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Spiaggia di Fregene
Spiaggia di Fregene
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Descrizione:

Fregene è per i romani la spiaggia dei ristoranti e degli aperitivi per eccellenza!

Fregene nel litorale laziale, a circa 30 chilometri da Roma, è una delle località più affollate dove passare alcune ore a prendere il sole, ma soprattutto a mangiare e far festa

Spiaggia di Fregene
Spiaggia di Fregene

Fregene (RM) | La Storia

Fregene giunse ad avere una significativa rilevanza in epoca etrusca, come sede di un porto, alla foce del fiume Arrone, e di una importante salina.

La sua memoria venne obliterata, fino a quando cominciarono a svilupparsi nell'area dove essa sorgeva anticamente insediamenti di pescatori.

La notorietà di Fregene arriva intorno al 1928, appena terminata la bonifica della zona paludosa detta del Maccarese (nell'immediato entroterra), quando Fregene risorse come centro per residenze estive balneari.

A partire dagli anni cinquanta del XX secolo Fregene è una nota località turistico balneare, frequentata da personalità del mondo dello spettacolo e della cultura.

D'estate la località accoglie i lavori e le premiazioni di un evento letterario, il Premio Fregene; altri eventi e spettacoli sono occasionalmente ospitati nella pineta monumentale.

Un tempo faceva parte del territorio comunale di Roma, e moltissime delle ville appartengono infatti ai cittadini del centro e di Roma nord che si trasferiscono al mare nel weekend con tutta la famiglia.

Eppure nel 1992 è diventata una frazione del comune di Fiumicino, istituito con legge della regione Lazio 6 marzo 1992, n. 25.

Insieme a Fiumicino infatti, Fregene fu separata da quella che era la XIV Circoscrizione del comune di Roma, a seguito di un referendum “separatista” (anche se nella frazione circoscrizionale di Fregene, come anche in quelle di Maccarese, Aranova e Palidoro, le schede contrarie alla scissione da Roma furono più numerose di quelle favorevoli).

Fregene (RM)
Fregene (RM)

Dove dormire a Fregene (RM)



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A solo una ventina di kilometri dalle spiagge di Ostia e Capocotta, oggi Fregene ha l’aspetto di una elegante signora, pronta a soddisfare l’esigenza di chiunque abbia voglia di vivere al top il mare con tanto di rituali radicati: non solo pranzi e cene in spiaggia, tornei di beach volley e tennis o semplici passeggiate, ogni sera al tramonto il suono del gong saluta il sole che cade in acqua e inizia il momento dell'aperitivo più celebre d'Italia.

Diversamente dalle altre principali località della costa tirrenica del Lazio settentrionale, Fregene non è attraversata dalla via Aurelia, il che la preserva dal traffico automobilistico, che resta di norma poco intenso, anche grazie al ricorso prevalente da parte di residenti e villeggianti alla bicicletta per gli spostamenti.

Il collegamento alla via Aurelia è garantito tramite due svincoli: Fregene-Cesano-Testa di Lepre, che è il più vicino a Roma, e Fregene, nei pressi di Torrimpietra. La località è poi raggiungibile da Roma con l'Autostrada A12 Roma-Civitavecchia attraverso le uscite di Maccarese-Fregene e Torrimpietra e dalla Via Portuense, a cui è collegata tramite via della Muratella.

Fregene è servita inoltre dalla Ferrovia Tirrenica, alla quale si accede con la locale Stazione di Maccarese-Fregene, e dalle linee bus urbane del comune di Fiumicino, MF e Circolare Maccarese-Fregene. I collegamenti con Roma sono invece assicurati dalla linea COTRAL Fiumicino aeroporto-Fregene-Roma Cornelia (metro A).

Fregene (RM)
Fregene (RM)

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La Fregene borghese

Enrico Vanzina sostiene che Fregene viva tra in bilico tra due realtà: quella del ricordo e quella del presente, come due vertigini che si mischiano in perfetta sincronia.

"C’è la Fregene di Fellini e Flaiano, rifugio dell’anima di una generazione che ha segnato il nostro immaginario. C’è il Villaggio dei Pescatori dove rivedo le casette di Gillo Pontecorvo, quella di Alberto Moravia e quella affascinante di Jacques Sernas. E a raffica le dimore di Lina Wertmüller, di Nanni Loy, di Ettore Scola, del grande sceneggiatore Solinas. E quella un po’ nascosta di Marcello Mastroianni in fuga tra le braccia della fidanzata di turno. La sera tutti a cena da Mastino, trasformando il cinema di sinistra in un mestiere alle vongole. Lì dove Walter Chiari faceva notizia prendendosi a schiaffi con qualche diva di Hollywood. C’è la Fregene Nord dei costruttori romani, dei villoni, delle ragazzine dei Parioli con la puzza sotto il naso. C’è Villa dei Pini, il Grand Hotel della memoria, con la sala da pranzo sotto i pini, appunto. C’è quel senso di magia della messa in pineta, delle lunghe corse in bicicletta nei viottoli in terra battuta. C’è il fiume Arrone, un torrente a metà strada tra Pasolini e Gomorra. C’è quel frinire delle cicale, dei grilli, le dune a ridosso della spiaggia, fitte di canne e vegetazione mediterranea.

Esiste anche la Fregene autenticamente artistica. Quella frequentata dai maestri Giulio Turcato, Tano Festa, Mario Schifano, Mario Ceroli. Perché Fregene ispira i sensi delle sfumature cromatiche. Traccia geometrie figurative nella mente di chi guarda il mondo per raccontarlo o lasciarlo su una tela.

Fregene in bilico nella memoria collettiva. Quel gusto anni ’50, travasato dai ricordi degli anni ’30 e ’40. Poi l’esplosione degli anni ’60. Tanto che insieme a mio fratello l’abbiamo infilata nel nostro film Sapore di Mare al posto di Forte dei Marmi. È la magia del cinema: Forte dei Marmi raccontata, per mancanza di budget, con le villette e le stradine e le spiagge di Fregene. Uno stupefacente falso d’autore. La pineta di Fregene. Monumentale, viene definita. Con i suoi pinoli diventati Patrimonio dell’umanità. L’odore di resina. Il sottobosco intricato che riporta l’olfatto a un mondo più pulito e sincero. Ma anche teatro di scampagnate feroci, rifugio dei fagotti d’antan…

Poi c’è la Fregene del presente. Un cafonal che si è fatto largo negli anni. La main street, che non sembra uscita da un quadro di Hopper, è tutto un brulicare di biciclette, cani, tricicli e centauri rombanti che fanno lo struscio. Non è la Croisette e nemmeno viale Ceccarini. È una fotocopia strapaesana di via del Corso, con ragazze in tanga, zoccoloni, labbra viola e piccoli fusti di periferia coi capelli rasati. I mariti si divertono a fare la spesa dal fruttivendolo. Toccano i cocomeri con fare da intenditori. Poi arrivano le mogli che urlano: «Ma che cocomero m’hai preso? Pare ’na palla da rugby! Un sercio!». Nelle boutique più in di Fregene Beach, villeggianti in bermuda si provano cerate da velisti, golfoni norvegesi, giacconi da transoceanica, come se fossimo a Cape Cod. Hanno tutti in testa berrettini americani. Qualcuno rigirato. Il villaggio globale che parte da San Diego, in California, è arrivato anche sulle coste laziali.

È mezzogiorno. «Si prega di spostare la Golf targata…», gracchia l’altoparlante di uno stabilimento. Due shampiste si fanno la doccia, tette tatuate al vento, guardate a vista da due Conan di Tor Pagnotta che sibilano dei misteriosi «Ahò…». Una madre ceciona, svestita come nei disegni di Attalo del 1939, insegue il figlio sulla battigia, gridando: «Si te pijo te sfonno!».    Passano dei vu’ cumprà africani. Sono sicuramente i più eleganti, con le loro lunghe mani ossute e l’andatura da gazzella, alla Naomi. Parlano in francese: «Madame… Monsieur…».

Mentre cala la sera, dai giardini delle villette si alzano segnali di fumo. Non sono i Sioux. Sono i forzati del barbecue. Il sogno americano diventa commestibile. Gamberoni, mazzancolle, in un tripudio di odori acri che piombano come una nube tossica nel giardino dei vicini. Urla disperate: «Zia, chiama i pompieri!… Se sta a brucia’ la pineta!…». Il lessico non è quello di Beverly Hills. Tra i villeggianti delle due villette, quella del barbecue e quella affumicata, inizia la guerra dei Roses. «A’ cafoni!… Caciottari!…». E il tutto finisce col repertorio più trito e abusato della commedia all’italiana.

Fregene è ricordo e realtà. È l’Italia double face. La grande bellezza e il grigio del contemporaneo."

Fregene (RM)
Singita - Fregene (RM)

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