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Palazzo Sforza Cesarini a Genzano di Roma
Genzano di Roma
Genzano di Roma - Infiorata
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Palazzo Sforza Cesarini a Genzano di RomaGenzano di RomaGenzano di Roma - InfiorataGenzano di Roma - InfiorataGenzano di Roma - InfiorataGenzano di Roma - Infiorata
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Indirizzo:
Genzano di Roma 00045 RM Genzano di Roma (RM), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Genzano di Roma, sul lago di Nemi, è il borgo famoso in tutto il mondo per L'Infiorata, un lungo tappeto di fiori di circa 2 mila metri quadrati che corre lungo la città durante le celebrazioni del Corpus Domini.

Genzano di Roma è famosa anche come la “Citta dell’Infiorata”, il che sottolinea l’importanza che riveste questa tradizione antica, riconosciuta dal Ministero del Turismo come “Patrimonio d’Italia per la tradizione” per la sua capacità di esprimere e promuovere l’immagine nazionale e di valorizzare la storia e la cultura del territorio. La manifestazione, dal XVIII secolo, prevede la realizzazione di un tappeto floreale di circa 2 mila metri quadrati, che ritrae immagini religiose.

Questo prende vita dal Duomo Vecchio e prosegue lungo tutta la via della processione, in occasione del Corpus Domini. Suggestivo anche lo “spallamento” finale, che vede i bambini correre dalla scalinata della Chiesa per andare a disfare i quadri di petali.

Tradizionale anche la Festa del Pane casareccio I.G.P. di Genzano che si tiene nel mese di settembre: gli stand gastronomici invadono il centro storico e vengono organizzate anche delle visite guidate al Lago di Nemi. Da non perdere la “bruschettata” finale.

La storia di Genzano ha visto come protagonista la nobile famiglia Sforza -Cesarini, che dal Seicento ne trasformò l'aspetto urbanistico erigendo l'omonimo Palazzo e il bel Giardino romantico ottocentesco, che si affaccia sul lago di Nemi.

Il borgo è inoltre ricco di parchi, edifici civili e belle chiese da visitare.

Innanzitutto il Palazzo Sforza-Cesarini. Progettato da Ludovico e Domenico Gregorini nel 1713, è frutto di un rifacimento dell’antico castello preesistente, volto alla creazione della dimora estiva dei due casati Sforza-Cesarini, i signori di Genzano.

Gli architetti lo resero davvero particolare, così come lo possiamo ammirare oggi. Il palazzo è famoso anche per l’illusione ottica che rende distorti alcuni elementi della struttura.

Il Parco Sforza- Cesarini è certamente una delle cose da visitare a Genzano.

Questo giardino ottocentesco fu edificato per volere del duca Lorenzo Sforza-Cesarini, in onore di sua moglie Carolina Shirley.

In pieno stile romantico, custodisce una natura meravigliosa che s’affaccia sul Lago di Nemi, ricca di lecci, sequoie e cedri.

All’interno sono presenti anche grotte, una vasca che raccoglie l’acqua e alcuni finti ruderi.

Talmente bello, il parco, che è stato ritratto da numerosi artisti del Grand Tour.

Il Duomo Vecchio. Chiamata così dai genzanesi, la Chiesa di Santa Maria della Cima è il complesso ecclesiastico più importante della città e risale al 1638, periodo barocco, stile che è possibile ritrovare in ogni angolo, nonostante la struttura abbia subito diversi restauri nel corso degli anni.

Poi la chiesa della Santissima Trinità, chiamata Duomo Nuovo in contrapposizione a quello Vecchio. Consacrata nel 1808, è caratterizzata dalla facciata romana in stile cinquecentesco e al suo interno ospita quattro piccole cappelle e la cupola con quattro grandi pennacchi, nei quali sono raffigurati i quattro Evangelisti.

La Chiesa di San Francesco, meta di moltissimi turisti ed un vanto per i cittadini, è in stile barocco nonostante la facciata minimale. Al suo interno custodisce le tombe di alcune personalità importanti degli Sforza e dei Cesarini.

Genzano di Roma
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Cosa vedere a Genzano di Roma | Monumenti e luoghi d'interesse

Genzano di Roma | Architetture religiose

  • Collegiata della Santissima Trinità (parrocchia cattolica) di stile neoclassico eretta tra il 1778 e il 1801
  • Chiesa del Santissimo Salvatore (parrocchia cattolica)
  • Chiesa di San Giuseppe Lavoratore (parrocchia cattolica)
  • Chiesa dei Cappuccini (parrocchia ortodossa di Santa Anastasia martire)
  • Santa Maria della Cima (Santuario)
  • Romitorio di San Michele
  • Santissimo Nome di Maria (Landi)
  • Immagine della Madonna (piazza Paolo Mocchetti)

Architetture civili

  • Palazzo Sforza Cesarini
  • Palazzo Hamerani (attualmente Palazzo Comunale)
  • Casino Maratti
  • Villa Santa Fiora
  • l'ex "Casa del Fascio" (attualmente sede dell'IPSIA, istituto professionale)
  • Villa "M. Mecheri"
  • Parco Sforza-Cesarini
  • Parco "Palmiro Togliatti"
  • Villa degli Antonini
  • Fontana di San Sebastiano
  • Le due Fontane di Via Livia

Nel mese di novembre 2020, nel cortile della scuola elementare Edmondo De Amicis, durante alcuni scavi per la manutenzione degli impianti di riscaldamento, è stata ritrovata una tomba "a cappuccina", probabilmente di epoca romano-imperiale. La Soprintendenza effettuerà ulteriori scavi per comprendere l'entità del sito archeologico.

Palazzo Sforza Cesarini a Genzano
Palazzo Sforza Cesarini a Genzano

Aree naturali

Lago di Nemi
Lago di Nemi

Genzano di Roma | Origine del nome

Il più antico documento in cui si rinviene il toponimo "Genzano" (IPA: [ʤenˈʦano],) è una bolla di Lucio III datata 2 aprile 1183.

L'origine del nome "Genzano" è tuttora fonte di discussione.

Per alcuni il poggio su cui sorge il paese, posto sul bordo esterno del Lago di Nemi, proseguimento del "Nemus Aricinum", era dedicato alla dea Cinzia ("Cynthia Fanum"), il cui culto era unito a quello di Diana nemorense.

Per Nicola Ratti, invece, l'etimologia deriverebbe da fundus Gentiani, cioè dal terreno di proprietà della famiglia romana Gentia.

Palazzo Sforza Cesarini a Genzano
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Genzano di Roma | Storia:

Genzano di Roma | Antichità

Nelle età precedenti il territorio dell'odierna Genzano ricadeva sotto la giurisdizione di Lanuvium e Aricia, ma verosimilmente non è stato mai sede di alcun centro abitato, sia pur piccolo.

Ciononostante, nel territorio genzanese sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici latini e romani.

Nei pressi dell’asse stradale della Via Appia antica, in corrispondenza della sella tra i rilievi di Montecagnoletto e la zona di Monte Canino, è stato rinvenuto, agli inizi del ‘900, il XIX cippo miliario della via Appia, il cui ritrovamento è stato di grande utilità per una corretta ricostruzione topografica della zona.

L’iscrizione, ancora visibile, è difficilmente decifrabile e si riferisce al restauro della Via Appia ad opera dell’imperatore Nerva.

Genzano di Roma | Età medievale

È stata ipotizzata la presenza, attorno al X secolo, di un piccolo insediamento saraceno al quale sarebbe legata l'introduzione della coltura della canapa.

Nel 1153 il territorio, dove già nel XII secolo era stata eretta una torre da parte dei Gandolfi (torre abbattuta nel 1188), venne dato in possesso, dal Papa Anastasio IV, ai cistercensi dell'Abbazia di Sant'Anastasio alle Acque Salvie.

Nel 1255, i cistercensi vi edificarono un grande Castello fortificato attorno al quale crebbe poi lentamente il paese (Genzano Vecchio). Riferisce l'erudito Gaetano Moroni:

«Genzano Vecchio ebbe mura castellane, e torri di opera saracinesca da quelle parti da cui poteva essere attaccata, cioè da aquilone, ponente, e mezzodì: mentre dalla parte orientale era invincibilmente difesa dall'altissima rupe a picco del cratere del lago Nemorese. Molti avanzi di tali mura ed alcune torri sono tuttora in piedi. La porta principale di Genzano, prima che si edificasse il palazzo baronale, a capo agli stradoni, era nel luogo del portone del palazzo Cesarini […]; da ciò ebbe origine il diritto antichissimo di passare per l'odierno portone, per gli abitanti di Genzano Vecchio»
(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Vol. XXIX, p. 26, In Venezia: dalla Tipografia Emiliana, 1840)

Genzano fu retto dai Cistercensi senza soluzioni di continuo fino al 1378, allorché venne donato dall'Antipapa Clemente VII a Giordano Orsini quale compenso per servigi ricevuti. Nei successivi due secoli, Genzano conobbe l'alterno dominio dei monaci cistercensi, degli Orsini, dei Savelli e dei Colonna.

Nel 1402 il borgo venne completamente distrutto da un incendio e la sua ricostruzione costrinse i Cistercensi ad alienare numerose proprietà.

Infine, i Cistercensi nel 1428 vendettero Genzano e Nemi ai Colonna per la cifra di 15 000 fiorini.

Nel 1479 per cessione di Giovanni Colonna figlio di Odoardo, fu acquistato con Nemi dal Cardinale Guillaume d'Estouteville, Camerlengo di S.R.C. durante il pontificato di Sisto IV per 13 300 ducati, con patto di retrovendita, e alla morte di costui, dai due figli illegittimi Girolamo e Agostino.

Nel 1485 passerà nuovamente ai Colonnesi, ma sotto la giurisdizione della Santa Sede.

I Colonna reggeranno Genzano per circa 80 anni.

Sotto i Colonna Genzano ebbe l'esenzione delle tasse, il che portò a un primo lieve incremento demografico.

Palazzo Sforza Cesarini a Genzano
Palazzo Sforza Cesarini a Genzano

Genzano di Roma | Periodo Cesariniano

Nel 1563 il castello fu ceduto, per 150 000 scudi, da Marcantonio Colonna, il futuro vincitore di Lepanto (1571), a Fabrizio Massimi e da questi, il 2 ottobre del 1564 a Giuliano Cesarini, marchese di Civitanova Marche.

Iniziò in questa data il periodo Cesariniano, un periodo di sviluppo economico, demografico e urbanistico per Genzano.

Il 10 agosto 1565 Giuliano Cesarini emanò lo "Statuto".

Nel 1643 Giuliano III Cesarini tracciò le olmate, degli stradoni ombreggiati da quattro filari di olmi, e ristrutturò il palazzo baronale.

Scrive Gaetano Moroni: "Gli stradoni olmati partono da un punto centrico, e divergendo, quello a destra è la strada corriera che guida alla città, quello di mezzo il più lungo e piano conduce al palazzo Cesarini, e l'altro a manca porta al convento de' cappuccini".

Lo stesso duca, nel 1636, aveva iniziato la ricostruzione della chiesa di Santa Maria della Cima, con dipinti di Francesco Cozza.

Nel 1696 la figliuola di Giuliano III, Livia, ultima erede dei Cesarini, vi farà porre i corpi delle martiri Sante Tigri e Vincenza, protettrici di Genzano con S. Tommaso di Villanova.

Giuliano III, nel testamento del 1667 lasciava al figlio Giovanni Giorgio, oltre a Genzano, anche i possedimenti di Ardea, Rocca Sinibalda e Civita Lavinia.

Tuttavia quattro anni dopo, alla morte del duca (1671), non vi erano più eredi diretti: erano già deceduti anche i due figli maschi, le due figlie maggiori erano in convento e l'unica figlia libera era ancora bambina.

Genzano venne retto dal fratello di Giuliano III, l'ecclesiastico Filippo Cesarini, il quale intendeva far sposare la figlia terzogenita di Giuliano III, Clelia, con Filippo Colonna principe di Sonnino.

La secondogenita di Giuliano III, Livia, suora oblata, lasciò il convento e sposò Federico II Sforza dando origine alla famiglia Sforza Cesarini.

Donna Livia contribuì in maniera decisiva al piano urbanistico della cittadina, portando a termine nel 1708 la costruzione di Genzano Nuova, impiantata su un sistema di triangolazioni, secondo il piano del 1643 ideato dal padre Giuliano III.

Tra la prima metà del XVII e l'inizio del XVIII secolo venne innestato un secondo tridente, più interno del primo (quello delle Olmate), costituito dalla via Livia (1680 circa), la strada dove si svolge nella ricorrenza del Corpus Domini la tradizionale Infiorata, dalla via Sforza (1708), e dalla via che conduce al convento dei Cappuccini.

Questo particolare impianto urbanistico, coordinato da alcuni noti architetti romani del periodo Tommaso Mattei e Ludovico Gregorini, estremamente innovativo per l'epoca, caratterizzato da un duplice trivio (tridente olmato e tridente edificato), suscitò l'ammirazione di molti artisti del tempo, tra i quali Carlo Maratta, che qui si stabilì e risiedette per diversi anni.

Nel 1677 l'ultimo dei Cesarini, Filippo Cesarini, aveva fatto costruire, lungo la strada corriera di Genzano Nuova, la chiesa di San Sebastiano affiancata dal Conservatorio delle Maestre Pie; queste due opere saranno sciaguratamente distrutte nel 1916 dall'amministrazione comunale dell'epoca.

L'incremento demografico nei secoli XVI e XVII determinerà l'espansione di Genzano verso la pianura sottostante (Genzano Nuova).

La rottura dell'isolamento geografico di Genzano comportò, oltre a notevoli vantaggi economici, il coinvolgimento in eventi bellici.

Genzano fu infatti coinvolta nella Guerra di successione austriaca: dal maggio al novembre 1744 Genzano fu infatti occupata dalle truppe austriache, guidate dal principe Johann Lobkowitz, il quale fronteggiava le truppe ispano-napoletane, guidate dal re di Napoli Carlo di Borbone, accampate a Velletri e sul monte Artemisio.

L'attacco del Lobkowitz, nella notte fra il 10 e l'11 agosto 1744 (Battaglia di Velletri) venne respinto dalle truppe ispano-napoletane permettendo così la sopravvivenza del giovane Regno delle Due Sicilie.

Dal 1781 al 1808 si procede alla costruzione della chiesa neoclassica della Santissima Trinità, su disegno di Giulio e Giuseppe Camporese, figli di Pietro.

Anche Genzano ebbe una sua parte nei fatti del 1798.

Con la Restaurazione, e la fine della feudalità, Genzano entrò sotto le dipendenze dirette della Santa Sede che lo elesse a capoluogo; nella sua giurisdizione erano comprese anche Nemi, Civita Lavinia (ora Lanuvio) e Ardea.

Proprio Ardea fu una frazione di Genzano di Roma fino al 1817.

Il 26 agosto 1806 un grave terremoto causò vittime e numerosi feriti in ambito cittadino così come nella vicina Rocca di Papa.

Il 23 settembre 1828 Genzano ebbe il titolo di città da parte del papa Gregorio XVI.

Genzano di Roma - Infiorata
Genzano di Roma - Infiorata

Genzano di Roma | Periodo Post-Unitario

Con la presa di Roma e la fine del Potere temporale, Genzano entrò a far parte dello Stato italiano.

Il Consiglio comunale propose la modifica del nome in Genzano di Roma per evitare confusione con Genzano di Lucania, approvata con Regio decreto legge 5 gennaio 1873.

Tra la fine dell'Ottocento e l'avvento del fascismo, Genzano è stata spesso teatro di battaglie sociali, soprattutto di lotte contadine per la distribuzione delle terre.

Durante il Ventennio centinaia sono stati i cittadini arrestati e condannati al carcere o al confino, o addirittura assassinati dai fascisti (Salvatore Buttaroni, Germano Previtali). Gravissimi furono inoltre i danni subiti dalla cittadina durante la Seconda guerra mondiale, soprattutto in conseguenza dei bombardamenti aerei nel periodo successivo allo sbarco di Anzio.

Tra il 31 gennaio 1944 e 14 aprile 1944 sono stati uccisi 109 cittadini genzanesi; Genzano fu quasi rasa al suolo, avendo avuto più dell'80% delle case distrutte o fortemente danneggiate.

Una testimonianza tratta dalla pagina del 9 febbraio 1944 del Diario (Journal du Noviciat) che una suora francese delle Piccole Suore dell'Assunzione di Genzano, probabilmente suor M. Marguerite-Elisabeth, tenne in quei giorni:

«Una bomba è caduta sulla piazza (la piazza antistante Santa Maria della Cima, NdR) scavando un grande e profondo cratere e provocando una frana che ha sepolto vive più di cinquanta persone ricoverate in una grotta scavata sotto la piazza medesima.

I tentativi per liberare quelli che sono ancora vivi non hanno dato alcun risultato.

Il minimo colpo di piccone provoca numerosi franamenti minacciando di seppellire i soccorritori.

A un certo punto si è creduto di poter comunicare con gli sventurati, si è visto un braccio che si tendeva, si è sentita una voce di donna gridare: «Più piano, ci sono dei bambini qui sotto…»

Ma la terra all'improvviso richiude lo spiraglio.

Di più, gli uomini che hanno tentato il salvataggio, essendo stati visti dai tedeschi, che requisiscono tutti coloro sui quali possono mettere le mani, sono stati catturati sul posto e arruolati a viva forza.»

(Diario di Guerra delle Piccole Suore dell'Assunzione di Genzano, traduzione di Leo Evangelista, Albano Laziale, Diocesi di Albano, p. 26, 2000)

Genzano di Roma - Infiorata
Genzano di Roma - Infiorata

Genzano di Roma |Simboli

La colonna nello stemma comunale si riferisce all'epoca in cui Genzano era sotto il dominio della famiglia Colonna, i primi possessori laici del feudo; la mezzaluna rappresenta la vittoria di Marcantonio Colonna contro la flotta dell'Impero ottomano nella battaglia di Lepanto; sulla colonna è avvinto un ramo di vite a ricordare la tradizione vitivinicola del territorio; l'acronimo S.P.Q.G. (Senatus Populusque Genzanum) sottolinea l'unione del Comune e del popolo per il bene comune.

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