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Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
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Bosco Parrasio – Accademia dell'ArcadiaBosco Parrasio – Accademia dell'ArcadiaBosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
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Indirizzo:
Salita del Bosco Parrasio, 31 Roma RM
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Descrizione:

Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia

L'Accademia dell'Arcadia è un'accademia letteraria fondata a Roma il 5 ottobre 1690 da Giovanni Vincenzo Gravina e da Giovanni Mario Crescimbeni coadiuvati nell'impresa anche da Paolo Coardi, in occasione dell'incontro nel convento annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio di quattordici letterati appartenenti al circolo della regina Cristina di Svezia, tra i quali gli umbri Giuseppe Paolucci di Spello, Vincenzo Leonio da Spoleto e Paolo Antonio Viti di Orvieto, i romani Silvio Stampiglia e Jacopo Vicinelli, i genovesi Pompeo Figari e Paolo Antonio del Nero, i toscani Melchiorre Maggio di Firenze e Agostino Maria Taia di Siena, Giambattista Felice Zappi di Imola e il cardinale Carlo Tommaso Maillard di Tournon di Nizza.

L'Accademia è considerata non solamente come una semplice scuola di pensiero, ma come un vero e proprio movimento letterario che si sviluppa e si diffonde in tutta Italia durante tutto il Settecento in risposta a quello che era considerato il cattivo gusto del Barocco.

L'Accademia dell'Arcadia si richiama nella terminologia e nella simbologia alla tradizione dei pastori-poeti della mitica regione dell'Arcadia ed il nome fu trovato da Taia durante una adunata ai Prati di Castello, a quei tempi un paesaggio pastorale.

Oltre al nome dell'Accademia, emblematico da questo punto di vista, fu scelto seguendo questa tendenza anche il nome della sede, una villa sulla salita di via Garibaldi sulle pendici del Gianicolo: "Bosco Parrasio".

I suoi membri furono detti Pastori, Gesù bambino (adorato per primo dai pastori) fu scelto come protettore; come insegna, venne scelta la siringa del dio Pan, cinta di rami di alloro e di pino e ogni partecipante doveva assumere, come pseudonimo, un nome di ispirazione pastorale greca.

Per prenotare una visita al Bosco Parrasio bisogna inviare una motivata richiesta al Custode generale dell’Arcadia, per il tramite della segreteria dell’istituzione (dott.ssa Giovanna Rak, [email protected]), per ottenere l’autorizzazione.

Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
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Bosco Parrasio | La Storia

L’Arcadia aveva bisogno di una sede, l’accademia infatti aveva avuto solo delle sedi provvisorie, 34 anni dopo la fondazione, nel 1724 finalmente arrivò un’importante donazione dal Re del Portogallo Giovanni V, che permise la costruzione del Bosco Parrasio, l’obiettivo dell’Accademia era l’eliminazione della corruzione della poesia barocca attraverso il ritorno alla semplicità bucolica e pastorale.

L’antico Orto dei Livi venne trasformato dall’architetto e arcade Antonio Canevari e dall’allievo Nicola Salvi nella villa che conosciamo oggi: una graziosa palazzina neoclassica dalla facciata concava e un piccolo anfiteatro, preceduti da una scalinata ispirata a quella di Trinità dei Monti.

Lo spettacolare giardino a tre piani che ospitava il teatro a forma ovale, la finta grotta arcadica e un’edicola commemorativa, è rappresentativo dell’ispirazione bucolica e idillica dell’Accademia.

Concepito per fare da sfondo alle prestazioni artistiche dei letterati dell’Arcadia che idearono uno stile espressivo che si rifaceva alla semplicità pastorale dell’antica Grecia e della Roma arcaica contro gli eccessi decorativi del barocco, il Bosco Parrasio dopo un periodo di abbandono è ancora oggi di proprietà dell’Arcadia.

La struttura che oggi possiamo ammirare è frutto di un importante restauro del 1839 da parte dell’architetto Azzurri, ma lo splendore durò ben poco visto che il Gianicolo fu uno dei punti principale in cui infuriò la battaglia con i Francesi, il Bosco Parrasio divenne un campo di battaglia e fu abbandonato definitivamente nel 1891 per lo stato fatiscente degli edifici, dopo il restauro la villa è stata affittata a privati, tra cui spicca Susanna Agnelli, oggi la villa è della famiglia Carraro ed è visitabile su appuntamento.

Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
Accademia dell'Arcadia

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L'aneddoto della fondazione dell'Accademia dell'Arcadia

«Andando un giorno a diporto il colto e geniale drappello ne' suburbii di Roma, e recitando alterne rime all'ombra delle piante ed al mormorare de' rivoli, un de' compagni sorse enfaticamente a dire: "Pare che noi facciamo rivivere l'antica Arcadia".

Baretti chiama irrisoriamente magiche tali espressioni, poiché destarono esse il pensiero di fondare un'accademia col nome di Arcadia. Quattordici furono gl'istitutori di questa società.»

Programma letterario dell'Accademia dell'Arcadia

«I fondatori, grandi uomini, della benemerita e celebre Accademia d'Arcadia ebbero per principal scopo nel prendere i nomi egli usi de' greci pastori e persino il loro calendario, di romper guerra alle gonfiezze del secolo, e ritornare la poesia italiana per mezzo della pastorale alle pure e belle sue forme.

Fingendosi pastori, immaginandosi di vivere nelle campagne, bandito ogni fasto, tolto fra loro ogni titolo di preminenza, studiando ne' classici greci, latini, e italiani, vennero naturalmente da sé stesse a cadere quelle ampollose metafore, que' stravolti concetti, e quello smodato lusso di erudizione, che formava la delizia non de' poeti soltanto, ma eziandio de' più applauditi oratori sagri, e su cui stoltamente si riponeva la sede del sublime e del bello.»

I caratteri letterari dell'Accademia furono frutto del confronto tra due dei fondatori, Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni.

Il primo vedeva nell'Accademia il centro propulsore di un rinnovamento non solo letterario, ma anche culturale.

Questo ambizioso progetto era sostenuto dalla sua concezione della poesia come veicolo rivelatore di verità essenziali.

Propose come modelli letterari Omero e Dante. Inoltre non gradiva gli aspetti mondani che l'accademia stava sempre più assumendo.

Il programma di Crescimbeni era decisamente più moderato e puntava a una più semplice reazione al disordine barocco ripristinando il buon gusto.

Crescimbeni puntava a raggiungere un certo classicismo con una poesia chiara, regolare di matrice petrarchesca e ispirata alle forme metriche di Gabriello Chiabrera.

Prevalse il programma di Crescimbeni, dal momento che anche gli altri membri avevano come obiettivo non l'elaborazione di una nuova cultura, ma una nuova poesia classicheggiante, semplice e aggraziata.

Tra le conseguenze di questo dissidio, vi fu una scissione, nel 1711, che portò alla fondazione di una Seconda Arcadia, patrocinata dagli scolari del Gravina, che tre anni dopo venne denominata Accademia de' Quirini.

Nel 1719 i due rami si ricompattarono, per omaggiare Gravina, morto l'anno prima.

Dal punto di vista estetico gli scrittori dell'Arcadia sono classicisti, mentre dal punto di vista filosofico sono razionalisti e si richiamano a Cartesio, come bene mostra il percorso artistico di Pietro Metastasio, allievo di Gian Vincenzo Gravina.

I teorici dell'Arcadia furono soprattutto Gian Vincenzo Gravina e lo stesso Giovanni Mario Crescimbeni; i poeti di maggior rispetto furono Carlo Innocenzo Frugoni, Paolo Rolli, Jacopo Vittorelli, Ludovico Savioli e Pietro Metastasio.

Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia
Bosco Parrasio – Accademia dell'Arcadia

L'Accademia dell'Arcadia e la questione della sede al Bosco Parrasio

Gli Arcadi cominciarono a riunirsi nei giardini del Duca di Paganica a S. Pietro in Vincoli dove seduti per terra o su dei sassi presero a recitare i loro versi.

Dal 27 maggio 1691 si trasferirono nel giardino di Palazzo Riario, ex residenza di Cristina di Svezia, dove ebbero a disposizione una specie di fosso rotondo che comunque aveva parvenza di teatro.

Nel 1693 si trasferirono ancora presso il Duca di Parma agli Orti Palatini che dette loro il permesso di edificare un teatro agreste di forma circolare e a due ordini di posti in legno e terra e rivestito di fronde di alloro.

Nel 1699 si spostarono ancora, stavolta nel giardino del duca Antonio Salviati che aveva fatto scavare in una collinetta un teatro romaneggiante ma alla morte del duca, nel gennaio 1704, furono sfrattati dagli eredi e dunque nel luglio del 1705, per celebrare i Giochi Olimpici, dovettero ricorrere all'ospitalità del principe D. Vincenzo Giustiniani.

Successivamente, dall'11 settembre 1707, Francesco Maria Ruspoli, principe di Cerveteri, mise loro a disposizione un suo parco sull'Esquilino in attesa che fosse pronto un anfiteatro in un'altra villa del principe ma sull'Aventino che divenne sede fissa delle adunanze fino al 1725.

Finalmente, grazie a una donazione di 4000 scudi di Giovanni V del Portogallo, anche lui arcade, l'Accademia poté acquistare una sede tutta sua ovvero l'Orto dei Livi, alle pendici del Gianicolo, che l'architetto e arcade Antonio Canevari trasformò nel Bosco Parrasio.

Canevari strutturò il giardino su tre piani collegati da due rampe di scale.

Sul primo terrazzamento fu edificato un teatro di forma ovale con tre ordini di sedili e un leggio di marmo.

Al secondo livello si trova una finta grotta arcadica e, al terzo, un'edicola commemorativa che ricorda la donazione di Giovanni V.

Il Serbatoio, cioè l'edificio che fungeva da archivio e segreteria, fu definitivamente ristrutturato nella forma odierna da Giovanni Azzurri nel 1838 che lo dotò di una facciata in stile esedra.

Formalmente l'Accademia d'Arcadia è tuttora in attività.

Nel 1925, venne trasformata in un istituto di studi storici e letterari, assunse il "sottotitolo" di Accademia Letteraria Italiana.

Dal 1940 l’Arcadia ha trovato una nuova e prestigiosa sede presso la Biblioteca Angelica, che anche ne conserva l’Archivio e la Biblioteca, mentre la Quadreria è depositata presso il Museo di Roma.

Attualmente è retta da uno statuto approvato il 1º maggio 1972.

Dalla fine dell'Ottocento l'Arcadia ha pubblicato anche una sua rivista, a periodicità irregolare, e con diversi cambi di titolature:

  • L'Arcadia: periodico mensile di scienze lettere ed arti (1889-1897);
  • Giornale arcadico: rivista mensile di lettere scienze ed arti (1898-1916);
  • L'Arcadia. Atti dell'Accademia e scritti dei soci (1917-1926);
  • Atti dell'Accademia degli Arcadi e scritti dei soci (1927-1941);
  • Atti e memorie dell'Arcadia (1948-1988/1989)

Accademia dell'Arcadia | Organigramma

L'Accademia era una democrazia dove sovrana era l'assemblea dei membri che aveva l'obbligo di riunirsi almeno due volte in inverno e una in estate.

A convocarla e a presiederla era preposto un Custode, eletto, con scrutinio segreto, ogni quattro anni durante la celebrazione dei Giochi Olimpici.

Il Custode doveva anche nominare, tra tutti gli Arcadi che risiedevano in Roma, un collegio di 12 Vicecustodi che ogni anno dovevano essere sostituiti per la metà.

Sempre di nomina del custode c'erano anche due Sottocustodi con funzioni di cancellieri e un Vicario o Protocustode che, in caso di impedimento del facente funzioni, aveva il compito di sostituirlo.

Accademia dell'Arcadia | Criteri e metodi di ammissione

Per entrare nell'accademia, che era a numero chiuso, era necessario possedere tre requisiti fondamentali ovvero: avere minimo 24 anni, una reputazione e una storia personale rispettabile ed essere oggettivamente riconosciuto un esperto in una qualche area del sapere e, se maschi, era obbligatoria anche la competenza in una qualche disciplina letteraria.

L'ammissione all'accademia avveniva in 5 modi differenti a seconda dei candidati:

  • Per acclamazione - Riservata a cardinali, principi, viceré ed ambasciatori.
    Alla proposta del nome del candidato ogni Arcade dava il proprio assenso o diniego ad alta voce durante un'assemblea celebrata a porte chiuse.
  • Per annoverazione - Riservata alle signore.
    Il Collegio dei Vicecustodi proponeva all'assemblea le candidate e i soci, a porte chiuse ma a voce alta, decidevano in senso favorevole o contrario.
  • Per rappresentazione - Riservata ai giovani nobili.
    L'assemblea delegava una commissione ristretta che la rappresentasse e decidesse al suo posto sull'ammissione o meno dei candidati.
  • Per surrogazione - Riservata a tutti gli altri.
    Per sostituire i posti lasciati vacanti, per morte o malattia, da altri Arcadi l'assemblea decideva sugli aspiranti ma a scrutinio segreto.
  • Per destinazione - Ad integrazione della precedente.

Essendo difficile tenere il conto esatto di tutti gli Arcadi che venivano a mancare, per non escludere troppo a lungo personaggi anche di spicco, con voto segreto dell'assemblea, si dava il via libera all'associazione di nuovi membri assegnando loro anche un nome arcadico.

Coloro che venivano nominati in questo modo divenivano membri effettivi, cioè potevano partecipare alle manifestazioni, solo quando il Custode, ricevuta notizia certa della scomparsa di uno dei vecchi soci, li convocava e procedeva alla nomina ufficiale.

Al momento dell'ingresso nella congrega il neofita avrebbe ricevuto dall'assemblea un nuovo nome, con cui sarebbe stato conosciuto in Arcadia.

Il nome arcadico era costituito da due parti: la prima veniva assegnata con un sorteggio mentre l'epiteto seguente era scelto dal candidato, previa approvazione dell'adunanza, purché facesse riferimento o a un luogo dell'Arcadia mitologica o geografica oppure vi fosse comunque collegato.

Le colonie arcadiche
«Le colonie sono Adunanze d'Arcadi in altre città, le quali benche [sic] facciano i recitamenti e le congregazioni, nondimeno si regolano colle leggi della Ragunanza di Roma.

Hanno elleno un vicecustode per ciascuna, che presiede al governo; e prendono il nome, o dalle città ove sono fondate, o dalle principali Accademie, o altre ragioni di esse; e vacando i luoghi in esse colonie, si surrogano altri cittadini, o accademici.»

«Due anni dopo la fondazione d'Arcadia in Roma, cioè l'anno 1690, si die' principio alla propagazione di questa Letteraria Pastorale Repubblica per mezzo delle Colonie dedotte in altre città, entro e fuori d' Italia; e dall'ora in poi sino all'anno 1726 si contano le fondazioni di quaranta Colonie e di quattro Rappresentanze Arcadiche.»

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