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Giardino degli Aranci
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Indirizzo:
Ingressi: piazza Pietro d'Illiria, Via di S. Sabina, Clivio di Rocca Savella
Descrizione:

Il Giardino degli Aranci è il nome con cui si indica parco Savello, un parco di Roma di circa 7.800 m², posto sul colle Aventino, nel rione Ripa, da cui si gode un'ottima visuale della città e un bellissimo tramonto.

Attualmente il Giardino degli Aranci, a due passi dal roseto di Roma, dispone di tre ingressi: il principale, in piazza Pietro d'Illiria, fu arricchito nel 1937 dal portale proveniente da Villa Balestra, uno in via di Santa Sabina ed il terzo sul clivo di Rocca Savella.

Il viale principale del Giardino degli Aranci, intitolato “Nino Manfredi” in onore dell’attore, suddivide in due il parco.

Al centro del viale è possibile ammirare il Cupolone della Basilica di San Pietro.

Un particolare effetto ottico una volta entrati nel Giardino degli Aranci fa si che avvicinandosi alla cupola di San Pietro, quest'ultima sembra allontanarsi

Questi giochi di prospettiva si possono notare in molti luoghi a Roma e dintorni:

  • Percorrendo Via Piccolomini verso la cupola di San Pietro, questa sembra invece allontanarsi, diventando sempre più piccola man mano che ci si avvicina...
  • A Palazzo Spada poi troviamo la famosa prospettiva del Borromini, un’opera da lui realizzata nel 1653 che gioca con la vista dei visitatori.
    L’architetto Francesco Borromini utilizzò degli accorgimenti architettonici per creare l’illusione della profondità spaziale: la galleria, lunga solo 8,82 metri, sembra molto più lunga e la statua di Marte posta sullo sfondo sembra davvero imponente, mentre è alta appena 60 centimetri.
  • A Campo Marzio nella Chiesa di Sant’Ignazio a Loyola si possono ammirare due illusioni ottiche:
    Al centro della navata centrale un affresco sembra sfondare il soffitto e più avanti, sempre con lo sguardo rivolto verso l’alto, si può ammirare la finta cupola, un dipinto prospettico realizzato in mancanza di quella reale.
  • La famosa Salita Discesa tra Ariccia e Rocca di Papa

Giardino degli Aranci
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Giardino degli Aranci

Il giardino degli Aranci, come si presenta attualmente, fu realizzato nel 1932 dall'architetto Raffaele De Vico, dopo che, con la nuova definizione urbanistica dell'Aventino, nell'area che i padri domenicani della vicina chiesa tenevano ad orto, era stato previsto di destinare a parco pubblico, in modo da offrire libero accesso alla vista da quel versante del colle, creando un nuovo belvedere romano, da aggiungere a quelli già esistenti del Pincio e del Gianicolo.

Il giardino degli Aranci ha un'impostazione estremamente simmetrica, con un viale mediano in asse con il belvedere, che è stato intitolato a Nino Manfredi dopo la morte dell'attore, castrese di origine ma romano di adozione.

Tale viale si apre in due slarghi: in quello di destra era in origine collocata, dagli anni Trenta del Novecento, la fontana realizzata da Giacomo della Porta per la (oggi scomparsa) piazza Montanara, e, dal 1973, trasferita infine a piazza San Simeone ai Coronari, all'ingresso del parco stesso, addossata ad una nicchia del muro di cinta.

La piazza centrale prende il nome da un altro attore simbolo della romanità, Fiorenzo Fiorentini, che per molti anni condusse nel parco una sua stagione teatrale estiva.

Giardino degli Aranci - chiostro della Basilica di Santa Sabina
Giardino degli Aranci - chiostro della Basilica di Santa Sabina

Giardino degli Aranci | La leggenda dell'arancia miracolosa

Il Giardino degli Aranci, un tempo, era l'orto dei frati Domenicani.

Il Giardino degli Aranci, il cui nome deriva dalla presenza caratteristica di numerose piante di aranci amari, si estende nell'area dell'antico fortilizio eretto dalla famiglia dei Savelli (da cui il nome "parco Savello") tra il 1285 e il 1287 nei pressi della basilica di Santa Sabina sull'Aventino, su un preesistente castello fatto costruire dai Crescenzi nel X secolo.

Un’antica leggenda narra che queste arance siano addirittura miracolose, ma è solo una leggenda, ed è assolutamente vietato cogliere i frutti!

In realtà l'albero magico, di cui parla la leggenda, è quello piantato nel giardino del chiostro della chiesa di Santa Sabina, visibile solamente attraverso un'apertura nel muro di recinzione che lo protegge.

Si narra che l’albero nacque spontaneamente dai resti della prima pianta di arance amare portata dalla Spagna nel 1200, da San Domenico di Guzman, fondatore dell'ordine dei Domenicani.

Si racconta che Domenico avesse portato con sé un pollone dalla Spagna, sua terra d'origine, e che questa specie di frutto sia stato il primo ad essere trapiantato in Italia.

L'arancio - visibile dalla chiesa attraverso un buco nel muro, protetto da un vetro, di fronte al portale ligneo - è considerato miracoloso perché, a distanza di secoli, ha continuato a dare frutti attraverso altri alberi rinati sull'originale, una volta seccato ed ha il primato del più antico albero esistente a Roma.

La leggenda vuole che le cinque arance candite, donate da Caterina da Siena a papa Urbano VI nel 1379, siano state colte dalla santa proprio da questa pianta.

Giardino degli Aranci
Giardino degli Aranci

Giardino degli Aranci | La Fontana

L'attuale fontana del giardino degli Aranci è composta da due pezzi di spoglio: una vasca termale romana ed il monumentale mascherone marmoreo scolpito per ornare una fontana costruita nel 1593 nel Campo Vaccino.

L'antica vasca in granito, adorna di maniglioni a bassorilievo, è collocata al centro di un bacino rettangolare leggermente incassato rispetto al livello stradale, bordato da una fascia in travertino.

Sopra di essa, poggiato su un parallelepipedo, si trova il monumentale mascherone marmoreo dalle ciglia aggrottate e dai folti baffi, raccolto in una grande conchiglia.

Il mascherone vanta una lunga storia: dopo lo smontaggio nel 1816 della fontana di Giacomo della Porta, venne recuperato e, a partire dal 1827, fu nuovamente utilizzato per decorare una fontana eretta sulla riva destra del Tevere, in corrispondenza del porto Leonino.

Demolita anche questa fontana intorno al 1890, la scultura venne ricoverata presso i depositi comunali, dove rimase per alcuni decenni, fino all'attuale collocazione.

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