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- Gaeta (LT)
Gaeta è la bellissima “città dalle 100 chiese” sul Mar Tirreno, famosa per la sua spiaggia di Serapo e il suo borgo medievale.
Gaeta è una delle più caratteristiche città del litorale pontino a 90 km da Napoli e 130 km da Roma e il suo centro storico è considerato uno dei borghi più belli d'Italia.
Gaeta sorge ai piedi del Monte Orlando, nel cuore della Riviera di Ulisse.
Le origini del nome di Gaeta (in latino: Caiēta, in greco Kaièta, Καϊέτα) sono tuttora avvolte nella leggenda:
- Strabone non parla della città ma solo del golfo, detto "Καιάτα" (Kaiata), nome che deriverebbe dal termine "καϊέτα" (caieta) usato dai Laconi per indicare ogni cosa cava, con chiaro riferimento all'ampia insenatura del golfo stesso; lo stesso autore riporta però che altri fanno derivare il nome da quello della nutrice di Enea;
- Diodoro Siculo collegò il territorio gaetano al mito degli Argonauti facendo derivare il nome della città da Aietes, mitico padre di Medea (nipote di Circe), la maga innamorata di Giasone.
- Virgilio, nell'Eneide trovò la sua origine nel nome della nutrice di Enea, Caieta, sepolta dall'eroe troiano in quel sito durante il suo viaggio verso le coste laziali.
Dante Alighieri, quasi a significare la storicità dell'Eneide, confermò l'avvenimento. - Altre fonti prendono il nome di Gaeta da Aiete, figlio del dio sole Elio, il cui soprannome è "L'Aquila"; egli sarebbe il fratello della nota Maga Circe.
Questo appellativo le sarebbe stato dato per l'insolita struttura geografica della città che ricorda appunto la testa di questo famoso rapace.
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Ecco le famose 7 spiagge di Gaeta
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Spiaggia di Sant'Agostino | Gaeta
Spiaggia lunga 2 km molto frequentata e ben attrezzata con stabilimenti, ristoranti e camping
Qui 60 anni fa c'erano vigne, si coglievano meloni, cocomeri, susine, granturco.
Era terra di secca ed i frutti che ne uscivano erano di aroma e profumo senza pari.
La baia di Sant'Agostino, è rinomata fra gli scalatori che vi praticano il free climbing su una delle pareti rocciose di Monte Moneta (m 359).
Di seguito riportiamo gli esercizi balneari e di ristorazione:
****Cajetas e Usodimare
S.S. Flacca Km. 20,800
La Siesta
S.S. Flacca Km. 20,650
Zì Antonio
S.S. Flacca Km. 20,500
Sant'Agostino
S.S. Flacca Km. 20,640
Internazionale
S.S. Flacca Km. 20,450
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Spiaggia di San Vito | Gaeta
(dopo S. Agostino sulla via Flacca, subito dopo la baietta privata del Grand Hotel Le Rocce e l'omonima Torre sul promontorio)
Qui è ancora possibile nuotare in acque limpide, esplorare grotte marine e calette insolate, distendersi al sole dell'esclusiva spiaggia riservata agli ospiti.
Il fondale ideale per nuotare e fare immersioni degrada lentamente, ed il mare antistante è spesso meta di velieri che vengono a trovare rifugio in questo angolo di paradiso.
Spiaggia attrezzata, Beach volley, animazione e giochi
L'accesso è possibile esclusivamente attraverso le strutture ricettive presenti che elenchiamo di seguito:
Il Ninfeo
Via Flacca Km. 22,700 0771 742291
Summit
Via Flacca Km. 23 0771 741741
Le Rocce
S.S. Flacca Km. 23,300 0771 740985
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Spiaggia dell'Arenauta (Torre Scissura - 300 scalini - spiaggia naturista) | Gaeta
Molti Naturisti di Roma e del Lazio conoscono la spiaggia dell’Arenauta a Gaeta e la costa delle Scissure, nella baia tra Monte a Mare e Torre Scissure subito a nord della spiaggia dell'Ariana.
Dalla strada Litoranea non si vede perchè è protetta dalla roccia scoscesa.
La sabbia è fine e dorata e l'acqua trasparente rendono questo posto un vero angolo di paradiso.
E' stata uno delle prime spiagge naturiste del Lazio, nella seconda metà degli anni settanta, quando era raggiungibile soltanto dal mare o attraverso impervi viottoli.
Ancora oggi resta uno dei rari tratti di costa veramente naturali e selvaggi, nonostante la lenta e progressiva invasione di "spontanee" attività di balneazione organizzata.
L’apertura di veloci strade di collegamento l’ha resa più raggiungibile e quindi più affollata nei mesi estivi, ma ci sono dei periodi, che consigliamo, che lasciano godere la magia del luogo.
I giorni migliori sono quelli di giugno, preferibilmente il sabato, ancor meglio un giorno feriale quando la spiaggia è quasi deserta ed è bello passeggiare sulla riva.
Un altro periodo speciale è settembre: la costa protegge dal vento e il clima è caldo e accogliente.
E’ possibile praticare il naturismo, anche nei mesi di luglio e agosto, accomodandosi all’estremità sud della spiaggia grande, di fronte all'enorme duna, che è la parte rimasta più selvaggia.
Nella parte iniziale, l'angolo Torre Scissura attrezzato con discese private, al centro la parte naturista e la discesa dei 300 gradini, e nella parte finale Villaggio balneare Papardò e L'Aeneas' Landing.
Di seguito riportiamo le varie possibilità di accesso:
Aeneas Landing
Via Flacca Km. 23,600 0771 741713
Bagni Papardò
Via Flacca Km. 23,750 0771 741344
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Spiaggia Ariana - scoglio dei tre cani | Gaeta
Binomio dell'antica lingua locale: ARIA - SANA e più volte riconosciuta Bandiera Blu negli ultimi anni, è caratterizzata da sabbie sottili, un mare cristallino, dalla promiscuità con la macchia mediterranea, e dai cosiddetti "scogli dei tre cani".
La Spiaggia dell'Ariana si trova più distante dal centro urbano, esattamente lungo la litoranea (S.S. 213 Via Flacca).
Ha sabbia dorata, ed è ideale per una giornata tranquilla, a ridosso delle collina è sempre riparata dal vento.
Molto frequentata, e soggetta ad affollamento in estate essendo molto piccola.
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Spiaggia 40 Remi - Pozzo del diavolo | Gaeta
Sul tratto di costa compreso fra la spiaggia di Fontania e la caletta precedente la spiaggetta dei Quaranta Remi si trova il Pozzo del Diavolo, che a Gaeta è conosciuto com'anche come Pozzo delle Chiavi, che si apre all'improvviso nella roccia e dopo un salto di 50 metri sprofonda nel mare.
Nomi pittoreschi ed evocativi, le cui origini ci sono peraltro e purtroppo ignoti…
Il pozzo del Diavolo è una grande grotta che si sviluppa sia al di sopra della superficie del mare, con un ingresso in cui può penetrare una piccola barca, sia sott'acqua.
Questo sito è interessante per il subacqueo: la profondità è di pochi metri e nella grotta si trova una vita sottomarina di tipo cavernicolo e precavernicolo.
In realtà, tutta la zona della Grotta del Diavolo indicata per belle immersioni: poco impegnative come profondità, ma certamente affascinanti per la quantità di vita sottomarina che vi alligna e che mostra il meglio della sua ricchezza e dei suoi colori nelle ore della notte.
Vale quindi la pena organizzarsi per una bella escursione subacquea notturna.
Esplorando la Grotta del Diavolo vedrai che in alto presenta un camino che si apre all'esterno, sulla collinetta sovrastante… di notte è uno spettacolo unico osservare il cielo stellato attraverso questo camino, una volta emersi…
Spalle al pozzo, continua l'escursione, tenendo il piede della parete rocciosa sulla sinistra.
Si giungerà presto in una baietta con una parete perfettamente verticale.
Il fondale continua ad essere basso: non più di 5 o 6 metri.
Procedendo si troverà la cosiddetta “tana dei copertoni”: una piccola grotta che fu così battezzata da Gianni Frignone, un bravissimo subacqueo gaetano.
Il nome si deve a due gomme d'auto incastrate nella roccia da tempi immemorabili, spesso ospita gruppi sparuti di corvine.
Questa cavità presenta tre ingressi ed un camino che arriva in superficie, aprendosi all'esterno.
Subito dopo il Pozzo del Diavolo c’è una piccola caletta con una bella spiaggetta raggiungibile solo a nuoto (o in barca, naturalmente), detta “quaranta remi”.
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Spiaggia di Fontania - isolotto della nave di Serapo | Gaeta
Scelta nell'antichità per la sua meravigliosa posizione come dimora del console dell'antica roma Gneo Fonteo.
La piccola spiaggia di Fontania, sulla costa meridionale della città di Gaeta, poco a Nord-Ovest dopo la spiaggia di Serapo (raggiungibile a piedi o nuotando), conserva ancora oggi i resti di una grandiosa villa romana del I secolo d.C.
Alle spalle dell'insenatura sabbiosa sono molteplici grotte con vani coperti da volte a botte.
Due grandi grotte con un'unica entrata sono disposte sul lato orientale.
Sul fondo di quella di sinistra una piccola sorgente potrebbe spiegare l'etimologia del nome!
Le opere romane si protendono nel mare sul lato meridionale; l'insenatura ha nel mare una fila di sei grandi piloni.
Da questo particolare complesso di opere subacquee, che si collegano ad altre strutture interrate nella spiaggia, deriva l'idea che su questa insenatura dovesse esservi una grande piscina comunicante con il mare.
A brevissima distanza dalla spiaggia di Fontania lo scoglio della "nave di Serapo".
Meravigliosa meta per le immersioni, indicate ai subacquei alle prime armi (grazie alla profondità di pochi metri) e agli appassionati di fotografia naturalistica
. Questo isolotto infatti, di forma allungata in cui si può ravvisare con un po' di fantasia la somiglianza con una nave, è un sito biologico discretamente importante.
Vi si trovano numerosissimi organismi marini, tra i quali molluschi come il polpo e la seppia, nudibranchi di varie specie, come il comunissimo glossodoride di Valenciennes, gamberi nelle ore notturne, granchi e pesci.
La profondità è modesta e l'habitat è di solito soddisfacente come presenza di vita sottomarina.
Il versante di terra, quello rivolto verso Ia costa, è di poco interesse.
La nostra meta è il versante di fuori, quello che guarda il mare aperto e Punta Trinità.
Il subacqueo potrà esplorarlo tutto, in particolare la zona dove termina la roccia e inizia la sabbia.
Durante l'immersione non dimentichiamo di dare un'occhiata a dei i canaloni nella roccia che si dipartono dall'estremità di Ponente dello scoglio e procedono rettilinei per un buon tratto.
Al termine di questi, continuando ancora per una decina di metri nella stessa direzione, troveremo un piccolo plateau roccioso (in gaetano si chiama "prana") con pochi ciuffi di posidonia.
Vi si trovano sempre qualche polipo, ostriche cementate sul substato roccioso, una piccola colonia di margherite di mare, perchie, sciarrani e spesso un pesce lucertola che vive in quella zona da diversi anni.
Nelle acque della Nave di Serapo, d'estate si vedono spesso le lepri di mare che si accoppiano, formando lunghe catene di diversi individui attaccati l'uno all'altro.
Il costante aumento nel Mediterraneo della temperatura in profondità testimoniato anche dall'arrivo di diverse specie animali provenienti da mari tropicali. Nell'ottobre 2007 nelle acque della spiaggetta di Fontania a Gaeta il noto subacqueo Adriano Madonna ha fotografato il granchio Percnon gibbesi.
Descritto per la prima nel 1853 da H. Milne Edwards, Percnon un granchio tipico delle coste Atlantiche (dalla Florida al Brasile e dall'isola di Madeira al Golfo di Guinea) e di quelle pacifiche dalla Baja di California al Cile settentrionale.
Per i gaetani si ha l'abitudine (nella stradina affianco al Tenneen's attraverso un cancello, unica via di accesso) sin dall'infanzia di frequentare questa oasi naturale, unica, per trascorrere momenti di relax soprattutto fuori stagione.
Gneo Fonteo Club
Via Fontania snc 339 6841107
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Spiaggia di Serapo | Gaeta
Spiaggia di sabbia finissima, detta anche semplicemente Serapo.
E' la spiaggia principale del comune di Gaeta, poco distante dal centro cittadino e dal borgo medievale alle pendici del Parco Naturale di Monte Orlando.
E' molto frequentata da turisti sia italiani che stranieri attratti dalla sua fine sabbia dorata.
Un tempo qui c'era una duna sconfinata, ma con l'apertura della vetreria (1911) tonnellate di sabbia furono utilizate per fabbricare bottiglie, e per questo si ridusse la larghezza di questa spiaggia.
Ora non vi è traccia di dune, ma la rena è rimasta quella: Chiara, fine, pulita, leggera.
Dalla spiaggia si può ammirare la "Nave di Serapo", uno scoglio poco distante la cui forma allungata ricorda quella di una nave, che è un sito biologico discretamente importante.
La spiaggia è chiusa a sud dal Monte Orlando e il Santuario della Montagna Spaccata (dal quale si gode un'ottimo panorama della Spiaggia in tutta la sua lunghezza); a nord, da un altro parallelo promontorio, più basso, dove sono presenti altre insenature con accesso privato o pubblico alla balneazione.
È la spiaggia dei cittadini, la spiaggia dei gaetani, Vicina, comoda, sotto casa, la spiaggia delle mamme: Il mare è pulitissimo, nonostante ci siano tante persone
È lunga circa 1,5 km ed è stata data, quasi del tutto, in concessione dal Comune di Gaeta.
C'è un'ampia scelta fra lidi ed eccone l'elenco:
La Luna Rossa Via Marina di Serapo 345 3207554
Palm Beach Via Marina di Serapo,1 0771742149
Lido Serapide Via Marina di Serapo,13 0771460969
Lido Via Marina di Serapo, 7 0771461719
Lido Miramare Via Marina di Serapo, 5 0771460720
Nave di Serapo Via Marina di serapo,2 0771740391
Oriente Via Marina di Serapo,15 0771460860
La Perla Via Marina di Serapo, 1 0771464921
Lido Selene Via Marina di Serapo, 21 0771460805
Sirio Via Marina di Serapo, 5 0771460930
Viareggio Via Marina di Serapo, 27 0771463189
Hotel Serapo Via Marina di Serapo, 0771450037
Aurora Via Marina di Serapo, 13 0771460430
Risorgimento Via Marina di Serapo, 3 0771462885
Militare Via Marina di Serapo, 0771 464454
C.a.b. Via Marina di Serapo 3474484905
Che cosa vedere a Gaeta | Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture civili:
Gaeta | Palazzo comunale
Il palazzo comunale sorge in piazza XIX maggio, sul versante orientale dell'istmo di Montesecco; la posizione dell'attuale è la medesima dell'edificio precedente, scelta poiché baricentrica fra i due centri abitati di Gaeta e di Elena.
Il palazzo, edificato nel 1949-1959 su progetto di Amedeo Gonzales e Vincenzo Moccolupi, venne completato e modificato nel 1957-1958 da Nello Ena e Candeloro Corbo e dotato della torre civica.
L'esterno è caratterizzato dal paramento murario esterno in travertino e laterizio.
Alla sua destra, si eleva la torre civica, a pianta quadrangolare, sormontata dalla cella campanaria all'interno della quale è installato un concerto di campane che riproduce, all'inizio di ogni ora, il carillon del Big Ben di Londra.
Alla base la torre è circondata da una pensilina aggettate che, sul lato anteriore, presenta un altorilievo in ceramica smaltata raffigurante il Lavoro della città di Gaeta, nel quale sono rappresentati (da sinistra): navigatori di alto corso, la vetreria, i cantieri navali, contadini e vignaioli, pescatori, studenti ed emigrati.
La sala consiliare ospita una copia del dipinto di Sebastiano Conca Santi Erasmo e Marciano benedicono la città di Gaeta (1749), attualmente custodito presso la pinacoteca del Centro Storico Culturale "Gaeta".
Gaeta
Gaeta | Palazzo della Cultura
Il palazzo della Cultura è costituito dall'ex caserma Cosenz, in via dell'Annunziata, costruita nella seconda metà del XIX secolo.
Esso ospita la biblioteca e la pinacoteca del Centro Storico Culturale "Gaeta", nella quale sono esposti - tra le altre opere - alcuni frammenti architettonici di epoca romana, nonché affreschi medievali staccati provenienti dalla ex chiesa di Santa Lucia (Vescovo, Madonna col Bambino e santa, Santi Pietro e Giovanni Battista) e dalla chiesa di San Domenico (Sant'Orsola e le Vergini).
Gaeta | Palazzo De Vio e Museo Diocesano
Sorse come residenza vescovile probabilmente contemporaneamente allo spostamento della cattedrale da Formia a Gaeta (IX secolo) e trae il suo nome dal cardinale Tommaso De Vio che fu vescovo dal 1517 al 1534 e che ristrutturò l'edificio in forme rinascimentali.
Nel 1771 divenne sede del seminario e tale rimase fino agli anni 1960; cessò di essere episcopio nel 1806; nel XIX secolo fu oggetto di un'importante intervento di restauro e ampliamento verosimilmente su progetto di Federico Travaglini, con l'edificazione dell'odierna facciata principale su via Duomo.
La facciata settentrionale, rivolta verso vicolo Caetani e il mare, ingloba l'antica torre Georgia (alla cui base è situata la posterla del X secolo) e presenta numerose finestre di foggia medievale.
Attualmente il palazzo ospita il Museo Diocesano e della Religiosità del Parco dei Monti Aurunci, aperto nel 1956 nei locali soprastanti l'atrio della cattedrale e ivi trasferito agli inizi del XXI secolo.
La raccolta accoglie dipinti, suppellettili liturgiche e libri corali provenienti da chiese della città e dell'arcidiocesi; fra le opere esposte, una stauroteca bizantina in oro e smalti, tre rotoli di Exultet su pergamena del XI secolo, parte degli affreschi trecenteschi della Cappella d'Oro, il Trittico dell'Incoronazione della Vergine di Giovanni da Gaeta (1456, dalla ex chiesa di San Lucia in Gaeta), lo Stendardo di Lepanto di Girolamo Siciolante da Sermoneta (1570, già nella cattedrale) e un calice e un ostensorio donati da papa Pio IX (1848-9).
Gaeta | Stabilimento della Santissima Annunziata
Gaeta | Palazzo Arcivescovile
Sorge alle spalle della cattedrale, lungo via Docibile, prospiciente il molo Santa Maria.
Venne costruito tra il 1732 e il 1739 come collegio dagli scolopi che officiavano l'adiacente chiesa di San Salvatore e, dopo la chiusura della scuola nel 1806, divenne episcopio.
Nel XIX secolo fu rifatta la facciata verso il mare con la realizzazione dell'attuale loggiato su più ordini.
La facciata principale, su piazza dell'Episcopio, è caratterizzata dalla presenza dell'ampio portale marmoreo, ascrivibile a Domenico Antonio Vaccaro.
Gaeta | Palazzo San Giacomo e Pinacoteca d'Arte Contemporanea
Il palazzo nella attuale Via de Lieto 2/4 fu costruito dalla famiglia Spina presso il castello Angioino nel XVI secolo.
Nel 1750 un discendente di questi, Francescantonio Spina, trasferitosi da Gaeta a Castellone (oggi Formia) vendette il palazzo a Giuseppe Diaz che, a sua volta, lo alienò a favore del Governo nel 1792.
Questi, lo ampliò per trasformarlo in succursale dell'Ospedale Militare di Gaeta.
Oggi ospita la Pinacoteca Comunale d'Arte Contemporanea "Antonio Sapone" che nel tempo ha allestito mostre sia su artisti locali che su artisti internazionali come Alberto Burri, Alberto Magnelli, Hans Hartung, Paul Jenkins, Alvaro Siza e altri.
Gaeta | Palazzo reale di Ladislao
Situato nella via omonima, nei pressi della chiesa di Santa Lucia, fu utilizzato da Ladislao di Durazzo come palazzo reale durante la sua permanenza a Gaeta.
Dell'antico palazzo, che doveva essere di notevoli dimensioni, rimangono alcuni elementi inglobati in tre palazzi costruiti in epoche successive: l'imponente portale in marmo con lo stemma di casa Durazzo e l'atrio con lo scalone centrale, un secondo portale gotico con un monogramma scolpito simboleggiante il Christus, parte dell'originaria cornice i cui filari orizzontali sono realizzati alternativamente con blocchi squadrati di travertino e con pietra scura.
Gaeta | Palazzo reale di Carlo III, già Gattola-Di Transo
Sorgeva nel luogo dove ora si trova la scuola elementare Giuseppe Mazzini in via Faustina nel luogo anticamente detto "Vetrera".
Originariamente di proprietà del Marchese Riccardo Maria Gattola, passò come dote dell'unica sua figlia Maria Giuseppa ai Di Transo nella persona di Don Pietro.
Questi ospitò numerose volte nel suo palazzo il re Carlo III, dal momento che il castello superiore era stato definitivamente adibito a caserma dagli austriaci.
Il 13 luglio 1738 ebbe luogo nel palazzo l'imeneo di Carlo III e Amalia di Sassonia.
Nel 1835 il palazzo fu acquistato per uso di Palazzo Reale dal Governo mediante il pagamento di 1487 lire in favore del Marchese Di Transo.
A partire dal 26 novembre 1848 e per tutta la durata del suo soggiorno gaetano, papa Pio IX alloggiò nel palazzo, ospite di Ferdinando II.
Dopo l'Unità d'Italia il palazzo divenne sede del Comando della Fortezza e del Presidio Militare e fu distrutto da mine tedesche nell'ottobre del 1943.
Un ponte di ferro, demolito nel 1961, collegava il Palazzo Reale alla Batteria Favorita.
Gaeta | Palazzo reale di Ferdinando II
Tuttora esistente, ha l'ingresso principale al numero 34 di via Annunziata nella contrada detta la Riccia.
Fu costruito nel 1852 da Ferdinando II per suo uso, demolendo vecchi palazzi di proprietà di famiglie notabili di Gaeta, tra cui gli Ernandes e i Politi, che vennero risarcite con un canone di 3472 lire.
Il complesso, di notevoli dimensioni, è composto da 87 stanze e originariamente comprendeva la Villa Reale retrostante, in seguito donata alla città di Gaeta dallo stesso re e oggi in abbandono.
Un ponte in ferro collegava la struttura alla prospiciente Cortina dell'Addolorata, mentre una grata traforata ancora visibile nella contigua chiesa della Santissima Addolorata permetteva alla famiglia reale di seguire le celebrazioni senza uscire dal palazzo.
L'edificio è di proprietà del demanio militare ed è attualmente adibito ad alloggi per famiglie di militari.
Gaeta | Palazzi nobiliari
- Palazzo Conca
- Palazzo De Vio in Piazza Cavallo
- Palazzo De Boffe
- Palazzo Di Transo
- Palazzo Gaetani di Castelmola
- Palazzo Gattola in Piazza del Pesce
- Palazzo Gattola in Piazza Traniello
- Palazzo Gioia, già Guastaferri
- Palazzo Iannitti, già Gesualdo
- Palazzo Oliva, già sede del Sedile di Gaeta
- Palazzo Pecorini, già Santilli-Basta
- Palazzo Tosti
Gaeta | Architetture militari
Gaeta | Castello Angioino-Aragonese
Sorge nell'area più alta del quartiere medioevale, sulla sommità della collina che domina il porto.
Si compone di due edifici adiacenti: il più antico è il castello Angioino (ala occidentale), risalente probabilmente al VI-VII secolo e fatto fortificare da Federico II di Svevia tra il 1222 e il 1234 e ampliare da Carlo II di Napoli nel 1289; sede del carcere militare dal 1862 al 1980, è caratterizzato da una pianta irregolare e dalla presenza di cinque torrioni circolari dei quali, quello coperto con cupola, ospitante la cappella fatta realizzare da Ferdinando II delle Due Sicilie nel 1849.
Il castello Aragonese (ala orientale) fu costruito da Carlo V d'Asburgo dopo il 1536 ed è sede delle caserme Cavour e Mazzini della Guardia di Finanza; l'edificio si sviluppa intorno ad un cortile centrale quadrangolare con esternamente quattro torrioni angolari, dei quali quello nord-occidentale (detto torre Alfonsina) più alto rispetto agli altri; la facciata principale, rivolta a nord è caratterizzata da possenti contrafforti e dai resti (nella parte sommitale) del campanile a vela dell'orologio.
Gaeta | Mura
La più antica cerchia muraria della città di cui si abbia testimonianza fu costruita dall'imperatore Antonino Pio alla fine del II secolo.
Una nuova cerchia venne realizzata probabilmente nel VI secolo includendo l'area afferente alle attuali via Ladislao e via Pio IX.
In seguito al rifacimento del IX secolo dell'ipato Docibile I, seguiva la costa dai pressi di punta Stendardo alla chiesa di Santa Maria del Parco inglobando l'antico foro (l'odierna piazza Cavallo), e proseguiva fino all'attuale salita degli Albito, raggiungendo poi il versante meridionale del promontorio ed il castello.
Un primo ampliamento lo si ebbe sotto Giovanni I intorno al 920 e sono visibili attualmente alcuni resti in via Docibile, nei pressi della confluenza in via Duomo.
Ulteriori lavori furono intrapresi da Federico II di Svevia, mentre Alfonso V d'Aragona fece scavare nel secondo quarto del XV secolo un profondo fossato (successivamente colmato) a ridosso del versante occidentale delle mura.
Carlo V d'Asburgo fu l'autore dell'ultimo ampliamento delle mura che inglobarono l'intero attuale centro storico della città seguendo il litorale settentrionale lungo le pendici del monte Orlando, con rifacimenti sotto Carlo III di Spagna e Ferdinando II delle Due Sicilie, delle quali sono visibili ampi brani sul lungomare Caboto, nei pressi del santuario della Santissima Annunziata.
Attualmente rimangono cinque porte:
- la porta Domnica (anche detta Dorica) in piazza Cavallo, delle mura di Docibile I;
- la posterola ai piedi della torre Georgia, in vicolo Caetani, delle mura di Giovanni I;
- la porta di Ferro in piazza Commestibili, delle mura di Giovanni I;
- la porta Carlo V in lungomare Caboto nei pressi dei resti della chiesa di San Biagio, fino al 1928 unico accesso da terra alla città, è caratterizzata da un percorso obbligato a L all'interno del quale nel 1660 è stata adibita una cappella dedicata alla Madonna della Solitudine;
- la porta Carlo III, già dell'Avanzata, in lungomare Caboto nei pressi dell'intersezione con via Firenze, risale al 1737; venne ricostruita nel 1811 ed è preceduta da un ponte in muratura.
Gaeta | Gran Guardia
La Gran Guardia è situata tra piazzale Caboto e piazza Traniello; venne costruita nel 1768 su progetto di Pietro Paolo Ferrara in stile neoclassico come sede del comando della guarnigione di Gaeta e successivamente adibita a circolo ufficiali per poi cadere in disuso.
La facciata principale è caratterizzata dalla presenza di un lungo portico sormontato da una meridiana del 1792.
Gaeta | Scuola nautica della Guardia di Finanza
La Scuola nautica della Guardia di Finanza venne trasferita a Gaeta nel 1948 ed è preposta alla formazione degli allievi sottufficiali.
Ha due sedi, entrambe nel centro storico della città: la caserma Cavour (che ingloba anche la caserma Mazzini, sede della Compagnia Allievi Finanzieri mare) all'interno del castello Aragonese, e la caserma Bausan sul promontorio di punta Stendardo.
Altro
Gaeta | Ville comunali
La villa comunale, intitolata al generale Vincenzo Traniello che la volle nel 1919, si trova nell'omonima piazza del quartiere medievale.
Al centro dell'area verde vi è il Monumento ai Caduti, costituito da un piedistallo marmoreo circondato da quattro bombarde e da una statua bronzea della Vittoria alata (quest'ultima risale al 1950, è opera di Guido Galletti e sostituisce quella originaria di Aurelio Mistruzzi, fusa nel 1938)
Una seconda villa comunale, Villa delle Sirene, si trova nel quartiere Porto Salvo, in lungomare Caboto.
Venne aperta nel 1924 in luogo di una piccola darsena detta Mandracchio ed ospita anch'essa un Monumento ai Caduti, realizzato su disegno di Torquato Ciacchi e costituito da un cippo frontonato in travertino.
Gaeta | Via dell'Indipendenza
È lo storico asse viario del quartiere Porto Salvo, antica strada di accesso alla città che si sviluppa lungo la direttrice nord-sud parallela alla costa, dalla contrada Spiaggia (dove, a partire dalla contrada Calegna, fu demolita per l'apertura del lungomare Caboto, e sopravvive nel tratto più settentrionale con il nome di via San Giacomo) all'istmo di Montesecco.
Via dell'Indipendenza è collegata alla chiesa di Santa Maria di Porto Salvo dalla salita degli Scalzi, monumentale ex voto per la scampata pestilenza del 1656; nel tratto che va dall'estremità meridionale a detta salita, è caratterizzata da un alto numero di attività commerciali.
Gaeta | Lungomare Giovanni Caboto
È il principale asse viario costiero della città, che va dal confine con il comune di Formia (dove diventa viale dell'Unità d'Italia) fino a piazzale Giovanni Caboto, nel quartiere medioevale, attraversando (da nord a sud) le località Arcella, Conca, Arzano e, nel quartiere di Porto Salvo le contrade Spiaggia, Calegna, Mare all'Arco e Montesecco.
Fu costruito tra il 1956 e il 1962 demolendo i bastioni del fronte di mare ed inglobando corso Attico (realizzato nel 1852 da Ferdinando II delle Due Sicilie) e, al di fuori del centro abitato di Gaeta, il percorso della strada statale 213 Via Flacca.
Nei pressi del santuario della Santissima Annunziata vi è il Monumento a Giovanni Caboto (1990), mentre davanti alla porta Carlo V si trova il Monumento nazionale al sommergibilista (2017).
Gaeta | Viadotto di Pontone
Il viadotto di Pontone, comunemente chiamato Venticinque ponti, prende il nome dal torrente che scavalca nei pressi del confine con il comune di Itri e fa parte della ferrovia Formia-Gaeta; venne edificato in pietra nel 1890-91 e, distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944 ad eccezione delle prime tre arcate lato Formia, ricostruito in muratura nel 1952-54.
La struttura si compone di venticinque arcate, ha una lunghezza di 359 metri ed un'altezza massima di 23.
Gaeta | Siti archeologici
Gaeta | Mausoleo di Lucio Munazio Planco
Il mausoleo di Lucio Munazio Planco, edificato nel 22 a.C., è in blocchi di pietra ed è situato sulla sommità del Monte Orlando.
Al suo interno un corridoio circolare conduce alle quattro camere mortuarie.
Gaeta | Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino
Il mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, posto sulla vetta dell'omonimo colle nella parte alta del quartiere Porto Salvo, è privo del rivestimento esterno in conci lapidei, utilizzati per costruire il basamento del campanile della cattedrale e la scalinata degli Scalzi.
Gaeta | Sepolcreto marittimo
Il cosiddetto "sepolcreto marittimo" sorge nell'attuale zona di Calegna ed è databile intorno al III secolo d.C., sebbene sia stato identificato anche come tomba di Cicerone o di Scipione l'Africano.
La facciata dell'edificio presenta un paramento murario costituito da grandi blocchi squadrati di pietra, con alto stilobate; internamente si articola in due ambienti: il corridoio rettangolare d'ingresso e l'ipogeo seminterrato a pianta a croce greca (sul quale insiste al primo piano un altro ambiente voltato a crociera).
Gaeta | Villa di Lucio Marcio Filippo
Presso il confine con il comune di Formia, in località Arcella, si trovano i resti della monumentale villa di Lucio Marcio Filippo, console nel 56 a.C. e patrigno di Ottaviano Augusto.
Nel 1907-1912 vennero inglobati all'interno della villa neoclassica del conte Stenbock-Fermor, poi convertita in struttura ricettiva. Fra i resti vi sono il lungo criptoportico, sul quale si apre una serie di cameroni intercomunicanti fra di loro, ed alcune esedre che si aprivano nell'antico muro di recinzione della villa.
Gaeta | Aree naturali
- Parco regionale urbano Monte Orlando istituito nel 1986;
- Parco regionale Riviera di Ulisse, ubicato nel lembo meridionale della Regione Lazio, si estende lungo la costa del golfo di Gaeta e comprende i territori delle aree protette ricadenti nei comuni di Gaeta, Formia, Minturno e Sperlonga.
Gaeta | Architetture religiose
Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano
La cattedrale di Gaeta venne edificata nell'XI secolo su una preesistente chiesa dedicata a Santa Maria del Parco del VII secolo, e fu consacrata da papa Pasquale II nel 1106.
Dopo il disastroso terremoto del 1231, fu ricostruita in stile gotico con una struttura a sette navate, per poi esser restaurata in stile neoclassico da Pietro Paolo Ferrara alla fine del XVIII secolo; in tale occasione, lo spazio interno venne ridotto a tre navate con cappelle laterali, tramite la realizzazione di sovrastrutture.
La facciata neogotica del 1903 si affaccia sull'angusta via del Duomo; in mattoncini con decorazioni in pietra chiara, presenta sulla sommità la statua in ghisa dell'Immacolata.
Dal pronao, dove si trovano le statue dei due santi patroni Erasmo e Marciano, si accede, tramite il portale, alla navata centrale, coperta col volta a botte cassettonata e illuminata da finestre a lunetta.
Lungo le due navate laterali si aprono quattro cappelle per lato contenenti altari barocchi in marmi policromi, due dei quali provengono dalla chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, attualmente chiusa al culto.
L'abside è stata costruita alla fine del XVI secolo e rifatta a partire dal 1619 da Jacopo e Dionisio Lazzari; è sopraelevata rispetto al resto della chiesa per la presenza del sottostante succorpo di Sant'Erasmo a navata unica, ideato come custodia delle reliquie di diversi santi e riccamente decorato con pitture e marmi.
In fondo all'abside rettangolare, si trova l'altare barocco in marmi policromi, anch'esso del Lazzari, sormontato dalla pala di Giovanni Filippo Criscuolo raffigurante Madonna col Bambino con San Michele Arcangelo attorniato da una corte di sei angeli (metà del XVI secolo), posta dove originariamente trovava luogo lo Stendardo di Lepanto.
Nel presbiterio, è custodito il pregevole candelabro del cero pasquale, del XIII secolo, con Storie della vita di Cristo e di Sant'Erasmo.
Alle spalle della chiesa, dove si trovava l'entrata della prima chiesa, si trova il campanile; risalente al XII secolo, è opera di Nicola (o Niccolò) dell'Angelo, che operò anche nella concattedrale di Sutri e nella basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma.
La possente mole, in stile romanico con influssi arabo-normanni, è costituita da tre piani con bifore, sormontati dal cupolino ottagonale.
All'interno della strombatura posta alla base della torre, ci sono dei sarcofagi di epoca romana e due bassorilievi marmorei raffiguranti la storia di Giona e il pistrice.
Il campanile della cattedrale di Gaeta, insieme a quello di Amalfi con cui ha notevoli analogie, rappresenta un eccellente esempio di arte medievale dell'Italia centro meridionale.
Santuario della Santissima Annunziata
La chiesa della Santissima Annunziata venne costruita tra il 2 maggio 1321 e il 1352 (anno in cui venne consacrata) alle porte dell'antica città di Gaeta, lungo l'unica via d'accesso al centro abitato, come luogo di culto annesso all'omonimo stabilimento ospedaliero.
Nel XVII secolo, la chiesa gotica venne radicalmente restaurata in stile barocco su progetto di tre esponenti della famiglia Lazzari: Andrea curò la realizzazione della nuova facciata, Jacopo della cappella del Santissimo Sacramento e Dionisio dell'apparato decorativo interno.
La facciata, opera di Andrea Lazzari, è sormontata dal campaniletto a vela con orologio in maioliche.
Un secondo campanile, gotico, è situato nei pressi dell'abside, sul lato destro, mentre lungo la fiancata sinistra si apre l'antico portale laterale gotico, con lunetta affrescata raffigurante l'Annunciazione.
L'interno del santuario è a navata unica, ed è dominato dalla tinta celeste delle pareti, con elementi decorativi in stucco in colore bianco.
Lungo la navata, che è coperta dalle volte a crociera gotiche originarie, vi sono due altari marmorei, ciascuno dei quali è sormontato da una pala di Luca Giordano: a sinistra l'Adorazione dei Pastori, a destra Gesù crocifisso.
L'aula termina con l'abside rettangolare, all'interno della quale si trova il pregevole coro ligneo di Colangelo Vinaccia; la parete di fondo è interamente occupata dal polittico di Andrea Sabatini da Salerno, risalente al 1521.
L'altare maggiore e la balaustra del presbiterio in marmi policromi, nonché le cantorie in finto marmo, la cassa dell'antico organo a canne, posto sulla cantoria di sinistra, restaurato e riposto dopo circa 70 anni di mancanza dopo l'accurato restauro operato dal maestro Alessandro Girotto, che ha ricostruito pure la cassa del lato destro e il Crocifisso, sono opera di Dionisio Lazzari.
L'organo a canne venne costruito da Giuseppe de Martino alla fine del XVII secolo e venne probabilmente suonato anche da Alessandro Scarlatti.
Alle spalle del santuario, con portale su via dell'Annunziata, vi è la Cappella dell'Immacolata Concezione o "Cappella d'Oro", detta così perché ha la volta a botte costituita da cassettoni di legno intagliati e dorati, che ha alle pareti 19 tele raffiguranti scene della vita di Gesù e della Madonna, opere di Criscuolo, lo stesso che ha fatto i santi del polittico fondale insieme a Scipione Pulzone che si è occupato dell'Immacolata, che si trova al centro di esso.
Dal 25 marzo 2009, la chiesa della Santissima Annunziata è stata elevata a santuario gemellato con il santuario di Nostra Signora di Lourdes, perché il Dogma cattolico dell'Immacolata Concezione, proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, era stato meditato dal papa nella sua permanenza forzata in Gaeta durante le ore passate in meditazione a pregare davanti al quadro della Madonna presente all'interno della "Cappella d'Oro".
Anche papa Giovanni Paolo II il 25 giugno 1989 in occasione della visita alla città di Gaeta volle pregare nella Grotta d'Oro.
Ad oggi, insieme alla Chiesa di Santa Maria della Sorresca, rientra nei beni dell'IPAB "Stabilimento della Santissima Annunziata ed annessi".
All'interno dell'IPAB è ospitato l'archivio storico che conserva importanti documenti che fotografano l'attività assistenziale svolta dalla Santissima Annunziata nei 700 anni della sua esistenza, come pure documenti diplomatici, atti amministrativi e testamenti, tra cui gli Statuta Privilegia et Consuetudinis Civitatis Caietae (XVI sec.).
Chiesa di San Francesco
In luogo dell'attuale chiesa dedicata a san Francesco d'Assisi, lo stesso santo dedicatario fondò, nel 1222, una chiesa, presso dove dimorava durante la sua permanenza a Gaeta.
Questa venne ricostruita in stile gotico per volere di Carlo II d'Angiò, con struttura di carattere monumentale, nel XIV secolo e, nel XIX secolo, Ferdinando II delle Due Sicilie affidò a Giacomo Guarinelli un radicale restauro dell'edificio, durante il quale vennero sovrapposte alla struttura trecentesca decorazioni neogotiche.
Il sagrato è preceduto da una grande scalinata, al centro della quale si trova la statua della Religione con in mano la croce, opera di Luigi Persico.
La slanciata facciata neogotica ha un bel portale strombato ed un grande rosone; è decorato dalle sculture marmoree raffiguranti i due sovrani che vollero la costruzione e la ricostruzione della chiesa e del santo dedicatario.
L'interno a tre navate, dominato dal colore giallo dei muri, è illuminato da grandi finestre con vetrate policrome.
Nell'abside poligonale, dominata dalla statua del Redentore, si trova l'altar maggiore in stile neogotico, realizzato in stucco dipinto a finto marmo; in fondo a ciascuna delle due navate laterali, vi è un altare in marmi policromi.
Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo
Situata nell'omonimo quartiere, originariamente abitato prevalentemente da pescatori, è anche detta degli Scalzi poiché era anticamente tenuta dai frati agostiniani scalzi.
La chiesa venne costruita su progetto di Dionisio Lazzari nel XVII secolo ed è in stile barocco.
Il suo interno, dominato dal colore celeste delle pareti, è a navata unica con cappelle laterali; alle spalle del pregevole altare maggiore in marmi policromi, all'interno di una nicchia con elaborata cornice marmorea, vi è la venerata statua processionale della Madonna di Porto Salvo; annesso alla chiesa è l'oratorio detto della Congrega dei Pescatori, con pavimento in maioliche policrome, altare marmoreo e decorazione in stucco sulle pareti e sulla volta.
Sulla chiesa insiste la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, che prende il nome dalla vicina chiesa, gravemente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e successivamente restaurata senza però ricostruire le campate distrutte.
Chiesa di San Giacomo Apostolo
La chiesa di San Giacomo Apostolo è situata lungo via dell'Indipendenza, nel quartiere di Porto Salvo.
Venne costruita tra il 1517 e il 1605 in stile barocco, con unica navata con cappelle laterali, e successivamente rimaneggiata.
I lavori più importanti furono quelli del 1965, quando vennero demolite la facciata e la parete di fondo dell'abside, e in stile moderno si provvedette a ricostruire il prospetto e a realizzare una nuova abside a pianta quadrangolare, quest'ultima collegata alla navata tramite quella antica.
All'interno della chiesa, è custodito l'antico altare maggiore barocco proveniente dalla ex chiesa di Santa Caterina d'Alessandria e ivi trasferito nel XIX secolo; la sua pala, fino al 1993 al centro dell'ancona e attualmente sulla parete di destra dell'antica abside, raffigura una Sacra Conversazione ed è opera di Santillo Sannini (1695).
Santuario della Santissima Trinità
Il Santuario della Santissima Trinità, anche detto della Montagna Spaccata, è situato sulla fiancata occidentale del Monte Orlando, prospiciente Serapo.
Fu edificato nell'XI secolo, sorge su una fenditura nella roccia che giunge fin nella grotta del Turco, creatasi, secondo la leggenda, al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme.
Nel 1434 dall'alto dei due costoni di roccia si staccò un macigno che andò ad incastrarsi più in basso tra le pareti della fenditura, al di sopra dell'ingresso sul mare della grotta; Su di esso, nel XVI secolo, venne realizzata una cappella, raggiungibile tramite una scalinata che porta nelle viscere della montagna; lungo di essa, che percorre la stretta spaccatura di roccia, è possibile notare sulla parete di destra un distico latino con a fianco la cosiddetta mano del Turco, la forma di una mano (le cinque dita nella roccia) che, secondo la leggenda, si sarebbe formata nel momento in cui un "miscredente" marinaio turco, che non credeva, cioè, alla storia che gli era stata raccontata sulla causa della spaccatura nella roccia, si era appoggiato alla roccia che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione formando l'impronta della mano.
La chiesa, in stile barocco, si articola in un'unica navata con volta a botte lunettata e diverse cappelle laterali; l'abside quadrangolare ospita l'altare maggiore novecentesco, sormontato dalla tela di Raimondo Bruno Sant'Erasmo e la Madonna affidano Gaeta alla protezione della Santissima Trinità (1850 circa).
Qui pregarono numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e santi, tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio, San Paolo della Croce, Gaspare del Bufalo e San Filippo Neri.
La leggenda vuole che San Filippo Neri avesse vissuto all'interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come "Il letto di San Filippo Neri".
Il santuario è sede dei missionari del P.I.M.E..
Chiesa della Santissima Addolorata
La chiesa della Santissima Addolorata sorge lungo via Annunziata, sul lato opposto rispetto allo Stabilimento della Santissima Annunziata.
Essa è la cappella dell'annesso convento delle Suore crocifisse adoratrici dell'Eucaristia, già delle Mantellate serve di Maria che, nel XIX secolo, vi avevano stabilito un collegio per ragazze nobili.
La chiesa, costruita nel XIV secolo e originariamente dedicata a San Gregorio Magno, venne radicalmente restaurata tra il 1853 e il 1855 in stile neogotico da Ferdinando Travaglini, che anche progettò la facciata neoclassica, con ripida rampa di scale che collega la strada alla navata, posta quest'ultima ad un livello superiore.
L'interno è costituito da un'unica navata con due campate con volta a crociera decorata con stucchi raffiguranti le Litanie lauretane; nella seconda campata si aprono a sinistra la cappella dedicata a san Filippo Benizi, con statua lignea policroma del santo, a destra una finestra con grata, dalla quale la famiglia reale seguiva le celebrazioni.
Nella parete di fondo dell'abside si apre una triplice nicchia con arco a sesto acuto, all'interno della quale vi è un gruppo scultoreo con al centro la statua della Madonna Addolorata (XIX secolo).
Chiesa di Santa Maria della Sorresca
La chiesa di Santa Maria della Sorresca prende il nome dall'evento miracoloso in virtù del quale venne costruito l'edificio religioso: il 16 aprile 1513, infatti, un'immagine raffigurante la Madonna col Bambino posta nei pressi dei depositi di sorra (derivato della lavorazione del tonno) della famiglia Albito, operò un miracolo.
L'attuale chiesa venne costruita in forme barocche, forse su progetto di Andrea Lazzari, tra il 1617 e il 1635; venne arricchita con la realizzazione della cantoria, dell'altare maggiore e del confessionale, opere di Dionisio Lazzari e, alla fine del secolo successivo, di due altari laterali progettati da Pietro Paolo Ferrara.
La chiesa, chiusa al culto nel 1966, da allora, pur non essendo mai stata sconsacrata, è sede di saltuarie manifestazioni culturali.
L'esterno è caratterizzato dalla facciata, realizzata nel 1855 (originariamente la chiesa era sprovvista di un ingresso monumentale) probabilmente su progetto di Ferdinando Travaglini, con ripida scalinata d'accesso.
L'interno, in stile barocco, è ottagonale, coperto con cupola.
Chiesa di San Giovanni a Mare
La chiesa di San Giovanni a Mare è situata nei pressi della cattedrale, prospiciente il mare.
L'edificio venne edificato nel X secolo dal duca di Gaeta Giovanni IV e ricostruito in seguito al terremoto del 1213; arricchito con decorazioni barocche, queste sono state demolite nella prima metà del XX secolo.
L'edificio presenta come caratteristiche la cupola in stile arabo e il pavimento leggermente inclinato per permettere il defluire delle acque del mare nei periodi di alta marea essendo stata eretta nelle vicinanze del mare, all'esterno della cinta muraria, parzialmente demolita agli inizi degli anni sessanta.
L'interno è a tre navate e a croce latina; sono visibili alcuni lacerti superstiti dell'apparato decorativo a fresco dei secoli XIII e XIV, che ornava le pareti, le volte e le absidi.
L'altare maggiore è stato composto nel 1928 riutilizzando come paliotto la lastra di un sarcofago romano.
Chiesa di San Domenico
Attualmente officiata solo in occasione della memoria del santo patrono (8 agosto), venne costruita nel XIV secolo insieme all'annesso convento dell'Ordine dei frati predicatori, che venne soppresso nel 1809.
Gli arredi barocchi della chiesa, nel XIX secolo, vennero furono in altre chiese della diocesi e l'edificio venne privato di tutte le decorazioni barocche con dei restauri nei primi anni del XX secolo.
La chiesa si presenta a due navate, una maggiore ed una più piccola, a destra.
Priva di qualsivoglia decorazione, al centro dell'abside vi è il semplice altare maggiore in pietra.
Annesso al luogo di culto è l'ampio edificio dell'ex convento, con chiostro quadrangolare, dominato dalla torre campanaria del XII secolo, unico elemento superstite della precedente chiesa di Santa Maria della Maina.
- Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
Situata nei pressi della chiesa di San Domenico, venne costruita nel XIV secolo come chiesa annessa al monastero delle monache benedettine; venne restaurata internamente agli inizi del XVIII secolo in stile barocco da Domenico Antonio Vaccaro, mentre l'aspetto neoclassico dell'esterno risale ai lavori del 1852, condotti da Ferdinando Travaglini.
L'edificio, esternamente con facciata a capanna nella quale si aprono l'unico portale e il rosone circolare, è a navata con volte a crociera, caratterizzata dalla presenza di un'ampia cantoria sopra l'ingresso; le modanature barocche in stucco delle pareti e della volta, sottolineano la sottostante struttura gotica, rimasta inalterata.
A ridosso della parete di fondo, l'altare maggiore in marmi policromi.
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Chiesa del Rosario
Già dedicata a san Tommaso apostolo, sorge lungo via Aragonese e trae l'attuale denominazione dall'omonima confraternita laicale, fondata nel 1571 presso la chiesa di San Domenico e ivi trasferita nel 1809 insieme ad alcuni arredi marmorei barocchi, quali elementi dell'attuale altare maggiore e della balaustra che cinge il presbiterio.
L'edificio è costituito da una navata gotica, coperta con volte a crociera estradossate, che si articola in due campate: la prima ospita, nell'ampia cantoria, il coro dei confratelli, mentre ai lati della seconda si aprono due cappelle ottocentesche.
La statua processionale della Madonna col Bambino risale al XVIII secolo, mentre la pala dell'altare maggiore è un dipinto di Sebastiano Conca raffigurante la Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina da Siena (1737).
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Chiesa di Santa Maria del Suffragio
È la cappella maggiore del cimitero comunale, situato nel quartiere Serapo, alle pendici della collina della Catena.
Costruita tra il 1850 e il 1854, è in un sobrio stile neoclassico, influenzato dall'architettura tardobarocca.
L'edificio è inserito nel complesso di strutture che costituiscono l'ingresso monumentale del camposanto, tra cui il sacrario dei garibaldini, cripta situata al di sotto del sagrato.
L'interno, dominato dall'alternanza dei colori bianco e celeste delle pareti, è a navata unica, terminante con un'abside quadrangolare coperta con volta a padiglione.
Originariamente sull'altare maggiore in marmi policromi vi era una tela di pittore ignoto raffigurante la Madonna col Bambino, attualmente presso la pinacoteca del Centro Storico Culturale "Gaeta".
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Chiesa dei Santi Carlo e Anna
Situata nel quartiere Piaja, lungo la strada per Formia, venne costruita nel XVII secolo e pesantemente rimaneggiata a partire dalla metà del XX secolo, così da perdere qualsiasi riferimento (ad eccezione della struttura) alle sue caratteristiche originarie barocche.
La chiesa, esternamente caratterizzata dal campaniletto a vela, internamente presenta un'unica navata coperta con volta a botte lunettata, con cappelle poco profonde senza altari, terminante con un'abside rettangolare.
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Chiesa di San Paolo Apostolo
Situata sulla piana di Montesecco, tra Serapo e il centro storico, venne costruita nel 1964 per volere dell'arcivescovo Lorenzo Gargiulo, che trova sepoltura nella chiesa.
L'edificio, insieme a tutto il complesso parrocchiale, è in stile moderno e venne progettato da Antonio Petrilli e Pasquale Marabotto.
La chiesa, a pianta quadrata, presenta un alto ambiente centrale circondato da un basso deambulatorio.
Alla destra dell'altare, vi sono i resti dell'altare maggiore della demolita chiesa di San Biagio (rimane solo il tabernacolo, dopo che sono stati demoliti i due angeli che costituivano la base dell'altare laterale).
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Chiesa della Madonna della Catena
Situata nei pressi del tratto urbano della via Flacca, sulla sommità che domina Serapo sul lato opposto rispetto a Monte Orlando, nel luogo dove la tradizione religiosa vuole che sia comparsa la Madonna con il Bambino, con in mano una catena, simbolo del peccato da spezzare.
La chiesa, costruita nel XVII secolo e ampliata nel XIX secolo e nel XX, è l'unica della città ad avere la pianta a croce greca; l'altare maggiore barocco proviene dalla chiesa di San Giovanni a Mare.
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Chiesa di Santo Stefano Protomartire
La chiesa si trova in via dei Frassini e fu costruita, insieme all'attiguo complesso parrocchiale, tra il 2009 e il 2014 su progetto di Linda De Luca, ed inaugurata il 26 dicembre dello stesso anno.
Sede dell'omonima parrocchia eretta nel 1986 (che inizialmente si riuniva in locali provvisori), è costituita da un'aula rettangolare suddivisa in tre navate asimmetriche da pilatri cilindrici, delle quali la maggiore terminante con l'abside quadrangolare (che ospita il presbiterio, costituito da arredi mobili provvisori) e quella di destra con la cappella del Santissimo Sacramento.
Il soffitto della navata centrale è in legno ed è a unico spiovente digradante verso l'ingresso.
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Santuario di San Nilo Abate
La chiesa, situata nella zona di Serapo, venne edificata a partire dal 1965 su progetto di Riccardo Morandi, secondo un'idea del parroco don Giuseppe Viola che volle rivisitare in chiave moderna le peculiarità delle antiche chiese gaetane.
Consacrata nel 1999 ed elevata a santuario nel 2014, è in stile moderno, con semplice struttura a tre navate.
Cappelle mariane rurali
- la cappella della Madonna del Colle, in via del Colle;
- la cappella della Madonna di Casalarga, in via Sant'Agostino;
- la cappella della Madonna di Conca, in via Conca;
- la cappella della Madonna di Longato, in via Sant'Agostino.
La loro esistenza è legata alla devozione da parte dei contadini nei confronti della Vergine Maria, invocata come protettrice del lavoro nei campi e dei raccolti, che affonda le sue radici nella religione romana e nel culto della dea Cerere.
Queste cappelle acquisirono un importante ruolo di centro religioso in occasione dell'assedio di Gaeta del 1860-1861 e della seconda guerra mondiale, quando la popolazione sfollata si trasferì nelle campagne.
Al di fuori dell'antico centro abitato vi erano anche altre cappelle attualmente scomparse, come Santa Maria delle Grazie all'Arcella, Santa Maria di Casaregola (citata in un documento del 1180), l'Assunta al Pizzone, la Madonnella di Serapo e Santa Maria della Treglia.
Chiese sconsacrate a Gaeta
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Ex chiesa di Santa Lucia
La chiesa di Santa Maria in Pensulis, la più antica della città tutt'ora esistente, venne costruita nell'XI secolo ruotando di 90° l'orientamento di un edificio precedente di dimensioni più piccole, del quale inglobò la parete destra (convertita in facciata) e quella di fondo; nel XIII secolo furono edificate le volte a crociera gotiche.
Durante la permanenza a Gaeta di Ladislao di Durazzo, re di Napoli, e di sua moglie Costanza Chiaramonte, che soggiornarono insieme alla corte nella città dal 1387 al 1399, la chiesa svolse la funzione di cappella palatina.
La titolazione a Lucia di Siracusa si affiancò all'originaria a partire dal XV secolo per poi sostituirsi ad essa dal XVIII in poi.
Nel 1646 e nel 1755 la chiesa venne restaurata: in tali occasioni venne decorata con elementi barocchi, demoliti nel 1934-1937, quando venne ricondotta ad un ipotetico stile vicino, ma più scarno, a quello originario.
Nel 1966 la chiesa venne chiusa al culto e sconsacrata nel 1972.
L'edificio è in stile romanico e presenta una pianta basilicale con tre navate, delle quali la centrale terminante con un'abside semicircolare, senza transetto.
Internamente, nelle prime due campate della navata di destra, vi sono i resti della parete di fondo e dell'abside della chiesa altomedievale, ornate con affreschi realizzati a più riprese tra l'VIII-IX secolo e il XV.
Esternamente, sul fianco sinistro, lungo via Ladislao, si apre un portale laterale, con protiro.
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Ex chiesa di San Salvatore
Si trova in vicolo Caetani, tra la cattedrale e il palazzo De Vio.
Sorse tra l'VIII e il IX secolo e fu, nel medioevo, di proprietà dell'abbazia di Montecassino; dal 1671 al 1806 venne retta dagli scolopi, i quali avevano una loro scuola nell'attiguo edificio attualmente adibito a palazzo arcivescovile.
La chiesa, sconsacrata nel 1814, venne in gran parte distrutta nel bombardamento della notte da l'8 e il 9 settembre 1943 e i suoi resti sono stati convertiti in spazio espositivo all'aperto.
Permangono le sei colonne di spoglio che dividevano l'ambiente in tre navate ed è ancora visibile nella sua interezza la navata laterale destra, con tracce di affreschi medioevali.
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Ex chiesa di San Giovanni della Porta
Situata nel centro storico, nei pressi del castello Angioino-Aragonese, venne fondata nel X secolo e ha acquisito la sua attuale conformazione nel corso dell'ampliamento medioevale dei secoli XIII-XIV.
La struttura si compone di un'unica navata gotica articolata in due campate, terminante con un'abside poco profonda; le decorazioni e gli altari in stucco sono in stile barocco, mentre nella prima campata vi è un affresco quattrocentesco attribuito a Giovanni da Gaeta e raffigurante il santo titolare e un santo benedettino.
L'avancorpo con cantoria risale alla fine del XIX secolo ed ha inglobato il precedente campanile a vela, non più visibile.
La chiesa è priva di una facciata vera e propria e si accede al suo interno tramite due portali che si aprono lungo la fiancata sinistra, che dà su un piccolo slargo.
Attualmente l'edificio è la sede locale del Consorzio universitario di economia industriale e manageriale (CUEIM).
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Ex chiesa di San Giuda Taddeo
Opera di Giacomo Guarinelli, si trova lungo via Angioina, non lontano dal tempio di San Francesco.
Fu costruita tra il 1855 e il 1856 per volere di Ferdinando II delle Due Sicilie in luogo dell'antica chiesa dedicata a sant'Onofrio (documentata dalla fine del XV secolo); utilizzata dai militari nel corso dell'assedio di Gaeta del 1860, venne sconsacrata lo stesso anno e cadde in abbandono.
La struttura è caratterizzata da una fastosa decorazione neogotica sia esterna, sia interna.
L'ambiente, al quale è affiancata la sacrestia, è costituito da un'unica navata di tre campate, coperta col volta a crociera, nel quale si trovavano tre altari marmorei ottocenteschi, rimossi dopo la chiusura al culto; sia nella facciata, sia nella parete di fondo si apre un rosone circolare.
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Ex chiesa di Santa Maria del Monte
Sorse nel XIV secolo come romitorio e si trova lungo via Aragonese, ai piedi del castello.
La facciata è preceduta da un piccolo slargo che costituiva l'antico sagrato, e al centro di essa si apre il portale barocco, con cornice marmorea sormontata da un timpano semicircolare spezzato; sulla destra, il campaniletto a vela ad unico fornice.
La copertura è a volte a crociera estradossate.
L'interno, privato delle sue decorazioni, è costituito da un'unica navata di due campate, con due cappelle per lato, terminante con un'abside.
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Ex chiesa di San Nicola
Si trova alla sommità della salita degli Albito, a monte della chiesa di Santa Maria della Sorresca; già presente nel X secolo, acquisì l'attuale conformazione gotica nel XIV secolo.
Attualmente è adibita a giardino privato in seguito al crollo di gran parte della volta nel corso del bombardamento del settembre 1943.
All'esterno è caratterizzata dalla torre campanaria, probabilmente del XIII secolo e riconvertita in abitazioni private, e dell'edicola mariana posta lungo la parete di destra e ricavata dall'antico portale laterale.
L'interno presenta ancora, seppur in cattivo strato di conservazione, le decorazioni barocche del XVII-XVIII secolo in stucco e scagliola, quali cornici e altari.
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Ex chiesa dei Santi Martiri Irlandesi e del Beato Oliver Plunkett
Venne costruita agli inizi degli anni 1930 come luogo di culto della residenza estiva del Pontificio Collegio Irlandese, nei pressi del confine con il comune di Formia; fu consacrata il 19 ottobre 1932 dall'arcivescovo di Dublino Edward Joseph Byrne.
Nella seconda metà del XX secolo, l'intero complesso venne convertito in struttura ricettiva e la chiesa, sconsacrata, adibita a ristorante.
L'edificio conserva intatte le sue caratteristiche originarie; esternamente presenta un portico neoclassico a tre arcate in facciata.
L'interno è costituito da un'unica aula terminante con un'ampia abside poligonale, le cui pareti sono decorate da affreschi monocromi con motivi allegorici e vegetali; al centro, il ciborio marmoreo, con elementi musivi.
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Ex chiesa di Sant'Ambrogio
Si trova alle pendici del versante meridionale del monte Conca, in posizione dominante sulla piana di Arzano.
Citata per la prima volta nel 1231, è in stato di abbandono; presenta integra la sua struttura gotica con navata unica di tre campate coperta con volte a crociera estradossate, senza abside.
All'interno vi sono tracce di affreschi e una grande macina in pietra, testimone quest'ultima della riutilizzazione a scopi agricoli della ex chiesa.
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Ex chiesa di Sant'Angelo dei Marzi
Sorge in località Pontone, lungo le sponde dell'omonimo torrente, nei pressi del confine con il comune di Itri e del viadotto della ferrovia Formia-Gaeta.
Documentata fin dal 1185, assunse l'attuale conformazione nel XIV secolo; era probabilmente annessa ad un cenobio, i resti di parte del quale si trovano nei pressi della chiesa.
L'edificio, in avanzato stato di degrado ed in parte invaso dalla vegetazione, è costituito da un'unica navata di tre campate, coperta con volte a crociera ogivali estradossate (delle quali ne rimane soltanto una).
La facciata, nella quale si apre il portale con stipiti in pietra, era preceduta da un portico.
L'ultima campata è separata dalle altre due mediante un tramezzo edificato in seguito al riutilizzo della struttura per scopi agricoli; all'interno di quest'ultima vi sono numerosi lacerti dell'originaria decorazione a fresco, risalenti al primo quarto del XIV secolo e riconducibili all'ambito cavalliniano.
Le pitture, in avanzato stato di degrado, presentano all'interno di una partitura geometrica a due ordini sovrapposti (dei quali rimane soltanto quello inferiore) figure monumentali di Santi.
Secondo il Codex diplomaticus cajetanus il nome della chiesa è dovuto al fatto che fosse dedicata all'arcangelo Gabriele, la cui ricorrenza fino al Concilio Vaticano II era nel mese di marzo.
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Ex convento di Sant'Agata
Sorge sulla sommità del colle omonimo, nel rione Spiaggia.
Venne fondato dal vescovo Francesco II Gattola nel 1327 e la sua chiesa consacrata nel 1357; anche prima della soppressione avvenuta nel 1809, fu utilizzato in vari modi per scopi militari, mentre nel 1837-1838 venne provvisoriamente individuato come cimitero.
Attualmente l'intero complesso versa in stato di rovina; delle antiche strutture gotiche sono chiaramente individuabili il chiostro con tracce di affreschi cinquecenteschi, la sala capitolare (con le fosse di comunicazione con i sotterranei per le sepolture), la chiesa e le celle, situate al primo piano dell'ala nord-est e caratterizzate dal profilo delle perdute volte estradossate.
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Ex Monastero di Santo Spirito di Zannone
È situato nella piana di Arzano, all'interno dell'area dell'ex raffineria.
Fu fondato nel 1295 da monaci cistercensi ed è attualmente in stato di abbandono.
Il complesso, diroccato e originariamente recintato da mura, è costituito dall'edificio monastico cui è affiancata la chiesa gotica, di grandi dimensioni.
Gaeta | La Storia
Gaeta | Storia antica
I primi insediamenti nel territorio di Gaeta risalgono al IX-X secolo a.C.
Successivamente, tutta l'area costiera del golfo fu parte integrante della regione popolata dagli antichi Aurunci, stanziati tra il fiume Liri, il Volturno e la zona del vulcano di Roccamonfina. Solo nel 345 a.C. il territorio di Gaeta finì sotto l'influenza di Roma.
Del periodo romano restano visibili molte vestigia, alcune delle quali sulla sommità di Monte Orlando, come il Mausoleo di Lucio Munazio Planco, console romano, prefetto dell'Urbe, generale sia di Giulio Cesare (attraversò con lui il fiume Rubicone, fu al suo fianco nelle campagne galliche) che di Marco Antonio e Ottaviano detto Augusto.
Gaeta | Medioevo
Le prime notizie del castello risalgono al VI secolo nella guerra contro i Goti, nel X secolo se ne fa cenno all'interno delle carte del Codex diplomaticus cajetanus, ma notizie certe della sua esistenza si hanno solo nel XII secolo.
La prima importante documentazione sull'esistenza di una flotta gaetana risale all'anno 812, allorquando il patrizio bizantino Gregorio, governatore della Sicilia, incalzato dalla minaccia araba, fu costretto a chiedere aiuto al duca di Napoli e agli altri ducati campani.
Alle sollecitazioni di Gregorio risposero Gaeta e Amalfi che, con le loro navi (unite a quelle di Costantinopoli), sconfissero la flotta araba al largo di Lampedusa.
Già nel IX secolo Gaeta si rese autonoma dall'autorità imperiale bizantina e nell'anno 839 la carica di Ipato venne assunta da Costantino I, figlio del conte Anatolio (capostipite della famiglia Caetani) e di fatto primo sovrano di Gaeta riconosciuto.
Il ducato di Gaeta conquistò gradualmente la sua indipendenza e restò in vita per oltre due secoli, nel corso dei quali Gaeta ebbe una propria solidità militare, un'autonomia politica, un'autonomia giurisdizionale, dei propri istituti giuridici civici, una propria moneta (il "follaro") e un considerevole sviluppo economico attraverso i traffici commerciali marittimi.
Nel periodo che va dall'839 al 1140 Gaeta può essere considerata a pieno titolo anche una repubblica marinara.
I gaetani difesero le loro libertà e l'indipendenza del ducato attuando una saggia e talvolta spregiudicata azione politica e militare.
Risultarono in tal senso rilevanti le alleanze stipulate con i principali Stati autonomi del meridione d'Italia per combattere le continue scorrerie saracene, ma anche i patti stipulati con gli stessi musulmani per la difesa del ducato dalle mire espansionistiche del papato.
Particolarmente significativa l'alleanza che portò alla costituzione della Lega campana, di cui si fece principale promotore papa Leone IV per la difesa di Roma.
Nell'estate dell'849 la Lega campana fu protagonista della battaglia di Ostia, immortalata con un celebre affresco da Raffaello nelle stanze vaticane (Raffaello, Battaglia di Ostia).
Una flotta costituita dalle navi delle repubbliche di: Amalfi, Gaeta, Napoli e Sorrento, sotto la guida del console Cesario di Napoli, sbaragliò i saraceni che si apprestavano a sbarcare presso Ostia con l'intento di operare l'invasione e la distruzione di Roma.
Successivamente, nel 915, il duca di Gaeta Giovanni I contribuì alla costituzione della Lega Cristiana che sconfisse i saraceni nella battaglia del Garigliano, altro importante episodio bellico, la cui conclusione fu determinante per eliminare in modo definitivo la presenza araba nel Centro Italia.
Il ducato di Gaeta restò pienamente indipendente fino all'inizio del XII secolo, quando il duca Riccardo III fu deposto dal Principe di Capua, dopo la conquista della città del 1140, ad opera di Ruggiero II di Sicilia della dinastia degli Altavilla.
Quest'ultimo fu comunque assai benevolo nei confronti di Gaeta lasciandole numerosi privilegi, a partire da una moneta propria e da una significativa autonomia politica, tanto da permetterle di preservare, al pari di Amalfi, l'antico e glorioso carattere di repubblica marinara.
Con Ruggero II nacque quello che per i successivi sette secoli sarà, tranne il periodo del vicereame spagnolo (1504-1707) e della dominazione austriaca (1707-1734), un regno unitario, indipendente e sovrano, l'unico in tutta Europa a conservare integralmente per così lungo tempo i suoi limiti territoriali, con Gaeta a fungere in più occasioni da capitale "de facto" e strategica città di confine con lo Stato della Chiesa.
Durante il governo della dinastia di origine sveva, Gaeta vide particolarmente rafforzata la sua funzione di "chiave di accesso" al regno.
Federico II di Svevia venne in diverse occasioni a Gaeta e, durante le lotte tra guelfi e ghibellini, creò delle fortificazioni per difendere meglio i confini: nel 1223 fece costruire quelle per il castello di Gaeta (che quindi era già esistente all'epoca).
Durante il governo delle dinastie di origine angioina e angioina-durazzesca (1266-1442) la città continuò a ricoprire un ruolo rilevante nello scenario politico e militare del regno.
Dal 1378 fu per qualche anno la residenza dell'antipapa Clemente VII, alleato della Regina Giovanna I.
Dal 1387 vi si stabilì, temporaneamente in esilio, l'erede al trono Ladislao dei d'Angiò-Durazzo, che celebrò in città, il 21 settembre 1389, le sue nozze con Costanza di Chiaramonte, figlia del conte di Modica e Vicario del Regno di Sicilia, Manfredi III Chiaramonte.
Salito successivamente al trono, re Ladislao fu particolarmente riconoscente nei confronti di Gaeta concedendole ulteriori e importanti privilegi tesi a rafforzare la sua autonomia.
Anche la futura regina Giovanna II, sorella di Ladislao, soggiornò per molto tempo a Gaeta, dove scelse di farsi incoronare nel 1419.
Dal 1435 Alfonso V d'Aragona fece di Gaeta la base per la conquista del trono di Napoli a discapito di Renato, ultimo sovrano della dinastia Angioina a regnare nel Meridione d'Italia, sconfitto definitivamente nel 1442.
Fu con l'arrivo della dinastia Aragonese che alcuni influenti personaggi locali, passati in disgrazia, vennero costretti ad abbandonare Gaeta, tra cui Giovanni Caboto, che si rifugiò a Venezia nel 1461, prendendone la cittadinanza 15 anni dopo.
Durante questo periodo la città fu munita di un nuovo castello, il cosiddetto "Alfonsino", adibito a reggia, mentre il vecchio (chiamato "Angioino") fu ampliato e unito al nuovo.
Per tutta la seconda metà del secolo XV la città fu governata dalla dinastia aragonese; fra le varie importanti personalità succedutesi al governo della piazzaforte spicca nel 1501 il barone Diomede de Gemmis di Castel Foce, cognato del futuro governatore di Milano Andrea Caiano e membro di un casato derivante da un'antica famiglia patrizia romana trapiantata nel regno di Napoli.
I sovrani aragonesi, al pari dei predecessori, capirono quanto fosse strategicamente rilevante il possesso di Gaeta per la difesa del regno, per cui vollero ulteriormente fortificarla con l'aggiunta di due nuove cinte murarie (non più esistenti).
Gaeta subì ben quattordici assedi che coincisero con importanti e spesso cruciali avvenimenti storici, a partire dalla sconfitta del ducato di Gaeta (con annessione al Regno di Sicilia) fino all'ultimo assedio, decisivo per i destini del regno delle Due Sicilie, quello tenuto nel 1860-'61 dalle truppe del generale Enrico Cialdini (che sarà poi nominato duca di Gaeta) e dopo il quale si ebbe la proclamazione del Regno d'Italia.
Gaeta | Storia moderna
Con la dominazione spagnola, iniziata nel 1504, lo Stato unitario del Sud Italia, nato nel 1140 in seguito alle conquiste di re Ruggero II, perse per la prima volta la sua indipendenza divenendo un vicereame, ciononostante il ruolo di "piazzaforte" di Gaeta fu ancor più accentuato e la città fu dotata su ordine di Carlo V di nuovissime fortificazioni bastionate, alle pendici del Monte Orlando, aggiornate contro le ultime e più potenti armi da fuoco.
Nel 1571 si radunò nel porto di Gaeta la flotta pontificia che, al comando dell'ammiraglio Marcantonio Colonna, salpò il 24 giugno 1571 per unirsi al resto della flotta cristiana, comandata da don Giovanni d'Austria, per combattere i saraceni.
Il comandante della flotta pontificia aveva ricevuto il 20 giugno 1571 dal Papa San Pio V lo Stendardo di Lepanto, realizzato in seta, che doveva essere issato sulla nave ammiraglia pontificia.
L'ammiraglio Colonna, nella Cattedrale di Gaeta, davanti alle reliquie di Sant'Erasmo di Antiochia, protettore dei marinai e veneratissimo patrono della città, fece voto che se avesse vinto avrebbe donato lo Stendardo di Lepanto alla stessa Cattedrale e lo avrebbe posto ai piedi del santo.
La battaglia navale tra la flotta della "Lega Santa" e la flotta dell'Impero ottomano ebbe luogo il 7 ottobre 1571 a Lepanto e fu vinta dalle forze cristiane.
Al suo ritorno in Gaeta Marcantonio Colonna mantenne fede al giuramento fatto e oggi lo stendardo è esposto nel museo diocesano.
Il 25 novembre 1848 il papa Pio IX si rifugiò a Gaeta, ospite di re Ferdinando II di Borbone, in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana ad opera di Giuseppe Mazzini, e vi rimase fino al 4 settembre 1849, periodo durante il quale Gaeta fu sede istituzionale e capitale "de facto" dello Stato della Chiesa, rappresentando il massimo centro di riferimento politico-religioso di tutto il mondo della cristianità.
E fu proprio durante questo soggiorno che papa Pio IX, secondo la tradizione illuminato dallo Spirito Santo durante le sue preghiere presso la Cappella d'Oro, decise di scrivere l'enciclica Ubi Primum con cui interrogava l'Episcopato cattolico sulla opportunità di proclamare il Dogma dell'Immacolata Concezione, cosa che avvenne al suo ritorno a Roma.
Il 13 febbraio 1861 Francesco II di Borbone si arrese a Gaeta, ultimo baluardo del suo regno, capitolando, dopo 102 eroici giorni di resistenza ai bombardamenti e all'assedio delle truppe sabaude del generale Enrico Cialdini (assedio di Gaeta 1860-1861): cessò così di esistere il Regno delle Due Sicilie.
Il Borgo di Gaeta, frazione di Gaeta fuori le mura, con Regio Decreto del 15 marzo 1897, diventò comune autonomo sotto la spinta decisiva di una sua ristretta ma influente cerchia di esponenti liberali.
Prese il nome di "Comune di Elena" in onore dell'allora principessa Elena, futura regina d'Italia.
Trenta anni dopo, esattamente con Regio Decreto del 17 febbraio 1927, i Comuni di Gaeta e di Elena vennero nuovamente uniti sotto il nome Gaeta.
Il Borgo si identificò quindi come rione Porto Salvo, mentre la parte della città fortificata come rione Sant'Erasmo.
Sempre nel corso del 1927, precisamente il 6 febbraio, Gaeta perse l’antica e famosa qualifica di piazzaforte per diventare un'importante base della Marina Militare italiana, più in particolare il suo porto andò a costituire la principale base navale del Mar Tirreno insieme al porto de La Spezia.
La città di Gaeta era parte importante dell'antica provincia di Terra di Lavoro del Regno di Napoli (avente per capoluogo Capua sino al 1818 e poi Caserta) e poi Regno delle Due Sicilie, rappresentandone uno dei cinque capoluoghi di distretto fino al 1860.
All'interno del Regno d'Italia la provincia fu mantenuta con lo stesso nome e il medesimo capoluogo e fu suddivisa, in base alla legge Rattazzi, in circondari.
Gaeta fu capoluogo di circondario fino al 1927 (insieme a Caserta, Sora, Nola e Piedimonte d'Alife).
Quando il regime fascista nel 1927 riorganizzò gli ambiti amministrativi territoriali italiani, volendo quel regime abolire i circondari e sopprimere la provincia di Terra di Lavoro, incorporò Gaeta nella provincia di Roma, dopodiché, nel 1934, nella neo-istituita provincia di Littoria, oggi provincia di Latina.
Dal 1970, con l'istituzione delle regioni a statuto ordinario, Gaeta fa dunque parte del Lazio.