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Indirizzo:
Arsoli (RM), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Arsoli (Àrzuli in dialetto locale) è un piccolo borgo incantato sorto intorno al suo Castello Massimo in provincia di Roma, proprio al confine con l'Abruzzo.

Arsoli è un paese circondato dalla catena dei monti Simbruini, ricco di storia, arte, tradizioni, spiccato senso dell’ospitalità ed eventi di ogni genere che sicuramente attirano l’attenzione di chi vi si avvicina.

Ad affascinare il turista ed a spingerlo a soggiornarvi concorrono anche l’aria pulita, il ricco patrimonio ambientale, pressoché incontaminato, che permette agli amanti della natura di trascorrere momenti indimenticabili.

Meta prediletta di Luigi Pirandello, per diversi anni frequentò Arsoli, soprattutto nei periodi estivi e di vacanza, giungendo con il calesse dalla vicina Anticoli dove risiedeva il figlio Fausto.

Lo stesso Pirandello definiva Arsoli "la piccola Parigi", grazie anche alla fervente vita sociale dovuta alla presenza della famiglia Massimo e della ricca borghesia che popolava quella città che al tempo era addirittura capoluogo mandamentale.

Nei secoli, Arsoli è stata visitata da papi, regnanti, condottieri, artisti valenti, scrittori e santi di cui trovate traccia nei vari argomenti trattati.

Dal paesino partono un paio di facili percorsi naturalistici (Le Are e Il Pozzo del Diavolo) in cui potrete imbattervi in docili mandrie al pascolo o, se siete fortunati, assistere al volo della poiana.

Sulla strada da Arsoli per Cervara poi ci sono una successione di pinete e boschi di essenze varie che si estendono fino ai confini con Riofreddo, dove si trova un’ampia spianata.

Suggestivo il paesaggio che si attraversa ma, soprattutto quello che si può ammirare verso la Valle dell’Aniene, e verso le estreme propaggini dei Monti Sabini.

Arsoli (RM) il borgo incantato e il suo Castello Massimo
Arsoli (RM) il borgo incantato e il suo Castello Massimo

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Arsoli | Eventi

Ad Aprile Arsoli si anima con la Festa della Primavera e "Sagra della Pizzafritta".

L’evento mira alla valorizzazione della gastronomia locale, ed in particolare di “pizze, pizzigli e pizzafritte” in tutte le loro varietà, condite con intrattenimenti musicali di carattere popolare e folkloristico e rievocazioni di mestieri e lavorazioni contadine del periodo primaverile.

A Maggio ad Arsoli si svolge la Fiera di San Filippo, in cui si possono acquistare bestiame e varie merci e prodotti artigianali; la Festa della S.S. Trinità in cui si svolge un pellegrinaggio a piedi al santuario del Monte Autore; la Festa del Corpus Domini con la tipica infiorata per le strade del borgo.

A fine giugno si svolge il Palio dell'Amico, una tipica festa medievale con rievocazioni storiche, cortei, giochi d'arme e gare di tiro con l'arco storico - nonché cene in strada nei borghi.

Agosto Arsoli si anima tra sacro e profano con un tradizionale pellegrinaggio di San Lorenzo, la processione dell'Inchinata per la Festa di Maria SS. Assunta (14 e 15 Agosto), la Festa di San Rocco il 16 Agosto (giornata di donazione del sangue all'AVIS), prosegue con la Settimana dell'Arte e del Folklore, fino al 24 Agosto in cui si svolge la Festa di San Bartolomeo Patrono di Arsoli a cui segue la Fiera di San Bartolomeo e la Festa di Nostra Signora di Guadalupe Compatrona di Arsoli.

Il primo fine settimana di Settembre si svolge la nota rassegna gastronomica:  Sagra della Fagiolina Arsolana 

Ad Ottobre la Fiera di Santa Incoronata.

Inutile dire che anche per Natale, la Befana e la Pasqua tutta Arsoli scende in piazza con iniziative di vario genere.

Insomma un paesino molto attivo dal punto di vista sociale e spirituale.

Arsoli sbandieratori Palio dell'Amico
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Arsoli | Cucina

I piatti tipici della cucina arsolana tipica sono alquanto semplici, unicamente confezionati con pochi ingredienti naturali, prodotti della "terra", disponibili nelle famiglie "contadine" quali erano quelle dei nostri avi, tra cui spicca la "Fagiolina arsolana".

"Ciciarchiole": zuppa di fagioli e pasta di farina di grano fatta in casa, tagliata a quadrucci.

Dovreste assolutamente provare questa alla zuppa alla tipica "Sagra delle ciciarchiole e della fagiolina arsolana" la terza settimana di agosto o nella prima di settembre.

"Sagne": pasta con farina di grano o di farro con sola acqua; tagliata nella larghezza di un dito; condita solitamente con sugo di aglio, olio e pomodoro; servita nella "scifa" o nella spianatoia.

"Sagnozzi": pasta con farina di grano, acqua e poco albume di uovo; tagliata stretta; cotta in brodo condito con lardo a piccoli pezzi.

"Cillitti co' j'agliu": pasta con farina di grano, acqua e poco albume di uovo; tagliata molto stretta, larghezza e spessore si equivalgono; condita con sugo fatto con olio, aglio, pomodoro; è servita sulla spianatoia o nelle "scifette"; piatti di legno di forma rettangolare.

"Gnucchitti": piccoli gnocchi di farina conditi con sugo di olio, aglio e pomodoro.

"Pullenta": polenta di farina di granturco, servita sulla spianatoia e condita solitamente con sugo semplice o di spuntature di maiale o piccola cacciagione o lumache. Di quella avanzata se ne facevano porzioni da riscaldare al fuoco come "frittegli".

"Frascaregli": si fanno cuocendo in acqua la farina di grano ridotta in granelli; serviti nella spianatoia come la polenta; sono conditi con sugo di aglio, olio e pomodoro.

"Maritigliu": si ottiene aggiungendo alla pasta lievitata di farina di grano, farina di granturco e semi di anice.

"Fasoli co lle coteche": fagioli cotti in umido con abbondanti cotenne di maiale.

"Fasoli allissi"
: fagioli cotti al fuoco del camino entro una tipica "pigna" di terracotta; conditi unicamente con olio di oliva.

"Erbe mmischie": un composto di verdure di campo, cicoria ed altre erbe, lessate e ripassate in padella con olio e aglio.

"Broccoli o cicci soffocati": cavoli o rape cotti al crudo (si mettono in un tegame, contemporaneamente, verdura, olio, aglio e un pò di aceto e si lasciano cuocere tenendo il tegame sempre coperto).

"Pizzigliu a furnu ardente": è una pizza di pasta di pane cotta sulla bocca del forno a legna, mentre viene riscaldato con sterpi secchi.

"Pizza 'nfrasca": è pane realizzato con farina di grano e granturco, cotto al forno a legna

"Pizzigliu alla rostera": è pane realizzato con farina di granturco impastata con acqua e cotta in una padella bucherellata

"Pizza summa": pizza fatta con pasta di pane ancora non lievitata e cotto sotto il coppo

"Pizza pe tterra": è il pane del giorno di Pasqua. Oltre alla farina di grano vi si impastana uova, semi di anice, olio - confezionato in pagnotte è cotto al forno al legna

"Pizza leveta": è un dolce pasquale preparato ammassando farina, uova, uva passita, canditi e zucchero. Si mette in teglie un pò alte e si lascia lievitare in casa prima di cuocerla al forno a legna.

"Frittegli de patane": si ottengono con impasto di farina, patate schiacciate, uva passita, zucchero e rhum, tagliate a losanghe e fritte in olio bollente.

Solitamente venivano preparati per la vigilia di Natale insieme a "frittegli cogli broccoli" e "frittegli cogliu baccalà".

500 gr di patate schiacciate - 400 gr farina - 2 cucchiai di zucchero - 100 gr uvetta messa a bagno

"Pangiallu": dolce natalizio realizzato con frutta secca: noci, nocciole, mandorle, fichi, cioccolato e canditi; il tutto amalgamato con miele e cotto al forno

"Pizzafritta": è una frittella realizzata con pizza lievitata cotta in padella in olio abbondante e bollente. Può essere anche consumata a dolce se cosparsa di zucchero o condita con salsa di pomodoro. Sagra della pizzafritta celebrata all'inizio della primavera.

"Tisichelle": dolcetti gustosi e delicati ottenuti battendo uova, zucchero, qualche seme di anice e pochissima farina. L'impasto preso a cucchiai e deposto in teglie si cuoce al forno ed assume una forma rotonda e schiacciata

"Ciammellette de magru": sono piccole ciambelle fatte con impasto di farina, semi di anice, zucchero, pezzetti di noce, olio e vino

"Ciammelle della fratellanza": grossa ciambella realizzata con impasto dosato di farina, uova, latte, olio di oliva, semi di anice; lievitata e "biscottata" in acqua bollente e poi cotto al forno a legna.

E' il dolce che ogni confraternita religiosa dona ai propri confratelli nel giorno della festa del Santo.

Peso e grandezza sono stabiliti dagli antichi statuti. Il donarla e riceverla è segno di fratellanza ed amicizia.

A questi, sporadicamente, si aggiungevano frittate, carni di castrato e di pecora (riservate ai pochi abbienti) mentre più usuale era la consumazione di formaggi freschi o stagionati (ricotta, caciotte e pecorino) ricavati dalla pastorizia locale.

Per la loro costituzione assolutamente genuina sono stati rivalutati tanto da essere considerati vere e proprie "ghiottonerie" ed essere celebrati localmente in Sagre e ricorrenze particolari.

Arsoli (RM) Castello Massimo
Arsoli (RM) Castello Massimo

Arsoli | La Storia

Arsoli in antichità era abitato dagli Equi e poi dai Romani, di cui possiamo ancora osservare molte tracce, e il nome del borgo deriva dalla denominazione del colle su cui sorge il paese: “mons qui vocatur saxa seu Arsula”.

Per la sua posizione di passaggio verso il versante abruzzese, la zona fu attraversata da orde barbariche di diversa provenienza.

Nell’alta Valle dell’Aniene giunsero poi da Subiaco i seguaci di San Benedetto nel IX secolo che ad Arsoli edificò uno dei suoi tredici monasteri, quello di Sant’Andrea, come confermato da una bolla di Papa Gregorio IV dell'864.

Il monastero venne fortificato e trasformato in castello quando, nel secolo XIII, la signoria di Arsoli passò alla famiglia Passamonti, che forse a loro volta la ebbero per diritto di conquista, e la mantennero sino al 1536, eccetto il periodo dal 1495 al 1502 nel quale fu tenuta, per forza d'armi, dai Colonna.

Durante l'ultima fase del dominio dei Passamonti, la stessa casata era stata colpita da un grave dissesto finanziario, oltre al fatto che la peste dei lanzichenecchi aveva quasi completamente spopolato il borgo e che la famiglia aveva perso Amico Passamonti, signore di Arsoli, trucidato da Marzio Colonna.

Queste ragioni indussero la famiglia Passamonti a vendere nel 1536 il castello di Arsoli agli Zambeccari, mediante strumento notarile del 21 settembre.

La cittadina di Arsoli si trovava allora in tristissime condizioni dal momento che oltre alla mancanza di popolazione le case erano in rovina ed i terreni agricoli erano incolti o pantanosi, con pochissime attività ancora attive.

A questa situazione disperata ed al sostanziale disinteresse manifestato dagli Zambeccari per il borgo, si aggiunse la guerra della Campagna Romana che infuriò sotto Paolo IV dal 1557, dal momento inoltre che il borgo era posto a breve distanza da Oricola, piazzaforte di tedeschi e spagnoli.

Dopo poco tempo, San Filippo Neri, che era confessore, direttore spirituale e consigliere per quelle materiali del principe Fabrizio Massimo, gli consigliò l'acquisto di Arsoli ed il contratto con Flaminio Zambeccari venne siglato il 30 ottobre 1574 per gli atti del notaio Prospero Campano.

I Massimo, nobile famiglia romana, ricevettero in dote un paese spopolato dalla pestilenze, e ne sopportarono un ‘altra nel 1656.

Nonostante tutto non abbandonarono mail il castello e la comunità rifiorì ogni volta, anche quando nel 1744 il castello venne assediato dalle truppe spagnole e parzialmente saccheggiato nel 1798.

Sotto i Principi Massimo, ai quali il castello appartiene ancora oggi, il borgo iniziò a risplendere nuovamente dal momento che Fabrizio si occupò del rifacimento della chiesa e della riordinazione dei benefici ecclesiastici, probabilmente su impulso dello stesso Neri.

Nel corso dei secoli furono apportate modifiche e abbellimenti, come le sale affrescate dai fratelli Zuccari nel Cinquecento e da Marco Benefial nel Settecento, le due Armerie e i magnifici giardini all'italiana.

Si occupò inoltre come feudatario di emanare uno statuto e dei decreti - "gli statuti" - per la corretta amministrazione della giustizia e fece costruire un acquedotto nuovo per rifornire di acqua il borgo e la rocca presente in loco.

L’incarico di redigere l’importante documento venne affidato al valente giureconsulto romano Luca Peto che nel corso della sua fervente attività ricoprì cariche amministrative e distinguendosi in campo giuridico dedicandosi per diversi anni alla revisione degli Statuta Urbis.

Nel delicato lavoro, all’uomo di legge si affiancò l’arsolano Carlo Belli delegato dalla comunità nell’assemblea tenutasi nel 1579 presso la chiesa di San Lorenzo.

Questo fatto testimonia come l’illuminato feudatario non volle imporre un proprio Statuto com’era d’uso a quei tempi, ma chiamò lo stesso popolo a collaborare alla sua stesura anche se si può supporre che questo sia stato il frutto di una revisione “concordata” delle leggi di derivazione romana o longobarda già operanti.

Da studi e confronti di quest’opera con altre di feudi vicini è emerso che quello di Arsoli è andato oltre i contenuti tipici degli statuti rurali che si limitavano a normare la vita agraria e il diritto civile, ma a regolare tutti gli aspetti della convivenza.

Già dalle invocazioni di carattere religioso delle pagine introduttive si evince che questo “codice”, permeato dall’impostazione morale dei problemi giuridici, risente della Controriforma.

Lo Statuto fu pubblicato il 28 giugno 1584 con atto del notaio Benedetto De Amicis, naturalmente con il consenso del Signore e dei Massari che lo avevano già sottoscritto l’8 dello stesso mese.

Esso si articola in tre Libri:

  • il primo riporta in quarantadue capitoli (articoli) norme di carattere generale, di diritto pubblico, procedura civile e norme sui mestieri, pesi e misure;
  • il secondo titolato “Delli statuti criminali” fissa le norme penali in quarantacinque capitoli;
  • il terzo “Delli danni dati” quelle di polizia amministrativa in ventisette capitoli.

Considerando l’epoca si può ben dire che lo Statuto di Arsoli presentava elementi di modernità quali la trattazione dei reati di adulterio e stupro della donna e l’introduzione di pene severissime per i reati più gravi intese come deterrenti.

La copia tratta dall’originale nel 1606 a cura di Giovanni Pistoniense è attualmente conservata presso l’Archivio di Stato di Roma.

Castello Massimo - Arsoli
Castello Massimo - Arsoli

 

 

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