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Grottaferrata
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Indirizzo:
Grottaferrata 00046 RM Grottaferrata (RM), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Piccolo ed elegante borgo alle porte di Roma, Grottaferrata è conosciuta per l'Abbazia di San Nilo e per la storica fiera d'origine medievale che vi si tiene annualmente a Marzo.

Quando, nel 1004, San Nilo da Rossano ed i suoi seguaci presero possesso del terreno rurale occupato da ruderi di una villa romana, che Gregorio I dei Conti di Tuscolo aveva loro donato come residenza, notarono subito un locale a volta quasi perfettamente conservato dotato di una finestra con ferrata.

Probabilmente il primo accampamento dei monaci fu nei paraggi, se non all'interno, della "cripta" ferrata, che diventò elemento caratterizzante del territorio: lentamente l'area, che non aveva una denominazione specifica, prese nome di Cryptaferrata. Viene recentemente citata dal Nibby anche in greco Kρυπτοφεράς, seppur il nome del comune nacque da radice latina.

Nel territorio dei Colli Albani, la civiltà si andrà sviluppando a partire dal I millennio a.C.; in particolare, la prima presenza umana nel territorio di Grottaferrata è riferibile alle necropoli di Boschetto, Villa Cavalletti e Villa Giusti, risalenti al periodo laziale I e II A (1000 a.C. - 830 a.C.): la necropoli di Villa Cavalletti è anche una delle più vaste dell'epoca, con una cinquantina di tombe.

Nella necropoli di vigna Giusti invece sono presenti strutture più sofisticate, che presentano delle pseudo-cupole ed un ricco corredo funerario con rozze figurine votive umane.

In età romana il territorio criptense non venne toccato da insediamenti importanti, tranne alcune ville suburbane di ricchi cittadini romani come Marco Tullio Cicerone (probabilmente presso l'attuale abbazia di Santa Maria di Grottaferrata) e la famiglia degli Scriboni-Libones a Castel de' Paolis, ai confini con Marino.

Il sito di Grottaferrata inoltre, per la sua vicinanza con l'importante città di Tusculum e per la presenza della via Latina, venne probabilmente evangelizzato da san Paolo di Tarso e da san Pietro apostolo, che secondo una tradizione avvalorata da più fonti diffusero il Cristianesimo nell'area dei Colli Albani.

Il cristianesimo del resto nel III secolo era già ben organizzato nell'area tuscolana, a giudicare dall'esistenza delle catacombe di Ad Decimum rinvenute al X miglio della via Latina, presso l'attuale Borghetto di Grottaferrata: ed un altro sepolcreto cristiano doveva sorgere attorno al XII miglio della via Latina, presso l'attuale Bivio.

Nel 370 Giovanni di Cappadocia, allievo di san Basilio Magno, fondò un monastero basiliano al XV miglio della via Latina, presso l'antica Roboraria e l'attuale Molara: la presenza di religiosi orientali nel Lazio e nel Mezzogiorno d'Italia era all'epoca molto forte, basti pensare che nell'XI secolo si calcolavano circa 540 monasteri basiliani nelle sole regioni peninsulari meridionali più il Lazio meridionale e la Sicilia.

Abbazia di San Nilo - Grottaferrata
Abbazia di San Nilo - Grottaferrata (RM)

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Grottaferrata | La Storia

Nel corso del VII, dell'VIII e del IX secolo i papi estesero il proprio potere temporale su Roma e su larga parte dell'attuale Lazio approfittando del vuoto del potere politico: in quest'epoca nacque l'organizzazione del territorio in patrimonia e massae rurali, latifondi gestiti da diaconi direttamente soggetti al papa.

Attorno al XII miglio della via Latina ed a Valle Marciana sarebbe stata collocata una massa, la Massa Marulis, presso la quale sorgevano almeno due chiese menzionate in numerosi passi del Liber Pontificalis.

Nell'846 un'incursione saracena seminò terrore e distruzione in molti luoghi dell'Agro Romano, fino ad Ariccia, Frascati ed agli Appennini: la minaccia saracena gravò sui centri a sud di Roma fino al 926, quando i maomettani furono definitivamente scacciati dalla regione.

Nel 1004 san Nilo da Rossano raggiunse il Lazio dalla Calabria dopo il suo lungo peregrinare per varie località del Sud Italia, e si sistemò con i suoi seguaci presso il summenzionato cenobio basiliano di Sant'Agnese alle pendici del Tuscolo.

Gregorio I dei Conti di Tuscolo, esponente di spicco della potente casata romana dei Conti di Tuscolo, donò allora al monaco calabrese un terreno prossimo al XII miglio della via Latina occupato da resti di strutture romane: nacque così l'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata.

San Nilo morì pochi mesi dopo aver fondato il monastero, al tramonto del 25 settembre 1004.

I suoi compagni proseguirono i lavori ed in breve la chiesa abbaziale venne completata e poté essere consacrata da papa Giovanni XIX, figlio di Giovanni I dei Conti di Tuscolo, il 17 dicembre 1024, sotto l'intitolazione della Madonna di Grottaferrata.

I primi archimandriti dell'abbazia dopo san Nilo furono Paolo, Cirillo e san Bartolomeo il Giovane: l'abbazia inoltre ottenne da molti papi il riconoscimento della propria autonomia rispetto ai cardinali vescovi della diocesi suburbicaria di Frascati.

La tradizione racconta che papa Benedetto IX, per fare ammenda della propria vita scandalosa, nel 1048 si fece monaco basiliano presso l'abbazia criptense, dove morì nel 1065.

Il suo sepolcro è probabilmente stato ritrovato durante alcuni scavi ottocenteschi sotto al pavimento della chiesa abbaziale.

Nel 1155 Guglielmo I "il Malo" di Sicilia saccheggiò le terre dell'abbazia, imitato nel 1163 da Federico I "Barbarossa" del Sacro Romano Impero: i monaci di conseguenza fuggirono dall'abbazia e ripararono a Subiaco presso i monaci benedettini, portando con sé grandi ricchezze.

Pochi anni dopo, nel 1241, l'imperatore Federico II "di Svevia" del Sacro Romano Impero saccheggiò nuovamente l'abbazia, portando via pregevoli opere in bronzo di età romana.

Durante le guerre tra papa Urbano VI e l'antipapa Clemente VII combattute all'inizio dello Scisma d'Occidente (1378-1417), nell'aprile 1379 l'archimandrita Girolamo diede ospitalità all'esercito antipapalino formato da mercenari francesi e bretoni che il 21 aprile affrontò l'esercito papalino comandato dal capitano di ventura italiano Alberico da Barbiano nella battaglia di Marino, svoltasi nell'attuale Valle dei Morti tra Marino e Castel de' Paolis.

Museo dell'Abbazia greca di San Nilo | Santa Maria di Grottaferrata
Abbazia greca di San Nilo | Santa Maria di Grottaferrata

Grottaferrata | Dal Quattrocento al Seicento

Papa Martino V nel 1428 ridusse l'abbazia a commenda, nominando il primo abate commendatario nella persona di tale Oddone de Variis, un proprio parente fedele alla causa della sua famiglia, i Colonna.

Il successore di Martino V, papa Eugenio IV, nel 1432 abolì la commenda e nominò archimandrita Pietro Vitali, già archimandrita prima del 1428: questi si impegnò a recuperare tutti i beni dell'abbazia ed intervenne al concilio di Basilea, Ferrara e Firenze (1431-1439) in merito alla riunificazione della chiesa cattolica e della chiesa ortodossa.

Nel 1462 papa Pio II istituì nuovamente l'abbazia in commenda, nominando abate commendatario il cardinale Basilio Bessarione, che non solo si interessò della sistemazione del patrimonio librario ma fece redigere la "Platea" o "Regestum Bessarionis", un elenco di tutte le proprietà dell'abbazia.

Nel 1463 Pio II, durante la sua visita ai Castelli Romani, visitò Grottaferrata, lasciando una viva testimonianza del viaggio nei suoi "Commentarii".

Alla morte del cardinale Bessarione nel 1472 gli succedette come abate commendatario il cardinale Giuliano della Rovere (che nel 1503 diventerà papa Giulio II), il quale pensò bene di prevenire ogni futuro saccheggio dell'abbazia dopo l'ultimo dell'estate 1482, perpetrato ai danni dei monaci basiliani dalle soldatesche di Fabrizio I Colonna, alleato del duca di Calabria Alfonso d'Aragona nella guerra tra papa Sisto IV e Ferrante d'Aragona.

Fu così rapidamente realizzata l'imponente cinta muraria dell'abbazia, che risultava già almeno parzialmente compiuta nell'ottobre 1492, quando l'elezione di papa Alessandro VI mise in allarme il cardinale della Rovere che si rifugiò nell'abbazia, salvo poi dover fuggire nella più fortificata Ostia (1494) e quindi in Francia.

Con la morte di Alessandro VI, dopo il breve papato di transizione di papa Pio III (settembre-ottobre 1503), nel novembre 1503 salì al soglio papa Giulio II, che concesse immediatamente la commenda dell'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata alla famiglia Colonna, nella persona del cardinale Giovanni Colonna, cui nel 1508 succedette Pompeo Colonna.

Tra il 1512 ed il 1535 la commenda spettò al cardinale Ippolito de' Medici, cui succedette tra il 1535 ed il 1555 il cardinale Giovanni Maria Ciocchi del Monte (che lascerà la commenda per diventare papa Giulio III).

Tra il 1554 ed il 1557 la commenda spettò al cardinale Fabio Colonna, ma gli venne tolta da papa Paolo IV durante una guerra contro i Colonna, ed incamerata ai beni della Camera Apostolica.

L'abate commendatario Alessandro Farnese il Giovane, in carica dal 1564 al 1589, fu il primo abate commendatario della famiglia Farnese.

Il secondo fu il cardinale Odoardo Farnese, in carica dal 1589 al 1626.

Nel periodo farnesiano venne costruito ed affrescato il palazzo dell'abate commendatario all'interno del recinto dell'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata e venne realizzata la decorazione della cappella dei Santissimi Nilo e Bartolomeo, eseguita da Domenico Zampieri detto "il Domenichino".

Alla morte di Odoardo Farnese, iniziò il periodo degli abati commendatari della famiglia Barberini: il primo fu Francesco Barberini "seniore", in carica dal 1626 al 1679: seguirono il cardinale Carlo Barberini dal 1679 al 1704 ed il cardinale Francesco Barberini "iuniore" dal 1704 al 1738.

Abbazia di San Nilo - Grottaferrata
Abbazia di San Nilo - Grottaferrata (RM)

Grottaferrata | Dal Seicento alla seconda metà dell'Ottocento

Nel Settecento, si succedettero abati commendatari appartenenti a diversi famiglie: il fiorentino Giovanni Antonio Guadagni dal 1738 al 1759, il veneziano Carlo Rezzonico "iuniore" dal 1759 al 1799, infine il romano Ercole Consalvi che fu l'ultimo abate commendatario, in carica fino alla definitiva abolizione della commenda nel 1824.

Nel 1761 papa Clemente XIII promulgò un motu proprio con cui regolamentava lo svolgimento della Fiera di Grottaferrata in due periodi, a marzo e a settembre: se la fiera di settembre è attestata già dalla seconda metà del Quattrocento, la fiera di marzo più antica di cui abbiamo memoria è dei primi anni del Seicento. (Dal 1996 la fiera si è spostata in un vasto piazzale asfaltato presso via del Grottino e viale San Nilo, coprendo un'area di 14.000 m2, di cui 12.000 m2 coperti da tensostrutture.)

Durante la Repubblica Romana (1798-1799) l'abbazia venne probabilmente occupata dai francesi, che chiusero e saccheggiarono diversi conventi dei Castelli Romani.

Ad ogni modo, fu solo con l'occupazione napoleonica del 1807 e l'annessione del Lazio alla Francia che la commenda venne abolita, i beni abbaziali espropriati (nonostante la controversia giuridica sollevata dai monaci basiliani) e Grottaferrata con il suo territorio aggregati al cantone di Marino.

Con il ritorno di papa Pio VII nello Stato Pontificio nel 1814 il cardinale Consalvi poté rientrare nel possesso della commenda e in tale posizione rimase fino alla sua morte, nel 1824.

In seguito ad alcuni scandali sorti nell'abbazia papa Gregorio XVI nominò visitatore apostolico ad acta Mario Mattei, cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Frascati.

Il 3 giugno 1848 Grottaferrata ottiene l'autonomia comunale da papa Pio IX: il primo sindaco criptense è il commerciante Giovanni Passamonti, che era stato fra i più impegnati per dotare il paese dei servizi fondamentali che consentissero l'aumento della popolazione ed il conseguente riconoscimento dell'autonomia rispetto alla comunità di Frascati.

Il primo sviluppo urbanistico venne incentivato lungo l'asse dell'attuale corso del Popolo; viene inoltre assicurato un regolare rifornimento idrico anche al di fuori dell'abbazia.

Nel frattempo, le cartiere vengono modernizzate dal nuovo proprietario Luigi Passamonti e nel 1868 lo stabilimento inizia a produrre la carta moneta dello Stato Pontificio.

Grottaferrata | Dalla seconda metà dell'Ottocento alla seconda guerra mondiale

Il decoro urbano e l'impianto fognario di corso del Popolo venne deciso dall'intervento dell'architetto Agostino Mercandetti del 1872; nel frattempo il paese si espande in direzione di Frascati e Squarciarelli, lungo la direttrice della strada statale 216 via Maremmana III.

Vengono edificate le nuove chiese periferiche del Sacro Cuore (1918-1928) e di San Giuseppe (1889).

Si moltiplicano i villini eclettici e liberty della medio-alta borghesia romana, mentre a Squarciarelli nel 1921 sorge la celebre fabbrica di ceramiche artistiche dei fratelli Tidei.

Grottaferrata | Dalla seconda guerra mondiale al Duemila

Se il centro abitato di Grottaferrata non è stato sconvolto dalle incursioni aeree anglo-americane, il territorio criptense è stato colpito marginalmente con il bombardamento della sorgente dell'acquedotto di Squarciarelli l'8 settembre 1943 e con la distruzione dell'aeroporto militare tedesco in località Molara il 30 gennaio 1944.

Proprio in comune di Grottaferrata, nella galleria di Colle Oliva della ferrovia Roma-Frascati, presso Villa Senni, i tedeschi avevano nascosto due cannoni ferroviari Krupp K5 da 238 mm capaci di bombardare la testa di ponte anglo-americana di Anzio: mentre tutte le altre postazioni simili nascoste in varii luoghi dei Castelli Romani furono individuate ed annientate con i bombardamenti aerei, i due "cannonissimi" rimasero indenni ed oggi uno di essi, soprannominato dagli americani "Anzio Annie", è esposto ad Aberdeen, Maryland, negli Stati Uniti, presso il Proving Grounds Museum.

La mattina del 4 giugno 1944 i primi reparti anglo-americani raggiunsero Grottaferrata dopo gli ultimi scontri con i tedeschi sul Monte Cavo, e si dirigono rapidamente verso Marino dove alcuni tedeschi oppongono resistenza presso la località San Rocco.

Cosa vedere a Grottaferrata | Monumenti e luoghi d'interesse

Grottaferrata | Architetture religiose:

Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata

L'abbazia fu fondata nel 1004 da san Nilo da Rossano, ed in breve diventò un notevole centro culturale: istituita in commenda dal 1428 al 1824, attualmente è un'abbazia territoriale retta dall'Ordine Basiliano Italiano di Grottaferrata.

All'interno dell'imponente cerchia muraria, voluta dall'abate commendatario cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II, si trovano il cinquecentesco palazzo dell'abate commendatario e la chiesa conventuale, di origine medioevale ma rifatto in stile barocco con l'intervento di Baldassarre Peruzzi, Taddeo e Federico Zuccari Domenichino, Luigi Capponi, Antonio da Sangallo il Giovane, e, forse, di Gian Lorenzo Bernini.

Chiesa del Sacro Cuore

La chiesa fu edificata per volontà di Maria Santovetti Tanlongo su circa 3000 metri quadrati di terreno di sua proprietà nel 1918-1928, ed affidata ai padri salesiani fino al 1963, anno dell'istituzione in parrocchia della chiesa.

Lo stile della chiesa è il neogotico, ed il campanile fu aggiunto solo negli anni sessanta: l'ampio interno a pianta basilicale è decorato da un mosaico nel catino absidale e da vetrate policrome, dono del marchese Alfredo Dusmet.

 Presso la chiesa esistono un oratorio pomeridiano, un campo da calcio, un teatro e un cinema fornito di impianto audio eccellente.

Lo Scorso parroco in carica Monsignor Raffaello Torelli Vicario generale della Diocesi uscito in carica il 3 settembre 2011. Il suo successore entrato in carico il 4 settembre è Don Claudio Cirulli.

Chiesa di San Giuseppe

Questa chiesa, sita in località Squarciarelli, fu costruita per volontà del proprietario terriero Nicola Santovetti nel 1889, per un costo di costruzione di 15.000 lire italiane.

Affidata ai monaci cisterciensi, fu tolta a questi per la scarsa volontà pastorale di alcuni monaci ed affidata attorno al 1905 ai monaci basiliani dell'abbazia criptense, che la tennero fino alla costituzione in parrocchia nel 1919.

Fu parzialmente distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita più semplicemente, ed ulteriormente modificata negli anni sessanta.

All'interno, a tre navate, si trovano una "Sacra Famiglia" di Silverio Capparoni e la tomba di famiglia dei Santovetti.

Casa Santa Rosa

La Casa Santa Rosa delle Suore Francescane Missionarie di Maria, meglio note localmente come "Monache Francesi" (poiché l'ordine fu fondato da Hélène de Chappotin de Neuville a Nantes, in Francia, nel 1874), fu costruita nel sito di una proprietà della famiglia Santovetti tra il 1892 ed il 1914, con una sospensione dei lavori nel 1893 a causa del ritrovamento nell'area del convento di alcuni resti di età romana attribuiti ad una villa suburbana di Marco Tullio Cicerone.

La chiesa conventuale venne completata nel 1931: le suore si resero attive nella vita civile criptense quando accolsero gli sfollati del terremoto di Messina (1908) e del terremoto della Marsica (1915), ed ancora quando aprirono una casa di convalescenza per i soldati feriti durante la prima guerra mondiale (1915-1918).

Più di recente, le religiose hanno prestato servizio presso l'Ospedale Civile San Sebastiano di Frascati.

Museo dell'Abbazia greca di San Nilo | Santa Maria di Grottaferrata
Museo dell'Abbazia greca di San Nilo | Santa Maria di Grottaferrata

Grottaferrata | Architetture civili:

Palazzo Santovetti

Il palazzo, già esistente nel Settecento tanto che nel 1741 ospitò papa Benedetto XIV, fu modificato nelle forme attuali a partire dal 1872 con l'acquisto da parte di Antonio Santovetti, che affidò il progetto all'architetto Enrico Celso Donnini.

All'interno del palazzo è notevole la cappella, affrescata da Silvestro Capparoni.

Fino agli anni cinquanta le grandi cantine del palazzo, oggi di proprietà della famiglia Ranchella, hanno ospitato le rinomate Cantine Santovetti, note a livello nazionale per la produzione di vini locali di ottima qualità.

Villa Cavalletti

Nel 1596 il marchese Ermete Cavalletti acquistò la tenuta dal cardinale Bartolomeo Cesi: la villa fu costruita ed arredata nel Settecento, e nel secondo dopoguerra appartenne alla Compagnia di Gesù: attualmente ospita una comunità cattolica d'integrazione e la prestigiosa Accademia per la Teologia del Popolo di Dio.

Vi si trova una necropoli preistorica tra le più grandi dei Colli Albani.

Villa Rossellini-Dusmet

Villa Rossellini-Dusmet, meglio nota solo come villa Dusmet, fu costruita davanti a villa Arrigoni-Muti alla fine dell'Ottocento da Zeffiro Rossellini, nonno del celebre regista Roberto Rossellini, e venduta nel 1919 al marchese Alfredo Dusmet.

In seguito diventò di proprietà della famiglia Campello, e nel 1940 fu requisita dalla Regia Aeronautica come proprio quartier generale, passato ai tedeschi nel 1943 (probabilmente in collegamento con l'effimero aeroporto militare operativo in località Molara).

Negli anni cinquanta fu restituita ai Campello, che nel 1952-1953 vi ospitarono l'esule Fārūq I d'Egitto, che in seguito visse ad Albano Laziale presso la villa che ospita l'attuale istituto professionale di stato Nicola Garrone.

Nel 1966 fu acquistata dalle suore pallottine.

Villa Gavotti-Gioacchini

La villa, che nel Cinquecento era un casino di campagna sito in località Campovecchio di proprietà della famiglia Laghi, fu acquistata nel 1614 dal marchese Lorenzo Gavotti, che ampliò l'edificio e sistemò la tenuta.

Nel 1798 un erede del marchese, Alessandro Gavotti, vendette la villa a Vincenzo Onelli al prezzo di 10.000 scudi pontifici.

Tuttavia l'Onelli si suicidò nel 1815, forse in conseguenza della caduta di Napoleone Bonaparte che aveva reso nullo il valore delle azioni da lui acquistate nel periodo napoleonico: i suoi discendenti mantennero la proprietà della villa solo per venderla ai Lugari-Spiga alla metà dell'Ottocento. Questi proprietari a loro volta vendettero la villa ai Gioacchini all'inizio del Novecento, che ne sono ancora proprietari.

Villa Bracciano-Montalto-Grazioli

Villa Bracciano-Montalto-Grazioli, chiamata confidenzialmente solo villa Grazioli, venne fondata nel 1580 dal cardinale Antonio Carafa, fondandola probabilmente su alcuni resti di età romana: il cardinale Carafa ebbe tra i suoi ospiti anche papa Gregorio XIII, che consacrò la cappella privata della villa.

Nel 1591 la proprietà della villa passò in eredità al cardinale Ottavio Acquaviva d'Aragona, che nel 1606-1607 la affittò ai Borghese: fu proprio il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese ad acquistare la villa nel 1613 per la somma di 20.000 scudi pontifici.

Tuttavia l'anno seguente il cardinale Borghese pensò bene di permutare la villa criptense con il cardinale Ferdinando Taverna in cambio della più prestigiosa villa Mondragone in territorio di Monte Porzio Catone.

Lo stesso cardinale Taverna vendette la villa al principe Michele Peretti, ed in seguito la proprietà dell'immobile e della sua tenuta passò ai Savelli e, dal 1638, agli Odescalchi, che la vendettero solo nel 1870 al duca Pio Grazioli.

Durante la seconda guerra mondiale la villa ha ospitato un comando tedesco e dopo la guerra alcune famiglie di sfollati di guerra frascatani: attualmente l'edificio, riportato all'antico splendore dopo le devastazioni belliche, ospita il Park Hotel Villa Grazioli.

Gli interni del piano nobile sono completamente affrescati con temi mitologici, storici e pastorali svolti da Agostino Ciampelli (ma alcuni hanno pensato ad Annibale Carracci o a Federico Zuccari) e da Giovanni Paolo Pannini, mentre l'ampliamento della villa compiuto tra il 1696 ed il 1698 per volere del principe Livio Odescalchi fu progettato dall'architetto Giovanni Battista Fontana.

Villa Arrigoni-Muti

Villa Arrigoni-Muti fu fondata nel 1579 da monsignor Luigi Cerasoli, che la vendette nel 1595 a monsignor Pompeo Arrigoni: questi a sua volta la trasmise ai suoi eredi e nel 1692 si arrivò alla suddivisione della villa e della tenuta tra due proprietari, i monsignori Diomede Varesi e Ciriaco Rocci.

All'inizio dell'Ottocento i proprietari erano ben tre: il cardinale Angelo Cesarini, la famiglia Muti e la famiglia Amadei. Un secolo dopo, Achille Muti Bussi riuscì a riunificare tutta la villa sotto la sua proprietà

Attualmente la villa è di proprietà di una società che vorrebbe realizzarvi una cinquantina di appartamenti privati, proposito contestato da cittadini ed associazioni di Grottaferrata.

Villa Rasponi

Nel Settecento la proprietà della tenuta appartenne alle famiglie Scarsella e Lema, e venne acquistata da Eugenio Rasponi nel 1821: egli costruì la villa, e la vendette per 8000 scudi pontifici al principe Camillo Aldobrandini.

Durante la seconda guerra mondiale vi fu alloggiato un comando tedesco.

Gli interni della villa sono stati affrescati da Domenico Crespri detto "il Passignano", Pietro da Cortona e Ludovico Cardi detto "il Cigoli".

Villa Senni

La villa fu edificata nel Seicento dal prelato Giovanni Giustino Ciampini, che possedeva vaste proprietà nella zona sottostante, che da lui prese l'attuale denominazione di Ciampino.

Originariamente chiamata villa Sant'Andrea, dalla vicina località di Gregna di Sant'Andrea, l'edificio diventò di proprietà della famiglia Senni alla metà dell'Ottocento.

Fu sede di un comando tedesco durante la seconda guerra mondiale, in posizione strategica sopra la galleria ferroviaria della ferrovia Roma-Frascati nella quale erano nascosti i due cannoni ferroviari Krupp K5 da 238 mm capaci di bombardare la testa di ponte alleata di Anzio, tanto ricercati dagli anglo-americani nelle loro micidiali incursione aeree sui Castelli Romani.

Attualmente, completamente ricostruita, ospita una casa di riposo per anziani retta dalle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù.

Grottaferrata (RM)
Grottaferrata (RM)

Grottaferrata | Architetture militari:

Borghetto di Grottaferrata

Il castello fu probabilmente edificato attorno al IX od al X secolo dai Conti di Tuscolo, ai quali apparteneva ancora nel 1140, quando compare menzionato per la prima volta come "taberna in burgo de Tuscolana".

Dopo la fine dello strapotere dei Conti di Tuscolo il castello appartenne agli Annibaldi con il toponimo di "castrum Montis Frenelli" o "Monsfrenelli": nel Quattrocento fu acquisito dai Savelli, che nel 1473 lo permutarono con l'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata in cambio del feudo di Ariccia.

Già all'inizio del Cinquecento tuttavia il castello risultava deserto, ed inutili furono i tentativi di ripopolarlo compiuti dagli abati commendatari.

All'inizio del Novecento l'area fu acquistata dal marchese Alfredo Dusmet, che nel 1935 la rivendette alla famiglia Spagna: oggi all'interno delle mura si trovano alcune villette a schiera.

Le mura del castello sono realizzate in opus caementicium nella parte inferiore ed in opus quadratum in blocchetti di tufo in quella superiore, e formano un ovale di circa 3 chilometri di perimetro fortificato da 13 torri quadrangolari.

Castel de' Paolis

Il castello sorse attorno all'XI secolo sui ruderi della villa romana degli Scriboni-Libones e sulle antiche murature identificate da alcuni studiosi con i resti del municipium di Castrimoenium, collocato da altri presso il parco pubblico di villa Desideri a Marino ed oggi comunemente identificato con il rione Castelletto al centro di Marino.

La prima citazione del castello risale al 1116, quando si parla di una "ecclesia S. Marie [...] in loco qui dicitur Paoli": la proprietà del castello rimase da allora in poi all'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, finché nel Seicento non fu completamente spopolato e diruto.

Oggi del castello restano un arco, una parte dell'abside della chiesa ed altri brandelli di massicce murature in opus quadratum di peperino.

Molara

Il castello sorse presso l'attuale chilometro 22 della strada statale 511 via Anagnina probabilmente nel sito della mansio di Roboraria: nel X secolo vi esisteva un cenobio basiliano, e la fortificazione iniziò ad esistere a partire dal Duecento, quando raggiunse il periodo di massimo splendore sotto il dominio del cardinale Riccardo Annibaldi.

A Molara il cardinale Annibaldi ospitò papa Innocenzo IV (1254), Carlo I d'Angiò ed il suo esercito (1266), che le esagerate cronache dell'epoca facevano ammontare a poco meno di 30.000 uomini, san Tommaso d'Aquino (1274).

Con la decadenza degli Annibaldi, nel 1427 il castello entrò nell'orbita dei Colonna: in questo periodo perse importanza l'intero sistema difensivo della Valle Latina in seguito al sostanziale abbandono della via Latina-Anagnina.

Nei secoli seguenti la spopolata Molara appartenne agli Altemps, ai Borghese e quindi agli Aldobrandini: vi era praticata la pastorizia e l'estrazione mineraria.

La miseria di queste zone era tale che nel 1762 il cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Frascati Enrico Benedetto Stuart, ultimo pretendente giacobita al Regno di Gran Bretagna, durante una sua visita ad limina nel territorio di Monte Porzio Catone trovò i pochi abitanti di Molara che vivevano in uno stato quasi animalesco, privi anche del conforto religioso.

Grottaferrata | Siti archeologici

Il sito archeologico più importante del territorio criptense sono le Catacombe di Ad Decimum, rinvenute nel 1913 al X miglio della via Latina: all'interno vi si trovano oltre 800 sepolture databili fino al V secolo, alcuni affreschi del III o del IV secolo ed un arcosolio raffigurante la "Traditio Legis", la trasmissione del messaggio evangelico.
Assieme alle catacombe di San Senatore di Albano Laziale queste sono le uniche catacombe dei Colli Albani (pare che una terza catacomba fu rinvenuta casualmente in comune di Marino, lungo la via Appia Antica presso la località di Due Santi nel 1712 ma ad oggi se ne è persa l'ubicazione).

Inoltre, una piccola parte degli scavi archeologici di Tusculum ricade nel territorio criptense, mentre la parte più importante dell'antico abitato si trova nel territorio di Monte Porzio Catone.

Per quanto riguarda le memorie preistoriche del territorio criptense, le necropoli più importanti si trovano a villa Cavalletti (una delle più grandi dei Colli Albani) e nella ex-vigna Giusti: sepolture sparse furono individuate anche a Castel de' Paolis nel 1903 ed in località Cipriana durante alcuni lavori di scassamento nel 1880.

Nel territorio criptense è stata collocata una delle due tenute tuscolane di Marco Tullio Cicerone: nel corso dei secoli, diversi studiosi hanno formulato svariate ipotesi sulla collocazione di queste ville, ma sembra ormai confermato che una sorgesse sul Tuscolo presso la città antica di Tusculum, e l'altra fosse posta in prossimità dell'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, e che magari si estendesse fino alle propaggini settentrionali del Tuscolo, o addirittura in località Poggio Tulliano, che prenderebbe nome proprio dall'arpinate.

La collocazione presso l'attuale abbazia appare più probabile e confermata da diverse strutture romane, come l'imponente criptoportico con affaccio sul vallone della marana dell'Acqua Marciana, su cui san Nilo da Rossano ed i suoi compagni avrebbero costruito il monastero.

Grottaferrata | Aree naturali

Una piccola porzione del territorio di Grottaferrata è inclusa all'interno del perimetro del Parco Regionale dei Castelli Romani, ente di tutela ambientale istituito nel 1984 dalla Regione Lazio nell'area dei Colli Albani.

In origine, l'intero territorio comunale era stato incluso all'interno dell'area protetta del parco (legge regionale nº 2 del 13 gennaio 1984), ma già il 28 settembre 1984 le aree assegnate al parco furono drasticamente ridotte, per ovvi motivi legati all'espansione edilizia ed industriale dei centri abitati inclusi.

Gli attuali confini del parco sono più vasti dei confini precedenti, ed includono la parte criptense del Tuscolo e Molara, mentre l'area contigua si estende per gran parte del territorio comunale fino al Borghetto di Grottaferrata.

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