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- Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina
Il santuario della Fortuna Primigenia è un complesso sacro dedicato alla dea Fortuna dell'antica città di Praeneste (oggi Palestrina, Roma).
Il Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina è considerato universalmente il "massimo complesso di architetture tardo-repubblicane dell'Italia antica".
Fortuna è una figura della religione romana, la dea del caso e del destino, festeggiata come Fors Fortuna il 24 giugno dai romani.
Sebbene il santuario della Fortuna Primigenia si dati al secondo secolo prima di Cristo, attività di tipo cultuali sono attestate sin dal IV-III secolo a.C.
Il Santuario della Fortuna Primigenia si articola su sei terrazze artificiali, edificate sulle pendici del monte Ginestro, collegate tra loro da rampe e scalinate di accesso.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attivitĂ culturali gestisce il sito e l'adiacente Museo archeologico nazionale tramite il Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
I muri di fondo delle terrazze sono realizzati in opera poligonale e in opera incerta.
Il Santuario della Fortuna Primigenia fu costruito probabilmente grazie a gruppi associati di cittadini, desiderosi di affermarsi dopo essersi arricchiti con i flussi di denaro e di manodopera provenienti dall'Oriente grazie alle guerre e ai notevoli traffici commerciali.
Si trattava con tutta probabilitĂ di una classe devota all'imperialismo romano, ma esclusa dalla vita politica: non a caso Preneste fu l'ultimo avamposto in Italia a venire normalizzato nella guerra sociale e nella guerra anti-Silla.
Il santuario della Fortuna Primigenia era celebre in tutto il mondo Romano per il culto della Fortuna Primigenia ovvero "prima-nata" dei figli di Giove, ma anche Primordiale e dunque Madre e contemporaneamente figlia di Giove.
Il culto era associato all'oracolo che avveniva mediante l'estrazione delle sortes, le sorti.
I fedeli e i devoti provenienti da ogni parte chiedevano responsi per le loro necessitĂ alla divinitĂ .
Essi non accedevano direttamente alle sorti, incise su tavolette in caratteri antichi, che venivano invece estratte da un bambino.
Costui simboleggiava Iupiter Puer (Giove Bambino) molto venerato dalle madri di Preneste.
Durante l'Impero al titolo Iupiter Puer fu accostato quello di Iupiter Arcanus, cioè custode (sovrannaturale) dell'arca.
L'arca era il contenitore in legno di ulivo, l'albero miracoloso che sorgeva sul terreno su cui il santuario venne costruito.
L'arca dunque fatta con il legno dell'albero sacro custodiva le "sorti" che davano i responsi dell'oracolo.
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Chi era la Dea Fortuna
Fortuna era una divinitĂ antica, forse precedente alla fondazione di Roma anche se i romani ne attribuivano l'introduzione del culto a Servio Tullio, il re che piĂ¹, fra tutti, fu favorito dalla Fortuna, alla quale dedicĂ² ben ventisei templi nella capitale, ciascuno con un'epiclesi diversa.
Si racconta anche che ella l'avesse amato, benché egli non fosse che un mortale e avesse l'abitudine di entrare a casa sua attraverso una finestrella.
Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.
«Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata località .
Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giĂ¹ delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, lĂ dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli aruspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell'olivo fu fabbricata un'urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna.» |
(Marco Tullio Cicerone, De Divinatione XLI 85-86) |
La Fortuna era una dea dal carattere doppio, ma sempre positivo (altrimenti si parlava di Sors, la sorte):
- Uno intraprendente, cioè che aiutava a far andare bene le imprese
- Uno erotico (per il quale è rimasto il detto essere baciati dalla fortuna)
La dea veniva venerata con diversi attributi:
- Fortuna Muliebris
- Fortuna Primigenia
- Fortuna Redux
- Fortuna Stata
- Fortuna Virilis
Il suo corrispettivo nella mitologia greca è la dea Tyche.
La regione di Fortuna Tessera, sulla superficie di Venere, è stata così battezzata in onore della dea Fortuna.
Santuario della Fortuna Primigenia | Il rapporto con la Grecia e l'Oriente
Il modello dell’edificio del santuario della Fortuna Primigenia, e la divinità a cui è dedicato, rimandano all’ambito greco-orientale per i seguenti motivi:
- Il rapporto teatro-tempio è un qualcosa di ben conosciuto in ambito orientale, come è testimoniato a Delo dal santuario dedicato agli Dèi Siriani;
- la sua costruzione fu molto probabilmente voluta da uno dei mercanti italici della città arricchitosi con il commercio, forse di schiavi, presso l’isola di Delo;
- un esempio di santuario a terrazze dedicato ad Atena si trova a Lyndos, presso l’isola di Rodi;
- il culto della Fortuna Primigenia rimanda ad una Thyche Protogeneia molto attestato in epoca tolemaica come ad esempio a Creta.
Il santuario della Fortuna Primigenia oggi
Nel corso del tempo il santuario della Fortuna Primigenia ha subito molte modifiche, infatti nel XII secolo, sopra il portico di fondo e la cavea teatrale, sorse il palazzo Colonna-Barberini voluto dalla famiglia Colonna, oggi divenuto il museo archeologico di Palestrina.
I resti del santuario della Fortuna Primigenia, che erano stati nel tempo inglobati nell'abitato medioevale, furono rimessi in luce in seguito al bombardamento del centro cittadino nel 1944.
Le prime due terrazze del santuario della Fortuna Primigenia erano accessibili dal foro cittadino per mezzo di una serie di scalinate laterali, ed erano delimitate da due giganteschi muri in opera poligonale.
La seconda terrazza è dotata di cinque vasche lustrali (ninfei ad emiciclo) precedute da quattro colonne e alle quali si affiancavano ambienti di servizio.
La terrazza sovrastante (la terza) dava accesso a due monumentali rampe porticate, chiuse da un muro verso valle e coperte per metĂ da volte.
I capitelli dorici delle semicolonne che ornano il muro di fondo all'interno presentano la medesima inclinazione della rampa.
Al centro la rampa aveva una sorta di terrazza aperta che permetteva la visione del soprastante sistema di scale per le terrazze superiori.
Al di sotto della terrazza due archi ciechi sovrapposti la sorreggono, creando un'ulteriore decorazione dell'asse centrale. Una piccola esedra porticata conduce agli ambienti di servizio, con pitture di "primo stile".
Le rampe davano accesso ad una quarta terrazza con sul fondo un porticato di ordine ionico, sovrastato da un attico a semicolonne e interrotto da due esedre ugualmente porticate, coperte da volte anulari con cassettoni e dotate di sedili ("terrazza degli emicicli").
Su questa terrazza aveva sede il culto oracolare e vi si trovava il pozzo sacro (il locus religiose saeptus dove venivano scoperte le sortes della dea) e la statua della Fortuna che allatta Giove e Giunone bambini, di cui parlano le fonti antiche.
Questi elementi erano infatti incorniciati ciascuno da una delle esedre porticate: quello di sinistra aveva al centro un basamento, forse un donario, e quello di destra presentava una piccola tholos coperta a cono che sormontava il profondissimo pozzo.
Dal centro del portico partiva la ripida scalea che portava alla quinta e sesta terrazza del santuario della Fortuna Primigenia.
La quinta terrazza ("terrazza dei fornici") presenta un muro di fondo con semicolonne corinzie, che inquadrano alternativamente una nicchia o una finta porta affiancata da due targhe.
Un'ultima terrazza ("piazza della cortina"), piĂ¹ ampia, era un vasto piazzale a "U", delimitato su tre lati da un doppio portico di ordine corinzio e ospitava al centro del lato di fondo una cavea teatrale, sotto la quale il portico continuava come criptoportico.
La sostruzione del declivio è decorata da archi tra semicolonne tuscaniche e fregio dorico.
La cavea era a sua volta coronata da un altro doppio portico corinzio semicircolare, chiuso sul fondo da un muro e sopra di esso sorgeva il piccolo tempio circolare, del quale restano solo le fondazioni.
Qui si trovava il simulacro della dea, che ci è giunta e che è un'importante scultura del tardo ellenismo. Ăˆ composta da piĂ¹ materiali: marmo bianco per le parti nude e marmo bigio asiatico per il resto.
Sopra il portico di fondo e la cavea teatrale dell'ultima terrazza sorse nel XII secolo ad opera dei Colonna, il palazzo Colonna Barberini, ricostruito nelle forme attuali da Taddeo Barberini nel 1640 e dal 1956 sede del Museo archeologico prenestino.
Museo Archeologico Nazionale di Palestrina e Santuario della Fortuna Primigenia
Piazza della Cortina
00036 Palestrina (Rm)
tel. e fax +39 06 9538100
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