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Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre FontaneAbbazia delle Tre FontaneAbbazia delle Tre FontaneAbbazia delle Tre FontaneAbbazia delle Tre Fontane
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Indirizzo:
Via di Acque Salvie, 1, Roma RM
Descrizione:

L'abbazia delle Tre Fontane è l'unico complesso religioso tenuto a Roma dai trappisti che abbia il titolo di abbazia.

Deve il nome alla leggenda che vuole che san Paolo sia stato decapitato in questo luogo il 29 giugno del 67 d.C., e che la sua testa, recisa dal collo, sia rimbalzata tre volte e che, a ogni urto sul terreno, abbia miracolosamente fatto scaturire altrettante fonti d’acqua.

Il complesso abbaziale delle Tre Fontane sorge in una piccola valle situata sul percorso dell’antica via Laurentina, in una località detta Aquae Salviae; il toponimo unisce, si pensa, la menzione delle sorgenti della zona al nome della famiglia che possedeva la tenuta in epoca tardo-latina.

Dal viale di accesso, si giunge all'ingresso del complesso dell'Abbazia delle Tre Fontane, dove si erge l’Arco di Carlo Magno, risalente presumibilmente al tempo di papa Onorio III (XIII secolo) con funzioni di difesa.

La costruzione, con tre archi nella parte inferiore, è così chiamata perché, intorno al XIII secolo, alcune pareti interne vennero affrescate con un ciclo decorativo, oggi quasi completamente scomparso, a ricordo della donazione (805) di alcune proprietà, fatta da Carlo Magno e Leone III, in favore dell'Abbazia delle Tre Fontane.

In discrete condizioni di conservazione, invece, alcuni affreschi che decorano la volta, il primo e il secondo arco.

Abbazia delle Tre Fontane - trappisti di Roma
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L'Abbazia delle Tre Fontane è composta da tre chiese, sorte sul luogo del martirio di San Paolo

Abbazia delle Tre Fontane | Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio

La chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, fondata da Onorio (625) e riedificata da Onorio III (1221), è la più grande delle tre.

Costruita interamente in laterizio, presenta un'alta facciata a doppio spiovente e un portico tetrastilo composto da colonne di marmo orientale e capitelli ionici.

Di aspetto sobrio e austero, la chiesa ha una pianta a croce latina, con abside quadrata, cappelle laterali e tre navate.

Nel centro della crociera, al posto della cupola, le navate si incontrano attraverso tre archi a tutto sesto, che danno accesso al presbiterio e alla navata trasversa.

A sinistra dell'edificio, è presente un antico chiostro, attualmente non visitabile poiché luogo di clausura.

Abbazia delle Tre Fontane | Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
Abbazia delle Tre Fontane | Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio

Abbazia delle Tre Fontane | Chiesa di Santa Maria Scala Coeli

La chiesa di Santa Maria Scala Coeli sorge sul luogo ove, secondo la tradizione, oltre diecimila legionari cristiani avrebbero subito il martirio ad opera di Diocleziano.

I lavori dell’edificio attuale, opera di Giacomo Della Porta su commissione del cardinale Alessandro Farnese, iniziarono nel 1582 e terminarono nel 1584.

La chiesa, costituita da un tempietto con cappelle laterali, è a pianta ottagonale, sormontata da una cupola e da una lanterna; la facciata è completata da un timpano e da un occhio inserito in una lunetta, mentre sull’architrave della porta sono presenti gli stemmi dei Farnese e, sotto un piccolo timpano, la scritta “Scala Cœli”.

L'interno ha tre absidi e i relativi altari, e custodisce una pala di Desiderio de Angelis, in cui è raffigurata la scena della visione di San Bernardo, e un pregevole mosaico che decora il catino, eseguito nel 1591 da Francesco Zucchi, su disegni di Giovanni de Vecchi.

Dell'antico pavimento cosmatesco che decorava la cappella rimangono solo alcune tracce, insieme al frammento di un’epigrafe cristiana risalente al III secolo.

Al di sotto, si apre la cripta, che ospita un altare cinquecentesco dedicato a San Zenone e ai Martiri soldati. Dalle due finestrelle laterali, sulla sinistra, si può scorgere una piccola ara pagana dedicata all'antica dea romana Dia, mentre sulla destra, un piccolo antro dove, secondo la tradizione, fu tenuto prigioniero San Paolo.

Abbazia delle Tre Fontane | Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane

La chiesa di San Paolo alle Tre Fontane ebbe origine fin dal V secolo, ma fu completamente modificata da Giacomo Della Porta nel 1599.

Gli esterni e la facciata sono realizzati in mattoni e travertino, utilizzati per gli elementi decorativi del portale, delle cornici e dei capitelli.

Le statue di San Pietro e San Paolo, opera del “Franciosino”, scultore della Lorena, sovrastano il timpano della facciata.

Dal vestibolo si accede alla navata, trasversale rispetto all’ingresso, con due cappelle ai lati e l’abside al centro.

Sul pavimento, si trova un mosaico romano policromo del II secolo d.C., proveniente da Ostia Antica, dedicato alle Quattro stagioni.

All'interno, si trovano le tre fontane sgorgate miracolosamente e chiuse dal 1950. Sono sormontate da tabernacoli di Della Porta, dentro colonne di marmo nero di Chio.

Sugli altari delle cappelle sono presenti dei dipinti: a sinistra, sull’altare dedicato a San Pietro, la copia della “Crocifissione” di Guido Reni e, a destra, su quello dedicato a San Paolo, una pala della Decapitazione, opera di Bartolomeo Passarotti.

Sulla sinistra dell’altare di San Paolo, si trova la colonna tronca dove la tradizione vuole sia stato legato l’Apostolo durante il martirio.

Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane

Abbazia delle Tre Fontane | La Storia

La zona limitrofa all'Abbazia delle Tre Fontane era detta anticamente delle "Acque Salvie" e per un lungo periodo rimase deserta, in quanto considerata zona malarica.

Nel 1868, i padri trappisti vi piantarono un bosco di eucalipti dai quali, ancora oggi, si distilla un noto liquore.

Di grande importanza è la Grotta delle Tre Fontane, oggi santuario molto frequentato da pellegrini, dove avvenne l'apparizione della Madonna, il 12 aprile 1947.

A metà del VII secolo, in occasione del sinodo tenuto da Martino I nel 649, è attestata in Roma la presenza di un «venerabile abate Giorgio, del monastero di Cilicia che sorge alle Acque Salvie della nostra città».

Il primo stanziamento nel sito fu dunque quello greco-armeno, al quale l'imperatore Eraclio avrebbe inviato in dono, come preziosa reliquia, la testa del martire persiano Anastasio.

Appartiene a quest'epoca la fondazione della chiesa dedicata alla Madonna, che diverrà poi Chiesa di Santa Maria Scala Coeli.

Come attesta il Liber Pontificalis, alla fine dell'VIII secolo il monastero e la chiesa andarono a fuoco, e furono da questo stesso papa restaurati e nuovamente dotati, ed anche i papi successivi, tra il IX e il XII secolo mostrarono con donazioni il loro favore per il monastero.

La rilevanza dell'istituzione nell'assetto feudale della Chiesa dell'epoca è ulteriormente segnalata dall'attribuzione al monastero di feudi nella Maremma toscana (Ansedonia, Orbetello, il monte Argentario, l'isola del Giglio), attraverso un'apocrifa donazione di Carlo Magno.

Alla fine dell'XI secolo, forse perché il monastero armeno era effettivamente decaduto o perché i cluniacensi stavano diventando il più potente ordine monastico del tempo e il papa aveva bisogno di alleati potenti nella sua lotta contro l'imperatore, o per tutti questi motivi insieme, sta di fatto che Gregorio VII affidò a quest'ordine, attorno al 1080, Abbazia delle Tre Fontane e i suoi possedimenti.

Pochi decenni dopo tuttavia, nel 1140, il monastero fu tolto da Innocenzo II ai cluniacensi (che avevano assecondato lo scisma di Anacleto II) ed assegnato ai cistercensi.

È a questo periodo che risale la costruzione della chiesa abbaziale e la struttura del monastero come oggi lo conosciamo: in un documento del 1161 vengono menzionate per la prima volta tutte e tre le chiese che ne fanno parte.

La sua ritrovata e crescente potenza è confermata dal fatto che il suo primo abate cistercense divenne poi papa Eugenio III.

Questa potenza crebbe nei due secoli successivi, con la fondazione di 5 abbazie "filiali", quasi tutte intitolate a santa Maria, a Penne, a Manoppello, a Nemi (dove i monaci assediati dalla malaria andavano a passare l'estate), all'isola di Ponza, a Montalto di Castro (ma questa era intitolata a sant'Agostino) e a Girifai in Sardegna.

Il monastero venne completato nel 1306 e nel 1370 arricchì il proprio prestigio con le reliquie di san Vincenzo di Saragozza, che divenne contitolare della chiesa abbaziale.

Finita l'epoca eroica del monachesimo, nel 1408 l'Abbazia delle Tre Fontane fu trasformata in Commenda da Martino V, ma continuò ad essere tenuta dai cistercensi.

La vita dell'Abbazia delle Tre Fontane si interruppe nel 1808, quando fu soppressa dai francesi: saccheggiato e disperso il suo patrimonio, trasferiti alla Biblioteca Vaticana e alla Casanatense i libri e gli archivi, infestato il luogo dalla malaria, la struttura andò temporaneamente in rovina.

Trappisti
Trappisti Abbazia delle Tre Fontane

I Trappisti

Francesi erano stati i distruttori dell'abbazia; e ai francesi si dovette la sua resurrezione: in occasione del Giubileo straordinario indetto nel 1867 per il diciottesimo centenario del martirio di Pietro e Paolo, Pio IX riuscì a trovare gli ingenti fondi necessari per i restauri.

Grazie al munifico benefattore francese, conte de Moumilly, fu ripristinata con bolla papale del 1868 una comunità residente (che doveva avere almeno 14 componenti), e l'Abbazia delle Tre Fontane venne affidata a monaci trappisti, ordine cistercense riportato dal francese Armand Jean le Bouthillier de Rancé nel XVIII secolo alla cosiddetta "antica osservanza", perché provvedessero al restauro degli edifici e alla bonifica del territorio.

Dopo la liquidazione dell'asse ecclesiastico i trappisti ottennero 450 ettari del territorio delle Acque Salvie in enfiteusi perpetua, con la condizione di mettervi a dimora, per la sua bonifica, 125.000 piante di Eucalyptus.

La bonifica fu effettivamente realizzata (attraverso canalizzazioni, eucalipti, ma soprattutto l'interramento di uno stagno che costituiva il focolaio di malaria della valle), e il territorio dell'Abbazia delle Tre Fontane è oggi in salvo, benché assediato sempre più da presso dall'espansione urbanistica nel territorio circostante e dalla connessa viabilità a scorrimento veloce.

Il 25 marzo 1981, con la bolla Abbatia Santi Vincentii et Anastasii, papa Giovanni Paolo II soppresse l'abbazia territoriale delle Tre Fontane.

L'Abbazia delle Tre Fontane passò sotto la giurisdizione della diocesi di Roma, mentre i territori dipendenti dalla diocesi abbaziale furono incorporati nella diocesi di Sovana-Pitigliano (Orbetello, Capalbio, Monte Argentario e Isola del Giglio), nella diocesi di Nepi (Monterosi) e nella diocesi di Civita Castellana (Ponzano Romano e Sant'Oreste).

Abbazia delle Tre Fontane
Abbazia delle Tre Fontane

Il monastero fortificato

Come tutti gli analoghi complessi dell'epoca, l'abbazia delle Tre Fontane presenta caratteri di monastero fortificato: lo si vede bene nel portale d'ingresso, che fa pensare a quello dei Santi Quattro Coronati.

Il portale è detto Arco di Carlo Magno perché gli affreschi al suo interno ricordavano la presunta donazione dei possedimenti di Maremma da cui nasceva la ricchezza dell'istituzione: secondo la leggenda, papa Leone III fece portare la reliquia di sant'Anastasio in soccorso di Carlo Magno impegnato a togliere Ansedonia ai Longobardi; le mura crollarono per un terremoto, Carlo Magno vinse la sua guerra, e il monastero fu dotato di ampi possedimenti in Maremma.

Le costruzioni dell'Abbazia delle Tre Fontane e il chiostro sono posti sulla sinistra della chiesa.

Siccome i monaci vivono in clausura, l'interno è raramente visitabile.

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