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- Solfatara di Pomezia
La Solfatara di Pomezia è un'area naturale che si trova all'estremità meridionale della Riserva naturale di Decima-Malafede, nel territorio comunale di Roma, al confine con quello di Pomezia, la più recente riserva naturale del Lazio istituita nel 1997.
La Solfatara di Pomezia nella Riserva Naturale di Decima Malafede, si sviluppa un'area che si estende tra la via Laurentina e via dei Castelli Romani, vicino la tenuta di Castelporziano, in un'area naturale caratterizzata dalla presenza di minerali e gas di origine vulcanica (Vulcano Laziale).
Qui sono state anche girate alcune scene di "007 No Time to Die"
Dove si trova la Solfatara di Pomezia?
La zona, facente parte della Riserva Naturale di Malafede, è lasciata a sé stessa, senza un minimo di tutela e priva di un accenno di indicazioni.
Fortunatamente è un posto piuttosto intuitivo, basta lasciarsi guidare dai nauseanti miasmi sulfurei per arrivare direttamente al fulcro dell’esplorazione: il lago rosso, tramandato da leggende orali come un luogo che conserva ancora tutta la sua aura di sacralità.
Sul fondo di una cava gigantesca, si apre lo spettacolo del lago rosso, il cui colore, determinato da particolari sostanze chimiche, è più o meno accentuato a seconda della stagione.
Acque immobili, immerse in una quiete indicibile, sono interrotte dagli scheletri arrugginiti di quel che resta degli antichi impianti estrattivi, che giacciono sulle sponde a memoria di una miniera in funzione fino ad epoca recente.
Qui tra tracce di minerali solforosi e ferrosi, si trovano quattro piccoli laghi, che nell’antichità formavano con il primo un unico grande lago, il più grande dei quali, detto lago Rosso si è formato a partire da una cava di materiale ferroso.
Molto particolare è un altro piccolo lago, detto lago Bianco, che si caratterizza per la presenza di materiale gassoso che fuoriesce dal fondo.
Sulla sommità del poggio che domina i tre laghi di quest'are, si trovano i resti della Tor Tignosa.
Per via delle particolarissime condizioni ambientali, intorno alle solfatare, sin dall’antichità, si è sviluppato un corpus di miti e leggende che ne hanno determinato una specifica vocazione a “paesaggio sacro”, profondamente legato alla ancestrale storia del mito delle origini del Lazio Antico, il Latium Vetus.
Il grande poeta Virgilio nel VII Libro dell’Eneide (vv. 81 - 89) racconta di questo luogo come meta spirituale di Latino, re degli Aborigeni (gli antichi abitanti del Lazio, cioè quelli ab origine), il quale re si recò egli stesso presso la misteriosa cavità del dio Fauno (dove ancora oggi si segnala la presenza di una sorgente di acqua solfurea attiva) a chiedere responso e profezia sull’avvenuto arrivo di Enea nel Lazio e sul futuro della propria etnia.
I fedeli devoti al culto di Fauno, dopo aver sacrificato piccoli animali alla divinità, si addormentavano nell’antro, entrando così direttamente a contatto coi vapori mefitici emanati dalle sue acque e, solo dopo essere caduti in un “sonno profondo”, ricevevano risposta in sogno direttamente dal dio alle loro domande.
Sempre Virgilio narra che la grotta in questione era sormontata da un bosco sacro, un lucus, ovvero dalla leggendaria selva Albunea.
Grazie a questa rivelazione onirica, re Latino venne a conoscenza di quali sarebbero state le sorti della sua stirpe: sua figlia Lavinia sarebbe andata in sposa a generi stranieri, mescolando il sangue della stirpe latina con quello del pio Enea, in fuga dall’Oriente.
Dove dormire vicino la Riserva Naturale di Decima Malafede
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Come raggiungere la solfatara di Pomezia?
Non vi sono indicazioni né parcheggi per accedervi.
Dalla via di Solfatara si deve lasciare l'auto a bordo strada su una serie di tornanti (sconsigliato in giorni feriali), mentre dalla Laurentina, sempre bordo strada ma su rettilineo.
Si passa accanto ad una sbarra e si prosegue verso destra costeggiando colline di materiale di riporto della vecchia cava. Si prosegue su un sentiero passando su terreni bruciati e su enormi depositi di zolfo.
L'odore sempre più forte anticipa l'arrivo al lago Bianco. Scendendo nella conca si ha sulla destra due piccoli laghetti e sulla sinistra il più grande e conosciuto Lago Bianco.
Numerose polle d'acqua lo fanno friggere, e l'effetto che offre è stupefacente se si pensa che questo luogo incantevole si trova in mezzo alla zona industriale di Pomezia.
Proseguendo sulla carrareccia poco sopra i due laghetti, si arriva al Lago Rosso. Oramai i suoi colori sono divenuti normali, infatti l'alga che conferiva questa particolare colorazione si è notevolmente ridotta.
Se si prosegue sotto le pareti dell'enorme cava si arriva ad altri due punti panoramici a picco sul lago. Oltre non è possibile andare.
Tornando ai due laghetti c'è la possibilità di salire in cima al colle che domina l'area.
Qui il paesaggio cambia, si torna nella meravigliosa campagna romana, o per lo meno quel che resta della campagna che prima dell'industrializzazione dell'area copriva tutto l'orizzonte.
In cima al colle, a testimonianza dell'importanza storica della zona, è presente il rudere della medioevale Tor Tignosa.
Il panorama che offre questo promontorio è eccezionale!
La via del ritorno è la stessa dell'andata, si potrebbe proseguire per i campi, tagliando, ma essendo tutta zona di proprietà privata e zona agricola/pastorale c'è il rischio di incontrare greggi con cani al seguito.
Il percorso è comunemente utilizzato anche dai bikers.