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Indirizzo:
Toffia (RI) Toffia (RI), Borghi e paesini, Vicino Roma
Descrizione:

Toffia, in provincia di Rieti, è un grazioso borgo a circa 40 minuti da Roma, raccolto in modo caratteristico su una altura scoscesa.

Toffia sorge sulle ultime propaggini meridionali dei monti Sabini vicino Fara in Sabina e l'Abbazia di Farfa, vicino la Riserva naturale di Nazzano Tevere - Farfa.

Posizionata sopra uno sperone di roccia, l'antico borgo di Toffia offre un’immagine caratteristica, unica nella Sabina.

Suggestive le posizioni della chiesa di Santa Maria Nova, collocata nel punto più alto del paese e delle case costruite a strapiombo sulla roccia.

La leggenda narra che il blocco roccioso su cui si erge Toffia un tempo facesse parte del Monte degli Elci, ma che a un certo punto si sia staccato e sia precipitato a valle; la situazione si stabilizzò con la formazione di due blocchi, chiamati rispettivamente “Sasso Mosso” e “Sasso Fermo“.

La storia di Toffia racconta di secolari contrapposizioni che hanno favorito una particolare concorrenza allo sfoggio e reso Toffia un paesino estremamente grazioso.

Prima tra la potente Abbazia di Farfa ed il Ducato di Spoleto, poi tra le famiglie nobili dei Colonna e degli Orsini.

Ciò ha contribuito al fiorire di un centro storico ricco di palazzi nobiliari e luoghi di culto.

Non è facile trovare un paese della Sabina con un centro storico che abbia gli ingressi delle case e dei palazzi così impreziositi.

Nel centro storico si possono osservare gli antichi ingressi: Porta Cancello, Porta Maggiore e Porta Collitrone.

Il clima è gradevole, non particolarmente freddo d’inverno, sufficientemente ventilato d’estate.

L’aria di collina è asciutta e pulita.

Il territorio è pieno di verde e scorci panoramici.

Queste caratteristiche fanno di Toffia un paese piacevole da vivere o semplicemente da visitare.

La terra offre i suoi frutti in maniera genuina e generosa.

Ottimo l’Olio d’Oliva della Sabina che si produce a Toffia, principale risorsa agricola del paese.

Moltissime le specie faunistiche selvatiche nel territorio.

Interessante dal punto di vista ambientale, la parte boschiva del Monte Elci, sito di interesse comunitario.

Toffia (RI)
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Dove dormire a Toffia (RI) e dintorni



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Toffia (RI) | Eventi, Tradizioni & Folklore

  • Il patrono di Toffia è San Lorenzo, che si celebra il 10 Agosto
  • Riviviamo il Centro Storico è una consolidata festa popolare che dal 1996 rappresenta una delle maggiori attrattive turistiche in Sabina (per numero di artisti coinvolti e presenze) durante il periodo di Ferragosto.
    Toffia si trasforma in un grande palcoscenico affollato da teatranti, musicisti, artigiani, poeti, giullari, saltimbanchi, ballerini, trampolieri, pittori.
    Il borgo riprende vita, le cantine si trasformano in botteghe, le piazze e le strade diventano palcoscenico per artisti e teatranti.

  • Il 24 Luglio viene celebrata Santa Cristina, che da sempre riveste una grande importanza per Toffia
  • Esiste infine un comitato che si occupa di organizzare un programma civile e religioso in occasione dei festeggiamenti della Madonna della Speranza, il 10 settembre
  • Venerdì Santo: Via Crucis ed a volte Passione di Gesù Cristo (programma religioso)
  • 60 giorni dopo Pasqua: Corpus Domini (programma religioso)
  • 13 giugno: Sant’Antonio da Padova (programma religioso)
  • 14 agosto: Madonna di ferragosto (programma religioso)
  • 10 dicembre: Madonna di Loreto (programma religioso)

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Che cosa vedere a Toffia (RI) | Monumenti e luoghi d'interesse

Toffia (RI) | Architetture civili

  • Palazzo Orsini (XV sec), sede attuale del Comune,
  • Casa Oddoni (XIV sec)
  • Palazzo Ruffetti (XV sec) in Via Porta Maggiore,
  • Palazzo Palma (XVII sec) in Via Montecavallo,
  • Casa Orsini (XIV sec) in Via Castel Di Dentro,
  • Palazzo Bufalini (XVI sec)
  • Casa Cappucci (XIV sec) che conserva bellissime vetrate e finestre antiche.
  • Museo Maria Petrucci a Toffia nel centro storico del borgo di Toffia, in una casa del Seicento.All’interno di esso si respira un’atmosfera trascendentale e umana grazie alle numerose opere realizzate dall’artista Maria Petrucci, esposte nelle cinque stanze della casa.Sculture lignee, dipinti a olio, passaggi artistici con materiali sperimentali, oggetti della civiltà popolare e contadina, fanno rivivere emozioni e ricordi da tramandare alle nuove generazioni.

Toffia (RI)
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Toffia (RI) | Reperti antichi

  • Il "Marmo di Piazza", un reperto di epoca romana, si trova nella piazza Lauretana, di fronte alla chiesa della Madonna di Loreto.
    Si tratta di una grossa pietra di forma leggermente ovale che ha dimensioni di diametro tra i 135 e i 110 cm e uno spessore di circa 20 cm.
    La pietra poggia su un basamento di tamburo di colonna a sezione quadra, cimata agli angoli, con un capitello stilizzato di presumibile attribuzione stilistica all’arte romanica.
    Non si hanno precise indicazioni sulla sua provenienza e funzione.
    Secondo diverse fonti la pietra fu utilizzata come tavola dove si stipulavano affari saggiando la moneta di scambio sulla sua superficie in virtù del suo buon suono.
    In questa zona del paese si trovano altri reperti di epoca romana che fanno pensare che vi fosse un qualche sepolcro o tempio posto sulle fondamenta dell’attuale chiesa di Santa Maria Nova.
    Un tempo la pietra era inserita da una parte nella muratura di una parete e poggiata dall’altra sul basamento.
    Durante i recenti restauri la pietra è stata scalzata dal muro e centrata sul basamento.
    Non sappiamo se la sua precedente posizione e allineamento sia stata mantenuta.
    Questo, va detto, solamente per capire se le due rappresentazioni grafiche che sono incise sulla faccia superiore avessero un riferimento di orientamento geografico o cosmologico.
    Infatti sulla sua superficie troviamo una rappresentazione grafica comunemente definita “filetto” e un’altra scacchiera con linee ortogonali e diagonali.
    La scacchiera definita “filetto” è in realtà un interessante esempio di “triplice cinta”, mentre l’altra è meglio conosciuta come “alquerque”.
    Queste rappresentazioni grafiche erano note ai romani come “tabulae lusoriae”.
    Utilizzate come gioco o passatempo in realtà preesistevano alla civiltà greco-romana da popolazioni antiche e sono state rinvenute anche presso civiltà dell’epoca del Bronzo e megalitiche.
    Il simbolo della “triplice cinta” che è qui raffigurata è costituita da tre quadrati inscritti l’uno con l’altro e intersecati perpendicolarmente da linee lungo la mediana di ogni lato.
    È un simbolo, come detto, molto antico che compare in molte civiltà europee ed extraeuropee.
    Tra queste la triplice cinta è la cerchia druidica delle mura dei Celti, i tre cortili cinti di pietra del Tempio di Salomone (menzionati nella Bibbia) e la “Gerusalemme celeste” con le dodici porte descritte nell’Apocalisse.
    In epoca medievale fu adottato dai cavalieri dell’ordine dei Templari che lo utilizzavano per “marcare” luoghi di particolare sacralità tellurica.
    La sua presenza indicherebbe che in quel luogo un insieme di energie fisiche (correnti telluriche, magnetiche e cosmiche) verrebbero esaltate da gruppi di persone che avrebbero in comune un’elevata spiritualità.
    Secondo una rappresentazione cosmologica simbolica la Terra sarebbe rappresentata da un quadrato che ne racchiude altri due più piccoli.
    Questi costituirebbero una sorta di cannocchiale, un segnale teso a concentrare, a focalizzare l’attenzione su un punto posto al centro della rappresentazione del disegno noto come l’omphalos (l’ombelico).
    Proprio al centro di questa triplice cinta troviamo un punto generatore del disegno.
    la seconda scacchiera incisa sulla pietra è invece un reticolo geometrico costituito in tutto da sedici quadrati con linee diagonali.
    Questa “tabulae lusoriae” è meglio conosciuta come “Alquerque”. Il suo nome deriva dall’arabo “Quirquat”, un antico gioco probabilmente proveniente dal medio oriente e che ha originato numerosi giochi come la dama.
    Le fonti letterarie su questo gioco comprendono il “Kitab al-Aghani” (libro delle canzoni) di Abū l-Faraj al-Iṣfahānī (X secolo), la descrizione delle regole del gioco compare nel testo: “Libro de los juegos” che fu commissionato da Alfonso X di Castiglia.
    “Filetto” o “Triplice cinta”?
    “Alquerque” o Tavoliere? Tavola di piazza o Tavoliere cosmologico?
    Probabilmente sono vere entrambe le interpretazioni. Nel senso che nel passato significati esoterici venivano presentati come essoterici, divulgativi.
    C’era bisogno di legare un significato semplice, di uso quotidiano a simboli rappresentativi più complessi che non potevano essere rivelati a tutti e tali però da esser riconosciuti da iniziati.
    Altra particolarità di questa tavola di pietra a Toffia è l’analisi del profilo, del suo spessore.
    Ad un attento esame risultano visibili delle scritte incise e dei simboli che potrebbero appartenere all’epoca del cristianesimo.
    Difficile l’interpretazione per la mancanza di alcuni elementi.
    Per quanto riguarda invece i simboli troviamo tre forme riconducibili a quella di un pesce visto di profilo.
    Sono inseriti come tarsia all’interno dello spessore della pietra.
    Si potrebbe pensare ad una pura coincidenza di forma generata da particolari conformazioni della pietra, ma essendo tre i pesci visibili non possiamo escludere che siano stati appunto inseriti lungo il bordo come simbolo del Cristo.
    L’immagine del pesce rappresentava nelle prime comunità cristiane l’espressione del Cristo.
    Immagine ovviamente celata, rappresentata simbolicamente come elemento di appartenenza e riconoscimento segreto per i fedeli.
    La scritta “Jehthus” è una parola greca che significa pesce e che troviamo in molte lapidi delle catacombe, sui muri sotto forma di iniziali (IXOY∑).
  • Il Leone di Pietra. La credenza antica che il leone dormisse ad occhi aperti ha fatto di lui l’emblema della vigilanza.
    Ecco un motivo per porre leoni scolpiti alle porte delle chiese.
    Il leone di pietra a Toffia probabilmente proviene da qualche tomba, sepolcro di una certa importanza che si trovava lungo la via Salaria.
    Trasportato e riutilizzato secondo la tradizione religiosa giudaico-cristiana poteva essere collocato in San Lorenzo a guardia della chiesa.
    Non abbiamo nessun riscontro documentale sulla sua provenienza e collocazione.
  • La Rocca ricostruita agli inizi del Novecento su alcuni ruderi romani, la Rocca era la zona difensiva del paese (al tempo delle invasioni saracene) di proprietà degli abati di Farfa, poi passata sotto il dominio degli Orsini.
    Oggi ne resta solo i ruderi di qualche muro dove si possono scorgere alcune feritoie usate per illuminare l'interno.
    In ogni caso la zona della Rocca è indubbiamente pittoresca, con stradine tortuose e vicoli strettissimi pieni di fiori.

Toffia (RI)
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Toffia (RI) | Architetture Religiose

  • Chiesa di Santa Maria Nova, collocata nel punto più alto di Toffia, fu edificata nel XVII secolo nel luogo dove sorgeva il “Palazzo” o castello dei Colonna.
    In effetti per la costruzione del campanile della chiesa, che risale al XVII secolo fu utilizzato il maschio del castello e, per l’abside una delle sue torri.
    Qualche tempo fa furono ritrovati nella piazzetta della chiesa, dei silos utilizzati nel castello per conservare acqua o altro.
    Anche il nome pare sia tratto da una cappella esistente nel palazzo chiamata Santa Maria in Castello.
    Di stile romanico, in origine era composta di un’unica navata, successivamente fu divisa in una navata centrale e due minori laterali dove sono posti quattro altari dedicati alla Madonna e a Santo Stefano.
    Apprezzabili alcuni affreschi e tele, tra le quali “Vergine col Bambino“, scuola di Carlo Maratta e un tondo anch’esso raffigurante la Vergine col Bambino, di scuola quattrocentesca fiorentina, nonché una pregevole croce reliquiaria d’argento.
  • Cattedrale di San Lorenzo (X sec.) secondo alcuni, anche se mai provato, la chiesa sarebbe stata edificata sui resti di un tempio pagano dedicato a Giano in epoca longobarda.
    Fu elevata a titolo di “Cattedrale” e chiamata “seconda sede di Sabina”, dopo che Toffia fu scelta come sede vescovile a causa della distruzione da parte dei Saraceni della sede originaria di Foronovo.
    Inseriti nella facciata ci sono materiali appartenenti a tombe romane del II secolo a. C.
    Sempre nella facciata si trovano due “tabulae lusoriae”, cioè due lastre di calcare su cui sono scolpite nell’una una scacchiera e nell’altra una scacchiera e alcune decorazioni, in un altro blocco calcareo sono rappresentati a graffito due uccelli che si abbeverano ad una tazza.
    Notevole il bassorilievo raffigurante la figura di un imperatore seduto e di un’altra figura togata, opera romana del primo impero.
    All’interno conserva due cappelle: una dedicata a San Sisinio, il cui corpo è sepolto sotto l’altare, figure di altri santi martiri decorano il vano della cappella, in un lato è riprodotto “S.Andrea con i suoi carnefici”.
    Una breve iscrizione fa risalire la creazione della Cappella al 1656.
    L’altra cappella è dedicata a San Saturnino, anche il corpo di questo martire riposa sotto l’altare.
    Nel quadro rappresentante il martirio di San Saturnino è scritto “Ferdinandus Henry invenit et pinxit”, è un’opera di buona fattura risalente e al XVIII secolo.
    Anche questa cappella è decorosamente affrescata.
    Una iscrizione su marmo ricorda la ricostruzione completa di questa cappella avvenuta nel 1782 per opera del cittadino Domenico Castellani.
    Nell’altare maggiore c’è il quadro rappresentante “San Lorenzo e il suo martirio”, opera di Vincenzo Manenti da Orvinio.
  • Madonna di Loreto, chiamata anche Santa Maria in Criptula (oggi Grottuccia) Fu costruita contemporaneamente al sorgere del centro abitato tra il VII e l’VIII secolo.
    Sull’architrave del portale di travertino si legge “sub solio lateranense” perché la chiesa era stata edificata su terreno di proprietà dei canonici di San Giovanni in Laterano.

Toffia (RI) | Aree Naturali

  • Cammino di San Francesco d'Assisi, ripercorre i luoghi della via francigena che testimoniano la vita e la predicazione del Santo di Assisi.
    Oggi chi la attraversa come pellegrino può essere motivato dal desiderio di ritrovare il senso della profonda spiritualità e della devozione che universalmente sono legati alla figura di San Francesco.
    Ma si può scegliere di percorrere la Via anche per conoscere – con il ritmo del camminare così connaturato all’uomo – i paesaggi, i luoghi e la storia di un territorio attraversato e abitato da secoli.La “Direttrice Tiberina”, per chi viene dall’Umbria (La Verna-Assisi), ha l’ingresso nel Lazio attraverso Piediluco, per Labro.
    Attraversa i quattro santuari francescani della Valle Santa in senso orario: Poggio Bustone, Santa Maria della Foresta, Fonte Colombo e Greccio.
    Da Greccio si dirige verso la Cappelletta di San Francesco, Configni, il Convento del Sacro Speco di Narni, Calvi dell’Umbria, attraversando la Sabina “Tiberina”, quindi Fara in Sabina (da dove si snoda all’altezza di Farfa una variante di congiunzione con la “Direttrice Salaria”, per Toffia, Osteria Nuova – Poggio Moiano), per riallacciarsi con la “Direttrice Salaria” ad Acquaviva di Nerola.

Toffia (RI) - Cammino di San Francesco
Toffia (RI) - Cammino di San Francesco d'Assisi

  • SIC – Monte degli Elci Montegrottone Il sentiero che dall’ex preventorio di Fara in Sabina arriva su Monte degli Elci, dapprima attraversa un fitto bosco di lecci e carpino nero, poi sale in cresta e ci conduce alla scoperta di un luogo unico.
    Arrivati sulla parte bassa del crinale di Colle di Mezzo infatti, si incontra un intero boschetto di Acero trilobo (Acer monspessulanum), il più eliofilo e termofilo fra gli aceri autoctoni del nostro Paese.
    Gli aceri minori di Monte degli Elci sono piante secolari; molti di questi alberi sono morti di “vecchiaia” divenendo habitat per artropodi e animali, altri stanno nascendo: non si tratta di un bosco “qualunque”, si tratta di una piccola foresta vetusta, un bene prezioso per tutti.L’area ricade per intero all’interno del SIC/ ZPS Monte degli Elci e Monte Grottone (IT6020019).

Toffia (RI)
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Sempre nell'area troviamo: Torri in Sabina, la località Rocchette i ruderi della città morta Rocchettine, Casperia, Roccantica, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Contigliano, Bocchignano, Civita Castellana, Civitella San Paolo, Orte, Toffia, Torri in Sabina, Fara in Sabina, l'Abbazia di Farfa e il capoluogo Rieti.

Altre interessanti località vicine sono Cittaducale, Antrodoco (centro storico), Borgo Velino, Cantalice, la stazione sciistica del Terminillo e Leonessa.

Toffia | La Storia

Numerosi ritrovamenti archeologici dimostrano che la zona dell'attuale Toffia fu abitata già a partire dall’età del bronzo medio, circa 1.200 anni prima di Cristo.

L’insediamento protostorico venne rinvenuto dalla Barich nel 1969 ai piedi di un colle, in località Cerreto, di fronte al paese di Toffia ed a ridosso della Via Farense.

Qui sorgeva un abitato ad attività stanziale di allevamento, posizionato lungo un itinerario di transumanza, rimasto anonimo per anni e che soltanto oggi è stato possibile identificare con l’antica Suna, città degli Aborigeni (mitologia).

Alla media età del Bronzo appartengono alcuni frammenti con decorazione a nastro riempito da fitto tratteggio.

Altri frammenti presentavano una particolare decorazione a losanghe concentriche.

La maggior parte dei reperti era costituito da vasellame da cucina e da mensa.

Per lo stoccaggio delle granaglie invece veniva utilizzato un dolio cilindrico di grandi dimensioni.

È probabile che durante l’età del Bronzo l’insediamento occupasse anche l’area del centro storico di Toffia, che sorge sopra uno sperone roccioso, in quanto le pareti di roccia ne costituivano una difesa naturale.

Sorprende come la distanza di 40 stadi riportata da Dionigi tra le città aborigene di Suesbula (Monte Calvo, presso Osteria Nuova) e Suna (Toffia) coincida perfettamente con la distanza che intercorre ancora oggi tra gli insediamenti protostorici di Monte Calvo e Toffia, ovvero 7,3 km.

Nel territorio di Toffia, alle propaggini del Monte degli Elci (in loc. Monte Carpignano) sono presenti alcuni terrazzamenti in opera poligonale.

Alcuni di questi muraglioni vennero eretti per imbrigliare i detriti torrentizi provenienti dal monte, a protezione di una villa romana rinvenuta poco più a valle.

L’opera poligonale è di III maniera e si data al II secolo a.C. Un altro muraglione in opera poligonale di III maniera, conservato sulla sommità, sembra invece che servisse per circoscrivere la cima del monte, evidentemente a scopo sacrale.

Sebbene le notizie sulla nascita del paese siano rare e frammentarie, alcuni manoscritti e pergamene medievali fanno risalire la data di fondazione del “castrum Tophiae” ai primi anni del X secolo, periodo in cui risulta tra i possessi dei benedettini di Farfa.

Non si può affermare con certezza quale sia l'origine del nome del paese, ma si ipotizza possa derivare o dal nome del suo presunto fondatore (un certo Teofilo, di cui non si hanno molte notizie), o dal termine latino “tophium” (tufo) con cui gli autori dell'epoca indicavano la dura pietra su cui successivamente è stato edificato il borgo.

Analizzando il suo aspetto costruttivo appare evidente che venne edificato in cima ad uno scosceso sperone di roccia a scopi puramente difensivi. Infatti grazie alla posizione in altura e agli aspri percorsi di accesso, il borgo poteva essere difeso e controllato nella miglior maniera possibile.

Fin dalla sua fondazione il paese subì la forte influenza della vicina e potente Abbazia di Farfa che, oltre ad offrire protezione e salvaguardia, in qualche modo trascinò gli abitanti nel centenario conflitto contro i Duchi di Spoleto.

Nei secoli successivi a contendersi il possesso del territorio toffiese furono due importanti famiglie romane: gli Orsini e i Colonna.

La contrapposizione tra le diverse fazioni era tale che il paese fu letteralmente diviso in due porzioni totalmente separate e indipendenti tra di loro.

La parte più in basso del borgo era controllata dagli Orsini (che qui costruirono il loro palazzo, attuale sede comunale) mentre la zona più elevata (dove successivamente è stata edificata la chiesa di S. Maria Nova) era sotto il dominio dei Colonna.

La maggior parte dei palazzi storici toffiesi sono stati edificati proprio in questo periodo.

Oltre al già citato Palazzo Orsini (del 1400), sede attuale del Comune, degni di nota sono anche Casa Oddoni (del 1300) e Palazzo Ruffetti (del 1400) in Via Porta Maggiore, Palazzo Palma (del 1600) in Via Montecavallo, Casa Orsini (del 1300) in Via Castel Di Dentro, Palazzo Bufalini (del 1500) e Casa Cappucci (del 1300, di cui conserva bellissime finestre).

Nel 1219 Toffia fu visitata da papa Onorio III, diretto a Rieti

Tra gli altri Toffia accolse, sia pur brevemente, San Francesco d’Assisi.

Nel ‘400 San Bernardino da Siena vi fondò la Confraternita del Gonfalone (una delle tre che ancora oggi costituiscono l' Arciconfraternita del Gonfalone, la più antica delle congregazioni romane, istituita probabilmente da S.Bonaventura nel 1263 con sede alla basilica papale di Santa Maria Maggiore, un'istituzione potentissima tanto da poter liberare annualmente due prigionieri e far sposare cento nubili con una buona dote.

Nel 1637 la confraternita di Toffia ottenne da papa Urbano VIII il seminario abbaziale, trasferito successivamente a San Salvatore Maggiore.

Il 20 settembre 1798 gli abitanti di Toffia palesarono la loro fedeltà alla Chiesa scendendo numerosi in strada a salutare papa Pio VI che si dirigeva verso l’esilio di Siena.

La chiesa più antica di Toffia è quella di San Lorenzo (patrono del paese) che, già esistente nel X secolo, sarebbe stata eretta su un preesistente tempio pagano dedicato a Giano.

Dopo le devastazioni saracene in Sabina, San Lorenzo fu elevata al titolo di Cattedrale divenendo sede del vescovo di Foronovo: venne perciò annoverata anche nei secoli seguenti come “secunda Sedis in Sabinis” dopo la Cattedrale di Santa Maria in Vescovio.

La struttura della chiesa risale al tardo XIII secolo.

Nel XVII secolo fu completamente rifatta l’abside, ridotta in forma quadrata rispetto all’originario andamento semicircolare.

In facciata sono murate lastre di epoca romana e altomedievale, con raffigurazioni geometriche e zoomorfe.

Nella Parrocchiale, risalente al 1696, sono custoditi un quadro attribuito alla scuola di Carlo Maratta, raffigurante una Vergine col Bambino, nonché una pregevole croce reliquiaria d’argento.

 

 

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