto rimasto, per promuovervi incontri culturali e manifestazioni sociali. È anche conosciuto col nome di Castello di Alvito, benché amministrativamente si indichi in tal senso l'intera frazione alvitana in cui è sito il maniero.

Ancora alla fine del XIX secolo il castello doveva apparire grossomodo integro delle sue strutture e conservare tutta l'imponenza originaria. Diversi terremoti del XX secolo e anni di abbandono però causarono il crollo e la perdita degli elementi architettonici più vistosi, dal maschio alle merlature.

La struttura architettonica è costruita secondo i modelli dell'economia militare e non ha subito interventi di restauro filologico o manieristico come successo ad altre strutture simili e conserva quindi tutte le forme medievali. Gli elementi principali sono i sistemi difensivi, disposti progressivamente da un perimetro esterno al centro e l'edificio in cui risiedevano i castellani.

Una prima cerchia muraria alta cinque metri circonda tutta l'area su cui si è sviluppato il castello, di forma trapezoidale, ricavata spianando la cima del colle; alle prime mura, che si innalzano per cinque metri, corrispondeva un fossato profondo altri cinque nel lato che dà verso il centro abitato.

Una seconda cerchia muraria proteggeva l'edificio vero e proprio, protetto da quattro muraglioni a scarpa, con quattro torri angolari alte 14 metri e larghe 11 di circonferenza alla base e 9 alla cima.

Al centro della seconda cerchia si ergeva un edificio quadrangolareil maschio, che si innalzava per 11 metri più in alto rispetto al resto del castello: al lato sud dell'edificio dovevano trovarsi le stanze della nobilità, mentre nei restanti locali risiedeva la servitù e le guardie

Una torre ottagonale ne proteggeva l'accesso.

Dagli anni Novanta il castello è di proprietà del comune di Alvito, che sta provvedendo a ricostruirlo nelle parti andate, col tempo, distrutte, e a riconsolidare quanto rimasto. I primi interventi risalgono al 1994 e sono stati affidati dalla Provincia di Frosinone all'architetto Giulio Rossetti, che ha curato la ricostruzione, con le pietre originarie, di parte delle torri, delle merlature e dei principali ingressi, ripulendo gli accessi e restaurando le volte principali.

Alcuni ambienti sono ancora in fase di ricostruzione. La struttura ospita nel periodo estivo una manifestazione culturale denominata Castello Reggae, in cui diversi musicisti si esibiscono con composizioni e performance di ispirazione caraibica, con gli strumenti e i suoni tipici della musica reggae, dello ska e del rhythm and blues. In uno dei cortili interni è stata installata una voliera.

Castello Cantelmo - Alvito (FR) Piazza d'armi
Castello Cantelmo - Alvito (FR) Piazza d'armi

Alvito | Convento di San Nicola (XVI sec.)

Il Convento di San Nicola è un ex convento dei francescani conventuali della città di Alvito, di origini cinquecentesche, ma con rifacimenti settecenteschi, a cui è annessa l'omonima chiesa. È oggi un edificio pubblico, per buona parte di proprietà dell'amministrazione provinciale di Frosinone, con all'interno un istituto tecnico statale per l'agraria, mentre la chiesa appartiene al "Fondo edifici di culto" che afferisce al Ministero dell'interno.

L'edificio fu costruito del 1516 con le rendite della chiesa di Santa Maria del Campo, prepositura benedettina nella Valle di Comino, ricondotta da allora all'amministrazione cittadina alvitana. Il convento fu edificato fuori dalle mura, alle pendici del colle su cui giace la città, su una propaggine che si spinge nella sottostante piana di Alvito. Viene citata la sua ricchezza, testimoniata anche dalla sontuosità dell'edificio.

Ampliato e restaurato nel 1720, nella seconda metà del XVIII secolo il pontefice Clemente XIV, che vi aveva passato un anno come maestro dei novizi, lo fece arricchire e ornare di numerose opere d'arte, tanto che fu chiamato il "il piccolo Montecassino".

Le strutture architettoniche presentano forme artistiche vicine al tardo-barocco romano o barocchetto.

Di interesse artistico nell'edificio si ricordano il chiostro, rimaneggiato dopo recenti restauri, e un bel portone d'ingresso. La chiesa, ad una sola navata, è posta al lato settentrionale dell'edificio. Custodiva un tempo due quadri di Raffaello.

Alvito | Insigne Collegiata di San Simeone Profeta

Ricordata già nel 1101, sin dall’inizio fu chiesa parrocchiale del rione omonimo. Nel 1296 Bonifacio VIII le accordava molti privilegi. Nel XVII secolo era già collegiata, il cui capo è l’unico a potersi fregiare del titolo di arciprete.

Altri privilegi liturgici le furono concessi da pio VII nel 1830. Dell’antico costruzione è rimasta solo la base del campanile, mentre tutta la chiesa è stata ricostruita nel 1527, con l’innesto della cupola all’incrocio tra navata e transetto.

La veste attuale è settecentesca, con la decorazione del soffitto a cassettoni e gli stalli lignei del coro. Nel 1656 vi fu traslato il corpo di S. Valerio, protettore del paese.

Alvito | Palazzo Ducale (fine XVI-inizio XVII sec.)

Palazzo Gallio (o Palazzo ducale) è la sede del Municipio di Alvito.

Prende il nome dalla famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, che infeudò Alvito e buona parte della Valle di Comino dal 1595 al 1795. Il palazzo sorge nell'odierna Piazza Guglielmo Marconi, alla confluenza tra Corso Mario Equicola e Corso Gallio. Vi ha anche sede, con accesso a parte, nel lato destro dell'edificio che dà su Piazza della Vittoria, il G.A.L. "Versante laziale del Parco nazionale d'Abruzzo".

Fu costruito, in più volte, dal 1596 alla metà del Seicento.

In particolare, secondo lo storico Domenico Santoro, i lavori del palazzo vennero ultimati da Francesco Gallio nel 1633.

Da piazza Marconi vi si accede attraverso un porticato detto “le logge” - fatto costruire da Tolomeo II Gallio, figlio di Francesco, intorno al 1668 - alla sinistra del quale è stata posta, nel 1907, un'iscrizione lapidea in memoria di Mario Equicola. Nell'androne si sviluppa un affascinante coevo scalone: alla sua a metà, si legge un'ulteriore epigrafe volta a ricordare i 21 alvitani che, nel 1839, acquisirono il palazzo per donarlo alla municipalità come sede dell'amministrazione civile e giudiziaria.

Infatti, dopo l'eversione della feudalità (1806-1808), il palazzo restò nominalmente ad uno degli eredi dei Gallio, vale a dire Carlo Pignatelli, duca di Montecalvo, al quale però fu espropriato e messo all'asta, nel 1839, presso il tribunale civile di Terra di Lavoro, con sede in Santa Maria Capua Vetere. Al primo grado dell'incanto risposero, vincendo, con la cifra di 4701 ducatidue esponenti della borghesia armentaria abruzzese, i cugini Pietrantonio Sipari di Pescasseroli e Marco Graziani di Villetta Barrea. Essi, tuttavia, decisero di desistere, nel grado successivo (il cosiddetto "grado di sesto"), trovandosi di fronte il predetto gruppo di alvitani, rappresentati all'incanto da Giuseppe Mazzenga.

Palazzo Gallio fu, in tal modo, acquistato dagli alvitani per la cifra di 6402 ducati.

Alla fine della scalinata si trova l'ex “Sala del Trono”, con soffitto a padiglione, oggi splendida cornice di forma rettangolare del Teatro comunale di Alvito.

Sulla destra, invece, si accede sia agli uffici dell'amministrazione comunale, sia all'antica “Galleria”, che ospita le assise del Consiglio comunale.

Questo lungo e ristretto salone, in cui spicca un bel camino settecentesco, è contornato da dipinti realizzati da allievi della scuola di Luca Giordano.

Ancora sulla destra della galleria-sala del Consiglio si accede ad un'ampia stanza in cui è ospitata la mostra permanente di criptozoologia, realizzata nel 1999 nell'ambito delle iniziative del Parco nazionale d'Abruzzo. Nella stessa stanza si affaccia, oltre all'ufficio del settore urbanistica, anche una porta che immette, attraverso una scala a pioli, in quella che un tempo era la sala da letto del Duca, oggi sede all'Archivio storico comunale.

Ritornando indietro, e percorrendo gli uffici dell'amministrazione e dell'anagrafe, si trova alla fine del primo piano l'Ufficio del Sindaco, l'antico "Gabinetto", sul cui soffitto risplende la copia - gli originali, infatti, sono andati perduti - di affreschi ispirati al poema Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

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