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- La Madonna della Vallicella – il quadro motorizzato di Rubens
Il quadro motorizzato di Rubens si trova nella chiesa di Santa Maria in Vallicella in Roma, detta Chiesa Nuova, sede di una delle case della congregazione dell'oratorio di San Filippo Neri.
I dipinti della chiesa Nuova sono le uniche opere eseguite da Rubens a Roma rimaste nella loro collocazione originaria.
La Chiesa Nuova si trova su Corso Vittorio Emanuele II a Roma, nell'omonima piazza, dove si colloca oggi la fontana della terrina.
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Madonna della Vallicella | Storia del quadro motorizzato di Rubens
Nel 1575 padre Filippo decide di demolire e ricostruire questa piccola chiesetta.
Nella vecchia chiesa l'affresco del XIV secolo “Madonna con Gesù Bambino e due angeli” (Madonna della Vallicella), un'icona ad affresco del tipo della Nicopeia o Kyriotissa, era posto in un locale esterno detto la “stufa” (utilizzato come bagno pubblico) fin quando fu colpito con un sasso da un profanatore e, leggenda dice, il quadro iniziò a sanguinare.
Padre Filippo trovò il quadro nella sagrestia e decise che sarebbe dovuto essere spostato sull'altare della Chiesa Nuova, per essere venerato da tutti, e così nel 1606 incarica il grande pittore fiammingo Pieter Paul Rubens di cercare una soluzione e nel 1608 realizza e pone in mostra la sua idea geniale:
Rubens infatti realizza il dipinto “Angeli in Venerazione della Madonna”, un dipinto a olio su tavola di ardesia (425x250 cm), con al centro una pala ovale di rame anch'essa affrescata: schiere di angeli e cherubini in adorazione circondano una soave Madonna con il bambino benedicente, dipinti al centro su una straordinaria lastra di rame che “ospita”, riproducendola e proteggendola, l’immagine sacra sottostante.
Avete mai visto un’immagine nel dipinto che scompare per lasciare il posto ad un’altra cosa?
La geniale lastra è un quadro motorizzato seicentesco, una vera e propria “macchina barocca” che grazie ad un semplice meccanismo di pulegge e corde messo in azione dal parroco della chiesa, porta in mostra la più antica “Madonna con Gesù Bambino e due angeli”, l'icona miracolosa della Madonna della Vallicella, da allora ancor più noto oggetto di culto per i fedeli cristiani.
Un evento che ha luogo ancora oggi, ogni sabato e in occasione delle principali festività, e che ci permette di ammirare un’opera che coniuga bellezza e ingegno al servizio dell’arte e del sacro.
Chi volesse vedere il funzionamento del quadro motorizzato di Rubens dal vivo, può recarsi alla funzione del sabato sera e attendere che il sacerdote attivi il meccanismo progettato dal pittore fiammingo.
Intorno alla nicchia che ospita l'immagine, si posizionano cerchi concentrici di angeli e cherubini adoranti, mentre una lastra di rame, sulla quale venne dipinta dallo stesso Rubens una Madonna e con il bambino benedicente, riproduce e protegge l'icona sacra sottostante, ma è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde.
L'insieme è completato, formando un trittico, per così dire, espanso, da altri due dipinti su lastre di lavagna, collocati sulle pareti dell'ambiente che ospita l'altare, con i Santi Gregorio Magno, Papia e Mauro (sulla parete sinistra) e i Santi Flavia Domitilla, Nereo e Achilleo (sulla parete destra).
Santi che figurano in queste due tavole laterali in quanto la chiesa Nuova ne possiede delle reliquie.
La scelta del Trittico con le tele in dialogo visivo tra loro, fu forse suggerita a Rubens dall'analoga scelta compositiva messa in atto, pochi anni prima, da Annibale Carracci nella Cappella Salviati in San Gregorio al Celio.
Rubens, infatti, distanziò i due laterali, con figure di santi, dalla tavola centrale, posta sull'altar maggiore della chiesa.
Le tavole laterali sono quindi orientate verso il pannello centrale all'interno del quale vi è, anche in questo caso, un'antica e venerata icona, cui si indirizzano gli sguardi devoti di san Gregorio Magno (altro punto di contatto con la perduta tavola del Celio) e di santa Domitilla.
Nella tavola centrale lo spazio sembra dilatarsi oltre i confini della cornice, motivo che sarà ripreso dalla successiva pittura barocca.
Una prima versione era stata realizzata su tela, ma non soddisfece i committenti a causa dei riflessi che in quell'ambiente produceva la luce naturale su quel tipo di supporto. Rubens mise allora mano ad una nuova versione su lastre di ardesia, materiale che per le diverse proprietà riflettenti eliminava l'inconveniente iniziale.
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