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Bocca della Verità
Bocca della Verità
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Indirizzo:
Piazza della Bocca della Verità, 18, 00186 Roma RM
Descrizione:

La Bocca della Verità è una grande maschera di marmo pavonazzetto dal diametro di 1,75 metri, famosa in tutto il mondo per la leggenda che potrebbe mordere la mano di chiunque la inserisca nella sua bocca

Nel periodo della Roma Antica, la Bocca della Verità era solo un tombino, e come tanti nell'antica Roma riportava l'effigie di una divinità fluviale che "inghiotte" l'acqua piovana.

Il volto è stato interpretato nel tempo come raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno.

A due passi dal Circo Massimo fu murato nel 1632 nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma (che conserva il teschio di San Valentino), il mascherone rappresenta un volto maschile barbuto; occhi, naso e bocca sono forati e cavi.

Il Foro Boario si trova nell'area intorno a piazza della Bocca della Verità, dove rimangono visibili solo il tempio di Portuno e il tempio di Ercole Vincitore.

Bocca della Verità
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Bocca della Verità
Gregory Peck e Audrey Hepburn - Vacanze Romane - Bocca della Verità

Bocca della Verità | Tra storia e leggenda

Il film Vacanze Romane di William Wyler, con gli indimenticabili protagonisti Audrey Hepburn e Gregory Peck, ha consacrato la Bocca della Verità ad una indiscussa fama.

Era il 1953 e da allora è entrato nell’immaginario turistico.

La sua fama è legata alla tradizione popolare, per la credenza che la bocca potesse mordere la mano di chi non avesse affermato il vero.

La fila di turisti che ancora oggi desiderano la foto con la mano nella bocca del chiusino certifica la forza dell’immagine fotografica; quelli che invece hanno timore, qualche bugia la devono aver detta.

Quel che è certo è che il mascherone gode di fama antica e leggendaria:

In una leggenda tedesca del XV secolo la Bocca della Verità "non osa" mordere la mano di una imperatrice romana che - benché avesse effettivamente tradito il suo imperiale consorte - la inganna con un artificio logico.

Una storia simile, circolava da secoli nei racconti popolari, parlava di una donna infedele che, condotta dal marito giustamente sospettoso alla Bocca della Verità per essere sottoposta alla prova, riuscì a salvare la sua mano con una astuzia.

Infatti la donna incriminata chiese all'amante di presentarsi anche lui nel giorno in cui sarebbe stata sottoposta alla prova e che, fingendosi pazzo, la abbracciasse davanti a tutti (in altri invece la sostenne dopo che lei fece finta di svenire prima di inserire la mano).

L'amante eseguì perfettamente quanto da lei richiesto. Così la donna, al momento di infilare la sua mano nella Bocca, poté giurare tranquillamente di essere stata abbracciata in vita sua solo da suo marito e da quell'uomo che tutti avevano visto.

Avendo detto la verità, la donna riuscì a ritirare indenne la sua mano dalla tremenda Bocca, benché fosse colpevole di adulterio.

Si presume che la Bocca della Verità sia l'oggetto menzionato nell'XI secolo nei primi Mirabilia Urbis Romae (una guida medievale per pellegrini), dove alla Bocca viene attribuito il potere di pronunciare oracoli.

In essa si dice "Ad sanctam Mariam in Fontana, templum Fauni; quod simulacrum locutum est Iuliano et decepit eum" ("Presso la chiesa di santa Maria in Fontana si trova il tempio di Fauno; tale simulacro parlò a Giuliano e lo ingannò").

Un testo tedesco del XII secolo racconta un mito avverso all'imperatore che fu ritenuto restauratore del paganesimo, anche se ne fu solo seguace e assertore: descrive dettagliatamente come, da dietro quella bocca, il diavolo - qualificatosi come Mercurio (non a caso protettore dei commerci e anche degli imbrogli) - trattenesse lungamente la mano di Giuliano (che aveva truffato una donna e su quell'idolo doveva giurare la propria buona fede), promettendogli infine riscatto dall'umiliazione e grandi fortune se avesse rimesso in auge le divinità pagane.

Nel medioevo si fece strada la leggenda che fu Virgilio Marone Grammatico, un erudito del VI secolo (omonimo del poeta mantovano), che aveva fama di praticare la magia, a costruire la Bocca della Verità, ad uso dei mariti e delle mogli che avessero dubitato della fedeltà del coniuge.

Nel XV secolo viaggiatori italiani e tedeschi ricordano, non del tutto increduli, questa pietra "che si chiama lapida della verità, che anticamente aveva virtù di mostrare quando una donna avessi fatto fallo a suo marito".

Il nome "Bocca della verità" comparve nel 1485 e la scultura rimase da allora costantemente menzionata tra le curiosità romane, venendo frequentemente riprodotta in disegni e stampe.

Da questi ricaviamo che era in origine collocata all'esterno del portico della chiesa per poi essere spostata nel portico con i restauri voluti da papa Urbano VIII Barberini nel 1631.

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