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Museo di Satricum | Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
Museo di Satricum | Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
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Contact Information
Indirizzo:
Str. Nettunense, 43, 04100 Le Ferriere LT, Italia
Descrizione:

Il Museo Satricum, seppur pronto da anni attualmente non ancora aperto tutto l'anno, si trova a Le Ferriere, al confine tra Aprilia e Latina.

E’ la prima volta dalla scoperta del 1896 (quando il francese Hector Graillot scoprì sulla collina di Le Ferriere i resti del tempio dedicato alla dea Mater Matuta) che è possibile per il pubblico vedere i reperti in situ.

Il Museo di Satricum si trova in una cornice d’eccezione all’interno ferriera vaticana restaurata, antico impianto industriale nel quale furono costruiti i cerchi di metallo che cingono la cupola di San Pietro.

Museo di Satricum
Museo di Satricum

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Museo di Satricum | Descrizione

Gran parte dei reperti che verranno esposti sono stati recuperati all’interno dell’azienda agricola "Casale del Giglio" di Aprilia.

Accanto alla viticoltura, infatti, l’azienda ha seguito il progetto archeologico di Satricum, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio diretta dalla Dott.ssa Elena Calandra e con l’Università di Amsterdam, Dott.ssa Marijke Gnade ed i Comuni di Aprilia, Latina e Nettuno.

Gli scavi hanno consentito l’individuazione della "Via Sacra", che conduceva al Tempio sul mare dell'Aurora "Mater Matuta" ed il ritrovamento di un calice in ceramica usato per il vino risalente al V secolo a.C."

La storia degli scavi di Satricum – si legge sul sito dell’azienda Casale del Giglio – inizia nel 1896 quando il francese Hector Graillot scoprì sulla collina di Le Ferriere i resti del tempio dedicato alla dea Mater Matuta.

Fino al 1898 si intraprese una lunga campagna di scavo sotto la guida di archeologi italiani.

Vennero portati alla luce molti reperti, ora conservati al Museo di Villa Giulia in Roma.

Non si fece piĂ¹ nulla fino al 1907-1910 quando ricominciarono gli scavi.

Attorno al 1975 il Comitato per l’Archeologia del Lazio chiese all’Istituto Olandese di Roma di occuparsi della ricerca archeologica di Satricum.

Da allora gli archeologi olandesi hanno ottenuto importantissimi risultati, come la scoperta del Lapis Satricanus, una base di pietra con un’iscrizione in latino arcaico databile tra il 525 e il 500 a.C.

Dal 1990 gli scavi vengono curati dall’Università di Amsterdam, sotto la responsabilità di Marijke Gnade".

Museo di Satricum 2
"Via Sacra" che conduceva al Tempio della "Mater Matuta" - Antica cittĂ  di Satricum

Antica Satricum | La Storia

Satrico, ossia l'antica cittĂ  di Satricum, compare tra le 18 cittĂ  latine fondate da Silvio, figlio di Enea.

Durante il secondo consolato di Tito Larcio (498 a.C.), dopo che Roma ebbe sconfitto Fidenae, 29 cittĂ  alleate in funzione anti romana, tra le quali Satrico, nel tentativo di ristabilire il regno di Tarquinio il Superbo, si incontrarono per decidere come proseguire nel conflitto; sarebbero state poi sconfitte nella battaglia del Lago Regillo.

Nel 489 a.C. fu una delle cittĂ  attaccate dai Volsci condotti da Gneo Marcio Coriolano che, dopo aver preso Longula, presero anche Satrico, saccheggiando la cittĂ  e distruggendo il tempio sull'Acropoli.

Nel 390 a.C. (o nel 393 a.C.), mentre i Romani combattevano gli Equi, Velitrae e Satrico si ribellarono ai Romani.

Nel 386 a.C. Marco Furio Camillo, eletto tribuno consolare, guidĂ² i soldati contro Anzio che aveva ripreso le armi contro Roma, sostenuta anche da giovani fuoriusciti Latini ed Ernici.

I Romani si scontrarono con l'esercito di Volsci, Latini ed Ernici, numericamente superiore a loro, nelle campagne intorno a Satrico; è a questa campagna che si riferisce l'episodio leggendario di Furio Camillo, che lancia il vessillo romano oltre le schiere nemiche, per spronare i Romani al combattimento.

«Dopo aver quindi suonato la carica, scese da cavallo e prendendo per mano l'alfiere piĂ¹ vicino lo trascinĂ² con sĂ© verso il nemico gridando: «Avanti l'insegna, o soldato!».

Quando gli uomini videro Camillo in persona, ormai inabile alle fatiche per l'età avanzata, procedere verso il nemico levarono l'urlo di guerra e si buttarono all'assalto tutti insieme, ciascuno gridando per proprio conto «Seguite il generale!»

Si racconta anche che Camillo ordinĂ² di lanciare un'insegna tra le linee nemiche, e che gli antesignani furono incitati a riprenderla.»

(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 8.)

Nello scontro campale i Romani ebbero la meglio, e i Volsci riuscirono a ritirare entro le mura di Satrico, grazie a un provvidenziale temporale che interruppe lo scontro.

L'anno successivo il Senato decise di costituire una colonia romana a Satrico, inviando lì 2 000 cittadini, cui vennero assegnati due iugeri e mezzo di terra.

La colonia fu perĂ² attaccata nel 384 a.C. dai Volsci e dai Prenestini, che riconquistarono la cittĂ .

Ancora una volta Roma si affidĂ² al comando di Furio Camillo, che riportĂ² una sofferta vittoria sui Volsci.

Nel 377 a.C. Roma dovette far fronte alla solita minaccia dei Volsci, cui questa volta si erano uniti i Latini.

Organizzata la leva, l'esercito fu diviso in tre parti: una a difesa della cittĂ , una a difesa della campagna romana, e il grosso fu inviato a combattere i nemici, agli ordini di Lucio Emilio e Publio Valerio.

Lo scontro campale si svolse nei pressi di Satrico e fu favorevole ai Romani, nonostante la forte resistenza dei Latini, che dai Romani avevano adottato le tecniche di battaglia.

Mentre i Volsci si ritirarono ad Anzio, dove trattarono la resa, consegnando la cittĂ  e le sue campagne ai Romani, i Latini, volendo continuare il conflitto contro i romani e perciĂ² furiosi per la defezione degli alleati, diedero fuoco a Satrico che fu distrutta; in quest'occasione si salvĂ² solo il tempio di Mater Matuta.

Nel 349 a.C. Satrico fu nuovamente ricostruita dai Volsci di Anzio, che vi fondarono una colonia.

Tre anni dopo la cittĂ  era stata completamente ricostruita.

Ma Roma, temendo la rinascita della potenza volsca, mosse guerra contro la cittĂ , sconfiggendo ancora una volta i Volsci; Satrico fu data nuovamente alla fiamme, e ancora una volta solo il tempio di Mater Matuta fu risparmiato.

Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo, la ricorderĂ  tra le cittĂ  latine scomparse.

Antonio Nibby localizzĂ² il sito di Satricum in quella che era diventato il Casale di Conca, all'interno dell'omonima e vasta tenuta, che almeno dal 1713 era di proprietĂ  del Sant'Offizio di Roma.

Nel resoconto delle sue esplorazioni sul campo effettuate all'inizio del XIX secolo, Nibby annota che in prossimitĂ  del Casale c'erano delle ferriere mosse dal fiume Astura, da cui il nome dell'odierna localitĂ  delle Le Ferriere.

Nel 1873, in seguito alla legge che prevedeva l'alienazione delle proprietĂ  ecclesiastiche, la tenuta di Casale fu venduta al Conte Achille Gori Mazzoleni.

Nel 1918 la tenuta passĂ² al Duca Leone Caetani e pochi anni dopo, da questi, alla famiglia Dominici.

Nel 1902 in un edificio di Le Ferriere fu uccisa Maria Goretti, che in seguito fu dichiarata Martire e Santa dalla Chiesa Cattolica.

La famiglia Dominici si vide espropriata di gran parte di questi terreni nei primi anni '30, dall'Opera Nazionale Combattenti, in virtĂ¹ della legge sulle bonifiche.

Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
Satrico - Antica cittĂ  di Satricum

Museo di Satricum | Localizzazione

Il sito, localizzato nel 1825 dallo studioso Antonio Nibby e poi scoperto dai primi rilievi condotti da H. Graillot nel 1885, si trova a circa 9 chilometri dal mare, lungo il corso del fiume Astura, e occupa una serie di rilievi sulla destra dell'asta fluviale fra il territorio di Latina e Nettuno.

Satrico si venne a trovare ai margine meridionale del Latium vetus, in un luogo frequentato per una sua connotazione religiosa, al crocevia della direttrici di comunicazione tra i territori degli Etruschi e le cittĂ  greche della Campania e quella tra Preneste (Palestrina) ed Anzio.

Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
Satrico - Antica cittĂ  di Satricum

Museo di Satricum | Sito archeologico

Le prime indagini sono del 1885, ma per i primi scavi sistematici occorre aspettare il 1896; molti reperti di questa campagna furono acquistati nel 1903 dal Museo nazionale etrusco di Villa Giulia.

Altri sondaggi furono realizzati nel 1910, 1934 e 1958.

La riscoperta del sito è incominciata con nuove campagne di scavo sistematiche e scientifiche a partire dal 1974, con il determinante contributo dell'Istituto Olandese, ed è ancora in corso.

Nell'estate del 2019 è stata data notizia del ritrovamento dei resti di una villa romana e di tre scheletri umani.

L'area abitativa è concentrata sulla cosiddetta acropoli, ampia circa 4 ettari e protetta da ripide scarpate, e sul pianoro che si estende a ovest di quest'ultima, di circa 40 ettari di superficie.

Il pianoro è naturalmente protetto su tre lati; sul quarto, a occidente, venne realizzato un aggere in epoca arcaica; l'aggere è stato poi esteso anche sul versante settentrionale e meridionale della città.

Le evidenze archeologiche hanno dimostrato che il sito rimase un insediamento abitato almeno fino al III secolo a.C., dopo di che venne a decadere, assumendo carattere prettamente agricolo.

Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce un santuario attribuito alla Mater Matuta grazie al ritrovamento di una stele di epoca tardo repubblicana, resti di ville (tra queste la cosiddetta Casa A che presenta notevoli somiglianze con i palazzi etruschi di Acquarossa), case e capanne, una necropoli laziale a nord ovest, con la tomba piĂ¹ antica databile alle fasi finali del periodo laziale II A, e una necropoli volsca a sud ovest dell'acropoli, con oltre 200 tombe a fossa riferibile al periodo tra il V e il IV secolo a.C. accompagnata da una gran quantitĂ  di reperti di produzione greca, etrusca e italica; tre depositi votivi di notevole importanza storica per quanto ritrovatovi, reperti con iscrizioni in etrusco e in latino arcaico, tra cui la nota epigrafe, il cosiddetto Lapis Satricanus, databile tra il 525 e il 500 a.C.

Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
Satrico - Antica cittĂ  di Satricum

Museo di Satricum | Tempio di Mater Matuta

Nella mitologia romana, Mater Matuta (in italiano: Madre Propizia) era la dea del Mattino o dell'Aurora e quindi protettrice della nascita degli uomini e delle cose.

Il luogo dove sorgeva il santuario di Satricum, dedicato dai latini e dai romani a Mater Matuta, presenta una continuità di frequentazione per scopi religiosi che si estende dall'VIII secolo a.C. almeno fino al I secolo a.C., periodo al quale è stata datata una dedica riferita al tempio fatta dai duumviri di Anzio; successivamente il tempio fu abbandonato.

Sulla base dei reperti ritrovati è stato possibile individuare 4 diverse fasi.

Museo di Satricum | Santuario capanna

All'incirca dal 750 a.C. al 650 a.C., sul sito si trovava una capanna, il cui carattere religioso è documentato dalla presenza del Mundus, un buco profondo di carattere religioso.

Sacello

All'incirca dal 650 a.C. al 550 a.C., la funzione religiosa è attestata da un sacello, cui afferiva una stipe votiva, di grande valore storico-archeologico per i reperti ritrovativi. Non è certo se il tempietto fosse ad una o due stanze.

Di questo piccolo santuario, anche detto Tempio 0, di cui restano le fondamenta a pianta rettangolare, è possibile conoscere l'aspetto, grazie a un modellino fittile.

Satrico - Antica cittĂ  di Satricum
Satrico - Antica cittĂ  di Satricum

Museo di Satricum | Primo tempio

A pianta rettangolare, di piĂ¹ rilevanti dimensioni rispetto al sacello (17 x 27 metri), era diviso in due ambienti, secondo lo schema tipico dei templi coevi Etruschi e Romani, che si ritrova anche nel tetto, costruito con travi di legno e coppi di terracotta ed antefisse.

Come i templi italici, mancava di colonne nella parte posteriore, ma diversamente da questi non sorgeva su un piedistallo.

Particolare la presenza di decorazioni tratte dalla mitologia greca (Perseo e Medusa), tra i piĂ¹ antichi esempi tra i siti archeologici in Italia.

Questo tempio avrebbe avuto vita breve, dal 550 a.C. al 480 a.C. .

Museo di Satricum | Secondo tempio

Questo era piĂ¹ grande del primo tempio, 21 x 34 metri, un orientamento diverso, un podio piĂ¹ elevato e colonne su tutti e quattro i lati.

Lo studio delle terracotte riferibili a questo tempio ha permesso di determinare che il tetto era ornato da una Gigantomachia, e da raffigurazioni di Giunone e Dionisio, e di Zeus ed Era.

Inoltre il tempio era decorato da antefisse che riprendevano le figure tipiche italiche, come Arpie, Tifoni e Sileni.

Museo di Satricum | Necropoli volsca

Una necropoli volsca è stata ritrovata nel 1981 a sud ovest dell'acropoli,; questa presentava oltre 200 tombe a fossa riferibile al periodo tra il V e il IV secolo a.C., accompagnata da una gran quantità di reperti di produzione greca, etrusca e italica.

Le fosse erano tombe ad inumazione, accompagnate da corredo funebre, principalmente vasellame.

Qui nel 1983 è stata ritrovata una accetta miniaturistica con inciso un breve testo in lingua volsca, ancora incerto nella traduzione, datata alla prima metà del V secolo, ora esposta al Museo archeologico di Cassino.

Il reperto è importante perché dimostra l'esistenza di una lingua volsca distinta da quella latina.

Museo di Satricum | Necropoli laziale (o arcaica)

Una necropoli laziale è stata scoperta durante i primi scavi di fine XIX secolo a nord ovest dell'acropoli, con la tomba piĂ¹ antica databile alle fasi finali del periodo laziale II A; Le tombe erano del tipo a camera, fossa e pozzetto, e presentavano corredi di vario genere, tra i quali vasi di tipo corinzio, scudi e punte di lancia, ed anche una protesi dentaria d'oro.

Museo di Satricum | Aggere

Ăˆ stato ricostruito il tracciato dell'aggere che difendeva la cittĂ  sui tre lati rivolti a nord, ovest e sud, mentre il lato orientale era naturalmente protetto dalla rupe e dal fiume Astura.

Questo doveva poi essere protetto anche da un fossato, del quale sono state ritrovate le tracce nel lato occidentale.

Tra l'aggere e il fossato era stato posto un muro di rinforzo.

La struttura difensiva così realizzata doveva raggiungere i 5-6 metri di altezza.

Un ulteriore sistema difensivo proteggeva l'acropoli nel suo lato meridionale.

Museo di Satricum 8

Museo di Satricum | Stipi votive dell'acropoli

Sull'acropoli sono state ritrovate tre stipi votive, deposito di oggetti sacri che complessivamente considerati coprono un periodo che va dall'VIII al II secolo a.C.., importanti, sia per la numerositĂ  dei reperti ritrovati, che per il valore storico, in quanto hanno permesso di dare riferimenti temporali alle varie fasi abitative della cittĂ .

Si tratta di uno dei ritrovamenti tra i piĂ¹ ricchi d'Italia per quanto riguarda i reperti del VII secolo a.C., escludendo quelle di origine greca.

Tra gli oggetti ritrovati, ariballi, kotylai (un particolare tipo di coppa) e oinochoi del tipo corinzio arcaico, un vaso di bucchero etrusco, con una dedica a un personaggio di Caere e figurine di lamina ritagliata, di produzione latina.

Museo di Satricum | Stipe arcaica

Scoperta all'interno del primo tempio, conteneva reperti riferibili ad un periodo tra l'VIII e il VI secolo a.C., di origine italica ed etrusca.

Museo di Satricum | Stipe repubblicana

Scoperta recentemente durante gli scavi condotti dall'UniversitĂ  Olandese in prossimitĂ  del tempio di Mater Matuta, conteneva oltre 2.000 reperti.

Museo di Satricum | Stipe ellenistica;

Scoperta durante gli scavi ottocenteschi, in origine era una grande cisterna, utilizzata a partire dal III secolo a.C., come stipe votiva.

Molti di questi reperti sono esposti nel Museo di Villa Giulia.

Museo di Satricum | Critica storica

L'esame congiunto e coordinato delle fonti scritte e materiali relative al sito di Satricum, porta gli studiosi a individuare quattro diversi periodi; durante il piĂ¹ antico, databile tra il X e il IX secolo a.C., il sito era occupato da una popolazione di origine latina, mentre al successivo, tra il VII e VI secolo a.C., quando si ha la vera e propria formazione di un nucleo cittadino, è ascrivibile all'influenza etrusca.

Dal V al IV secolo a.C. Satrico fu un importante centro volsco, mentre il successivo periodo, che porterà alla sua scomparsa, è ascrivibile al governo romano sulla città e sul territorio circostante.

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