Il Giro delle Sette Chiese è un cammino spirituale e itinerario pellegrinale praticato a Roma già nel Medioevo (VII secolo), rivitalizzato e formalizzato nel 1552 da san Filippo Neri, ancora oggi una tradizione molto sentita e praticata da cristiani e non.

“Farsi il giro delle Sette Chiese” a Roma è sia un detto che un itinerario turistico spirituale dalla tradizione secolare che consiste nella visita ai luoghi santi della memoria cristiana di Roma.

Nella sua forma originaria il Giro delle Sette Chiese consisteva in un percorso ad anello di 20 km circa (oggi 40 km circa) che tocca le principali chiese di Roma all’epoca in cui visse San Filippo Neri, di cui le prime quattro sono le Basiliche Papali Maggiori:

Data la lunghezza dell’itinerario esso viene spesso percorso dai pellegrini in due giornate.

Originariamente si impiegava una giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri, ai primi del giorno successivo.

In seguito la visita veniva svolta in due giornate dedicando la prima alla sola Basilica di San Pietro e la seconda alle altre sei con partenza dalla basilica di San Paolo fuori le mura verso nord e in senso antiorario per terminare alla basilica di Santa Maria Maggiore.

La via delle Sette Chiese già nota come via Paradisi copre un percorso ricco di testimonianze storiche dei primi anni del Cristianesimo con le numerose catacombe, collegando le vie Ostiense e Appia tra la Rupe di San Paolo presso la Basilica Ostiense e San Sebastiano (ex chiesa giubilare costruita sopra le catacombe di San Sebastiano), come le catacombe di Commodilla, di Domitilla e di San Callisto.

Giro delle Sette Chiese - incisione di Antoine Lafréry (1575)
Giro delle Sette Chiese – incisione di Antoine Lafréry (1575)

Il Giro delle Sette Chiese oggi

Attualmente il Giro delle Sette Chiese si svolge in forma collettiva in notturna due volte l’anno, a settembre e a maggio, poco prima della festa di San Filippo Neri, guidato da un Padre della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.

Il Giro delle Sette Chiese è anche considerato un atto di devozione tipico del “tempo di Passione“, e si svolge per tradizione in moltissime località dove vi sia una presenza cattolica.

Secondo la fede cristiana, ogni tappa del pellegrinaggio alle sette chiese ha un significato profondo per la religione cristiano-cattolica: ogni visita, infatti, rappresenta uno dei viaggi di Gesù, dalla notte in cui è stato catturato fino alla crocifissione.

In questa ottica, inoltre, il pellegrinaggio delle sette chiese non è soltanto un modo per toccare i luoghi della fede, ma anche per accompagnare lo stesso Gesù.

In particolare, durante il triduo pasquale, (dalla sera del Giovedì Santo, per tutto il Venerdì Santo, e buona parte del Sabato Santo), è in uso la tradizione di visitare sette chiese soffermandosi a pregare nei pressi del Santissimo Sacramento riposto nell’Altare della Reposizione e/o del Cristo morto; anche per questo è usanza (impropria) chiamare questo Giro la visita dei sepolcri.

La prima tappa vuole ricordare il viaggio dal Cenacolo, dove viene celebrata l’Ultima Cena, fino al Giardino del Getsemani dove prega e inizia a sudare sangue.

Il viaggio da qui fino alla casa di Anna, dove viene interrogato e schiaffeggiato, è rappresentato dalla seconda tappa.

La terza tappa vuole indicare le sofferenze e gli insulti del viaggio nella casa di Caifa.

La quarta tappa indica la prima apparizione di Gesù e la sua accusa davanti a Pilato.

La quinta l’apparizione davanti al re Erode e alle sue guardie.

La sesta di nuovo Gesù davanti a Pilato, quando viene incoronato con le spine e condannato a morte.

L’ultima tappa, infine, ricorda il viaggio dalla casa di Pilato al monte Calvario che Gesù compie portando la croce sulle spalle, la sua morte e la resurrezione.

L’espressione “fare il giro delle sette chiese” ha anche assunto nel linguaggio comune una valenza negativa: essa può significare – a seconda delle zone – perdere tempo girando senza scopo oppure cercare affannosamente qualcuno che dia ascolto.

Basilica di San Giovanni in Laterano
Basilica di San Giovanni in Laterano

Giro delle Sette Chiese | La Storia

Quando, dunque, San Filippo Neri cominciò ad intraprendere il proprio personale pellegrinaggio, probabilmente il giro delle sette chiese era vivo come pratica popolare, ma, in ogni caso, non ce ne resta la documentazione precisa.

I primi storici di questo speciale pellegrinaggio, con in testa Onofrio Panvinio, assicurano che il santo si sarebbe limitato a dare nuovo smalto ad una tradizione antichissima.

Le prime notizie del culto delle Sette Chiese a Roma risalgono almeno al VII secolo quando santa Begga tornando a vivere da eremita nel suo paese, di ritorno dal suo pellegrinaggio a Roma, volle erigere oltre al suo altri sei oratori che diedero il nome al monastero di “Sept-Eglises”.

Le testimonianze, tuttavia, sono tarde e non sempre chiare, e le sette chiese compaiono come itinerario devozionale mai in maniera autonoma, sempre mescolato ad altri itinerari.

È probabile che tale pratica religiosa risalga all’uso del Papa di celebrare i sacri uffici nelle chiese stazionali di Roma secondo il calendario liturgico dell’epoca, riducendosi poi queste in particolare alle sette ritenute principali, citate da Onofrio Panvinio includendo alle 5 patriarcali anche le due di Santa Croce in Gerusalemme e San Sebastiano fuori le mura, così come non è da escludere che il culto si ricolleghi alle Sette Chiese dell’Asia minore citate nell’Apocalisse, secondo un numero che ricorre molto frequentemente nelle Sacre Scritture che indica perfezione e completezza.

È comunque con l’istituzione dei Giubilei a partire dal 1300 (quando Bonifacio VIIII, aveva indicato le tappe che il devoto viaggiatore doveva compiere una volta giunto nella Città Santa degli apostoli e dei martiri) e in particolare dalla seconda metà del XIV secolo che gli elenchi delle indulgenze indicano le sette basiliche dove queste potevano essere lucrate, consolidando un uso che verrà ripreso da San Filippo Neri nel rinnovare tale culto e per conferirgli altri e nuovi significati religiosi in linea con le tendenze della Controriforma in atto, recitando durante il pellegrinaggio i sette salmi penitenziali (6, 31, 37, 50, 101, 129, 142), per invocare il perdono dei sette peccati capitali e chiedere le sette virtù ad essi contrarie e meditando le sette principali tappe di Gesù durante la Passione, le sette effusioni del sangue di Cristo, le sette parole di Cristo in croce, i sette doni dello Spirito Santo, i sette sacramenti, le sette opere di misericordia.

Dobbiamo arrivare al 1360 per trovare un itinerario per pellegrini, che chiama complessivamente le sette basiliche “chiese regali”, perché papi e imperatori le avevano fondate e arricchite di tesori.

Bisogna arrivare al 25 febbraio 1552 affinché il pellegrinaggio diventi una pratica stabile e organizzata. Con il crescere del numero dei partecipanti, Filippo Neri decise infatti di dedicare al pellegrinaggio un giorno fisso dell’anno: il giovedì grasso.

Filippo scelse questa data per contrastare i festeggiamenti paganeggianti del carnevale romano la devozione ai luoghi più santi di Roma, e la meditazione sulla Passione.

Ma nonostante la sua fosse una proposta devozionale in alternativa ad un momento ludico e fortemente atteso dalla popolazione romana, ebbe comunque molto successo perchè dobbiamo pensare che, più che una processione, il pellegrinaggio delle sette chiese nasce come grande momento di convivialità, una vera e propria scampagnata, che univa attimi di preghiera ad altri di svago.

La sua vera grande invenzione fu quindi di fare della “visita” una pratica collettiva, un momento di aggregazione spirituale e di rinnovamento interiore, proprio quando il carnevale sembrava respingere fuori della vita il pensiero della penitenza e della stessa vita cristiana.

Giro delle Sette Chiese - Mappa di Giacomo Lauro 1599
Giro delle Sette Chiese – Mappa di Giacomo Lauro 1599

La comitiva in ogni chiesa, tranne in San Pietro e San Paolo, ascoltava dei sermoni, e lungo il percorso cantava inni e salmi, e in particolare il “Canto delle vanità” attribuito a Giovanni Animuccia, uno dei primi compagni del santo: “Vanità di vanità, / ogni cosa è vanità / tutto il mondo e ciò che ha: / ogni cosa è vanità”.

La pratica conseguì presto un ampio consenso e afflusso di pellegrini al punto che da Sisto V venne inserita nella bolla Egregia populi romani pietas, del 13 febbraio 1586, in un più ampio disegno di pratiche penitenziali, che tuttavia a causa della precoce morte del pontefice non vennero osservate dai suoi successori.

Piazza San-Pietro e Basilica di San Pietro - Città del Vaticano
Piazza San-Pietro e Basilica di San PietroCittà del Vaticano

Via delle Sette Chiese

Via delle Sette Chiese è una strada di Roma che collega via Ostiense, all’altezza della Rupe di San Paolo, a via Appia Antica, presso la basilica di San Sebastiano, intersecando via Cristoforo Colombo e via Ardeatina attraverso i quartieri Ostiense (zona Garbatella) e Ardeatino (zona Tor Marancia).

L’attuale tracciato era già noto con questa funzione cultuale sin dalla fine del XVI secolo e la sua denominazione è almeno di metà XVII secolo insieme a quella precedente di Via che da San Paolo va a San Sebastiano o più semplicemente Via di San Sebastiano, e in età medievale assumeva il nome di via Paradisi.

Data la presenza di alcuni tratti basolati ricalca molto probabilmente un antico diverticulum romano di derivazione preistorica e deve il suo nome alla pratica del pellegrinaggio del giro delle Sette Chiese che tradizionalmente assunse particolare fervore a partire dal 1552 con San Filippo Neri.

La lunga strada (oltre 3 km) che collega direttamente con un andamento ovest-est la basilica di San Paolo fuori le mura sulla via Ostiense a quella di San Sebastiano sulla via Appia incrociando la via Ardeatina nei pressi delle Fosse Ardeatine, attraversa un territorio interessato dalla presenza delle catacombe più rilevanti dei primi secoli del Cristianesimo.

Basilica San Paolo fuori le Mura
Basilica San Paolo fuori le Mura

Le Chiese Giubilari

Ciascuna delle quattro Basiliche papali in Roma (San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura) ha una Porta Santa.

Queste sono chiese giubilari, dove recarsi in pellegrinaggio per ottenere l’indulgenza adempiendo le condizioni previste.

Sono tradizionalmente chiese giubilari anche le Basiliche di Terra Santa.

Nel resto del mondo, sono da considerare chiese giubilari la chiesa e gli eventuali santuari in cui ciascun Ordinario locale avrà disposto l’apertura di una Porta della Misericordia.

Nel caso di Roma, alle quattro Basiliche papali si aggiungono le tre chiese che, insieme ad esse, compongono l’itinerario tradizionale delle “sette chiese”, vale a dire San Lorenzo fuori le mura, Santa Croce in GerusalemmeSan Sebastiano fuori le mura.

L’importanza del pellegrinaggio in occasione del Giubileo suggerisce di riscoprire e praticare questo itinerario penitenziale lasciato ai romani da San Filippo Neri nel ‘500.

Pertanto, anche il pellegrinaggio presso ognuna di queste chiese costituirà occasione per vivere l’indulgenza giubilare.

La diocesi di Roma ospita anche molte altre chiese e santuari importanti, mèta di pellegrinaggio di tanti fedeli che vi trovano sempre sacerdoti pronti ad accoglierli nella misericordia del Padre.

Durante l’Anno Santo saranno chiese giubilari, dove recarsi in pellegrinaggio per ottenere l’indulgenza, anche il Santuario della Madonna del Divino Amore e la chiesa di Santo Spirito in Sassia, nota anche come “Santuario della Divina Misericordia”.

Infine, le chiese che già stabilmente godono del privilegio dell’indulgenza per i fedeli che adempiano devotamente le condizioni previste, continueranno ad essere luoghi in cui ottenere l’indulgenza anche durante il Giubileo della Misericordia, secondo quanto è già determinato per ciascuno di questi luoghi.

Basilica di Santa Maria Maggiore - lato piazza Santa Maria Maggiore - Roma
Basilica di Santa Maria Maggiore – lato piazza Santa Maria Maggiore – Roma

 

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