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Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio
Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio
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Santuario di Giunone Sospita a LanuvioSantuario di Giunone Sospita a LanuvioSantuario di Giunone Sospita a Lanuvio
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Indirizzo:
Via San Lorenzo, 1, 00040 Lanuvio RM, Italia
Descrizione:

Il Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio era il principale centro di culto della Dea Giunone

Giunone Sospita (in latino Iuno Sospita, ossia "propizia") è stata una divinità della mitologia romana, particolarmente venerata nell'antica Lanuvium.

Il 1º febbraio era considerato il suo dies natalis.

Questa divinità nella statuaria e nelle coniazioni monetarie, viene solitamente rappresentata con una pelle di capra sul capo, una lancia in mano ed accompagnata da una serpe.

Un tempio le era dedicato presso il Foro Olitorio (alle pendici del Campidoglio, tra il Teatro di Marcello e il Foro Boario), costruito verso il 195 a.C. da Gaio Cornelio Cetego.

Un altro santuario, molto celebre in tutto il Lazio antico, era stato edificato a Lanuvio, non lontano dal Lago di Nemi.

Un'antefissa raffigurante la dea è stata rinvenuta ad Antemnae (Monte Antenne - Villa Ada), all'interno della Roma moderna, dove si è ipotizzato un luogo di culto della divinità.

Fra i personaggi più legati alla Sospita si ricorda Metella Balearica.

Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio
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Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio

Cicerone testimonia come Lanuvio fosse un luogo ricco di molti edifici religiosi, ma che tra questi spiccasse il tempio di Giunone Sospita Lanuvina (così chiamata per la pelle di capra con la quale era rivestita la sua statua), il cui culto risaliva a tempi molto antichi.

Edificato sull'acropoli di questa antica città di origine latina, che i Romani pensavano fosse stata fondata dall'eroe greco Diomede, questo grande tempio in stile tuscanico, era costituito da una serie di strutture monumentali.

Fu quasi completamente distrutto nel V sec. d.C., ma le porzioni ancora esistenti e gli scavi archeologici, hanno permesso di individuare cinque fasi edilizie che si susseguirono dalla fine del VII alla metà del I sec. a.C.

Molto probabilmente il portico del tempio era a due piani con volte rivestite di mosaici preziosi. In fondo al portico c'era una porta che conduceva ad una serie di cunicoli sotterranei, che alcuni ritengono fossero la grotta dov'era custodito il serpente sacro a Giunone Sospita.

Properzio narra infatti che nel santuario si svolgesse ogni primavera un particolarissimo rito propiziatorio per l'agricoltura, durante il quale un gruppo di fanciulle vergini doveva offrire focacce ad un grosso serpente, che si trovava dentro un antro.

Se il serpente accettava il dono, si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, una fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia.

(Vedasi: Sesto Properzio IV, 8, 3 - 14; Aeliano XI, 16; Plutarco, Parallela Minora XIV, 309A e Pseudo Prospero d'Aquitania PL LI, 835)

L'importanza di questo santuario, viene testimoniato dai documenti storici: quando i Romani sconfissero la Lega Latina nel IV secolo, accettarono l'alleanza con i cittadini di Lanuvio, solo se questi in cambio avessero condiviso con loro il celebre luogo sacro dedicato a Giunone Sospita.

Il Santuario di Giunone Sospita occupava il versante S-O del Colle S. Lorenzo che, a partire dall’età del Ferro (IX sec. a.C.), venne abitato con la forma del villaggio dalle popolazioni locali e che si trasformò, a partire dalla fine del VII sec. a.C., nell’acropoli dell’antica Lanuvium.

Il Colle San Lorenzo era sicuramente un’area di straordinario impatto nell’antichità, per i suoi templi ma anche per la magnificenza delle sue ville extra moenia.

Infatti è probabile che sul Colle, oltre al tempio della divinità poliade, dovessero sorgere altri templi dedicati a divinità minori, che noi non sappiamo localizzare topograficamente, ma che sicuramente si trovavano all’interno della zona sacra.

Lo stesso Cicerone (De Finibus I 20, 63), del resto, narra che Lanuvio fosse ricchissima di templi e sacelli e, tra questi, di gran lunga il più celebre era quello dedicato a Giunone Sospita Lanuvina.

Alcuni scavi d’emergenza condotti recentemente all’interno di terreni privati hanno fatto riemergere importanti vestigia archeologiche e hanno, in parte, permesso di ricostruire, seppure non in maniera definitiva, parte dell’urbanistica del Colle in età antica.

E’ sicuro, e questo è stato ben sottolineato dal Chiarucci nel libro Lanuvium, che il Colle fosse attraversato da un asse che, con direzione N-S, attraversava tutta l’antica Lanuvium.

Quello che è altrettanto sicuro è che l’acropoli era fortificata e il suo accesso era possibile tramite porte urbiche.

E’ verosimile che, all’esterno della fortificazione dell’acropoli, nella parte N-E del Colle S. Lorenzo, dovesse sorgere, a partire dal II sec a.C., una serie di impianti residenziali di notevole livello, come hanno dimostrato i rinvenimenti effettuati nella metà degli anni ’60 del secolo scorso dalla Lissi Caronna in più punti, lungo la via Laviniense.

Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio
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Gli scavi del Santuario di Giunone Sospita

L’area del Colle S. Lorenzo venne interessata, per la prima volta, da interventi di scavo nel 1884, ad opera di Lord Savile Lumley.

Durante gli scavi di Savile, che si protrassero dal 1884 al 1892 e che vennero effettuati nell’attuale Parco Sforza Cesarini, tornarono immediatamente alla luce strutture in opera incerta, databili al II sec. a.C., e in opera reticolata, collocabili cronologicamente alla metà del I sec. a.C.

Si rinvennero, inoltre, al di sotto di uno strato di crollo delle volte del portico (secondo terrazzamento del santuario), un torso di una statua marmorea di ninfa che usciva dall’acqua, capitelli e rocchi di colonna, fistole plumbee e numerosi frammenti del gruppo scultoreo equestre attribuito a Lucio Licinio Murena.

Nell’ultimo anno di scavo si trovò, in un luogo imprecisato, una favissa votiva, dalla quale emersero le terrecotte architettoniche pertinenti alla II fase del tempio, che si datano alla fine del VI sec. a.C.

Tra gli elementi più significativi di questi rinvenimenti vi sono le antefisse a testa femminile con nimbo traforato terminante a palmetta che un recente studio attribuisce a maestranze urbane.

Gli scavi nella zona del tempio vero e proprio presero il via nel Maggio del 1914 e si protrassero fino al Febbraio dell’anno successivo.

A dirigere gli scavi fu il Prof. Angelo Pasqui che riportò in luce i muri perimetrali delle fondazioni del tempio di fine IV sec. a.C., i piloni che sorreggevano le colonne del tempio tardo-arcaico (fine VI sec. a.C.) e, immediatamente all’esterno dell’antico impianto religioso, un muro in opera reticolata parallelo ai lati nord ed est dello stesso, e una piccola porzione di un lastricato, parte in basalto e parte in peperino, attualmente scomparso; emersero inoltre, all’interno della cella, olle d’impasto di varie epoche, frammenti di antefisse arcaiche, votivi in terracotta di età arcaica ed ellenistica, ma anche una testa marmorea, in frammenti, pertinente al gruppo di Licinio Murena che attualmente si conserva presso il Museo Civico Lanuvino.

A Settembre 2006 e 2008 sono state realizzate due nuove campagne di scavo, dirette dal Prof. Fausto Zevi dell’Università “ La Sapienza” di Roma, all’interno della cella del tempio e nell’area dell’ex uliveto Frediani-Dionigi, i cui risultati sono in corso di pubblicazione e dunque, in questa sede, solo parzialmente accennati.

Gli scavi hanno portato interessanti novità: nell’area del tempio, il cui scavo di settore è stato diretto dal dott. Fabrizio Santi, al di sotto degli strati di età arcaica, sono stati rinvenuti, sul banco tufaceo, i solchi di una capanna databile al IX sec. a.C. e corredi funerari di VIII sec. a.C.; nell’area dell’ex Uliveto Frediani-Dionigi, mai indagata prima, sono invece emerse strutture murarie, pavimenti a mosaico e battuti che coprono un arco cronologico che va dal II sec. a.C. al IV d.C.

Nell’antica città di Lanuvio il Tempio di Giunone Sospita era tra gli edifici esistenti quello in assoluto più importante.

Fu meta costante di pellegrinaggio divenendo uno dei templi più conosciuti e visitati in epoca antica.

Quando Lanuvio venne conquistata dai romani nel 338 a.C. questi pretesero di partecipare alla distribuzione delle ingenti ricchezze che il tempio era in grado di produrre. Dai reperti archeologici rinvenuti nel corso del tempo nonché da alcune fonti antiche (Properzio ed Eliano) è stato possibile ricostruire quello che avveniva all’interno del santuario.

Un antico rito propiziatorio dedicato ad un serpente sacro andò nel corso del tempo a fondersi con il culto della Dea Giunone Sospita.

Ogni primavera si svolgeva un rito propiziatorio per i raccolti, un gruppo di fanciulle vergini veniva introdotto all’interno di una grotta che secondo alcuni doveva trovarsi internamente al tempio, oltre il porticato, dove era custodito il serpente sacro alla Dea.

Le fanciulle portavano in dono delle focacce di farro; se il serpente gradiva il dono offerto allora i raccolti si prospettavano fruttuosi, nel caso in cui il serpente avesse invece rifiutato l’offerta le fanciulle considerate impure venivano sacrificate per scongiurare l’imminente carestia.

Nel 2012 in località Pantanacci a Lanuvio venne scoperta una zona votiva ricchissima di reperti archeologici.

Tra questi vennero rinvenuti anche alcuni blocchi di peperino con sopra incise delle squame.

Con molta probabilità questi blocchi dovevano appartenere proprio ad una grande statua raffigurante un serpente.

Il rito propiziatorio del serpente sacro ha pertanto origini molto antiche e probabilmente solo in un secondo momento storico si fuse con il culto della Dea Giunone Sospita.

E’ probabile pertanto che la grotta che custodiva il serpente sacro potesse coincidere con la zona votiva di Pantanacci.

Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio
Santuario di Giunone Sospita a Lanuvio

La focaccia della Dea | Maza di Giunone Sospita

La focaccia che veniva offerta al Serpente era chiamata maza, termine greco utilizzato per descrivere vari tipi di focaccia.

La maza doveva essere in antichità un alimento d’accompagno di altro cibo, o anche una focaccia da consumare da sola.

Gli ingredienti per l’impasto dovevano essere differenti a seconda dell’occasione di consumo: acqua, olio, miele, latte, farina di farro, orzo, ceci o fave.

Lo scorso 5 gennaio 2018 nell’Aula Consiliare del Comune di Lanuvio è stato presentato il progetto relativo al Primo Festival della Maza.

Lanuvio ha compreso il valore storico dell’antico rito e vuole riproporlo e recuperarlo attraverso l’organizzazione di una manifestazione proprio dedicata alla focaccia di Giunone Sospita.

Per fortuna nel territorio lanuvino non mancheranno le prelibatezze necessarie ad accompagnare l’antica focaccia!

Giunone Sospita esposta ai Musei Vaticani
Giunone Sospita esposta ai Musei Vaticani

Il culto di Giunone Sospita

Properzio (IV, 8, 3-14)
Qui fu recata la mia Cinzia (…) Lanuvio è, da tempo antico, sotto la tutela di un annoso drago: qui, dove non è certo sciupato l’indugio di un’ora così fuori dal comune, dove la sacra discesa sprofonda in una bocca tenebrosa, in cui penetra una vergine in onore del serpente digiuno, quando esige l’annuo pasto e lancia sibili torcendosi dal fondo del terreno.

Le fanciulle mandate giù per tali riti sono pallide nell’affidare  temerariamente la mano alla bocca del serpente.

Questo afferra  i cibi che la vergine gli accosta, e nelle palme della vergine trema il canestro. Se sono state caste, ritornano tra le braccia dei genitori e i contadini gridano: l’anno sarà fertile. 

Eliano (XI, 16). Traduzione di Francesco Maspero, Milano 1998 (pp. 660-663)
A Lavinio* vi è un bosco sacro, grande e folto, e nei pressi sorge un tempio dedicato a Era protettrice dell’Argolide.

Nel bosco vi è una tana vasta e profonda, dove dimora un mostruoso serpente. In determinati giorni dell’anno entrano nel bosco delle giovinette ancora vergini, che recano nelle mani una focaccia e hanno gli occhi bendati.

Le conduce direttamente alla tana di quel mostro uno spirito divino; esse avanzano passo passo, senza inciampare, come se avessero gli occhi scoperti.

Se sono veramente illibate, il serpente accetta le loro offerte di cibo, poiché le ritiene pure e adatte a un animale prediletto dagli dèi.

Altrimenti i cibi restano intatti, perché esso conosce in anticipo e indovina la loro impurità.

La focaccia della giovinetta deflorata viene allora sminuzzata dalle formiche per renderne facile il  trasporto; successivamente le formiche la portano fuori del bosco e ripuliscono così il luogo.

Gli abitanti, venuti a conoscenza dell’accaduto, indagano sulle giovinette che hanno preso parte alla cerimonia e quella che ha disonorato la sua verginità viene punita secondo la legge.  (* Nella versione di Eliano si accenna proprio a Lavinio e non a Lanuvio).

Pseudo Prospero. Traduzione di Oreste Raggi, Roma 1879, (pp. 177-178)
Presso la  città di Roma fu una spelonca, nella quale un dragone di grandezza meravigliosa, formato meccanicamente, portando in bocca una spada, cogli occhi scintillanti per le gemme, spaventevole e terribile appariva.

A questo, vergini onorate di fiori, consacrate ogni anno, in tal maniera gli si davano in sacrificio, che non consapevoli della cosa, portando doni, toccando un gradino della scala da cui con tutta quell’arte del diavolo pendeva il meccanismo, il colpo della spada si scaricava, onde si spargesse il sangue innocente.

E questo fu in tal modo distrutto da un monaco ben conosciuto pel suo merito da Stilicone: tastando questo monaco col bastone in mano ciascun gradino, come toccando quello si accorse della frode diabolica, lo saltò; e scendendo tagliò in pezzi il dragone, mostrando ivi numi che si fanno colle mani.

 

Itinerario archeologico

Giunone Sospita: Colle San Lorenzo e gli scavi del Tempio

Giunone Sospita: il Tempio

Giunone Sospita: i materiali conservati al Museo Civico

Giunone Sospita: il Ninfeo del Santuario

Giunone Sospita: il terrazzamento del santuario

Giunone Sospita: l’antro del serpente

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