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Catacombe di Generosa
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Indirizzo:
Via delle Catacombe di Generosa, 41, 00148 Roma RM
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Descrizione:

Le catacombe di Generosa sono una catacomba di Roma, poste in via delle Catacombe di Generosa, nei pressi di un'importante ansa del fiume Tevere sulla riva destra, nel suburbio Portuense.

Le catacombe di Generosa furono scoperte casualmente nel 1868, mentre venivano effettuate ricerche dall’archeologo tedesco W. Henzen nel vicino santuario dedicato alla Dea Dia, portando al rinvenimento di molte epigrafi.

Le indagini condotte in seguito dal famoso archeologo e studioso di archeologia cristiana G.B. De Rossi in quest'area, una vigna di proprietà dei fratelli Ceccarelli, condussero alla scoperta di un impianto basilicale paleocristiano e di alcune gallerie originariamente adibite a cave di arenariada.

Il nome della catacomba, come per la maggior parte delle catacombe romane, deriva dal nome della fondatrice o della donatrice del terreno in cui sorse il complesso cimiteriale ipogeo.

Esso era conosciuto anche col suffisso “ad sextum Philippi” (o “super Philippi”), nome con cui era denominato nell'antichità il territorio in cui ora si trova la catacomba: esso indicava il sesto miglio dell'antica via Campana.

Filippo può fare riferimento ad un ricco possidente terriero della zona in questione.

Catacombe di Generosa
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Le catacombe di Generosa fanno parte di un complesso archeologico, ricco di testimonianze non solo cristiane, ma soprattutto pagane.

Nel sopraterra infatti è stato individuato un recinto sacro (chiamato il boschetto sacro alla Magliana), comprendente l'antico collegio pagano dei fratres Arvales, associazione sacerdotale pagana, le cui origini risalgono all'epoca repubblicana romana, dedicata al culto della dea Dia, il cui tempio è stato individuato nello stesso recinto: gli Arvali registravano la loro vita religiosa e cultuale (gli Acta fratrium Arvalium) in tavole marmoree, molte delle quali sono giunte fino ai nostri tempi, grazie al loro riutilizzo come lastre di pavimentazione della basilica di Generosa.

La catacomba è posta all'interno di una collina, e si sviluppa su un solo livello.

L'antico ingresso della catacomba, come per altre catacombe romane, era chiuso da una basilica, fatta costruire da Damaso nella seconda metà del IV secolo, i cui resti sono stati individuati da Giovanni Battista de Rossi nell'Ottocento.

Nell'abside una fenestella confessionis permetteva di vedere il principale luogo di culto martiriale, mentre una porta laterale dava accesso alla catacomba.

L'attuale ingresso alla catacomba è di recente costruzione, ed è costituito da una piccola struttura in mattoni chiusa da una porta di ferro.

La catacomba non ha un'ampia estensione, le sue gallerie sono strette, piuttosto irregolari: probabilmente la natura geomorfologica del terreno ne ha condizionato l'andamento. Le sepolture sono a loculo, abbastanza modeste; tranne rare eccezioni possiamo quindi parlare di un cimitero rurale.

Nella catacomba furono sepolti i martiri Simplicio, Faustino, Beatrice e Rufiniano (i cosiddetti martiri portuensi) e non è da escludere che proprio la loro presenza abbia notevolmente contribuito allo sfruttamento intensivo di tutto il cimitero.

L'unica attestazione di Rufiniano è nell'affresco con la "Coronatio Martyrum" che decorava il muro di protezione del sepolcro.

Secondo la tradizione, invece, durante le persecuzioni ordinate dall’imperatore Diocleziano (284-305), i due fratelli Simplicio e Faustino furono uccisi, dopo essere stati torturati.

I loro corpi, gettati nel Tevere e spinti dalla corrente fin sulle sponde della Magliana, furono tratti a riva dalla sorella Beatrice che, aiutata dai presbiteri Crispo e Giovanni, provvide alla loro sepoltura in una cava di pozzolana situata nelle vicinanze, di proprietà di una matrona romana di nome Generosa. In seguito anche Beatrice fu uccisa e venne seppellita accanto ai fratelli.

Il luogo artisticamente più importante di tutta la catacomba è la cripta martiriale, sita alle spalle dell'abside della basilica esterna.

In essa era conservato un affresco dalle caratteristiche bizantine, denominato Coronatio Martyrum, risalente al VI secolo.

In esso sono raffigurati cinque personaggi: la figura centrale è quella di Cristo, che porge la corona del martirio a Simplicio, affiancato da Viatrice; a sinistra di Cristo, le figure di Faustino, con la palma del martirio in mano, e di Rufiniano.

L'affresco subì gravi danni quando Giovanni Battista de Rossi, nell'Ottocento, cercò di staccarlo; subì nuovi deterioramenti quando fu trasportato su tela; è stato restaurato nel 1983.

Le più grandi catacombe di Roma, con i suoi 20 kilometri di gallerie sparse su circa 30 ettari sono le Catacombe di San Callisto, ma ne vengono trovate continuamente sotto le fondamenta dell'attuale città di Roma.

Molti hanno inserito posti come l'ipogeo trovato al Pigneto sotto al Bar Necci, come anche l'Ipogeo di Via Dino Compagni - visitabili solo su richiesta - e le Catacombe di Santa Tecla, in un tour che comprende il più famoso Museo dei Frati Cappuccini e Cripta ossario, o le note Catacombe di Priscilla, Catacombe di San Sebastiano, le Catacombe di Generosa e le Catacombe di Commodilla tra le tante rinvenute nei sotterranei di Roma.

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