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Basilica di San Lorenzo in Lucina
San Lorenzo in Lucina è una delle più antiche chiese di Roma, divenuta Basilica minore solo nel XX secolo, si trova vicino Via del Corso, nel Rione Colonna, a due passi da Montecitorio e da Piazza Colonna (Galleria Alberto Sordi).
Basilica di San Lorenzo in Lucina | Descrizione
Basilica di San Lorenzo in Lucina | Facciata
La facciata della chiesa presenta ampio portico, decorato da sei colonne in granito, con capitelli e basi, sormontate da un architrave realizzata da un enorme colonna antica scanalata.
Alla sua destra, in posizione arretrata, s'innalza un campanile romanico a cinque ordini.
Nella parte centrale della facciata, sotto il timpano triangolare, vi sono al centro il rosone e, ai suoi lati, due finestre rettangolari barocche.
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Basilica di San Lorenzo in Lucina | Interno
- il primo è quello cristologico: partendo dalla prima cappella a sinistra, vi si trova il battistero dove è raffigurato il battesimo del Cristo, in rappresentazione della sua nascita.
Si passa poi alla meditazione della fine del percorso terreno di Gesù, con la crocifissione ben rappresentata sulla pala centrale, opera del Guido Reni, posta sopra l'altare disegnato da Carlo Rainaldi nel 1669.
Ed infine si ha l'ascensione del Salvatore rappresentata sul tetto tutto lavorato in legno a cassettoni, dove è dipinto Cristo con papa Damaso I, San Lorenzo e la matrona Lucina. - Nel secondo itinerario viene invece proposta la figura della Madonna.
Questo attraverso la rappresentazione della sua nascita (tra l'altro raccontata solo nei vangeli apocrifi), dell'Annunciazione, della Presentazione al Tempio ed infine nella cappella più titolata, quella dell'Immacolata Concezione. - Il terzo è il percorso "laurentino", ovvero quello dedicato a san Lorenzo martire, patrono della basilica.
Entrando nella prima cappella a destra (denominata cappella Lovatti dalla metà del XIX secolo) sono raffigurati su tre tele di Sigismondo Rosa e Giuseppe Creti i momenti salienti della vita del santo e nell'altare in basso sono conservate le catene che servirono ad imprigionarlo.
Mentre proprio sotto l'altare centrale viene conservata la graticola dove subì il martirio.
Tra le cappelle laterali si segnalano il settecentesco battistero, opera di Giuseppe Sardi, e la cappella Fonseca, disegnata da Gian Lorenzo Bernini, con il busto marmoreo del committente, opera dello stesso Bernini.
Nella cappella di San Francesco si possono ammirare alcune tele del caravaggesco francese Simon Vouet.
Una pala d'altare con San Francesco Caracciolo che adora il Santissimo Sacramento è opera del pittore tardo barocco Ludovico Stern.
La Cappella di San Giuseppe (cosiddetta dal quadro di San Giuseppe di Alessandro Turchi) era Cappella gentilizia dei principi Ottoboni Duchi di Fiano - famiglia di Papa Alessandro VIII - che l'ebbero, con Breve pontificio, in "concessione perpetua" (è ancora visibile, in alto all'ingresso, il loro stemma)
Nel 1943 la Cappella è stata snaturata dalla originaria destinazione, per divenire il sepolcro del cardinale Cremonesi ed è stata completamente ricoperta di marmi verdi, che hanno coperto le lapidi marmoree dei defunti Ottoboni.
In un angolo è stato sistemato un busto marmoreo del cardinale.
Basilica di San Lorenzo in Lucina | Organo a canne
Nell'abside, sulla cantoria settecentesca di destra, si trova l'organo a canne Mascioni opus 302.
Lo strumento, di pregevole fattura, è stato costruito dalla ditta varesina per volere dell'allora cardinale titolare Pietro Gasparri, nominato nel 1907 da papa Pio X.
L'organo è a due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 27 ed è a trasmissione integralmente pneumatico-tubolare.
Basilica di San Lorenzo in Lucina | Scavi
Diverse campagne di scavo sono state condotte sotto la basilica tra il 1982 e il 2000.
Le indagini hanno riportato alla luce:
- sotto un ambiente esterno alla navata attuale, detto oggi "sala dei canonici", i resti della vasca circolare di un battistero paleocristiano, in un ambiente che comprendeva anche una vasca quadrangolare più piccola, la cui destinazione non è chiara;
- sotto la navata, il cui pavimento fu rialzato nel 1598, i muri di sostegno poggiano sul pavimento di un edificio di II secolo, convertito verso il IV secolo in un'insula di cui si riconosce una scala che sale al piano superiore; l'ipotesi è che qui sorgesse la proprietà di una matrona Lucina che mise a disposizione della comunità cristiana lo spazio di culto (da cui il titulus Lucinae).
Ne restano, oltre alle murature, un pavimento in mosaico bianco e nero e tracce di intonaco dipinto.
Gli ambienti sotterranei sono oggi in parte visitabili
Persone sepolte nella Basilica di San Lorenzo in Lucina
Nella chiesa sono sepolti:
- il pittore francese Nicolas Poussin in una tomba fatta costruire nel XIX secolo da Chateaubriand, allora ambasciatore a Roma, sulla quale è incisa la frase "et in arcadia ego", cioè "anch'io in Arcadia", tratta dal suo celebre dipinto I pastori di Arcadia;
- il pittore tedesco Adam Elsheimer (1578-1610),
- il compositore bresciano Luca Marenzio (tra i più acclamati autori di madrigali del XVI secolo),
- il compositore ceco settecentesco Josef Mysliveček amico di Mozart e che in vita fu detto "il divino boemo",
- il compositore toscano Bernardo Pasquini che in Arcadia aveva il nome di Protico Azoteo,
- il compositore catalano Domingo Miguel Bernabé Terradellas detto Terradeglias,
- l'archeologo e collezionista d'arte Carlo Fea famoso per aver trovato, all'inizio dell'Ottocento, la copia del Discobolo di Mirone all'Esquilino;
- Giuseppe De Matthaeis, archiatra pontificio, chirurgo e archeologo;
- Matteo Lovatti (1769-1849),
- Clemente Lovatti (1779-1860)
- il cardinale Pietro Ciriaci (1885-1966), titolare della chiesa dal 1964 alla morte, la cui tomba è insieme a quella di Matteo e di Clemente nella cappella Lovatti.
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Basilica di San Lorenzo in Lucina | La Storia
La basilica di San Lorenzo in Lucina sorse nel IV secolo, secondo la tradizione, sulla proprietà di una matrona romana di nome Lucina, che avrebbe fondato nella sua casa una “ecclesia domestica”.
Una seconda teoria ricollega invece il nome della chiesa a un antico tempio dedicato a Giunone Lucina, la dea che presiedeva ai parti: le donne dell’antica Roma attingevano presso il tempio un’acqua “miracolosa”, una tradizione confermata dal ritrovamento di un pozzo (ancora oggi visibile nel sotterraneo) e di un mosaico intatto, con gradini di marmo bianco e pareti affrescate.
Sotto la sagrestia della basilica furono ritrovati i resti del grande orologio solare costruito da Augusto nel 10 a.C.: come gnomone fu utilizzato un obelisco egiziano, attualmente nella piazza di Montecitorio.
Plinio narra che l’orologio funzionava male, forse a causa dello spostamento dell'obelisco causato da un sisma, tanto che fu necessaria la riparazione sotto Domiziano.
La domus fu consacrata a luogo di culto ufficiale nell'anno 440 da papa Sisto III, per essere poi ricostruita sotto papa Pasquale II fino al completamento nel 1130: a lui si devono il bel portico affiancato da due leoni in marmo, l’abside medioevale nascosto dagli edifici circostanti e il campanile a cinque ordini, decorato con doppie bifore negli ultimi tre piani.
All’interno del portico sono murate alcune iscrizioni risalenti al XII secolo: la più importante ricorda la consacrazione a opera di papa Celestino III del 26 maggio 1196.
Verso la metà del XVII secolo, l'interno fu completamente trasformato da Cosimo Fanzago: il pavimento fu rialzato per evitare le alluvioni del Tevere e le navate laterali dell’antica basilica furono trasformate in cappelle gentilizie.
In una delle cappelle un prezioso reliquario conserva la graticola sulla quale san Lorenzo subì il martirio ordinato dall'imperatore Valeriano nel 258.
Un’altra cappella da non perdere è quella progettata da Gian Lorenzo Bernini per conto del portoghese Gabriele Fonseca, il medico personale di Innocenzo X noto per aver contribuito a introdurre l’uso del chinino contro la malaria.
Bernini chiese al pittore Giacinto Gimignani una copia della celebre Annunciazione di Guido Reni del Quirinale che venne collegata allo spazio della cappella attraverso piccoli angeli in stucco che conducono verso la lanterna in alto.
Lo stesso Bernini realizzò poi il busto di Gabriele Fonseca che emerge da una finta finestra, secondo un tipico artificio barocco.
Sull’altare maggiore, di Carlo Rainaldi (1675), è posta invece la tela del “Crocifisso” di Guido Reni.
Nel novembre del 1908 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
Un ulteriore restauro fu condotto nella seconda metà del XIX secolo, durante il quale furono rimosse, per ordine di Pio IX, le decorazioni barocche della navata e sostituite dagli affreschi di Roberto Bompiani che si vedono tuttora (2012); fu risparmiato soltanto il pulpito che rimase in loco.
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